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Autore: Black Star    15/07/2006    5 recensioni
Cedric, così freddo e triste proprio come la pioggia, verrà rischiarato da un raggio di sole caldo e luminoso che sarà in grado di cambiare per sempre la sua vita... Questa storia è dedicata alla coppia Orube x Cedric, sono ancora alle prime armi, spero vi piaccia lo stesso!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cedric, Orube
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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***** Black Star *****

 

Salve a tutti, chiedo ancora scusa per aver aspettato tanto a postare il secondo capitolo, spero sia di vostro gradimento e se così non fosse vedrò di rimediare col terzo capitolo. Ringrazio coloro che hanno lasciato una recensione oppure hanno semplicemente letto la mia f.f. Vi auguro buona lettura! ^__^

 

 

                 

                                RAGGIO DI SOLE

 

Cap. 2  RASSEGNAZIONE

 

 

 In mattinata la pioggia aveva smesso di cadere, nuvole candide lasciavano intravedere qualche pezzetto di cielo, nascosto da esse proprio come il sole che da molti giorni si rifiutava di illuminare la città di Heatherfield.

 

Il temporale era ormai solo un brutto ricordo per Orube. Ma la cosa che sarebbe rimasta impressa nella sua mente per sempre era quel pianto così carico di disperazione repressa, così puro e sincero, di certo non se lo sarebbe mai aspettato da parte di Cedric e se non lo avesse visto con i propri occhi probabilmente non ci avrebbe nemmeno creduto. Per tutta la notte aveva continuato a rifletterci su rimanendo sempre accanto alla figura dormiente di lui e osservandola per la prima volta da vicino, tanto da riuscire a respirare il suo profumo unico e inconfondibile. Le lacrime inumidivano ancora le sue guance rendendole leggermente lucide e Orube si preoccupò subito di asciugarle con un fazzoletto che teneva in una tasca dei suoi jeans.

 Sembrava così innocuo mentre dormiva, più il suo sguardo si soffermava su di lui e più si rendeva conto di quanto fosse bello ed affascinante. Non ci aveva mai fatto caso e la cosa la sorprese, sino ad ora era sempre stata troppo impegnata a tenere una maschera di diffidenza nei suoi confronti per potersene accorgere.

Quante cose non sapeva di lui, quante cose non riusciva a capire, ma era certa che anche Cedric provava lo stesso senso di solitudine provato da lei quando era arrivata a Heatherfield, solo che non lo avrebbe mai ammesso.

 

 

 

 

Un dolce profumo si espandeva nell’aria, profumo di caffè che penetrava fin dentro la sua anima destandolo dal suo sonno. Ancora stordito e disorientato Cedric aveva aperto gli occhi a fatica, sentiva le palpebre appesantite e il collo leggermente dolorante a causa della posizione scomoda in cui aveva dormito. Dopo essersi strofinato gli occhi il suo sguardo aveva iniziato a spostarsi da una parte all’altra della stanza alla ricerca della fonte da cui proveniva quel profumo, non faticò molto a trovarla.

 

- Buongiorno! Dormito bene? - Orube stava scendendo le scale, in mano teneva un piccolo vassoio con sopra due tazze di caffè bollente.

 

- Si… abbastanza… - era stata la sua risposta, la voce ancora impastata dal sonno e gli occhi che la fissavano sempre più intensamente.

 

- Bene, mi fa piacere… ho preparato un po’ di caffè, ne vuoi una tazza? -

- Si, perché no, ho giusto bisogno di svegliarmi! –

 

La ragazza allora aveva iniziato ad avanzare verso la sua direzione con passo deciso senza però accorgersi di una piega molto visibile del tappeto vicino al divano, per sbaglio si era inciampata e la caduta era stata inevitabile. Rimase a terra il tempo necessario per rendersi conto di ciò che era successo, poi si rialzò lentamente constatando il disastro che aveva combinato.

Una tazza di caffè era caduta sul tappeto rompendosi e rovesciando il contenuto sul tessuto di cotone, il vassoio si trovava leggermente più in là, mentre l’altra tazza… Orube strabuzzò gli occhi non appena vide dov’era finita.

 

- Oh mio Oracolo! – esclamò, la sfortuna voleva proprio che la tazza cadesse addosso a Cedric e gli inzuppasse di caffè la faccia, alcune ciocche dei suoi capelli e la sua camicia bianca. Lui era rimasto senza fiato mentre il viso di lei si era imporporato di imbarazzo.

 

- M… mi dispiace Cedric, non l’ho fatto apposta! Aspetta, andiamo in bagno che ti aiuto a ripulirti… -

- Fa niente Orube, non preoccuparti… -

 

Ma lei senza neanche lasciargli il tempo di finire la frase lo aveva trascinato in bagno. Con un panno inumidito cercava di ripulire la faccia di Cedric che, dal canto suo, la lasciava fare osservandola in silenzio sempre più incuriosito dalla situazione in cui si trovava. Quel panno umido sulla sua pelle poi era davvero piacevole, sembrava quasi una fredda carezza che lentamente lo avvolgeva. Una sensazione di benessere lo invase, avrebbe tanto voluto che durasse in eterno.

 

Quella sensazione lo abbandonò non appena Orube ebbe finito di ripulirlo e i loro sguardi si incontrarono, ambra contro zaffiro.

 

- Sono proprio un disastro! -

- Dai non dire così, può capitare a chiunque… non è così grave! –

- Lo so però… mi dispiace per la tua camicia! –

- Come, aspetta un secondo, ti dispiace per la camicia, non credevo ti importasse più di lei che di me! – aveva detto con tono scherzoso.

 

- Certo, lo dovresti sapere che io tengo molto alle camicie, sono così utili… - aveva risposto lei imitando il suo stesso tono.

- Ora posso davvero considerarmi offeso! -  e subito il suo viso aveva assunto un’espressione imbronciata decisamente poco credibile.

 

Si guardarono per qualche secondo, poi entrambi scoppiarono a ridere.

Era la prima volta che lui la vedeva ridere così di gusto, le guance di un lieve color pesca, gli occhi ambrati così luminosi e vivi, sembrava così dolce e delicata… così bella. Subito si diede dello stupido per quel pensiero assurdo, possibile che l’aria di quel pianeta gli stesse annebbiando le idee, doveva darsi una regolata, non poteva andare avanti così o rischiava di impazzire.

 

- Ehm! Forse è meglio che mi vada a cambiare la camicia… -

- Si, è meglio, allora ti lascio, se mi cerchi sono di là in cucina! –

- In cucina?! Per quale motivo, non volevi tenere d’occhio il libro degli elementi, sono diversi giorni che continui a dirmi che più lo osservi e più ti sembra di essere ricambiata, non è così? –

- Si, è vero e lo continuo a pensare , quell’occhio è davvero molto strano, comunque penso che una piccola pausa faccia bene anche a me! Metto su un altro po’ di caffè, ne vuoi una tazza? –

- Ti ringrazio Orube, ma credo di averne avuto abbastanza di caffè per questa mattina! –

- Cos’è, non ti fidi di me, hai paura che combini un altro disastro?!

- Può anche essere, mettiamola così, in questo momento non mi fido di te nello stesso modo in cui tu continui a non fidarti di me! –

- Va bene, ho capito, fai come vuoi! -  e senza aggiungere altro se n’era andata lasciando Cedric da solo con i suoi mille pensieri.

Poteva sentire ancora quella sensazione, quel senso di quiete e serenità seguito da palpitazioni e stomaco sottosopra, il cuore che continuava a martellargli il petto. Sintomi strani mai provati prima. Che cosa mi sta succedendo, perché mi sento così strano, perché? “  Lentamente si era avvicinato al lavandino, davanti a se lo specchio rifletteva la sua immagine, l’immagine di un uomo, di un pallido e insignificante terrestre “ Odio questo riflesso, odio quest’immagine umana, la odio! le mani serrate a pugno, gli occhi colmi di dolore e di rabbia.

Cosa sono tutte queste sensazioni strane che provo, queste sensazioni umane? “ Non riusciva proprio a trovare delle risposte alle sue domande e più ci rifletteva più si sentiva confuso e dentro di lui si faceva strada la sofferenza accompagnata dalla RASSEGNAZIONE.

  
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