Salve a tutti, chiedo ancora scusa per aver aspettato
tanto a postare il secondo capitolo, spero sia di vostro gradimento e se
così non fosse vedrò di rimediare col
terzo capitolo. Ringrazio coloro che hanno lasciato una recensione oppure hanno
semplicemente letto la mia f.f. Vi auguro buona
lettura! ^__^
RAGGIO
DI SOLE
Cap. 2
RASSEGNAZIONE
In mattinata la
pioggia aveva smesso di cadere, nuvole candide lasciavano intravedere qualche
pezzetto di cielo, nascosto da esse proprio come il sole che da molti giorni si
rifiutava di illuminare la città di Heatherfield.
Il temporale
era ormai solo un brutto ricordo per Orube. Ma la
cosa che sarebbe rimasta impressa nella sua mente per sempre
era quel pianto così carico di disperazione repressa, così puro e
sincero, di certo non se lo sarebbe mai aspettato da parte di Cedric e se non lo avesse visto con i propri occhi
probabilmente non ci avrebbe nemmeno creduto. Per tutta la notte aveva
continuato a rifletterci su rimanendo sempre accanto alla figura dormiente di
lui e osservandola per la prima volta da vicino, tanto da riuscire a respirare
il suo profumo unico e inconfondibile. Le lacrime inumidivano ancora le sue
guance rendendole leggermente lucide e Orube si
preoccupò subito di asciugarle con un fazzoletto che teneva in una tasca
dei suoi jeans.
Sembrava così innocuo
mentre dormiva, più il suo sguardo si soffermava su di lui e
più si rendeva conto di quanto fosse bello ed affascinante. Non ci aveva
mai fatto caso e la cosa la sorprese, sino ad ora era
sempre stata troppo impegnata a tenere una maschera di diffidenza nei suoi
confronti per potersene accorgere.
Quante cose
non sapeva di lui, quante cose non riusciva a capire,
ma era certa che anche Cedric provava lo stesso senso
di solitudine provato da lei quando era arrivata a Heatherfield,
solo che non lo avrebbe mai ammesso.
Un dolce
profumo si espandeva nell’aria, profumo di caffè che penetrava fin dentro la sua anima
destandolo dal suo sonno. Ancora stordito e disorientato Cedric
aveva aperto gli occhi a fatica, sentiva le palpebre appesantite e il collo
leggermente dolorante a causa della posizione scomoda in cui aveva dormito.
Dopo essersi strofinato gli occhi il suo sguardo aveva iniziato a spostarsi da
una parte all’altra della stanza alla ricerca della fonte da cui
proveniva quel profumo, non faticò molto a
trovarla.
- Buongiorno! Dormito bene? - Orube
stava scendendo le scale, in mano teneva un piccolo
vassoio con sopra due tazze di caffè bollente.
- Si… abbastanza… - era stata la
sua risposta, la voce ancora impastata dal sonno e gli occhi che la fissavano
sempre più intensamente.
- Bene, mi fa piacere… ho
preparato un po’ di caffè, ne vuoi una
tazza? -
- Si, perché no, ho giusto bisogno di svegliarmi!
–
La ragazza allora aveva iniziato ad avanzare verso la sua
direzione con passo deciso senza però
accorgersi di una piega molto visibile del tappeto vicino al divano, per
sbaglio si era inciampata e la caduta era stata inevitabile. Rimase a terra il
tempo necessario per rendersi conto di ciò che era successo, poi si
rialzò lentamente constatando il disastro che aveva combinato.
Una tazza di caffè era caduta sul
tappeto rompendosi e rovesciando il contenuto sul tessuto di cotone, il vassoio
si trovava leggermente più in là, mentre l’altra
tazza… Orube strabuzzò
gli occhi non appena vide dov’era finita.
- Oh mio Oracolo! – esclamò, la sfortuna
voleva proprio che la tazza cadesse addosso a Cedric
e gli inzuppasse di caffè la faccia, alcune
ciocche dei suoi capelli e la sua camicia bianca. Lui
era rimasto senza fiato mentre il viso di lei si era
imporporato di imbarazzo.
- M… mi dispiace Cedric,
non l’ho fatto apposta! Aspetta, andiamo in bagno che ti aiuto a
ripulirti… -
- Fa niente Orube, non
preoccuparti… -
Ma lei senza neanche lasciargli
il tempo di finire la frase lo aveva trascinato in bagno. Con un panno
inumidito cercava di ripulire la faccia di Cedric
che, dal canto suo, la lasciava fare osservandola in silenzio sempre più
incuriosito dalla situazione in cui si trovava. Quel panno umido sulla sua
pelle poi era davvero piacevole, sembrava quasi una fredda carezza che
lentamente lo avvolgeva. Una sensazione di benessere lo invase, avrebbe tanto voluto che durasse in eterno.
Quella sensazione lo abbandonò non appena Orube ebbe finito di ripulirlo e i loro sguardi si incontrarono, ambra contro zaffiro.
- Sono proprio un disastro! -
- Dai non dire così, può
capitare a chiunque… non è così grave! –
- Lo so però… mi
dispiace per la tua camicia! –
- Come, aspetta un secondo, ti dispiace per la camicia, non
credevo ti importasse più di lei che di me!
– aveva detto con tono scherzoso.
- Certo, lo dovresti sapere che io tengo molto alle camicie,
sono così utili… - aveva
risposto lei imitando il suo stesso tono.
- Ora posso davvero considerarmi offeso! -
e subito il
suo viso aveva assunto un’espressione imbronciata decisamente poco
credibile.
Si guardarono per qualche secondo, poi entrambi scoppiarono
a ridere.
Era la prima volta che lui la vedeva ridere così di gusto,
le guance di un lieve color pesca, gli occhi ambrati
così luminosi e vivi, sembrava così dolce e delicata…
così bella. Subito si diede dello stupido per quel pensiero assurdo,
possibile che l’aria di quel pianeta gli stesse
annebbiando le idee, doveva darsi una regolata, non poteva andare avanti
così o rischiava di impazzire.
- Ehm! Forse è meglio che mi vada a cambiare la
camicia… -
- Si, è meglio, allora ti lascio, se mi cerchi sono
di là in cucina! –
- In cucina?! Per quale motivo, non
volevi tenere d’occhio il libro degli elementi, sono diversi giorni che
continui a dirmi che più lo osservi e
più ti sembra di essere ricambiata, non è così? –
- Si, è vero e lo continuo a pensare , quell’occhio è
davvero molto strano, comunque penso che una piccola pausa faccia bene anche a
me! Metto su un altro po’ di caffè,
ne vuoi una tazza? –
- Ti ringrazio Orube, ma credo di
averne avuto abbastanza di caffè per questa
mattina! –
- Cos’è, non ti fidi di me, hai paura che
combini un altro disastro?! –
- Può anche essere, mettiamola così, in questo
momento non mi fido di te nello stesso modo in cui tu continui a non fidarti di
me! –
- Va bene, ho capito, fai come vuoi! - e senza
aggiungere altro se n’era andata lasciando Cedric
da solo con i suoi mille pensieri.
Poteva sentire ancora quella sensazione, quel senso di quiete e
serenità seguito da palpitazioni e stomaco
sottosopra, il cuore che continuava a martellargli il petto. Sintomi strani mai
provati prima. “ Che
cosa mi sta succedendo, perché mi sento così strano,
perché? “ Lentamente
si era avvicinato al lavandino, davanti a se lo specchio rifletteva la sua
immagine, l’immagine di un uomo, di un pallido e insignificante terrestre
“ Odio questo riflesso, odio quest’immagine
umana, la odio! “ le
mani serrate a pugno, gli occhi colmi di dolore e di rabbia.
“ Cosa sono tutte queste
sensazioni strane che provo, queste sensazioni umane? “ Non
riusciva proprio a trovare delle risposte alle sue domande e più ci
rifletteva più si sentiva confuso e dentro di lui si faceva
strada la sofferenza accompagnata dalla RASSEGNAZIONE.