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Autore: Il_Genio_del_Male    24/11/2011    8 recensioni
Nuovi imprevisti minacciano (beh, vabbè) di turbare la quiete di Camelot. Riusciranno i nostri eroi a vivere per sempre felici e contenti? E soprattutto, l'ammmòòòre trionferà una volta per tutte?
[Seguito di "A midsummer night's dream... in Camelot"]
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
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- Questa storia fa parte della serie 'Once upon a time...'
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NOTE: Questo è un capitolo molto discorsivo e (apparentemente) interlocutorio e di transizione. Scrivendolo mi è venuta un’idea per rendere la storia ancora più delirante e slashosa –perché al peggio non c’è mai fine, muahahahah. L’idea per il tema del crossover me l’ha suggerita Edian, che ringrazio sentitamente, anche perché mi ha dato il suo benestare nonostante la coppia da me scelta non sia la sua preferita.

Ci tengo a precisare, come al solito, che NON mi drogo. Giuro.

Buona lettura e a dopo!

 

 

 

 

 

Il dipinto in questione venne recapitato al castello (marcondirondirondello) un pomeriggio di agosto, dopo che un temporale estivo aveva spazzato via la calura insopportabile che aveva oppresso Camelot fino a due giorni prima.

I Re stavano sonnecchiando nel loro bel letto a baldacchino, distesi sul fianco l’uno di fronte all’altro, i pancioni che si sfioravano. Il braccio destro di Arthur era mollemente appoggiato sull’anca del marito e quest’ultimo aveva intrecciato una mano con quella libera del giovane Pendragon. Ai loro piedi, Aithusa cercava di imitarli -come tutti i cuccioli, benché piena di energia, si stancava facilmente- ma Nagini le si strusciava addosso, sibilando insinuante, implorandola di giocare insieme a lei. La draghetta sbuffò, del fumo nero fuoriuscì dalle sue narici, e si coprì il muso con un’ala. Il cobra reagì a quel gesto di rifiuto dandole le spalle e frustando con stizza la coda prima di acciambellarsi a cerchio e di cedere al sonno a sua volta.

Due colpi alla porta turbarono il momento di quiete appena creatosi. Merlin strizzò gli occhi, Arthur continuò a russare sonoramente, la bocca (poco dignitosamente) spalancata.

“Miei Re, siete svegli e presentabili?” domandò Gaius con una punta di divertimento.

A quel punto il mago alzò una palpebra, vagamente intontito. Sentì una cosa umida e rasposa leccargli il viso e gli ci volle qualche istante per rendersi conto che si trattava della lingua di Aithusa, che aveva preso l’abitudine di svegliarlo in quel modo. Allungando una mano per accarezzare la testolina bianca della creatura, cercò di fare mente locale.

“Gha-iussh?” sbadigliò.

“Precisamente, Altezza. Hanno consegnato un pacco per voi. Poiché è stato spedito via DHL mi è sembrato giusto sottoporlo immediatamente alla vostra cortese attenzione” spiegò il medico.

“Ah. Entra pure, io intanto sveglio l’Asino” e così dicendo Merlin si tirò a sedere e spinse delicatamente il fianco del consorte ronfante, mentre la draghetta tornava a dormire.

“Arthur”.

“Mmmh” grugnì l’altro.

“Arthur, svegliati”.

“Mmmmmhhh!” protestò tentando di seppellire il volto nel cuscino.

“Arthur, se non ti decidi ad alzarti entro cinque secondi giuro che do fuoco ai sex toy”.

La minaccia si fece strada con sorprendente rapidità nel cervello annebbiato di Arthur, che sbarrò gli occhi, si tirò su e si posizionò a gambe incrociate in quattro secondi netti.

“Bravo ragazzo” lo elogiò il moro arruffandogli i capelli.

“Questo ed altro, per la salvaguardia dei sex toy” proferì serissimo il giovane sovrano.

In quel mentre si aprì la porta della loro camera, da cui fece capolino la testa canuta di Gaius. Lo seguirono a ruota Leon e Percival, che trasportavano un pacco rettangolare, di dimensioni considerevoli e che a giudicare dalla tensione dei muscoli dei due uomini non doveva pesare poco; sulla carta che lo avvolgeva spiccavano le scritte URGENTE e FRAGILE.

“Appoggiatelo pure qui, ragazzi” ordinò Gaius, indicando la parete più vicina.

“Volete che lo apriamo, Sire?” offrì Percival zelante.

“Grazie, mio buon amico. Ti aiuterei volentieri, ma mi hanno imposto di non fare sforzi” replicò Arthur rivolgendo un’occhiata contrariata in direzione del cerusico e di Merlin.

“Sono nelle tue stesse condizioni, amore” gli ricordò pacatamente il marito.

“Scusami, topolino. So che non è colpa tua –o almeno, non direttamente” ridacchiò piano posandogli un bacio sulla fronte.

Mentre i due colombi tubavano i cavalieri si dilettavano a spacchettare il misterioso presente, che si scoprì essere il già citato quadro. La tela, racchiusa da una splendida cornice lignea riccamente intagliata, raffigurava un paesaggio alquanto banale e spoglio: un vascello in mare aperto, con tanto di cielo azzurro e sole scintillante.

“Uhm, carino. Chi è il mittente?” chiese Arthur avvicinatosi al regalo, la bocca distorta in una smorfia quasi annoiata.

“Non si sa, Sire. E’ anonimo” rispose Leon solerte.

“Anonimo? E allora come fate ad essere sicuri che sia indirizzato a noi?”

“Beh, a chi -se non voi Altezze Reali- potrebbero mai mandare un dipinto come omaggio?” argomentò Gaius.

“Giusta osservazione”.

“Magari sul retro del quadro c’è scritto qualcosa” ipotizzò opportunamente Merlin.

“Ah, il bello di avere un marito perspicace!” sospirò compiaciuto e senza ombra di derisione il re. “Da bravo, Percival, sfrutta la tua forza poderosa e verifica”.

Mr. Muscolo Idraulico Gel (per gli amici Percival) eseguì, facendo bella mostra dei suoi bicipiti possenti e armoniosi. Sollevò la tela all’altezza degli occhi e ne controllò rapidamente il lato posteriore.

“C’è un messaggio, in effetti. Dice: Ad Arthur e Merlin, congratulazioni per le vostre nozze. A presto, P&C” lesse compitamente l’uomo.

“P&C?” ripeté Pendragon junior confuso.

“Li conosci?” gli si rivolse il mago.

“Mai sentiti prima. Piuttosto, non è che sono amici tuoi?”

“Ne dubito fortemente. Nessuno dei miei amici, che io sappia, è abbastanza facoltoso da potersi permettere di donarci un’opera d’arte così pregevole” e dicendo questo egli si accostò ad Arthur, scrutando attentamente il dipinto. “Osservalo bene. Tralasciando lo scenario piuttosto insignificante, questo dipinto è eseguito con innegabile maestria. L’uso della luce è eccellente, per non parlare del gusto per i dettagli. I colori sono vividi e luminosi ed il mare, poi, è talmente ben realizzato da sembrare vero, tangibile. Vien quasi voglia di allungare la mano per toccarlo”.

“In effetti, ora che me lo fai notare è davvero bello. Si ha la sensazione di vedere una lieve brezza gonfiare le vele, nonché di sentire lo stormire dei gabbiani” mormorò rapito il biondo.

“Mi hai letto nel pensiero, Arthur: anch’io sento i gabbiani!” concordò emozionato Merlin.

“Che capolavoro di realismo” borbottò il medico di corte, altrettanto assorto nella contemplazione della tela. “Li sento pure io”.

“Ehm, è normale che li senta anch’io?” s’intromise con garbo Percival, ancora impegnato a reggere la cornice tra le mani.

“E anche io?” aggiunse Leon, messosi al suo fianco per aiutarlo a reggere il peso del quadro.

I sovrani e Gaius si scambiarono un’occhiata sgomenta, poi tornarono a puntare gli occhi sulla tela.

“Curioso-” osservò il cerusico.

“Mi è sembrato di vedere-” lo seguì a ruota Arthur.

“...Le onde del mare muoversi” concluse infine Merlin.

I tre si guardarono di nuovo, decisamente più sgomenti di prima.

Non si erano sbagliati. Ad una seconda e più minuziosa analisi, constatarono l’evidente realtà dei fatti: il vento increspava l’acqua, che a sua volta rifletteva il riverbero della luce solare. Videro distintamente una manciata di gabbiani volare in direzione dell’orizzonte.

“E’ senza dubbio opera della magia” ci tenne a sottolineare l’ovvio Gaius.

“C’è un particolare che mi lascia perplesso più degli altri, però” meditò ad alta voce l’Asino Reale.

“Il vascello non si muove” completò per lui il mago.

“Esatto, pulcino mio. Hai idea del perché?”

Merlin scosse la testa, pensieroso.

Tuttavia, i nostri eroi non dovettero attendere a lungo per ricevere una risposta ai loro dubbi. Pochi attimi dopo, infatti, scorsero due figure in miniatura -uomini, presumibilmente- sporgersi dal parapetto della nave e tuffarsi in mare.

“Che diavolo…!” esclamò Gaius preso in contropiede.

“Fantastico, era il mio sogno assistere in diretta al suicidio dei personaggi animati di un quadro” ironizzò Emrys con malcelato cinismo.

“Ma non ha senso” balbettò l’anziano medico.

“Chetatevi un momento” li zittì Arthur. “Guardate” disse poi indicando la scena.

Con immensa sorpresa dei tre astanti, le figurine riemersero a galla e si misero a nuotare nella loro direzione.

“E’ come se stessero venendo verso di noi” smozzicò allibito Merlin.

“Ma perché dovrebbero?” Gaius starnazzava quanto una gallina in procinto di deporre un uovo.

“Non ci resta che aspettare, per scoprirlo” Arthur diede prova di un sangue freddo ammirevole.

“Vedete di non aspettare fino a domani mattina, però, ché la mia forza erculea ha un limite” li supplicò Percival, i muscoli delle braccia che mostravano i primi segni di cedimento.

“Ma tesoruccio, ti sto dando una mano io” gli sorrise Leon.

“Più che darmi una mano me la stai posando sul culo, ma apprezzo lo stesso il pensiero” obiettò quietamente l’altro.

“Hai capito il nostro Leon” sussurrò malizioso Arthur all’orecchio del marito.

“D’altra parte, nomen omen” sghignazzò il mago.

Nel frattempo, i due uomini del dipinto avevano continuato imperterriti a nuotare, finché-

“Non ci sono più! Dove sono andati a cacciarsi?” si agitò Gaius riconquistando così l’attenzione dei sovrani.

“Ho come un presentimento” cominciò a dire il mago, ma si interruppe di colpo.

Una mano affusolata e pallida, da aristocratico, fece infatti capolino dalla tela e andò ad artigliarsi sulla cornice, come se cercasse un appiglio per tirarsi su ed uscire dal quadro. Cosa che, in effetti, si verificò. A quella mano seguì la sua gemella, e ad esse i rispettivi polsi, gli avambracci; e poi le spalle, una testa, il busto. Un uomo, in carne ed ossa e a grandezza naturale, scavalcò agilmente la cornice e con un saltello posò i piedi a terra.

Era fradicio dalla testa di capelli scuri e lunghi fino al collo agli stivali di cuoio. Gli abiti che indossava, benché zuppi d’acqua e di foggia estremamente sobria, erano ricavati da stoffe pregiate e rivelavano impudicamente la magrezza del suo corpo. Arthur stabilì che doveva essere un paio di centimetri più basso di lui e all’incirca suo coetaneo. Lo sconosciuto rivolse loro un sorriso caldo e amichevole, da far tremare le ginocchia a parecchie dame.

“Voi dovete essere i sovrani di Camelot, è corretto? Arthur Pendragon e Merlin Emrys?”

“Per servirvi” confermò prontamente Merlin. “E voi chi siete, messere?”

“Un attimo di pazienza ed il mio compagno ed io ci presenteremo con tutti i crismi, Sire” replicò garbatamente il giovane, tendendo una mano in direzione della tela alle sue spalle.

Come prima, un’altra mano -più larga e mascolina- sbucò dal dipinto, seguita subito dopo dalla silhouette di un altrettanto giovane e avvenente individuo, che accettò il palmo offertogli dall’altro e balzò con cautela a terra. Il nuovo arrivato era biondo e dotato di occhi cerulei come Arthur, considerò Merlin, aveva il volto più largo e lineamenti dolci, meno virili, ma il fisico altrettanto ben piazzato. Era grondante acqua e indossava dei capi di abbigliamento praticamente identici a quelli del suo accompagnatore; a differenza dell’altro, però, teneva in braccio un coniglio. Anche il giovane Pendragon se ne accorse, e faticò a non strabuzzare gli occhi. Il coniglio era bianco, come nella miglior tradizione, ma stava ritto sulle zampe posteriori ed era molto più grande del normale; indossava inoltre un paio di occhiali, dei calzoni ed un panciotto, da cui fuoriusciva un orologio da taschino dorato.

Percival, intanto, con un grugnito di sollievo lasciò scivolare dolcemente il quadro a terra, stiracchiando le braccia indolenzite. Leon si premurò di massaggiargli le spalle da bravo maritino.

“E’ tardi, è tardi. La Lepre Marzolina ed il Cappellaio Matto mi aspettano per il tè ed io sono in ritardo!” esclamò piuttosto in ansia la bizzarra creatura.

Il ragazzo biondo lo posò sul pavimento di pietra, dandogli una pacca sulle spalle.

“Ricorda: uscito dal castello (marcondirondirondello) percorri due miglia a est in direzione del Fantabosco e troverai la buca che conduce al Paese delle Meraviglie. Segui le mie indicazioni e non potrai sbagliare” lo istruì.

“Grazie, grazie davvero, mio buon giovine. Tante care cose a lei e al suo sposo!” salutò il Bianconiglio, saltellando fuori dalla stanza senza degnare di uno sguardo il resto dei presenti.

 “Comincio a dubitare seriamente della sanità mentale dell’autrice” bofonchiò contrariato Merlin.

“Pulcino mio, lo sai che Genio è fatta così: prendere o lasciare” provò a confortarlo Arthur.

“Io lascerei volentieri, credimi” sibilò in risposta lui.

“Ah-ehm” chiese parola il giovane dai capelli scuri. “E’ arrivato il momento delle presentazioni, credo”.

“Oh, ma certo. Procedete pure” concesse il re con aria solenne.

“Altezze Reali, il mio nome è Caspian X, sovrano di Telmar e vice re di Narnia” esordì con voce sicura il moro.

“Ed io sono Peter il Magnifico, uno dei quattro sovrani di Narnia, e vice regnante di Telmar” prese la mano destra di Caspian tra le sue, come a voler marcare il territorio.

“P&C?” domandò Merlin.

“Precisamente” gli sorrise Caspian. Arthur ringhiò in segno d’avvertimento, la stretta di Peter sulla sua mano aumentò. “E’ un codice segreto elaborato da re Edmund” si affrettò a precisare.

“Mio fratello” specificò il compagno un poco rabbonito.

“Come avrete intuito, il dipinto che vi abbiamo mandato come regalo di nozze è una Passaporta, nonché l’unico modo per metterci in contatto con voi” spiegò Caspian. “Una curiosa malattia ci affligge, ed un simpatico bambino -Mordred, penso si chiami così- ci ha consigliato di contattarvi”.

 

 

 

 

Orbene (che razza di espressione, bah)! Sorprese? Deluse? Annoiate? Non sapete più dove sbattere la testa?

Non so voi, ma Caspian/Peter è una delle mie OTP. Li shippavo quando ancora non sapevo dell’esistenza dello slash. Chiaramente, però, il crossover è appena all’inizio (ed altri se ne aggiungeranno, non temete): perché mai i due simpatici giovanotti han dovuto scomodare Arthur e Merlin? Che c’entra Mordred? (Risposta: è peggio del prezzemolo.)

Le risposte ai vostri lancinanti -seee, come no- dubbi alla prossima puntata! *si Smaterializza in una voluta di fumo*

 

   
 
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