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Autore: Mari Ace    29/11/2011    4 recensioni
DOVEVO mettere questa fic! Vi prego perdonatemi perché vi sto sommergendo di mie fanfiction! xD
Le regole sono semplici…
Basta rispettarle.

[Fuyudou / Gouezel (accennata)]
Genere: Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Le regole sono semplici…
Basta rispettarle.

 Las Vegas, Ore 00.07, Camera d’albergo di un Hotel.
 
“Lo avete individuato?”
“Non ancora, ma ci riusciremo. Dopotutto…fino ad adesso non l’abbiamo mai delusa, capo.”
“Forse…”
“Che cosa vuol dire?”
“Niente. Voglio un lavoro ben fatto.”
“Stia tranquilla. Non se ne pentirà. Glielo prometto…”
 
Las Vegas, Ore 01.55, Casinò Royal.
 
Figure eleganti, vestite a sera ridevano, si divertivano.
Ma per quanto ancora?
 
Pettinatura da punk, si aggiustò la giacca nera rivolgendosi alla sua signora.
“Mmm… c’è l’imbarazzo della scelta. Quale gioco d’azzardo scegliamo per divertirci un po’?”
Uno chignon da cui ricadevano ciuffi viola mossi e ribelli ad incorniciare il viso apparentemente innocente e quegli occhi azzurri che lui trovava “d’angelo”.
Vestita di tutto punto, nel suo abito bianco ricoperto appena di lustrini e di un velo sul corpetto che lasciava intravedere la sua figura e le sue forme pronunciate. Era peccaminoso solo guardarla.
“Mi va bene tutto.”
Bevve lentamente dal calice che aveva in mano, contenente del vino rosso, il suo preferito, mentre si muoveva sinuosamente tra i tavoli.
Il ragazzo aveva già capito le sue intenzioni. La camera d’albergo e quel vestito.
Alcune volte non la riconosceva neanche ma, come ripeteva lui stesso, tutti hanno un lato perverso che preme per uscire. Il bello sta nel liberarlo dalle catene.
Fosse stato per lui l’avrebbe presa e sbattuta su uno dei tavoli scandalizzando la gente che stava lì. Non sopportava quel tipo di persone con la puzza sotto il naso.
La seguì silenziosamente facendosi strada tra le sedie che erano d’intralcio nel suo cammino.
La ragazza si fermò ad un tavolo. Roulette Russa.
“Sei impazzita? Questi non si fermano finché non muoiono tutti!”
Non si era seduto. Due erano le cose più importanti per lui: la vita e quella ragazza, che di sicuro era uscita fuori di senno.
“Ma io non ci voglio giocare. Voglio assistere.”
La guardò alzando un sopracciglio.
“Chi sei tu, un alieno? Dove hai messo mia moglie?”
Rise di gusto rigirandosi il calice nella mano fasciata dal guanto, bianco come il vestito.
“Okay, il gioco è durato anche troppo.”
Si alzò e lo guardò con aria beffarda.
Quella, di sicuro, non era Fuyuka.
Semplici gesti sugli occhi e sui capelli e si ritrovò davanti una persona totalmente diversa.
Capelli neri come la pece ed occhi gialli come quelli di un serpente.
“Ti sei divertito, Akio-kun?”
“Sei una stupida… Suzuka.”
“Lo stupido sei tu avresti dovuto capirlo che ero io. La tua sorellina ha ben più forme della tua cara mogliettina apatica ed insignificante.”
Si tolse anche il vestito rivelandone un altro ancor più corto e nero ed ancor meno coprente.
“Se fosse stata apatica ed insignificante non l’avrei mai sposata”
Ghignò. Sapeva che la risposta avrebbe infuriato la ragazza che aveva davanti.
“Se vuoi sapere dov’è la tua amata Fuyuka non ti resta che giocare.”
Perse un battito. Era combattuto tra la vita e sua moglie; non esisteva niente di peggio.
“Accetto”
Era sicuro di sé. O, almeno, era quello che voleva darle a vedere. Non avrebbe mai ceduto, non proprio sotto le sue torture e lei… lei lo sapeva bene.
Era a conoscenza di tutto ciò che lo riguardava. Una malattia, ecco che cos’era.
Fin da piccola lo aveva sempre desiderato e non lo aveva neanche mai considerato un fratello, solo un oggetto di piacere. Voleva vendicarsi, senza neanche sapere per cosa, esattamente.
Forse per averla “tradita” con quella sottospecie di manico da scopa.
Forse perché lui non aveva mai ricambiato i suoi sentimenti.
O forse… forse per la semplice soddisfazione di vederlo soffrire davanti ai suoi occhi.
Troppe volte aveva sofferto guardando suo fratello. In molte tappe della sua vita.
Quando si era allontanato da lei. Quando era diventato un teppista. Quando si era fidanzato con Fuyuka… La scintilla scattò non appena a casa arrivò l’invito per le sue nozze.
Lo aveva inciso nella mente. Lo aveva strappato in mille pezzi per godersi anche solo il rumore di quella carta che si lacerava sotto le sue dita.
Con il passare del tempo quello era diventato il suo semplice divertimento. Godere sotto le sofferenze delle persone che le avevano fatto del male.
In quel piccolo antro della sua casa. Quello più buio e fitto si potevano sentire chiaramente i lamenti strazianti di quelle stesse persone.
Le piaceva. Appagava e riempiva il vuoto che aveva dentro da una vita. Ma non del tutto.
L’unica cosa, l’unico uomo che poteva farlo era suo fratello. Era Akio Fudou.
Ora, quel sentimento, non sapeva neanche descriverlo.
Rabbia mista a gioia. Odio misto ad amore. Rancore misto ad affetto.
Era un’aurora boreale di tutti i sentimenti e le emozioni esistenti in natura.
Prese la pistola e la mise sul tavolo. Il suo ruolo sembrava essere quello del giudice.
“Fate il vostro gioco”
Ghignò e si leccò le labbra, sembrava volesse assaporare la morte.
Ma lei lo voleva vivo.
Girò la pistola finché si fermò proprio su di lui.
Iniziarono a comparire i sudori freddi. Esitò a toccarla.
“Cosa c’è, hai paura, fratellino?”
Si maledì di aver scelto come viaggio d’anniversario proprio Chicago. E di non aver dato ascolto, come sempre, a sua moglie.
Non rispose. Prese la pistola cercando di tremare il meno possibile e la puntò alla tempia.
Chiuse gli occhi premendo lentamente il grilletto fino a che dalla canna uscirono tanti coriandoli colorati ed, in mezzo a quelli, un fogliettino con scritto “Bang!”.
Tutti, a quel tavolo, si misero a ridere. Tutti tranne lui. Quello non era uno scherzo, sapeva bene che era un avvertimento. Come sapeva delle ossessioni e degli “hobbies” di sua sorella.
Aveva sempre avuto paura di lei. Le era stato sempre lontano anche se non lo voleva dare a vedere.
I loro genitori l’avevano nascosta e, a tratti, quasi segregata in casa. E forse quello l’aveva fatta peggiorare di più. Fin da piccola si divertiva a far del male agli altri.
Nelle lezioni di chimica si offriva sempre lei quando si doveva dissezionare qualche animale.
“Dimmi dov’è Fuyuka.”
Risoluto. Voleva farle paura solo con la voce, ma non ci riuscì.
Il suo cuore continuava a battere all’impazzata. Quella ragazza… poteva farle del male. Poteva far del male a entrambi.
 


~~~~~~~ 
 
 
*si sente male* *non sa perché ma doveva scrivere qualcosa di horror*
Macciaooooooo!! :DD
Ed eccoci al prologo ù w ù
So cosa state pensando… ma DOVEVO farlo! Naturalmente non la leggerà nessuno ma… abbiate pietà! ç u ç
In questi giorni ho bisogno di qualcosa che mi smuova un po’ e non potevo non scrivere questa fic! *^^^^*
Spero qualcuno la legga, almeno… anche uno soltanto! ^^”
E quell’uno commenti, please! :°D
 
Al prossimo capitolo della mia ennesima fic! :°D
 
P.S: spero che la posizione centrale non vi disturbasse nella lettura, ma sentivo che veniva meglio in questo modo! ^ u ^
  
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