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Autore: micia95    30/11/2011    6 recensioni
E se Megumi pensasse che Yahiro la sta usando e ingannando? Riuscirò il ragazzo a farle capire quanto forte sia l’amore che lo lega a lei?
Questa fan fiction è la prima che scrivo su questa coppia, e perciò la dedico a tutti coloro che li amano.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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IL REGALO PIU’ BELLO

Un sacco di chiacchiere riempivano il salone pieno di personaggi influenti del Giappone, ma alle orecchie di Yahiro Saiga non giungeva altro che il dolore del proprio cuore spezzato. I suoi occhi continuavano a cercare, tra teste e vestiti, quella persona  che avrebbe potuto mettere insieme i pezzi sanguinati del suo cuore con un sorriso. Ma non c’era, lei non era venuta, non era voluta venire, ma lui la cercava ugualmente.

Emise un suono tra un sospiro e uno sbuffo prima di essere raggiunto da i ragazzi della S.A.

“Non è venuta” disse Jun squadrando il volto impassibile del Saiga.

“Me ne sono accorto” rispose ironico il ragazzo.

La discussione sarebbe sicuramente degenerata se non fosse comparsa Sakura a distrarre Jun da Yahiro.

Il festeggiato uscì sul grande balcone della villa. Si sporse come a volersi buttare; lo avrebbe anche fatto se non avesse avuto la speranza di rivedere ancora una volta Megumi. Prese diversi respiri profondi per evitare di piangere e gridare al mondo intero il proprio dolore; nonostante tutto, quello rimaneva il giorno del suo compleanno. Gli venne in mento il compleanno passato, il regalo che gli aveva fatto Megumi, il suo sorriso.

“Smettila!” si rimproverò, tutti i suoi sforzi per calmarsi si stavano rivelando vani.

Si stava concentrando nuovamente per tornare calmo quando sentì una voce cantare. Si bloccò. L’unica a possedere quella voce era Megumi. Alzò di scatto la testa cercando con la vista la ragazza, ma non la trovò. Stava per correre a cercarla quando sentì qualcuno chiamare il suo nome, quel “qualcuno” era Hikari che si sbracciava per attirare la sua attenzione.

“Accidenti! Gli invitati! Non posso andarmene così, ma non posso neanche non cercare Megumi”

Si avvicinò ad Hikari avendo già in mente un piano per “liberasi” degli invitati.

“Cosa succede?” chiese sbuffando, doveva sbrigarsi, se Megumi avesse smesso di cantare non l’avrebbe mai trovata.

“Non devi andartene così! E poi devi aprire il nostro regalo!” esclamò lei tutta eccitata.

“Non vuoi prima cimentarti in una sfida?” Hikari guardò prima il regalo, poi il ragazzo, poi si guardò intorno; era indecisa. Infine dallo sguardo deciso ed eccitato, Yahiro capì che la ragazza aveva scelto la sfida. La ringraziò mentalmente, poi si rivolse a tutti i presenti “Signore e signori, vi ringrazio di essere venuti numerosi al mio compleanno, ma adesso vi propongo una sfida. Nella villa sono nascosti centinaia d’indizi, io vi sfido a trovarli e con essi il tesoro nascosto. L’unica regola è quella di partecipare in coppia.”

Un coro di “ooh” si alzò dalla grande sala. Qualche minuto dopo Yahiro Saiga diede il “via” a quella caccia al tesoro. Quando finalmente tutti i partecipanti partirono e Yahiro rimase solo, il ragazzo uscì nuovamente sul balcone. Lì cercò di sentire ancora quella voce che conosceva a memoria e che avrebbe riconosciuto tra mille. Tirò un sospiro di sollievo quando riuscì sentirla.                             

Usò la voce di Megumi come bussola per arrivare a lei. Mentre la cercava capì che quella canzone era malinconica, triste ma anche piena di rabbia senso di perdita. Sentì che quella canzone esprimeva i propri sentimenti e pensò all’ultimo appuntamento con Megumi.

 

Quell’uomo in giacca e cravatta lo stava portando in un parco presso a quel bar in cui aveva abbandonato Megumi. Si diede dello stupido.

“Bene, adesso mi dici cosa vuoi? Vedi ho qualcuno che mi aspetta” disse Yahiro,alludendo a Megumi, in tono impaziente e sprezzante verso quell’uomo.

“Oh, quella” disse sghignazzando l’altro.

Quella ha un nome” rispose piccato il ragazzo. Non avrebbe trattenuto la rabbia ancora per molto.

“ Non mi prendo la briga d’imparare il suo nome”

Se Yahiro fosse stato un animale, avrebbe prima ringhiato e poi gli si sarebbe scagliato contro per farlo a pezzi, nel vero senso della parola. Ma siccome era l’erede della famiglia Saiga e soprattutto un uomo, rimase in silenzio ad ascoltare.

“Non la rivedrai mai più. Non va bene per te che sei l’erede della famiglia Saiga” proseguì quello. Il tizio in questione parlò per la mezz’ora che seguì di quanto Megumi fosse inadatta, di come –sue testuali parole- “la sua posizione sociale non è abbastanza forte ed affermata. Lei non può e non sarà mai una compagna adatta a lei”-; ed elargì una dettagliata (un po’ troppo dettagliata N.d.Yahiro) dei difetti fisici e non solo, di Megumi.

Yahiro rimase in silenzio tutto il tempo; quando l’uomo finalmente finì di parlare, il ragazzo disse “Non dire sciocchezze. Non mi sono innamorato di lei, la sto usando, ti pare?” poi fece una pausa per buttare fuori l’aria che gli era rimasta incastrata nei polmoni. “Ti piacerebbe che rispondessi così? Beh, non succederà MAI perché io la AMO! E tu questo non lo portai mai cambiare. Se è mio padre che ti manda, digli pure che è tutto inutile perché ormai la mia scelta l’ho fatta” Detto questo era tornato al bar, ma era già troppo tardi.

 

Si fermò sul tetto per prendere un bel respiro. Erano alcuni minuti che non sentiva più la voce di Megumi ed aveva dovuto affidarsi al suo senso d’orientamento e alla sua memoria.

Sentì un singhiozzo poco distante da lui e si voltò: Megumi era lì, inginocchiata di fronte alla ringhiera e con le mani attaccate ad essa e piangeva. Yahiro non l’aveva mai vista piangere e quella vista gli fece male, malissimo al cuore.

 

 

M perché diavolo era venuta?! Quando aveva letto l’invito l’aveva subito buttato ed ora si trovava lì, sul tetto della sua villa, prima a cantare e poi a piangere. Cosa aveva sperato, che lui la sentisse? Che la cercasse e trovasse per scusarsi? Che le dicesse che l’amava?  Tutte stupidaggini perché lui non era lì a consolarla e a dirle che andava tutto bene. Lui non c’era e mai più ci sarebbe stato, lo aveva deciso lei.

“Stupida!” gridò al vento.

Sentì delle braccia che la circondavano e non ebbe bisogno di girarsi per capire a chi appartenevano. Nessuno dei due disse niente. Megumi si strinse a Yahiro; poi lo baciò con dolcezza. Voleva sentirsi di nuovo sua per un’ultima volta prima di dirgli definitivamente “addio”.

“Perché l’hai fatto?” gli chiese con le lacrime agli occhi quando tornarono a respirare. Nonostante tutti i suoi propositi di non sapere niente e andare via subito dopo il bacio, gli aveva fatto quella domanda.

“Megumi… non ho neanche capito cosa ho fatto… ti prego… dimmelo…” le sussurrò stringendo il volto di lei delicatamente e guardandola negli occhi. In un altro momento Megumi si sarebbe arrabbiata, ma vide gli occhi di Yahiro: tristi, lucidi e pieni di amore; vide che era sincero.

“Tu… tu mi hai usata… perché? Io ti amavo…” le faceva male dire quelle parole, non era riuscita a pensarle e adesso le diceva. Trattenne il fiato quando sentì che le braccia di Yahiro si stringevano in torno al suo corpo.

“Io ti amo, l’ho sempre fatto… non ti ho usata, te lo giuro… ti prego credimi…” mentre parlava con una mano tremante le stava accarezzando i capelli.

“L’hai detto tu… ti ho sentito… io ti amo ma non posso… non posso dimenticare…”

“Hai sentito tutta quella conversazione Megumi, o solo quella parte?” Yahiro adesso la guardava, ma non sapeva cosa rispondere. I ricordi relativi a quel pomeriggio erano nebulosi, l’unica cosa di cui era sicura era il dolore che aveva provato nel sentire quelle parole “Non dire sciocchezze. Non mi sono innamorato di lei, la sto usando, ti pare?” Non sapeva dire se c’era dell’altro.

“Come faccio ad essere sicura che non stai mentendo?” un tempo non gli avrebbe fatto questa domanda, ma adesso doveva sapere.

“Dovresti credergli Megumi!” disse una voce di ragazzino. I due si girarono e Yahiro aiutò Megumi ad alzarsi da terra. Di fronte a loro c’era Chitose e un uomo grosso, vestito di nero. Sia a Megumi che a Yahiro ricordava qualcuno, ma in quel momento erano troppo sorpresi di vederli per collegare volti e situazioni.

“Come?” chiese Megumi ancora stupita.

“Ho detto che devi credergli. Senti” poi le porse un registratore che Megumi accostò all’orecchio.

 

 “Bene, adesso mi dici cosa vuoi? Vedi ho qualcuno che mi aspetta”

“Oh, quella

Quella ha un nome”

“ Non mi prendo la briga d’imparare il suo nome”

“Non la rivedrai mai più. Non va bene per te che sei l’erede della famiglia Saiga"

[…]

 “Non dire sciocchezze. Non mi sono innamorato di lei, la sto usando, ti pare?"

 “Ti piacerebbe che rispondessi così? Beh, non succederà MAI perché io la AMO! E tu questo non lo portai mai cambiare. Se è mio padre che ti manda, digli pure che è tutto inutile perché ormai la mia scelta l’ho fatta”

 

Megumi spalancò la bocca e rimase immobile un istante prima di girarsi e guardare Yahiro in modo interrogativo. Il ragazzo era arrossito e guardava il fratello con sguardo omicida e chiese “Si, può sapere che succede, Chitose?” sebbene la voce fosse calma, vibrava di rabbia. Il fratellino si affrettò a spiegare “E’ stata un mia idea! Volevo sapere quanto fossi innamorato di Megumi! Tutto qua!” Yahiro per tutta risposta si avvicinò mooolto minacciosamente. “Non lo sa nessuno! Lui è uno della mia scorta” aggiunse poi il ragazzino indietreggiando e indicando l’uomo vestito di nero. In quel momento Yahiro e Megumi lo riconobbero: era l’uomo del bar!

“Allora grazie” disse Megumi afferrando Yahiro per un braccio e sorridendo a Chitose.

“Figurati! E’ stato divertente!” rispose il ragazzino allontana dosi fischiettando.

“Faremo i conti dopo…” sussurrò Yahiro puntando lo sguardo verso il fratello che si allontanava.

“Dai, non ha fatto niente di male” disse Megumi.

“Non dovresti parlare” la riprese Yahiro facendo una smorfia.

“Fammi stare zitta tu…” lo provocò allora lei, ma prima che potesse aggiungere altro, Yahiro la stava baciando dolcemente.

“Mi sono dimenticata il tuo regalo a casa…” gli sussurrò dopo all’orecchio Megumi.

“Non importa, sei tu l’unico regalo che volevo ricevere…”

Era vero, Megumi fu in assoluto il regalo più bello che ricevette, e lei gli regalò il suo amore per sempre quando accettò di sposarlo il giorno del suo compleanno.

 

 

 

E vissero tutti felici e contenti! FINE

Sarebbe stato quasi d’obbligo, ma ho pensato “Non è troppo banale?” In , ora che ci penso, anche questo finale è un po’ banale, ma spero di non avervi deluso.

Sono contenta di essermi cimentata in questa “sfida” lanciatami da Mistrene_mistre, anche se adesso ho finito di scrivere questa storia. Spero vi sia piaciuto la “risoluzione” del malinteso, e che mi dite di Chitose? Dispettoso o un gran genio? Va beh, ci vediamo alla prossima storia, magari sul loro matrimonio, ci devo pensare... A presto!

micia95

P.S. Ringrazio:

Mistrene_mistre

Layla Serizawa

ChibiRoby

kotokochan

Pikkola Rin

RosalieHallows

Saruccia

e ovviamente tutti quelli che hanno solo letto! Grazie a tutti!

  
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