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Autore: Fatasenzali    08/12/2011    1 recensioni
Sono sempre stata incompleta in quello che inizio. La verità è che c'è qualcosa in me che non mi fà MAI finire. Cosa sto cercando in realtà? Avete la risposta che io non ho? E se fossero stati i suoi occhi neri a rendermi completa, se fosse stato il suo sorriso a farmi trovare ciò che stavo cercando, se fossero stati i suoi baci a finire ciò che non ho mai terminato. IMPOSSIBILE. Ero destinata a vivere da sola e se dovevo completarmi dovevo farlo senza l'anima gemella. Non aspettatevi la solita "Storia d'amore strappa lacrime". Mi spiace deludere tutte le ragazze sognanti che aspettano disperatamente il principe azzurro..io temo che dovranno cambiare storia.. e sopratutto ASPIRAZIONE! Non state li ad aspettare disperatamente che lui capisca,che lui si comporti come succede nei film..non succederà. Probabilmente questa freddezza vi farà pensare che non ho un cuore,che sono troppo realista e che rimarrò probabilmente Sola. Onestamente rimanere Sola non mi spaventa.. Ci sono un mucchio di cose che si possono fare quando sei Sola. Sapete cosa mi spaventa veramente? I sentimenti. Mi spaventa il dover aspettare un messaggio che non arriva. mi spaventano le illusioni,i progetti,i sogni ad occhi aperti.. Mi spaventa L'amore. Troverò una cura un giorno. E magari vivrò la mia favola..e questo diventerà un racconto d'amore,sdolcinato con un dolcissimo lieto fine."
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Cosa successe quella sera in cui ci fu l’incidente? Avevate bevuto?- chiese poi . Quella domanda mi era stata fatta mille volte. Perché si pensa sempre che il problema di un adolescente che ritorna in scooter da una festa e fa un incidente sia per forza la droga o l’alcool? la verità è che quella sera io e Beatrice ci eravamo divertite tantissimo semplicemente ballando. Lei era particolarmente felice perché il ragazzo che le piaceva le aveva chiesto di uscire insieme, non vedeva l’ora! Anche io ero felice quella sera, ed ero spensierata ! Così una volta sullo scooter abbiamo iniziato a cantare squarciagola. So che è assurdo cantare le canzoni di Lady Gaga su uno scooter alle 2 di notte. Ma ricordo le risate per gli sguardi attoniti dei passanti e le nostre voci stonate che risuonavano nella strada. Ricordo di essermi girata verso di lei e di averle detto che eravamo due pazze. Il suo sorriso in quel momento era uno dei più belli che ho mai visto, era un sorriso vero, felice, pulito! Un sorriso che ti contagiava..ma in quello stesso momento il suo sguardo si è fatto spaventato.. ed è finito tutto li. Quando mi sono svegliata ero in un letto di ospedale e la mamma piangeva ai miei piedi. Appena vide che aprì gli occhi mi abbraccio e ricominciò a piangere,ma questa volta era un pianto di felicità. -che è successo?..- - avete fatto un incidente.. chi guidava l’altra auto era completamente ubriaco..- disse fissandomi negli occhi come non aveva mai fatto prima. Il suo sguardo era disperato,vuoto e gli occhi erano rossi e gonfi. Ricordo di aver pensato subito di chiederle.. - Bea?- .. Mia madre non mi rispose, perché non aveva neanche il coraggio di dirmelo. Disse solo con la voce tremante: - ho avuto tanta paura di perderti.. – e ricominciò a piangere stringendomi più forte. Mentre io avevo capito tutto, ed ero diventata un pezzo di pietra senza emozioni. Il mio cuore aveva smesso di battere, i pensieri si affollavano in testa, e le lacrime scendevano sulle guancie mentre i miei occhi erano privi di emozione e fissavano il vuoto di quella stanza di ospedale. - E i tuoi genitori? So che stanno divorziando!- dice il signor Carlotti interrompendo il mio silenzio. - Se sa già ogni cosa, non c’è bisogno che aggiunga altro..- - Questa cosa non rende facili le cose.. vero? – - Non m’importa niente di quello che fanno i miei..anzi è meglio che divorziano visto che litigano sempre.- rispondo a tono. Lui annuisce. - Posso andarmene? – aggiungo. Prendendo la borsa che avevo poggiato sulla sedia. - Vuoi già andare via? – chiede lui quasi dispiaciuto. - Mi piacerebbe tanto.- La verità è che mi stavano tornando in mente troppe cose negative,e questo non mi aiutava..anzi peggiorava la situazione e mi faceva stare ancora più male di prima. - Non so se tornerai Isabella, ma se cosi non fosse sono contento di averti conosciuta. Sei una ragazza molto intelligente. Devi essere forte e superare questo momento.- dice lui stringendomi la mano e accompagnandomi alla porta. - Le assicuro che presto lo supererò.- dico uscendo dalla stanza, e lasciando un sorriso falso al signor Carlotti. Tornata a casa, mi stendo sul letto e metto le mie cuffie affondando la faccia nel cuscino. Poco dopo entra mia madre e si siede vicino a me. - com’è andata dal signor Carlotti?. Dice togliendomi una cuffia di prepotenza dall’orecchio destro per far si che l’ascoltassi. - Così! – dico.. rimettendo la cuffia. Lei non contenta decide di togliermela nuovamente dall’orecchio. - che risposta è ..cosi? - Cosa vuoi che ti dica! Ti avevo detto che non ne avevo bisogno. - Invece si. Serve parlare con qualcuno! - Bhè a me non serve affatto. Io voglio solo dimenticare. Si azzittisce e sospirando poi si alza e sta per uscire dalla stanza quando aggiunge - se vuoi che faccia qualcosa per te, qualsiasi cosa per farti star meglio..dimmelo.- E si chiude la porta alle spalle. Dopo l’incidente a scuola non ero vista più come prima. Sembrava quasi che alla gente facessi pietà,e visto che erano passati due mesi e mezzo da quel giorno iniziavano a infastidirmi gli sguardi incuriositi nei corridoi della scuola. Ogni volta che passavo tutti avevano qualcosa da mormorare. Infondo io ero..la sopravvissuta. E non parlo solo di Beatrice,quel giorno a morire furono in 3. Lei, il guidatore con cui abbiamo fatto l’incidente e sua moglie. È per questo che mi sentivo così in colpa..io ne ero uscita viva,con una semplice frattura del braccio e qualche graffio. In questi casi si parla di miracolo..forse è per questo che mia madre era improvvisamente diventata un assidua frequentatrice di chiesa. Era una mattina degli inizi di Dicembre, una di quelle mattine che fa cosi freddo che non basta indossare caldi maglioni per stare meglio. Susanna aveva il naso rosso e una sciarpa enorme color verde, appena mi vide nel portone della scuola mi venne incontro soffiandosi il naso e tossendo. - Finalmente è finita la tua sospensione! Mi sei mancata.- Disse abbracciandomi. Notai che doveva essere decisamente raffreddata cosi decisi di staccarmi dal suo abbraccio. - anche tu mi sei mancata Susy. Susy era una mia cara amica,una delle poche a cui volevo veramente bene e anche lei come me, era molto legata a Beatrice. Aveva sofferto tantissimo e mi era stata vicino venendomi a trovare ogni giorno quando ero in ospedale. Era una ragazza molto più alta di me, magrissima con i capelli rossi e ricci, il naso un po’ grosso e gli occhi marroni e piccoli. La cosa più bella che aveva era il sorriso. Susanna sorrideva sempre e questo oltre che simpatica la rendeva molto carina. Avrei voluto avere il suo stesso sorriso disponibile per tutti,ma io ero più il tipo di ragazza che sembrava avere il broncio con il mondo intero, e che sorrideva raramente. La giornata prosegui in modo normale,come se non avessi mai risposto in quel modo, e stranamente la professoressa decise di metterci una pietra sopra comportandosi normalmente. Da lei, mi sarei aspettato brutte occhiate o un interrogazione crudele,invece si comportò quasi con .. gentilezza. Quando l’ora di storia fini, tutti scapparono via come furie dalla classe. Stavo per fare lo stesso quando la Bertinelli mi chiese di fermarmi per parlare. Ero preoccupata ma cercai di non darlo a vedere. Così mentre finiva di compilare il registro, presi il cellulare fingendo di scrivere un sms. Lei alzò i piccoli occhi verdi su di me e poi disse. - non dovresti usare il cellulare in mia presenza.- rimisi immediatamente il cellulare nella tasca dei jeans, e mi scusai. Poi però capì di non doverle scuse solo per quello ma per il mio comportamento poco rispettoso. - Odio chiedere scusa,ma quando è giusto penso che le scuse si debbano fare professoressa.- aggiunsi..abbassando lo sguardo. Sembrava compiaciuta. - Sai perché sono arrabbiata con te Isabella?- - Si..perchè le ho mancato di rispetto professoressa.- - Non è per quello! Ci sono un milione di persone che nella mia vita mi hanno mancato di rispetto..e di certo non è stata la tua ironica battuta a offendermi.- Non riuscivo a capire dove volesse arrivare. Poi fece una cosa alquanto strana, che non le avevo mai visto fare.. tolse li occhiali e sorrise. Ma non era il solito sorrisetto crudele fatto prima di scegliere chi interrogare.. era un sorriso sincero. - Sono arrabbiata con te perché stai buttando all’aria la tua vita. - Disse poi, poggiandomi una mano sulla spalla in modo materno. Quella frase risuonò nella mia testa come un martello. Buttare all’aria la mia vita?.. non l’avevo mai vista in questo modo. Ho sempre e solo pensato che la mia professoressa mi odiasse e basta,senza un perché. Invece un motivo c’era.. ma forse avrei preferito non ascoltarlo. - non capisco cosa vuol dire professoressa Bertinelli.- risposi - Voglio dire che il passato non può rovinare il presente! Devi reagire..da qualche mese sembri “spenta” come se non t’importasse più di vivere.- - È una sua impressione..- mi giustificai. - Non è cosi .. lo sai bene Isabella. Hai smesso di fare tutte le attività che un tempo ti piacevano,non partecipi più alle lezioni,i tuoi voti sono penosi,non parli più con nessuno.. e so che non esci e non vai neanche a qualche festa.- Era tutto vero, ma per sapere queste cose..quanto la Bertinelli si era interessata a me negli ultimi mesi? Era una specie di infiltrata nella mia vita, e non aveva il diritto di giudicarla. Mi faceva così rabbia la sua aria da “Ti giudico”. - non dovrebbe interessarle.- dissi poi, fissandola con rabbia. - Voglio solo aiutarti..potresti ricominciare con il teatro ad esempio! Quella era una tua grande passione..perchè hai smesso? – aggiunse. - Sono troppo impegnata a recitare nella vita reale.- detto questo ripresi la cartella e usci dalla porta della classe salutando a stenti. Avevo davvero smesso di vivere? Era vero che una parte di me era morta con Beatrice? Era vero che non credevo più che niente avesse senso? Era vero che ero spenta? Una cosa era certa.. Non ero più la stessa di una volta.
  
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