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Autore: divinakanza    09/12/2011    1 recensioni
Sakuragi e Rukawa sono alle prese con i loro sentimenti uguali e contrastanti. Hisashi Mitsui sta vivendo una storia complicata...
Una fanfiction dai toni tristi, ma che cerca di essere il più sdrammatizzata possibile.
{Hana-Ru//Mit-xxx} Il raiting non è definitivo.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Hisashi Mitsui, Kaede Rukawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Faccio schifo lo so. Il ritardo di questo aggiornamento, è stato più scandaloso degli altri. Spero di rimediare col prossimo, ma non garantisco nulla. Ringrazio chi segue questa poveraccia (che sarei io), e chi spende il proprio tempo a commentare, cosa che a me fa piacerissimo. In oltre sto scrivendo anche altre fan fiction. Dateci un'occhiata se vi va. Ultimamente sto pubblicando una fan fiction che non ha ancora un titolo. E' sul mio gruppo preferito: gli Alter Bridge, ma in verità è legibilissima anche come originale, fintanto che tutti i personaggi che ruotano intorno ai membri del gruppo sono inventati, ed anche le personalità dei protagonisti non sono da meno.

Ho sproloquiato abbastanza: 
Buona lettura. <3

•Capitolo 22

Ok! Qualcosa decisamente non andava.
La patta dei pantaloni era chiusa. I capelli non avevano nessun colore strano.
Le vetrate dell’ingresso della scuola, presentavano il solito look strategicamente selvaggio.
E per conferma, rimase ad ammirarsi un momento di più sul vetro dell’ingresso della scuola.
Eppure, non aveva niente di strano… Allora per quale cavolo di motivo stavano tutti ridendo di lui?
Un terrificante pensiero, gli aveva cosparso la schiena di brividi gelati nonostante il caldo, quando Hisashi vide Mito e compagnia bella in lontananza.
Quei quattro si stavano rotolando dalle risate con uno strano giornaletto in mano.
No! Non poteva essere!
Si guardò un momento intorno.
Tutti i maschi,  tranne Ryojima della 2-E che lo guardava in stato adorante come gran parte delle ragazze, stavano ridendo di lui.
Al suo indirizzo, sentiva occhiate loquaci e battutine idiote.
Dannazione!
“Hisashi, ricordati sempre che la famiglia viene prima della tua dignità!”
-CHE AVETE DA RIDERE, MASSA DI CEREBROLESI!- urlò al vento.
Intanto tutta la scuola non aveva smesso di spassarsela alle sue spalle.
-Ehi Mitchan! Hai per caso anche il modello da uomo, di questo completino leopardato?- Lo salutò Mito, non riuscendo a trattenere le lacrime dal troppo ridere.
“Dio, uccidimi adesso, se è vero che sei misericordioso.”
Hisashi arrossì ferocemente, ma non poteva certo dargliela vinta così
-Mitchy, scommetto che adesso i ragazzi faranno la fila per te!- Lo schernì Okusu con gli occhi di fuori dalle orbite, tanto rideva.
“Troppo impegnato, lassù?”
Hisashi non rispose a quelle provocazioni, ma stava sferrando uno dei suoi migliori ganci destri quando una ragazzina dall’aria sognante, cercò di attirare la sua attenzione con un filo di voce e rossa in volto.
-Se…se…sempai Mitsui, me lo faresti un autografo?- Chiese timorosa, mentre gli porgeva la rivista che tutta la scuola stava sfogliando.
-Certo!-
Rimirando le foto del servizio fotografico, constatò che poi così male non stava… Nemmeno col completino di strass (forse con quello si…).
Firmata la foto col completo intimo bianco (l’unico tra tutti che lo faceva sembrare un minimo etero), Hisashi si girò verso gli allibiti membri del Guntai, sfoderando un raggiante sorriso di vittoria. Dopo di che se ne andò verso la classe, senza degnarli di ulteriori sguardi.
Mentre svoltava nel corridoio, la incontrò!
Sulla sua schiena passò un brivido che lo raggelò. Rimase lì immobile come uno scemo, incapace né di dire, né tantomeno di fare qualcosa.
Riusciva solo a pensare: “Fa che almeno lei non l’abbia visto!”
-Ciao, mi stavo chiedendo se qualche completino potevi prestarmelo; magari portiamo anche la stessa taglia di seno.-
Anche Minamori-Sensei lo stava prendendo in giro con un sorrisetto furbo.
Ma mezzo secondo dopo, Hisashi si ricordò del tizio che gli aveva aperto la porta, e dimenticò tutto il resto.
La sua espressione da imbarazzata, si tramutò in arrabbiata, e scostandola con sgarbo passò oltre la donna, che si irritò a sua volta e se ne andò stizzita.
Ce l’aveva a morte con lei.
Prima lei l’aveva baciato. Anzi no. Si erano baciati reciprocamente. Quindi con quel gesto si erano scambiati qualcosa di speciale, che lei aveva osato ignorare volutamente.
E poi, come se non bastasse, c’era uno sconosciuto in casa sua con cui lei era talmente in confidenza da mostrarsi seminuda.
E non solo! Sayaka gli aveva anche sbattuto la porta in faccia.
Avrebbero dovuto fare un bel discorsetto un giorno di questi, solo che doveva calmarsi un tantino, se non voleva dire qualcosa che non pensava e di cui sapeva, si sarebbe sicuramente pentito.
In ogni caso, la mattinata non passò granché bene.
Ogni professore, gli aveva detto qualcosa concernente alle foto, chi arrabbiato e chi ironico.
I compagni, lo sfottevano nemmeno troppo velatamente, e addirittura Yoshimitsu era andato a cercarlo in classe.
-Il vice capitano dello Shohoku, non dovrebbe mostrare foto tanto vergognose di se stesso!-
Anche Miyagi ed Ayako erano con quello stupidissimo saputello snob, a dire la loro.
Giusto la manager lo aveva informato che lo trovava sexy. A dire il vero anche le sue compagne di classe, lo trovavano più appetibile del solito, ma non avevano il coraggio di andarglielo a dire.
Ryojima, era seminascosto sulla soglia della sua classe, a guardarlo con la lingua penzolante, e con lui c’erano altre cinque ragazze di seconda, con altrettanta acquolina in bocca.
-Mhpf!- Sbuffò seccato da quella situazione, andandosene dall’aula e lanciando una delle sue peggiori occhiate a Ryojima e alle cinque ragazze, che ovviamente non si impaurirono, ma al contrario, sospirarono estasiati.
Non era mai stato così lungo, il tragitto dalla sua classe verso la palestra.
Per i corridoi, poteva sentire chiaramente, tutti gli occhi puntati su di se. Era davvero opprimente quella situazione, ma se voleva guadagnare dei soldi facili e veloci, quello gli sembrava il modo più sbrigativo.
Magari sarebbe diventato anche famoso, e avrebbe guadagnato tanto per mantenere tranquillamente anche la sua famiglia.
Ma la giornata era solo a metà, e lui si sentiva già esausto.
Sperava che magari, col tempo la situazione sarebbe migliorata, in fondo quello era solo il primo servizio. E nonostante la scomoda situazione che si era venuta a creare, sperava che non fosse l’ultima.
Aveva controllato il suo assegno ricevuto subito dopo gli scatti, e lo stipendio non era affatto male.
Ed i soldi in questo momento, erano l’unica cosa che contava. Al diavolo l’orgoglio, c’erano questioni più importanti. Sulla bilancia, il suo amor proprio era decisamente leggero, se paragonato al peso della bancarotta della sua famiglia. Se non avesse fatto qualcosa, non si sarebbe più potuto guardare allo specchio, e sarebbe stato un problema, considerando che praticamente non poteva farne a meno.
Finalmente arrivò agli spogliatoi.
Era a dir poco stremato. E l’allenamento ancora non era cominciato.
Si ritrovò immobile a fissare la porta della stanza, e la voglia di fare retro march era tantissima, ma afferrò la maniglia, fece un respiro profondo per rilassarsi, ed entrò salutando a gran voce.
Non c’era molta gente a cambiarsi. C’erano solo Yasuda che era in un angolino a sistemare la sua borsa, Yuta invece stava litigando con lo sportellino del suo armadietto che di aprirsi non ne voleva proprio sapere, mentre Ikaragi nel frattempo stava insultando la panca, che gli aveva catturato la zip dei pantaloni della tuta tra due sbarre di legno.
I ragazzi ricambiarono il saluto del loro sempai, e ritornarono ai loro affari.
Hisashi si voltò verso il grande orologio sopra la finestra che dava sul retro del cortile, e notò che era presto per gli allenamenti, ma questo non gli impedì di cambiarsi in fretta e di andare a fare un paio di tiri extra per scaricare lo stress.
Dopo ventisette punti guadagnati da fuori area, il ragazzo cominciava a sentirsi meglio. Ma al trentesimo punto segnato, sentì la porta cigolare.
Miyagi salutò e cominciò a commentare, quando Hisashi scoccò un’occhiata omicida, che lo trafisse in piena fronte.
Il capitano si ammutolì, ed entrò con passo incerto in palestra.
Durante gli allenamenti, nessuno si azzardò a fiatare. Non importava cosa dovessero dire, appena qualcuno apriva bocca, Hisashi lo fulminava all’istante senza dar la possibilità di finire la frase.
Le attività del club terminarono, e l’ex teppista si senti come se non avesse mai faticato così tanto.
Tutti i ragazzi andarono a cambiarsi, in palestra rimasero solo Ayako che stava ancora scribacchiando sul registro ormai un po’ logoro, ed Hisashi, che non accennava a smettere di tirare da fuori area.
Ne aveva bisogno.
-Perché Rukawa non c’era oggi?- Chiese il numero 14 alla manager, eseguendo un arco perfetto in aria, che cominciava dalle sue mani e terminava nel centro preciso del canestro.
-Non ne ho idea, sono andata nella sua classe a chiedere, ma il suo professore mi ha detto che non era presente nemmeno alle lezioni… Magari sta male… Speriamo bene, perché quest’anno siamo già senza Hanamichi. Rischiamo di non qualificarci nemmeno  alle nazionali.-
Hisashi non disse nulla, e si sentiva anche un po’ in colpa. Se il lavoro gli fosse andato bene, presto sarebbero arrivati altri ingaggi e probabilmente avrebbe dovuto ritirarsi dal club.
Stava per effettuare un altro tiro, quando si fermò di scatto ed andò lentamente a sedersi accanto ad Ayako.
-Dobbiamo parlare a proposito del club…- Disse serio, rivolto alla ragazza.
Le spiegò per filo e per segno la sua situazione famigliare e lavorativa. Notò anche un piccolo scintillio di panico negli occhi di Ayako, che lo ascoltava attenta.
-Porca vacca!- Esclamò lei – Siamo davvero nei guai se ci lasci pure tu!-
-Scusa- Disse lui, cupo in volto.
-No, tranquillo, lo so che stai attraversando un brutto periodo, sono solo preoccupata per la squadra, e penso che lo sia anche tu. Noi riusciremo ad arrangiarci in qualche modo.- Ayako stava cercando di mettere una pezza alla questione, per non far sentire troppo colpevole Mitsui, ma purtroppo la verità era che se il vice mollava, la squadra non si sarebbe  per certo qualificata alle nazionali. E questo lo sapevano entrambi.
-In ogni caso, può darsi che io mi sia fatto troppi film mentali. Non è detto che io debba lasciare… Sono solo agli inizi. Staremo a vedere…- La rassicurò lui.
Sulla strada del ritorno, Hisashi si sentiva come se fosse stato il peggior traditore sulla faccia della terra. Non riusciva a togliersi dalla mente lo sguardo deluso di Ayako, e stava cercando di immaginare, come l’avrebbero presa i suoi compagni. Mentre camminava, sentì il trillo allegro della suoneria del suo cellulare.
Yamada lo informò che c’era un altro ingaggio per lui, e lo sarebbe venuto a prendere il giorno seguente, in mattinata. Perfetto!
L’indomani avrebbe saltato la scuola e quindi non doveva sorbirsi tutte le prese in giro. Anche se forse ne sarebbero giunte altre, se continuavano a vestirlo da sgualdrina mezza nuda (come si era sentito apostrofare da un suo compagno di classe che non avrebbe visto l’alba del giorno seguente).
Chiusa la conversazione, si ritrovò a pensare che non aveva nulla nel frigo. Quella sera sarebbero stati solo lui ed Eri a cena.
Andò al supermercato.
Mentre entrava nel negozio e rifletteva se fosse meglio il riso con la carne o con le verdure, si raggelò appena mosso un passo dentro il supermarket.
Lo vide.
Era quello lì!
Ed era in compagnia di una ragazza alta, ed un po’ pienotta, ma nel complesso molto carina.
Il visetto tondo si accostava bene con il suo caschetto liscio.
In particolare Hisashi, rimase per qualche secondo ipnotizzato dal movimento del seno prospero, che ballonzolava di qua e di là.
Stavano ridendo e scherzando allegramente, scegliendo alcuni prodotti del reparto frutta, come una coppietta appena convolata a nozze.
“Sporco doppio giochista” pensò con una rabbia che lo stava quasi soffocando, senza curarsi del fatto che non aveva idea di chi diavolo fosse, sia in generale, che per Sayaka.
Li seguì un po’ con gli occhi cercando di cogliere inutilmente qualche frammento di conversazione.
Poi i due si apprestarono a pagare alla cassa, senza smettere di parlare tra di loro con grandi sorrisi stampati in volto.
Ormai quei due erano usciti, ed Hisashi stava fissando torvo una verza, che di rispondere alle sue domande proprio non ne voleva sapere.
L’impulso di seguirli era forte, ma doveva tornare a casa da sua sorella. Purtroppo nonna Aoki, quella sera aveva un importante impegno con suo marito che non aveva potuto disdire per stare con i nipotini.
La signora, si era affezionata molto anche ad Hisashi, e ogni volta che poteva lo viziava con la mancetta o con gustosi manicaretti che lei stessa si impegnava a preparare. Certo, con Eri era diverso, quella in fondo era la sua “vera” nipotina, in più era anche piccola, quindi era anche più soddisfacente coccolarla. Però ci metteva molta buona volontà per farsi benvolere dal ragazzo, e questo lui lo apprezzava tanto.
Nonostante tutto il casino che stava attraversando la sua famiglia, sentiva che erano tutti più uniti ed era felice di risentire questo calore quest’affetto intorno a se. Tutto questo gli era mancato da che suo padre se ne era andato, e forse anche per ribellarsi a questo vuoto che si era creato dentro di lui dopo essersi sentito tradito ed abbandonato da quello che una volta era il suo eroe, aveva fatto scelte sbagliate di cui non avrebbe mai smesso di pentirsi.
Anche con nonno Aoki aveva un buon rapporto. Lui era un uomo severo e burbero, ma in fondo aveva il cuore tenero, e quando poteva, andava a farsi una bella e combattuta partita a scacchi con lui. Il padre del signor Aoki, era un patito dei giochi da tavola e dopo tanto tempo aveva trovato un rivale agguerrito quanto lui. Non che Hisashi fosse questa gran cima, ma di certo gli scorreva l’agonismo nelle vene; cosa che piaceva tantissimo all’arzillo vecchietto.
Ripensando a quanto tutti si dessero da fare per sistemare le cose insieme, decise di dimenticare lo sconosciuto e i seni ballonzolanti che stavano con lui, per ritornare dalla sua famiglia.
-Oh caro, eccoti qui! menomale che sei arrivato! Cominciavo a preoccuparmi.- Lo accolse nonna Aoki, sinceramente allarmata.
-Ciao nonna, scusa il ritardo, mi ero fermato al supermercato- La salutò lui abbracciandola.
-Ma non ce ne era bisogno, ti ho lasciato della zuppa di miso in caldo.- Disse lei, come se fosse stata la cosa più scontata del mondo.
Hisashi sorrise. Doveva immaginarselo che la premurosa nonnina gli avrebbe sicuramente cucinato qualcosa.
-Allora grazie, già so che sarà buonissima-
La signora, stampò un bacio sulla fronte di Eri ed un altro sulla guancia di Hisashi. Prese il suo spolverino bordeaux e se ne andò di corsa.
Dopo aver mangiato quella fantastica zuppa di miso, Hisashi rimboccò le coperte ad Eri, raccontandole la solita favola di una principessa che portava il suo stesso nome che incontrava un bel principe del quale si innamorava perdutamente.
Ormai era diventato un asso nell’inventare storie su principesse innamorate.
Decisamente stanco, infine Hisashi decise di giocare un po’ alla Playstation, mentre aspettava i suoi genitori, per informarli che l’indomani non sarebbe potuto andare a scuola.

   
 
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