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Autore: Lotharien    11/12/2011    2 recensioni
Correva, guardandosi a tratti indietro. L'aria, pungente nella temperatura invernale, le graffiava le scapole, laddove il tessuto era stato strappato nella sua fuga. Rallentò, dosando i passi in ampie falcate per riprendere fiato. Come erano riusciti a trovarla, stavolta?
Genere: Avventura, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buio.

Le piaceva questo buio, era confortevole e caldo. Chissà, forse era morta di freddo durante la sua ultima corsa: questo le avrebbe risparmiato molte seccature, oltre a provocare la reazione stizzita di Una Certa Persona all'apprendere la notizia. Dei, cosa avrebbe dato per poterla vedere, Lui che aveva sempre tutto sotto controllo, Lui che amministrava la sua vita dalla purezza dei suoi quattordici anni... Lui che quella purezza gliel'aveva strappata via dal cuore, dal corpo e dagli occhi. Procurargli un fastidio adesso poteva essere una piacevole attività, considerò. Se le fosse stato consentito di tornare come fantasma, o come entità extracorporea, si sarebbe divertita non poco a disturbargli l'esistenza per i prossimi cinque o seicento anni.


Il buio poteva profumare di cibo?

Forse era la punizione finale per essere sfuggita al suo destino ed aver scelto di suicidarsi. Forse Ade ed i Giudici Infernali avevano deciso di sottoporla per l'eternità ad una sorta di Supplizio di Tantalo. No, pensò, gli dèi non potevano essere tanto crudeli: già la passata sua vita era segno del loro rancore, non avrebbero aggiunto ulteriore dolore. Almeno dopo la morte l'avrebbero lasciata riposare, ne era certa... Si disse, dunque, che quelle sensazioni di tepore e sicurezza che avvertiva erano soltanto l'ultimo barlume della sua coscienza, che si ribellava ad una fine così ingloriosa per lei, nata Nobile e Figlia della Guerra e finita schiava. In realtà, il suo corpo in quel momento era abbandonato in mezzo alla neve, agonizzante ed alla mercé delle belve che sarebbero state presto attirate dal suo ultimo calore e spinte dalla voracità del lungo inverno rigido. A primavera i suoi inseguitori ne avrebbero raccolto solo le ossa lucenti e sottili e si sarebbero presentati in patria con sì misere spoglie, rassegnati all'inevitabile punizione che sarebbe giunta, quella sì, terribile e...


«Non si è ancora svegliata? Non pensi sia il caso di chiamare un vero medico?»
«Stai dicendo che non ti fidi delle mie doti, fratello?»

Quelle erano voci o se le era solo immaginate? Nel buio in cui sperava di essere non avrebbero dovuto esserci voci, a meno che la sua anima non avesse già lasciato il suo corpo diretta verso l'Acheronte, ed anche là le voci non dovevano essere calde e pacate, ma strida altissime di dolore e disperazione. La sua mente, abituata sin dall'infanzia alle strategie militari nel gioco infantile della guerra prima e nell'addestramento poi, iniziò a lavorare, per quanto la generale debilitazione del suo corpo lo permettesse. Probabilmente la fame, il freddo e la stanchezza le avevano fatto perdere i sensi e qualcuno l'aveva trovata.
Se fossero stati i suoi inseguitori, non si sarebbero fatto scrupoli a svegliarla nei modi peggiori - e non osava neanche pensare a quali scempi avrebbero fatto del corpo indifeso di lei, sempre così provocante nei (succinti) abiti che era costretta ad indossare ed allo stesso tempo così irraggiungibile per dei soldati di infimo rango. Dunque, quella ipotesi era da scartare.
Da quella che, ormai, era abituata a chiamare patria era troppo lontana, inoltre tutti ne conoscevano le fattezze e la colpa e l'avrebbero trascinata al suo cospetto, dunque sarebbe stato inutile trattarla in modo gentile. Anche questa ipotesi era da scartare.
Gli agenti che, con ogni probabilità, suo fratello le aveva messo alle costole una volta che era venuto a conoscenza della sua fuga, non potevano ancora averla trovata, con tutte le tracce false che aveva diffuso in giro; quindi anche quest'ipotesi era da scartare, seppure a malincuore. Quell'idiota. A volte si chiedeva se Liko fosse davvero il suo gemello, quello fortunato per cui era stata sacrificata: sapeva benissimo che lei non poteva tornare a casa; l'incidente diplomatico che ne sarebbe scaturito avrebbe portato ad una nuova guerra, nuovi morti, nuovi feriti, altri orfani ed altre storie come la loro...

L'unica possibilità rimasta era che fosse trovata da estranei, che probabilmente erano del tutto inconsapevoli di quelle organizzazioni proliferanti nel sottobosco mondiale, dunque con un po' d'ingegno avrebbe potuto cavarsela con la classica recita della ragazzina fuggita da casa ed aggredita da sconosciuti che chissà a quali sevizie l'avevano sottoposta. Ora con questa nuova consapevolezza poteva riaprire gli occhi ed interrompere quel chiacchiericcio che si svolgeva a pochi passi da lei.

Le palpebre erano pesanti, mentre la mente aveva ripreso la sua lucidità il corpo era ancora immerso nel torpore e non voleva saperne di obbedire agli ordini. Lo sforzo, che le sembrò immenso, la fece lamentare ed avvertì l'interrompersi delle due voci, in allerta. Gli occhi improvvisamente tornarono a vedere.


Luce.










Salve.
Ah-ehm, non so che scrivere, e sono anche un po' emozionata. È parecchio tempo che non scrivo ed un po' si nota, perché sono decisamente fuori esercizio.
Che dire, la storia la tengo a mente da anni; in questi giorni mi sono detta "Perché no?" ed ho deciso di presentarla su questa piattaforma per avere qualche parere. Forse ci sarà anche un prequel di un paio di capitoli, ma moolto più in là..
Spero di riuscire a tenere un ritmo costante di pubblicazioni, circa un capitolo alla settimana... Quindi ci si vede la settimana prossima, ragazzi.

Buona domenica. ^^


aphe;
   
 
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