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Autore: ASTG    14/12/2011    1 recensioni
Harry Potter e i suoi amici hanno sconfitto Voldemort. E ora? Ora si ritorna alla vita. Frequenterranno il settimo anno ad Hogwarts e cercheranno di farsi una vita nel mondo magico. Ma c'è qualcosa che non va. Harry non riesce a dimenticare ciò che è successoe sembra che il suo mondo voglia sgretolarsi sotto i suoi occhi. Perché continua a sognare Silente e Piton? Cosa succederà al trio che adesso è divenuto quartetto?
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Severus Piton, Viktor Krum
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Innanzitutto Chiedo scusa a chi aveva cominciato a seguire questa FF. Avevo smesso perché ero partito per lavoro e non avevo internet scusate, spero comunque che possiate apprezzare questo secondo capitolo grazie :) In ritardo di appena qualche mese XD

Ciocche Rosse

Immediatamente fu sommerso da domande riguardo alla sua salute e
al fatto che avesse o meno mangiato. Per sfuggire alle grinfie dei suoi
amorevoli amici Harry disse che aveva solo bisogno di rinfrescarsi la faccia.
Nel bagno dei Weasley c’era uno specchio, come in tutti i bagni, che però, come
ogni specchio magico che si rispetti, se domandavi com’era il tuo look quella mattina te
lo diceva apertamente. Gli erano sempre piaciute le stranezze dei maghi: Orologi
che non segnavano l’ora, specchi che riflettevano il tuo aspetto e sul tuo aspetto, ferri
che lavoravano a maglia da soli, quadri che non stavano fermi e che anzi parlavano.
Chi non sarebbe rimasto affascinato da un mondo dove tutto era semplice, dove tutto
era a portata di mano, dove con una piccola asticella di legno potevi muovere gli oggetti,
distruggerli e ripararli, curare le persone, ma anche torturarle e ucciderle. Guardandosi
allo specchio Harry si rese conto di quanto fosse cambiato negli anni, come il suo viso
sembrasse più maturo, più vecchio e stanco, mentre alcune cicatrici sembravano rimanere
immobili sul suo volto senza essere scalfite dal tempo. Aveva due occhiaie quella mattina
che avrebbero spaventato anche un panda, ma nessuno aveva detto niente perché quelle
occhiaie facevano parte del suo nuovo aspetto, perché quelle occhiaie erano il risultato di
notti insonni passate a pensare ai suoi amici scomparsi, erano il risultato di sveglie
notturne dovute agli incubi, per questo adesso aveva quel pensatoio, almeno avrebbe potuto
dormire e far sparire quelle occhiaie. Si accorse che tutto il suo volto era più incavato che la
barba, che quella mattina aveva dimenticato di rasare, cresceva oramai come quella di un
adulto, che i suoi occhi non erano più verdi, ma avevano un’ombra dietro, un’ombra che
raccontava ciò che aveva visto, che raccontava la morte. Gli occhi di Silente lampeggiarono
nello specchio, era svenuto e aveva sognato una scena molto strana. Ancora nella sua testa
rimbombavano le parole di quell’uomo saggio che era stato preside di Hogwarts
-“Quando ti svegli pensi di sognare”- ed era quello che pensava ora, pensava di aver sognato,
pensava che era stato solo un brutto incubo, ma se fosse stata quella la realtà? Se dove si trovava
adesso fosse il sogno? Era impossibile, lui non conservava ricordi di quello che Silente chiamava
la realtà mentre ricordava tutta la sua vita in quel mondo magico da quando aveva 5 anni, da quando
Dudley lo prendeva in giro e lo usava come sacco da Boxe. Ricordava del boa che aveva liberato al
compleanno di suo cugino, dell’arrivo di Hagrid a casa sua, della camera dei segreti, della pietra
filosofale, dei dissennatori, di Sirius, dell’ufficio misteri e del ritorno di Voldemort durante il torneo
Tre Maghi. Ricordava i giorni di scuola noiosi a Hogwarts e quelli emozionanti, le amicizie e gli amori,
Cho Chang e Ginny, l’esercito di Silente e la Umbridge, quelli non potevano essere ricordi fittizi, lui aveva
vissuto quelle cose. Mentre si fissava allo specchio, notò qualcosa sulla spalla, un capello rosso, lungo,
probabilmente di Ginny, lo prese fa le dita e lo allungò fissandolo. Fuori dal mucchio era invisibile e cambiava
colore in base a come il sole batteva su di lui, non poteva essere tutta una sua fantasia, quei colori, quelle
sensazioni, lui stava vivendo davvero, mentre in quella stanza insieme a Silente e Piton tutto era intriso di
una velata irrealtà. Mentre alzava di nuovo la testa verso lo specchio, sentì bussare alla porta, quella era
una scena che aveva già vissuto, sentì come un brivido dietro la schiena e seppe che dall’altra parte c’era Ron
-“Chi è?”- rispose facendo tacere quella sensazione dietro il collo
-“Harry sono Ron tutto okay?”- conosceva quel tono, lo ricordava, era il tono premuroso che era riservato
solo ai suoi mal di testa, il tono premuroso che si riserva a quelli che potrebbero essere portatori di sventure,
infatti spesso in passato i suoi mal di testa erano un avvertimento che Voldemort era vicino, ma non era questo il caso
-“Si Ron tutto apposto”- rispose semplicemente Harry
-“Ho notato che ti sei toccato la fronte”- *per non dire la cicatrice* pensò Harry –“E mi domandavo se andasse
tutto bene”- infondo la sua tensione era comprensibile, avevano distrutto sette Horcrux, ma solo le informazioni
che gli aveva passato Lumacorno faceva pensare che fossero sette. Magari poi Voldemort aveva cambiato i suoi
piani e aveva spezzato la sua anima in più parti, nessuno poteva saperlo e la paura per il suo ritorno spesso
aleggiava nei discorsi fra Ron, Harry e Hermione
-“Tranquillo Ron solo mal di testa”- mancava solo Hermione al quadretto e sarebbe stata la solita scena che
si ripeteva oramai da anni a intervalli regolari
-“Sicuro che vada tutto bene?”- ecco la voce della ragazza oltre la porta, non era diffidente, ma solo preoccupata,
Hermione era sempre stata più brava di Ron a mascherare quel misto di ansia e paura che seguivano i suoi mal
di testa. Ginny non conosceva bene tutta la storia quindi non era accorsa come gli altri due, non aveva paura, lo
avrebbe tartassato di domande dopo in separata sede ma sapere tutte quelle cose, aver anticipato anche l’arrivo
di Hermione inquietò il ragazzo, era come se già sapesse, anzi era come se lo avesse voluto lui. Si rese conto di
essere stupido, in fondo, come aveva pensato pochi attimi prima, quella era una scena che si ripeteva da anni e non
poteva pensare che fosse stata la sua mente a crearla, così lasciò il capello nel lavandino e si sciacquò di nuovo la faccia.
Non rispose alla domanda di Hermione, semplicemente sapeva che finché non l’avessero visto uscire da quel bagno
non avrebbero smesso di tartassarlo. Così quando uscì dal bagno e lo videro sorridere si ripresero un po’
e tornarono nel salotto. L’estate era oramai agli sgoccioli, come previsto Ginny lo martellò di domande
quando si ritrovarono da soli nella sua camera, gli chiese se non stesse esagerando col pensatoio,
se non fosse il caso di fare qualche controllo, Harry la liquidò dicendo che era paranoica e che di mal
di testa lui aveva sempre sofferto. Non era una bugia, ma lei non conosceva il perché, non sapeva che
soffriva di forti emicranie perché era sempre in contatto con Voldemort e ora quel collegamento era finito
e lui avrebbe dovuto smettere di soffrire. Non le disse nulla continuarono le sue giornate un po’
monotone fra la Tana e casa sua, insieme ai suoi amici, era una monotonia che gli piaceva e senza
che se ne accorgesse venne il trenta di agosto e fu il momento di comprare le ultime cose per andare
a Hogwarts. Il gruppetto si avviò per Diagon Alley come ogni anno, era tutto tornato alla normalità:
Olivander aveva riaperto, bambini correvano a destra e manca e i negozi erano di nuovo lucidi e pieni
di oggetti interessanti. Per il suo compleanno Harry si era regalato un libro: “Incantesimi Oscuri che
nessuno dovrebbe conoscere”. L’aveva trovato in un negozietto di Nocturne Alley, ultimamente frequentava
spesso posti tipici dei maghi oscuri, e ne era stato attratto. Da quando aveva visto ciò che era stato capace
di fare Voldemort aveva provato un senso di inadeguatezza, sentiva che doveva saperne di più perché se
un giorno qualche altro mago oscuro fosse arrivato non doveva essere impreparato. Questa scusa non
era bastata a Hermione che lo aveva tartassato di rimproveri e gli aveva ricordato cosa era successo
con l’incantesimo Sectumsempra qualche anno prima, lui disse solamente che se voleva restituirlo
ci sarebbe dovuta andare lei perché Harry non ne aveva alcuna intenzione. Ron era stato in silenzio
senza prendere una posizione così aveva litigato con Hermione, ma a Harry non importava, stava
imparando molto da quel libro e stava pensando di farsi accordare un permesso speciale per
entrare nel reparto proibito di Hogwarts, non sapeva perché ma dentro di lui una voglia di apprendere
incantesimi oscuri cresceva lentamente, come un virus. Il primo giorno di scuola del suo settimo
anno ad Hogwarts si stava avvicinando e Harry non aveva più fatto quegli strani sogni su Silente
e Piton così si era convinto che forse era un po’ stressato dai ricordi, ma non sapeva come
avrebbe potuto smettere di sentire la mancanza di quelle persone che oramai erano troppo lontane.
Quella mattina il gruppetto formato da Harry, Ron, Hermione e Ginny si avviò per Diagon Alley tranquillo,
avevano deciso che avrebbero fatto i loro acquisti da soli e quindi avevano davanti a loro una bella giornata.
Erano stati riammessi a Hogwarts con un permesso speciale della McGranitt, di solito chi veniva bocciato
in quella scuola non poteva ripetere l’anno, veniva spedito a casa senza possibilità di appello. Però
come al solito per Potter e compagni era stata fatta una eccezione, infondo loro non avevano
frequentato proprio Hogwarts per il settimo anno e visto l’importante onere che gli era stato
lasciato da Silente erano stati riammessi. Harry e Ginny avrebbero frequentato gli stessi corsi,
entrambi avevano l’ambizione di diventare Auror. Le cose da comprare erano tante così per le nove
si erano già avviati per Diagon Alley. Hermione era l’unica che avesse voglia di parlare, tutti sembravano
dormire mentre camminavano fra le vie illuminate della strada magica
-“Avete saputo chi è il nuovo insegnante?”- chiese semplicemente, nessuno rispose di si così si sentì
autorizzata a continuare. Fino a quel momento si era tenuto il massimo riservo sui nuovi insegnanti,
ma i nomi erano trapelati alla fine -“Per sostituire la McGranitt a Trasfigurazione hanno preso Hestia Jones”-
cominciò Hermione, Harry ricordava quel nome, apparteneva ad una donna dell’ordine dal volto roseo e dai
capelli corvini, non pensava che la donna fosse un insegnante, ma a pensarci bene se avesse visto la
McGranitt o Piton ai tempi dell’ordine senza sapere che erano professori, probabilmente non avrebbe
mai pensato che lo fossero -“Poi per babbanologia e questa è forse la cosa più strana” continuò
Hermione cercando di attirare l’attenzione dei suo compagni addormentati -“E’ stato preso, per
la prima volta nella storia di Hogwarts, un vero babbano”- quella notizia ebbe l’effetto sperato.
I ragazzi si girarono verso di lei con gli occhi spalancati, il primo a parlare fu Ron che disse
-“E’ vero che col nuovo ministero e la morte di voi-sapete-chi l’odio per i babbani è diminuito,
ma con ancora tanti sostenitori dei Purosangue pensate che sia stato saggio prendere un
babbano come professore ad Hogwarts? Cioè si sarebbe potuto evitare no? Un Mago è sicuramente
meglio di un babbano no?”- Hermione lo guardò un po’ risentita e allora lui si affrettò nel correggersi
-“ Cioè non intendo dire che sia un male o che i babbani siano inferiori, non l’ho mai pensato lo sai,
ma non crederete mica che gente come i Malfoy accettino che un babbano metta piede ad Hogwarts
no?”- si era salvato per un pelo dall’ira della sua ragazza e a Harry venne un po’ da ridere
-“Che a loro piaccia o no il Professor Green insegnerà Babbanologia”- così mise fine alla discussione
Hermione, ma Harry aveva già sentito del trambusto che si era formato intorno a quella vicende:
I purosangue e non solo erano insorti. Alla gazzetta del profeta la McGranitt aveva spiegato che: “Babbanologia
è una materia facoltativa” e aveva aggiunto, quando le avevano chiesto perché ammettere un babbano ad
Hogwarts: “Chi meglio di un babbano può insegnarci le loro abitudini e le loro difficoltà, spero che così
molti maghi aprano gli occhi e si accorgono di come noi siamo dei privilegiati e dovremmo solo
aiutare i babbani nella loro vita di tutti i giorni”. Harry ricordava anche che la McGranitt aveva
messo come esempio Fiorenzo, il centauro che insegnava Divinazione, dicendo che nessuna
razza era brava in quella materia come quella dei centauri ed era per questo che Hogwarts
aveva lui come professore. La professoressa li aveva zittiti tutti ma, in ogni caso, le controversie
non sarebbero finite lì, infondo si trattava comunque di introdurre una persona ignorante in fatto
di magia in una scuola che pullulava di ragazzini con la bacchetta, Harry pensava che sarebbe
stato un disastro. Tutto procedeva nella più assoluta normalità fino a quando il gruppo di ragazzi
non si ritrovò di fronte al “Ghirigoro”, la libreria di Diagon Alley, lì si trovarono davanti uno spettacolo
abbastanza inusuale: la gente era radunata intorno al negozio dal quale fuoriuscivano libri a tutta
velocità sorretti da una luce azzurrina, appena i libri si alzavano a cinque metri di altezza, dopo
essere usciti dal negozio, esplodevano come fuochi di artificio. Tutti la gente radunata fuori dal
negozio si guardava intorno cercando di capire chi stesse stregando i libri, ma Harry fu attirato
dal titolo in lettere scarlatte sulla copertina dei libri che esplodevano che mostrava sempre: “Babbani non babbei”
come titolo e come sottotitolo “Un libro a cura di E. Green”. Harry aveva letto quel titolo fra i libri
che avrebbe dovuto comprare per Hogwarts, si vociferava che il Professor Green non avesse
trovato un libro di testo adatto e che prendendo spunto da quelli già esistenti ne avesse scritto
uno che ritenesse consono alla funzione. Il titolo del libro era, secondo molti, una denuncia di
Green nei confronti di chi scriveva dei babbani, in quanto in quei testi si facesse sempre
riferimento a come i problemi dei babbani fossero di facile risoluzione. Bastarono queste
cose a far capire cosa stesse succedendo: Qualcuno stava protestando per l’uscita del
libro e quindi anche per la nuova assunzione ad Hogwarts. La più veloce del gruppo fu
Hermione che estrasse la bacchetta e prima che chiunque potesse dire qualcosa esclamò
-“Stupeficium”- la ragazza era sempre stata brava nel riconoscere gli incantesimi e chi
li stava eseguendo, anche se quest’ultimo stava usando incantesimi non verbali. Un uomo
vestito da damerino cadde a terra , i libri smisero di esplodere, e, colto in fallo ,lo sconosciuto
cerco di scappare, Ginny fu più veloce eseguendo un incantesimo della pastoia esclusivamente
sulle gambe dell’uomo. Nel Ghirigoro tornò la tranquillità e Harry pensò che non avrebbero
potuto trovare modo meno plateale per fare il loro ingresso a Diagon Alley. L’uomo risultò
essere un certo Arcibald Nox, un poco noto ma comunque ricercato Mangiamorte. Harry si
stupiva di quanti ce ne fossero ancora in giro, il ministero stava facendo di tutto per acciuffarli
tutti, ma molti non si erano presentati alla chiamati dell’Oscuro Signore la notte dello scontro
o erano scappati quando avevano visto che Harry Potter per l’ennesima volta era sfuggito
all’anatema che uccide. Come accadeva sempre quando andava in luoghi affollati Harry e
i suoi amici furono assaliti da una folla urlante che gridava i loro nomi e inneggiava le loro
gesta, Harry ne era totalmente stufo. Riuscirono ad entrare nel Ghirigoro e quando il proprietario
li costrinse a prendere i libri gratuitamente Ron gongolò
-“Infondo la celebrità ai suoi vantaggi”- a fine serata si ritrovarono con pochi galeoni in meno a
mangiare un gelato offerto da Florian Fortebraccio
-“Harry avevi mai sentito parlare di quell’Arcibald?”- chiese Hermione mentre si gustava il suo
gelato alla menta
-“No”- rispose Harry, la testa gli si era appesantita, era stata una giornata pesante soprattutto
perché, a causa dell’insistenza di Ginny, quella mattina non aveva usato il pensatoio
-“Sembra quasi che ne escano di nuovi ogni giorno”- disse Ron a metà fra lo stupefatto e il divertito
-“Forse alcuni di loro reclutano ancora sperando in un nuovo ritorno di Voi-Sapete-Chi”- Harry
alzò gli occhi per guardare Ginny che aveva pronunciato quelle parole e per un attimo rimase
bloccato e cominciò a sentire delle voci
-“Uccidere”- fu per lui come tornare indietro di anni, a quel giorno in cui quella voce lo perseguitò
per i corridoi di Hogwarts, non poteva essere un basilisco
-“Uccidere adesso”-
-“Si uccidere”- sembrava che ci fossero più voci, si fece forza e si guardò in torno, giusto in tempo
per vedere un Runespoor, un serpente a tre teste, avvolgersi su una gamba della sedia di Ginny
-“Sectumsempra”- il suo gesto fu istantaneo e dettato dall’istinto, afferrò Ginny col braccio sinistro
mentre l’incantesimo tagliava in più pezzi il serpente e il pezzo di legno a cui era avvinghiato, ebbe
solo il tempo di sentire Ron che diceva
-“Per la barba di Merlino, Harry hai usato il serpentese”- e Hermione che aggiungeva sottovoce
-“Ma non doveva finire questa storia?”- Poi svenne.
I suoi occhi si aprirono su quella che sembrava una cella. Era in una stanza buia, aveva una porta di
fronte a se con delle feritoie sbarrate, il letto sul quale era seduto era comodo e l’ambiente aveva un
odore asettico. Le luci al neon davano a tutto una luce fredda e irreale. Un occhio azzurro si affacciò
dalla feritoia, poi un clangore di chiavi e la porta si aprì, Silente lo guardò dall’uscio e Harry pensò che
quel camice bianco gli stava proprio male. Si sarebbe aspettato di avere una camicia di forza addosso,
ma non era così, tutt’altro le sue mani erano libere di spaziare su quei fogli che nel sogno precedente
Silente aveva tirato fuori dal cassetto; ora poteva leggerle e non gli ci volle molto a capire che c’ho che
era scritto era la sua vita ad Hogwarts, i suoi amici e i suoi ricordi. Si passo una mano sulla spalla e
sentì un capello, lo vide contro luce e gli sembrò quello di Ginny, rosso con tanti riflessi che variavano,
era reale come lo aveva visto alla tana
-“L’infermiera Weasley ti ha preso molto a cuore”- quindi Ginny in realtà era solo un infermiera che lo
coccolava più delle altre, non poteva crederlo -“Harry devi credermi, quello che vedi non è reale”- ma Harry
non lo ascoltava, voleva tornare da Ginny, l’aveva appena salvata da un Runespoor, doveva vedere come stava,
se fosse tutto apposto -“Harry devi combattere questa tua dissociazione o non potrai mai avere una vita normale”-
-“ Io ho già una vita normale”- disse semplicemente il ragazzo dagli occhi verdi, che in quella realtà era privo di una cicatrice
-“Per dimostrarti che questo non è un sogno faremo un esperimento”- Harry guardò Silente con diffidenza,
solo ora che il dottore si era avvicinato aveva notato il coltello che portava con se -“Se credi davvero che
questo sia un sogno allora non dovresti aver paura di un piccolo taglio no?”-
-“Ma le pare”- disse cercando di ostentare un coraggio che non aveva
-“Ti farò un taglio e quando ti risveglierai potrai vedere se quella ferita è ancora prese”-
-“Dice quando mi sveglierò a Diagon Alley?”-
-“No quando ritornerai alla realtà, alla nostra realtà, vedrai che quel taglio è ancora lì e ti dimostreremo
che questo non è un sogno-“ avevano già provato di tutto in passato, ma Harry Potter non era mai riuscito
a riprendersi da quello shock e non era mai riuscito ad uscire dal suo mondo fittizio. Ora con il sonno indotto
riusciva a non dimenticare i suoi momenti di lucidità anche se li catalogava come sogni e a questo Silente bastava,
forse con un sonno indotto e un taglio poteva fargli riprendere contatto con la realtà.
Avvenne tutto in fretta, un taglio sul palmo destro e una siringa piena di un liquido verde che mando Harry
nelle braccia di Morfeo, poi per un attimo il buio e, subito dopo, il risveglio a Diagon Alley. Era bianco in volto,
tutto sudato, e i suoi amici lo fissavano intensamente
-“Cosa hai visto?“- chiese Ron e Harry capì che si riferiva a Voldemort, forse aveva urlato nel sonno,
forse si era mosso come non aveva fatto il quella prigione con Silente, in ogni caso doveva rassicurarli
-“Niente, solo un brutto sogno, ho bisogno del pensatoio”- lo rimisero in piedi mentre, Ginny protestò
cercando di fargli cambiare idea sul pensatoio, ma fu tutto inutile, aveva preso la sua decisione.
Presero la strada per la tana con i loro pacchi e le loro buste senza accorgersi che dietro di loro
un negozio era stato dato alle fiamme e che da esso volavano non lingue di fuoco, ma migliaia di ciocche rosse, simili a quelle di Ginny.

   
 
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