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Autore: Miki_TR    02/08/2006    7 recensioni
Il mondo magico non è affatto immune da scandali e pettegolezzi, anzi. A farne le spese questa volta saranno i malandrini...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altro personaggio, James Potter, Nuovo personaggio | Coppie: Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Alice Lupin

Alice Lupin

"E guarirai da tutte le malattie.
Perché sei un essere speciale
ed io avrò cura di te..."

F. Battiato "La cura"

Estate 1975

 

Alice Lupin non era una pettegola, anzi. Tranquilla, riservata e sempre affaccendata tra le torte e il suo giardino col piccolo orto e le erbe aromatiche, era considerata da tutti un esempio di semplicità e tranquillità. Era benvoluta nel quartiere del piccolo paesino dove abitava con il marito, che viaggiava così tanto per lavoro, e il figlio, che ormai era quasi un uomo, ma che tutti nei dintorni ricordavano come un bambino tranquillo al quale piaceva leggere e che se ne stava sempre da solo.

La gente amava i Lupin. Avevano le loro stranezze, come quel gufo che sembrava aver preso in simpatia il loro tetto, o le visite che facevano quasi regolarmente tutti i mesi alla zia che viveva in città e che nessuno aveva mai visto perché era tanto malata. Ma erano piccole cose, e la famiglia era pacifica e tranquilla, gente per bene, a cui ci si poteva rivolgere tranquillamente quando non si sapeva a chi lasciare i bambini un pomeriggio, o per una tazza di the e un consiglio.

Mildred Burton, invece, era tutta un'altra questione. Era una donna eccentrica, di circa sessant'anni, che viveva sola in una piccola catapecchia maltenuta ai confini del paese. Da casa sua provenivano spesso strani odori e suoni agghiaccianti, e quasi tutti avevano un amico che aveva un cugino la cui amica d'infanzia sbirciando alla finestra aveva visto un calderone sobbollire o un rospo tenuto come animale domestico. Sembrava che nessuno si curasse del giardino incolto e di estirpare le erbacce o ridipingere la vecchia staccionata scrostata, ma questo non sorprendeva, visto che Mildred era sciatta quasi quanto la sua casa. I suoi vestiti poi venivano additati da tutte le signore per bene, per come erano eccentrici e buffi, come se la donna non avesse idea della differenza tra i mutandoni che si usavano nel secolo precedente e pantaloni che fossero realmente tali.

Ma soprattutto la gente evitava Mildred Burton perché era una pettegola. Sembrava che per lei fosse di importanza vitale sapere e far sapere a tutti se la moglie di qualcuno guardava troppo un altro uomo, o se il figlio di una se la faceva con la figlia dell'altra. Le donne del paese sparlavano di lei alle sue spalle, ma contemporaneamente non potevano negare che le sue affermazioni erano sempre precisissime e accurate, anzi, alle volte seguire le sue indicazioni si era rivelato straordinariamente utile. In paese la si evitava, dunque, ma contemporaneamente la si considerava una fonte attendibile di informazioni.

La cosa strana in tutto questo, a detta di tutti, era che Alice Lupin e Mildred Burton erano amiche. Non che le si vedesse spesso insieme, ma era risaputo che si frequentavano alle volte, e sembrava quasi che si conoscessero da tempo. La gente, comunque, non indagava troppo su queste frequentazioni. Fintanto che la Signora Lupin restava una donna dolce e rispettabile, e che la sua famiglia restava tranquilla come sempre, i vicini continuavano a stimare i Lupin e ad additare la Signorina Burton, senza vederci alcuna contraddizione.

Per cui, una mattina d'estate, se anche qualcuno avesse visto Mildred Burton suonare il campanello di casa Lupin e Alice invitarla cortesemente ad entrare, non si sarebbe stupito. Capitava che le due donne si trovassero a chiacchierare del più o del meno, magari davanti ad una tazza di tè. Anche se ben pochi avrebbero potuto sospettare che in quella giornata estiva l'ultimo pettegolezzo giunto alle orecchie di Mildred Burton avrebbe alterato il tranquillo equilibrio della pacifica famiglia Lupin.

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-John è ancora in viaggio, Alice cara?- chiese Mildred con aria casuale, sedendosi sulla seggiola un po' traballante e accettando la tazza di the che l'altra le porgeva, con un sorriso tirato.

-Già, la Gringrott non ha proprio rispetto. Un mago della sua età dovrebbe lavorare in ufficio, e invece è sempre in giro per le filiali nei posti più disparati. Con il problema di Remus, poi, c'era da aspettarsi che capissero, invece...-

Era un vecchio discorso, che Mildred aveva già sentito parecchie volte, ma la strega era l'unica rappresentante della comunità magica a portata di orecchio per Alice, e alle volte essere la madre di un Lupo Mannaro era un peso che si sentiva il bisogno di dividere con qualcuno. Mildred, che in gioventù aveva lavorato spesso con Creature Oscure, era la sua unica confidente. Era una strega strana, ma tutto sommato era affidabile e generosa. Ed era una buona amica per Alice.

In quel momento Mildred però non sembrava dell'umore per affrontare una conversazione sulle difficoltà del vivere con un Lupo Mannaro di quindici anni, e a giudicare dalla sua espressione nervosa, aveva qualcosa di importante da dire.

-Remus dov'è?- chiese l'anziana strega, senza guardare Alice negli occhi.

-Di sopra, a fare i compiti. Milly, che succede?- Il tono di Alice si era fatto teso. Nonostante quello che diceva la gente, raramente Mildred Burton parlava a sproposito, e ancor più raramente evitava di guardare negli occhi il suo interlocutore, a meno che non dovesse dare notizie davvero sgradevoli. Eppure, pensava Alice, Remus stava bene, ne era certa, e aveva sentito tramite camino John appena mezz'ora prima, quindi cosa poteva essere successo?

-Tuo figlio stamattina era sul giornale.-

Alice spalancò la bocca, poi la richiuse.

-Remus?- chiese con una faccia allibita. -Sulla Gazzetta? Ma per quale motivo...-

-Non sulla Gazzetta.- la interruppe la strega, posando la tazzina sul tavolino e prendendo un grosso respiro. -Alice, cara, se il tuo Remus finisse sulla Gazzetta sarebbe per meriti scolastici, o, Merlino ce ne scampi, perché qualcuno ha capito la sua vera natura. No, questo è diverso. La foto di tuo figlio è in prima pagina su Magico Scandalo.-

Alice era assolutamente esterrefatta. Remus su un giornale scandalistico era qualcosa di totalmente assurdo, tanto più che quella rivista parlava sempre di gente ricca, dell'alta società, e i Lupin decisamente non rientravano nella categoria. C'era di sicuro un errore.

-Milly, ma non può essere lui!-

-Ti assicuro che è lui, Alice. E c'è di peggio. Non è solo, in quelle foto.-

-Quelle foto? Per Merlino, di cosa stai parlando?-

Mildred tirò un grosso sospiro, poi mostrò alla donna che aveva di fronte un ritaglio. Nella foto, Remus era seduto di fianco a Sirius Black, uno dei suoi migliori amici, in un locale. Sirius aveva un braccio appoggiato sulle spalle dell'altro ragazzo, e i due chiacchieravano e ridevano animatamente. Se possibile lo stupore di Alice aumentò ancora di più. Cosa ci faceva una foto di suo figlio con il suo migliore amico su un giornale scandalistico letto da quasi tutti i maghi inglesi? A chi poteva interessare vedere due ragazzi che chiacchieravano in un bar?

-E' lui, giusto?- chiese Mildred, con tono preoccupato.

Alice continuava a non capire. -Sì, è lui, con il suo amico Sirius. Mildred, cos'è questa storia?-

La donna per un attimo non rispose, i suoi occhi erano puntati fuori dalla finestra, come se vedesse qualcosa di imperscrutabile o dovesse prendere una decisione difficile. Poi, con un sospiro, tolse dalla borsa una rivista e la passò ad una stupefatta Alice.

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Alice sapeva che le scale scricchiolanti avevano di sicuro già annunciato a Remus il suo arrivo, ma ugualmente bussò alla porta della cameretta, presa da pensieri che per una volta non riguardavano le dimensioni ormai troppo piccole della stanza, o, molto più spesso, la sfortuna del suo povero bambino.

Alice amava con tutta se stessa il suo Remus. Era naturale, in parte, ma era anche difficile, perché aveva paura di lui, e sapeva che ad un certo punto, crescendo, lui l'aveva capito. Era sempre stato un bambino tranquillo, anche prima di quella notte terribile, e da piccolo passava ore ed ore in cucina insieme a lei, facendo correre silenziosamente una macchinina sugli scaffali, e mai che avesse rotto niente. Ricordava sempre con un sorriso e, a volte, una lacrima, quando lo portava fuori e lui si aggrappava alla sua gonna, o si nascondeva dietro le sue gambe, ogni volta che incrociavano per strada un bambino della sua età, per poi farci amicizia in due minuti, e giocare insieme a lui per ore mentre le mamme chiacchieravano.

Ricordava quelle cose di suo figlio come se appartenessero ad un'altra vita. Dopo c'era stato il morso. Tutto era crollato, avevano dovuto lasciare Hoagsmeade, il paesino in cui vivevano, perché lì tutti erano maghi e sarebbe stato impossibile nascondere la condizione del bambino. Si erano trasferiti, si erano rifatti una vita, difficile, in mezzo ai Babbani. Remus era cambiato, era diventato pallido e aveva smesso di fare amicizia con i bambini della sua età. Si era chiuso in se stesso e aveva cominciato a rispondere a monosillabi in casa, o a rivolgerle quei mezzi sorrisi tristi quando lei gli chiedeva come si sentiva. Era cresciuto solo, lontano da ogni tipo di amicizia, e Alice odiava ammetterlo, ma mai più nessuno aveva capito davvero cosa passava nella sua testa.

Da giovani John e Alice avevano sognato una casa con tantissimi bambini. Nei loro piani, quando era nato Remus, avrebbero aspettato qualche tempo e poi avrebbero ingigantito la famiglia, i modo che il loro primogenito crescesse in mezzo a tanti fratellini e sorelline. Se lo erano immaginato, mentre si faceva uomo, a prendersi cura di loro, a diventare per loro una guida. Quando Remus era stato morso, non avevano più voluto altri figli. Come potevano in coscienza, far nascere in bambino in una casa dove viveva un pericoloso Lupo Mannaro? Nessun genitore poteva fare una cosa del genere. Avevano curato il loro bambino come potevano, e avevano pianto ogni volta che avevano dovuto rinchiuderlo in cantina a lacerarsi con la Luna piena, restando svegli nel letto, abbracciati, con la paura terribile che si uccidesse o si facesse seriamente del male durante la lunga notte.

Poi Remus aveva cominciato la scuola, e nella loro vita si era aperto uno spiraglio. Remus aveva degli amici, per la prima volta da quando era troppo piccolo per ricordare. Quando aveva scritto a casa che i suoi compagni di stanza avevano scoperto il suo segreto, e che stavano provando ad accettarlo, era sembrato ai genitori di vedere una speranza di normalità per il suo futuro che non immaginavano potesse esserci. Gli amici di Remus erano diventati l'argomento di conversazione più frequente in casa loro, ed erano stati invitati per la merenda estiva, o per una breve vacanza, più volte di quanto le scarse finanze dei Lupin potessero davvero permettersi.

Alice, in particolare, voleva un gran bene a quei ragazzi che volevano bene al suo Remus. Il piccolo Peter, così impacciato, che la faceva ridere e non riusciva a chiamarla per nome, e che da bravo ragazzo educato, le portava i fiori ogni volta che andava a trovarli per qualche giorno. James Potter, con i suoi occhiali spessi e quel sorriso sincero, che parlava di Quidditch per ore con John, e che somigliava tanto al tipo di ragazzo che avrebbero voluto diventasse Remus. E Sirius. Sirius Black, che era sempre stato il suo preferito, anche prima del giorno in cui Remus le aveva sussurrato felice "Lui non ha paura di me, mamma.". Sirius che odiava casa sua, che era spensierato e spericolato, e che le faceva il baciamano quando lei gli apriva la porta.

Sirius che sembrava essere l'unico di cui lei si potesse fidare perché capisse davvero cosa tutto quello significava per Remus, e con il quale si era confidata una sera, sul portico, di tutte le sue preoccupazioni di madre, del fatto che nessuno avrebbe mai accettato e capito Remus, di come la sua vita sarebbe stata difficile, tra emarginazione e paura. Sirius che quella sera le aveva dato un bacio sulla guancia e le aveva giurato che lui ci sarebbe stato sempre per Remus, che non aveva paura, e che tutto sarebbe andato bene. E lei non aveva capito.

-Mamma?- chiamò Remus da dentro la stanza. Alice si riscosse, aveva bussato e poi si era fermata sul pianerottolo a riflettere, persa nei suoi pensieri.

-Remus, puoi scendere? Tuo padre ed io dovremmo parlarti.-

Il tono serio probabilmente era filtrato attraverso la porta, che si aprì un poco, mostrandole il suo ragazzo con i capelli in disordine e sulla guancia l'impronta della mano su cui aveva appoggiato la testa mentre studiava.

-Papà è a casa?- Chiese il ragazzo, mentre una ruga si formava tra le sue sopracciglia.

-Tornerà a minuti.-

Alice si girò per scendere le scale. La voce preoccupata di suo figlio la fermò solo per qualche istante.

-Mamma, è successo qualcosa di brutto?-

-Ti aspettiamo di sotto, Remus.- rispose la donna, e a lei stessa il tono della sua voce sembrava freddo e odioso.

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Non avevano urlato, né fatto sceneggiate isteriche, e Remus sapeva che avrebbe già dovuto sentirsi grato per quello. Eppure entrò in camera sua come una furia, sbattendo la porta una volta mentre l'apriva e una volta per chiuderla, e si sedette sul letto, sbuffando e nascondendo per qualche minuto la faccia nelle mani. Era inevitabile che venisse fuori prima o poi, l'aveva sempre saputo. E davvero, davvero, non era una cosa che volesse nascondere per sempre. Ma non così.

Quando era sceso, mezz'ora prima, suo padre era in cucina, seduto al tavolo, e teneva la mano di sua madre parlandole sottovoce, in quella che sembrava un'assurda ripetizione dell'atteggiamento che avevano sempre avuto quando dovevano dirgli che una cura sperimentale che aveva provato per guarire dalla sua "malattia" non aveva funzionato. Solo che suo padre aveva quell'aspetto scarmigliato di chi aveva appena preso di corsa una Passaporta per precipitarsi lì. E che Remus non tentava una nuova cura da almeno due anni.

Già l'atteggiamento dei suoi era strano, in più c'era una rivista appoggiata sul tavolo, un tipo di rivista scandalistica che aveva visto spesso nelle mani di qualche studentessa pettegola a scuola, ma mai in casa sua. Non era assolutamente un tipo di oggetto che fosse normale vedere nella sua cucina, anzi.

I suoi genitori avevano smesso di parlare appena lo avevano visto sulla porta della cucina. Da quella distanza, lui ancora non poteva vedere bene la rivista sul tavolo.  Si era fermato, aspettando una spiegazione per quello strano comportamento, ma Alice e John si erano limitati a guardarlo stranamente, e avevano continuato a tacere.

Con un moto di fastidio, Remus era entrato nella stanza e si era seduto sulla sedia di fronte ai suoi, ignorando deliberatamente la rivista per qualche istante. Fino a che, con orrore, non vi aveva buttato un occhio. Ed era impallidito.

Non aveva sbagliato, pur da lontano, a riconoscere di che tipo di giornale fosse quello sul tavolo. Quello che non aveva visto fino a quel momento, era la foto che occupava la copertina, decorata dalla scritta "L'ennesimo scandalo Black" in verde chiaro. La foto era leggermente sfocata, e confusionaria, ma ugualmente lui sapeva, con orrore, di che si trattava.

C'era Sirius in quella foto. E c'era lui. Lo sfondo era quello del locale dove erano stati qualche sera prima, insieme con James e Peter, per un'uscita non esattamente autorizzata durante la settimana che tradizionalmente passavano a casa di James tutti insieme. E lo scandalo non si riferiva certo al fatto che quattro maghi minorenni avessero passato la serata in un locale dove, teoricamente, si poteva entrare solo con la maggiore età.

Il problema, Remus lo sapeva bene, era che purtroppo quell'anno Sirius aveva faticato a strappare ai suoi il permesso di spostarsi da casa anche solo per pochi giorni. E che era riuscito a presentarsi da James solo l'ultima sera della vacanza. E che, la notte in cui era stata scattata quella foto, loro due non si vedevano praticamente da un intero mese. Discrezione, in un locale dove non li conosceva nessuno, tranne gli amici più fidati, non era stata la parola d'ordine. Merda.

I suoi genitori lo fissavano, evidentemente si aspettavano una spiegazione. In un altro momento, davvero, Remus si sarebbe dispiaciuto che dovessero venire a saperlo così. In quel momento era solo arrabbiato, però. Con i suoi, che gli avevano fatto prendere un colpo con il loro atteggiamento da "è successo qualcosa di grave". Con Sirius che si era fatto vedere così poco. Con la sfortuna che aveva voluto che venissero beccati. Con se stesso che, a giudicare dalla foto, si era fatto prendere decisamente troppo dal momento. Quindi non era stato con animo sereno che aveva parlato con i suoi genitori.

La cosa che lo aveva fatto davvero arrabbiare, che gli aveva fatto salire le scale di corsa, con le lacrime agli occhi, era stata la tristezza che aveva visto negli occhi dei suoi. Non rabbia (a quello sarebbe stato preparato), non disgusto (a quello avrebbe potuto rispondere con orgoglio e arroganza), ma pietà. La sottile insinuazione di suo padre, e le parole molto più schiette di sua madre, che cercavano di farlo sentire in colpa per quello. Per quello che era.

-Come se non avessi già abbastanza problemi, Remus- aveva detto sua madre, con le lacrime agli occhi, mentre sfogliava il giornale che si era ripresa, e Remus guardava con orrore le decine di foto in cui lui e Sirius si abbracciavano, si baciavano, si guardavano negli occhi in modo inequivocabile.

Non era lo scandalo a preoccuparli, e in tutta sincerità sarebbe stato quasi meglio. Lo scandalo era qualcosa che riguardava Sirius, che apparteneva ad una famiglia nota, e anche se sicuramente la voce si sarebbe sparsa ad Hogwarts, a lui non importava.

Quello che gli avevano, sottilmente e con affetto in qualche modo, rinfacciato, era la sua incapacità, ancora una volta, di essere quello che loro definivano un ragazzo normale. Quello che tutti definivano un ragazzo normale. Non bastava, secondo i suoi genitori, essere un Lupo Mannaro, con tutti i problemi del caso. Era assolutamente necessario che avesse una storia con il suo migliore amico? Erano preoccupati, per lui, per il suo futuro.

Remus sbuffò in qualche modo ancora più forte, sperando che lo sentissero, anche se era un pensiero infantile. In fondo, era consapevole di non potersi proprio lamentare. Non tanti genitori avrebbero reagito così bene in quella stessa situazione, ne era perfettamente consapevole. Quello che davvero gli dava fastidio era il fatto che affrontassero tutta la questione come se fosse un problema. Be', che si svegliassero, perché non era un problema. Era una cosa bellissima. E se il mondo ne avesse fatto una questione, allora il mondo poteva andare a quel paese, a lui non importava.

Mentre pensava, non si era accorto di aver preso in mano la pergamena su cui aveva appena svolto un difficile problema di Aritmanzia, praticamente distruggendola a furia di strapazzarla tra le mani nervose.

Devo fare qualcosa per questi scatti di rabbia, pensò stancamente. Il suo compito era completamente da rifare, e quel gesto non aveva neanche aiutato a farlo sentire un po' meglio. Cercando di calmarsi, si sedette alla scrivania per tentare, almeno, di distrarsi con i compiti. Studiare lo aveva sempre rilassato, e sperava sinceramente che funzionasse anche quella volta.

Dopo dieci minuti, però, aveva solo disegnato dei circoletti irregolari su una pergamena nuova, sprecandola irrimediabilmente, ed era così arrabbiato che aveva spinto troppo rompendo la sua piuma preferita. Dannazione. Continuava a pensare alla faccia dei suoi genitori, alle foto sul giornale e a cosa sarebbe successo il primo giorno di scuola.

Alla fine, dopo altri dieci minuti in cui le formule del problema che aveva davanti si erano confuse con la sua vita al punto che aveva cominciato a chiedersi se ci fosse una formula che potesse spiegargli perché dovevano capitare tutte a lui, si decise a scrivere a Sirius. Aveva già pensato di farlo, in giornata, e sapeva bene che parlare con lui, anche se lui non era presente, l'avrebbe fatto sentire meglio. Per altro doveva avvisarlo di quello che era successo, altrimenti sarebbe arrivato al primo giorno di scuola completamente impreparato.

Zenith, il gufo di Sirius, era ancora appollaiato sulla grondaia sopra la sua finestra. Era una bestiola intelligente, e sapeva bene che quando veniva mandato a portare un messaggio in quella casa, come era successo quella mattina, gli conveniva aspettare fino a che non fosse pronta una risposta, dal momento che Remus non aveva un gufo suo, e l'alternativa del povero pennuto sarebbe stata fare due viaggi.

Remus tolse dalla borsa di scuola un'altra pergamena, bianca ma un po' rovinata, e si mise a scrivere a Sirius. Poi affidò la lettera a Zenith, che lo guardò come se volesse dirgli qualcosa, ma poi scrollò le spalle in un gesto quasi umano, e partì. Remus lo guardò volare via, verso Londra, e stranamente si sentì sollevato.

 

 


 

Ben ritrovati a tutti! Chiedo scusa se posto con molto ritardo, sto decisamente diventando molto pignola e mi sono fissata su una frase che mi suonava poco... ma adesso siamo qua!
Cosa dire di questo capitolo... che sono curiosa di sapere opinioni sulla reazione dei signori Lupin e su quella di Remus, soprattutto. Troppo tranquilla, troppo poco serena? Troppo? Fatemi sapere!
Nel prossimo capitolo entreremo nella casa di un altro Malandrino... volete provare ad indovinare chi?
E nel frattempo, rispondiamo alle fantastiche recensioni...

Alla prossima!

Serpedoro: Ma ciao! Esordiamo con una nota personale: è una maledizione, vero? Qualunque cosa ne dica Remus. Perché tutte le volte non ci becchiamo nemmeno per errore, accidenti? Comincio a pensare che sia proprio destino beccarsi una volta ogni tanto... comunque veniamo alla recensione, anche se come hai visto ho ritardato ulteriormente...
Sì, mi ricordo la chiacchierata il cui seme produsse questa storia... a pensarci da allora come al solito questa trama ha preso un po' di vita propria, diventando un insieme di spaccati, più che altro...
Ma parliamo di Basil... Intrigante era come lo volevo, mi fa un sacco piacere che tu abbia usato l'aggettivo... è il primo nei miei appunti, lo sai?
Dunque, sulle perplessità che hai avuto... La ragazza di Basil, nonostante lui ne parli appena come se fosse una storia leggera, era a conoscenza di quello che faceva Basil per vivere... in parte perché Basil non sa tenere un segreto nemmeno se ne va della vita, in parte perchè era una cosa piuttosto seria. Ora, questo era nei miei appunti... in effetti, lì è rimasto, perché era una parte della storia di Basil di cui alla fine mi interessava poco. Non ho pensato che senza un chiarimento in merito suonasse strano, ma in effetti è così. Sorry!
I tredici articoli... mmm... penso che mi suonasse solo bene il numero, in realtà! Comunque in effetti sono un po' tantini... ^^ Che ne dici se li dividiamo idealmente su più riviste? ^__-
Per quanto riguarda un eventuale riscatto di Basil, come ti dicevo, ha finito di comparire in prima persona, ma alla fine decisamente non è il più bastardo in questa storia, quindi sì, ha un suo riscatto!
L'incredibile carogna di Bellatrix... Vedrai. C'è dell'altro che la riguarda, e ha appena iniziato a far danni.
(Sirius ringrazia e ha gradito la grattata) Remus... sai come lo vedo, no? Sì che lo sai... Quindi rimarchiamo la sua innegabile attività... anche se in questo caso, con piccoli dettagli. ^__-
Grazie davvero per aver letto e commentato. E' sempre bellissimo parlare con te, lo sai vero? Anche se mi manca dal vivo. (Comunicazione di servizio, fino alla fine della prossima settimana non ci sarò, ma dopo VOGLIO sentirti, sappilo!) Grazie davvero tantissimissimo per tutto (Sì, anche per le gote purpuree...), un bacione a tutta la compagnia (ti abbono il varano, che è meglio), e uno grandissimo a te!

FrancescaAkira89: Ma ciao! E adesso? E adesso vedrai come si svilupperà questo pasticcio... Per ora non è ancora successo nulla! Grazie del commento e un bacione!

Imooto: Ma ciao, era parecchio che non ti sentivo! Come stai? Che mi dici di bello? Sono così contenta che ti sia piaciuto Benjamin! Onestamente mi è molto simpatico nel suo essere odioso... Ma come ti viene il dubbio che non sia Remus che Sirius sta baciando? Certo che è lui, chi altro poteva essere! Mi è riuscita un po' di suspance involontaria? XD No, è che non riuscivo proprio a trovare un sistema per cui Basil lo conoscesse, ma è lui! E che ne dici della sua reazione? E di quella dei suoi genitori? Grazie mille della recensione, e un bacione!

Joy: Ma ciao Joy! Che bella la tua espressione festosa, mi ha fatto un sacco piacere! Anche se poi per l'astinenza mi sa che ho fatto poco, visti i tempi geologici di aggiornamento...
Benjamin Basil... oh, sono così contenta che ti sia piaciuto! Cioè, che lo odi... Cioè che... sia un maledetto opportunista... ok, hai capito cosa intendo, vero? Perché non è facile da spiegare! Comunque mi ha fatto saltellare di gioia che ti sia piaciuta la sua caratterizzazione!
Sono contentissima che ti piaccia come promette la storia, e i guai non sono che iniziati... anche se più le reazioni dei ragazzi, terrei d'occhio quelle dei genitori.
Oh, sono felicissima se ti piace, davvero. E per quanto riguarda l'estate, spero che per quel che ne resta sarò più brava con i tempi di postaggio.
Un bacione grande grande grande. E un grazie altrettanto enorme.

  
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