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Autore: CillyScarlet    15/12/2011    2 recensioni
Ad un certo punto realizzai che continuavo a pensare al suo caso. Perché? Cosa lo rendeva tanto interessante rispetto agli altri psicotici che avevo seguito in passato?
Genere: Generale, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hichigo, Kuchiki Rukia, Kurosaki Ichigo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Seconda seduta: Dissociazione

-Esseri mistici e sconosciuti le cui maschere bianche dalle forme e dalle dimensioni differenti ne nascondevano i volti, le cui tuniche nere tentavano di coprire i corpi visibilmente deformati o addirittura inumani che imperavano, enormi, sopra la città. Un buco, perfettamente circolare trapassava gli esseri all'ipotizzabile bacca dello stomaco. Io, inerme e insignificante li osservavo. Attendevano. “Cosa?” continuavo a domandarmi esasperata dall'attesa di una loro mossa, e loro rimanevano immobili, sembrava stessero aspettando qualcosa, sembrava stessero aspettando me. Finalmente riuscii a muovermi, ma nell'intento di scappare feci più rumore di quanto mi sarei mai aspettata. Si girarono di scatto verso la mia posizione. Si mossero velocemente...-

Mi svegliai di soprassalto sudata e tremante, mi resi conto di essere stata preda di un incubo. Ringrazia il cielo. Qualcosa di strano, però, continuava ad opprimere i miei sensi; guidata da non so quale forza, mi affacciai alla finestra. Forse, anche se inconsciamente, sperai di scorgere qualcosa nell'immensità del cielo.
Non vidi nulla.
Sospirai senza capire se fossi sollevata o delusa dal nulla che filtrava dalla finestra.
Guardai l'ora, erano appena le due e venti, così tornai a letto. Mi riaddormentai poco dopo.

Era ormai passato qualche giorno dal mio primo incontro con lui; avevo praticamente abbandonato gli altri casi per via del mio insano interesse nei confronti di questo, mi giustificai con il mio supervisore spiegando che essendo questo il mio primo paziente ufficiale avrei avuto bisogno di dedicargli più tempo rispetto a quanto non avessi fatto in precedenza. Stranamente acconsentì.
Arrivò il momento della prima vera seduta a scopo diagnostico, oggi l'avrei sottoposto a una serie di esami clinici finalizzati nello scoprire una probabile causa neurologica.
A quell'ora la struttura si riempiva di gente, tra visitatori e dipendenti dello stato, come me. Avevo la sensazione di trovarmi all'interno di una alveare che non ronzava affatto colmo di api assenti e stranamente silenziose; I toni erano bassi e le parole quasi sospirate come se tutti sperassero di non essere ascoltati o addirittura di non essere notati. Questo luogo era ed è tutt'ora pregno di terrore e ansie, pregno di incomprensibili pensieri deliranti e angosciati.

La giornata era appena iniziata e già mi sentivo stanca morta, oppressa dall'idea che mancasse qualcosa all'appello, che quello che sembrasse in realtà non fosse o almeno in parte.
Mi diressi nella corsia numero cinque sita al terzo piano dell'ala ovest, quella in cui si trovava Shirosaki, vidi del movimento inconsueto e sentii delle urla provenire dalla cella numero 13. Non riuscii a distinguere le singole parole, probabilmente non mi concentrai su di esse.
Corsi fino a raggiungere il luogo da cui provenivano le urla, senza rendermene conto spinsi via le infermiere e mi avvicinai al paziente.
Shirosaki era crollato, o meglio, pensai che fosse la sua maschera di ferro ad esserla.
Lo trovai accasciato in un angolo intento a difendersi dai secondini affannati nel tentativo di bloccarlo, lui era sgusciato via ma aveva scelto la parte sbagliata nella quale cercare rifugio.
Li osservava con uno sguardo terrorizzato mentre il suo corpo veniva scosso dai brividi. Scostai le guardie in malo modo e mi avvicinai.
Rimase in silenzio per diverso tempo, con la testa china sulle ginocchia, le mani, le cui dita si erano scarnificate vicendevolmente per via del nervosismo, tenevano strette le gambe in una morsa difensiva ma inutile.
Istintivamente mi chinai e appoggiai la mano sulla sua spalla, mi resi conto successivamente del gesto incauto che feci, ma il fato decise di risparmiarmi. Rimase immobile per interminabili secondi, poi, lentamente, sollevò la testa e mi guardò dritto negli occhi.
Parlò.
“Chi sei? Dove sono?”
Spalancai la bocca incredula, non poteva trattarsi di amnesia, nessuna causa poteva averla scatenata, che mentisse? Quale utilità avrebbe avuto? Eppure non mi sembrava mentisse, gli occhi non mentono.
“Io sono Kuchiki Rukia, la responsabile della tua terapia all'interno della struttura. Ti trovi all'interno di un carcere psichiatrico.” dissi allibita.
Lui rimase di stucco, come se non sapesse nulla di quello che fosse successo. I suoi occhi continuavano a fissarmi spaventati, era davvero inconsapevole.
Disturbo dissociativo di identità, mi dissi. Deduzione logica, ma allora quante personalità sono nascoste nel suo Sé? Quale di queste è quella reale e quale quella fittizia? E soprattutto, cosa aveva scatenato il manifestarsi della seconda personalità?
“Qual'è il tuo nome?”
“Ichigo” rispose.
Hichigo? Non è mai stato documentato un caso in cui le identità distinte assumessero lo stesso nome. Era improbabile che avessi scoperto una nuova tipologia di disturbo. Qualcosa non quadrava.
Ordinai che venisse accompagnato, cosa che sottolineai con foga, nello studio.
Feci in modo che si sedette esattamente di fronte a me, ma questa volta non volli rischiare e permisi ad un ufficiale di rimanere all'interno della stanza.
Iniziai ad osservarlo attentamente finché i suoi occhi non si incrociarono con i miei, credo di essermi imbarazzata. Distolsi lo sguardo immediatamente e mi schiarii la voce prima di parlare.
“Signor Shirosaki, lei afferma di non ricordare nulla di quello che è accaduto. Sa dirmi che giorno è oggi?” Il secondino mi osservò curioso.
Hichigo aggrottò le sopracciglia pensieroso.
“Il 6 dicembre. Comunque sarebbe 'Kurosaki'.” rispose infine
Allora le due personalità non interagiscono tra loro. Quindi lui è un prigioniero di se stesso. Prigioniero in un subconscio spezzato, le cui parti sono indipendenti e inconsapevoli l'una dell'altra.
Oggi è il 14 dicembre.
Fu in quel momento che ebbi la brillante idea di fargli scrivere il suo nome.
Gli porsi un foglio e una penna, lui mi guardò stranito, ma non disse nulla.
“Puoi scrivere il tuo nome su questo foglio?”
Da quel momento mi concentrai e scrissi ogni minimo particolare della sua personalità e del suo modo di stare.
Era destrorso e impugnava la penna appoggiandola sulla falange distale del dito medio per poi tenerla salda tra il pollice e l'indice, il suo modo di essere seduto era particolarmente composto e la schiena dritta. Tipica postura di chi è abituato a studiare.
Quando mi rese il foglio notai prima di tutto che il suo nome era scritto senza l'h iniziale e che quindi, nonostante si pronunciassero allo stesso modo, non era lo stesso, ma cosa più importante, il cognome era differente, anzi erano la nemesi l'uno dell'altro.
Shirosaki e Kurosaki, in giapponese shiro e kuro si riferiscono al bianco e al nero, i colori che, per antonomasia, posseggono il contrasto maggiore, che secondo le religioni e le superstizioni si riferiscono alla luce e all'oscurità, al bene e al male. Se fossi stata una credente mi sarei domandata quale dei due è il male e quale il bene, ma sono una donna di scienza e so perfettamente che ogni uomo è fatto di luci ed ombre.
“Mi scusi, ma io ancora non conosco il motivo per il quale sono qui.” disse facendomi cambiare punto focale.
Non risposi, ma cambiai discorso.
“Ti è mai capitato di svegliarti in luoghi a te sconosciuti senza sapere come hai fatto ad arrivarci?”
“Sì”
“E ti sei mai accorto di un rumore o una immagine particolare che senti o vedi quando ti stai per svegliare?” cercai di capire cosa avesse scatenato il suo manifestarsi.
“No, ma non ha ancora risposto alla mia domanda. Per quale motivo mi trovo qui?” rispose con un tono lievemente irritato.
Decisi di rispondergli nel modo più chiaro possibile.
“Sei qui perché hai ucciso un membro del partito laburista scozzese e hai anche affermato di provenire da un luogo inesistente, mandato per salvare l'umanità dalla presenza malevola di un essere altrettanto fantasioso che hai identificato in un membro del nostro governo.” Mi fermai e presi un respiro profondo, lui non disse una parola.
“O meglio una parte di te stesso l'ha fatto. La tua personalità è divisa in più parti evidentemente non comunicanti, purtroppo ancora non sono in gradi di dirti esattamente quante. Per ora, quelle che si sono mostrate, sono due.”
Mi accorsi di un particolare al quale prima non avevo fatto caso, la sua voce era molto più profonda, il tono più grave e i termini da lui utilizzati molto più consoni alla situazione.
Rimasi a lungo ad osservare i suo movimenti e a cercare di capire ciò che pensasse, mentre la mia mente iniziò a riempirsi di domande. A quel punto mi resi conto che il problema principale non era la psicosi in se, ma il fatto che ne soffrisse solo ed esclusivamente una parte del suo sé, mentre l'altra sembrasse perfettamente lucida ed equilibrata. La situazione aveva preso una piega decisamente complessa, interessante ed inaspettata.


Note dell'autrice: con questo capitolo entriamo finalmente nel punto della storia, anche se ci saranno ancora molti colpi di scena XD. Ringrazio miciuzumachi e Chidori_ per aver commentato questo mio delirio, ringrazio tutti coloro che hanno messo la storia nei preferiti, nei ricordati e nei seguiti, ma soprattutto mi scuso per aver aggiornato in mega ritardo... purtroppo sono fatta male e di conseguenza lo sono anche le mie tempistiche! Ah, ci tengo a precisare che riferimenti a fatti, cose e persone è puramente casuale e che i personaggi di questa fiction sono di proprietà di Tite Kubo. Detto questo, come al solito, "spero che possiate trovare la lettura piacevole almeno quanto abbia trovato piacevole io scriverla" [autocitazione].
Buona Lettura.
Cilly!

  
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