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Autore: Lisbeth17    15/12/2011    4 recensioni
Una preparazione fuori dall’ordinario, e un cognome scomodo, una ragazza entra nella squadra.
“Zio, vorrei davvero provare ad entrare al FBI, sai quanto mi interessi e quanto fin da piccola volessi farlo..”
“E’ pericoloso però, e poi hai una brillante carriera accademica davanti, perché privartene, per fare un lavoro sottopagato e raramente apprezzato?"
“Dici così solo perché sei preoccupato, comunque io non sono venuta qui per chiederti il permesso.”
"La metti su questo piano, signorina? Sai, se volessi potrei farti entrare oppure non farti entrare mai, neanche in accademia.”
“Io vorrei che tu non interferissi in alcun modo.”
“Sei testarda. Allora che cosa dovrei fare io?”
“Dimmi in bocca al lupo e non interferire in alcun modo con me, facciamo finta che io non sia tua nipote.”
“Potrei aprirti un sacco di porte però.. Un lavoro al FBI, magari amministrativo di livello..”
“Ed io mi sarei laureata in Neurochirurgia, con una specializzazione in Neuropsichiatria e con un master in Neuroscienze per una vita da ufficio dietro una scrivania?”
Scandì il suo nome per intero con pronuncia italiana: “Caterina Elettra Rossi Parker dove vorresti arrivare?”
“Se ci riesco da sola, all’Unità di Analisi Comportamentale.” Disse tutto di un fiato.
“Ed io che cosa dovrei fare?”
“Fare finta che io non esista, fai come se non mi conoscessi.
Voglio riuscirci da sola, non perché sono la nipote di David Rossi.”
Alla fine acconsentì e disse “Va bene.” E l’abbracciò forte, fiero di lei.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Spencer Reid, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa è la prima FF su Criminal Minds, non so bene che cosa succederà, ma sto seguendo  uno strana voglia di scrivere alla quale sto dando libero sfogo e spero che questa storia vi piaccia ora vi lascio e buona lettura..




Copertina



..‘Vieni ti porto nella favola mia!!!’..

 

 

Non poteva crederci finalmente stava per accarezzare il suo sogno, ricordava ancora suo zio, quando da piccola lui sempre così elegante e distinto la  prendeva sulle ginocchia e le faceva giocare al cavalluccio, temeva sempre di cadere, ma lui la riprendeva sempre; e quando suo fratello la spaventava parlandole dell’uomo nero lui la consolava dicendo che lui acchiappava l’uomo nero e lo arrestava, quasi sempre diceva, ma lei si sentiva già più tranquilla, era sempre stato il suo eroe.

Non gli aveva mai chiesto aiuto, il college, l’università, la specializzazione lì aveva sempre affrontati da sola, senza mai chiedere niente a nessuno, si era molto confrontata con suo zio in tutte le scelte fatte, era la cosa più vicina ad un padre che aveva ed in più lo stimava profondamente, quando decise di provare ad entrare nel FBI, chiedere il suo parere, fu naturale per lei. Ricordava ancora la loro conversazione..

“Zio, io vorrei davvero provare ad entrare al FBI, sai quanto mi interessi e quanto fin da piccola volessi farlo..”

“E’ pericoloso però, e poi hai una brillante carriera accademica davanti, perché privartene, per fare un lavoro sottopagato e raramente apprezzato.”

“Dici così solo perché sei preoccupato, comunque io non sono qui per chiederti il permesso.”

“Adesso la metti su questo piano signorina? Sai che se volessi potrei farti entrare oppure non farti entrare mai, neanche in accademia.”

“Io vorrei che tu non interferissi in alcuno modo.”

“Sei testarda. Che cosa devo fare allora io?”

“Dimmi in bocca al lupo e non interferire in alcun modo con me, facciamo finta che non sono tua nipote.”

“Potrei aprirti un sacco di porte però.. Un lavoro al FBI, magari amministrativo di livello..”

“Ed io mi sarei laureata in Neurochirurgia con una specializzazione in Neuropsichiatria e con un master in Neuroscienze per una vita in ufficio dietro una scrivania?”

Scandii il suo nome per intero con la pronuncia italiana: “Caterina Elettra Rossi Parker dove vuoi arrivare?”

“Se ci riesco da sola all’Unità di Analisi Comportamentale.” Disse tutto di un fiato.

“Ed io che dovrei fare?”

“Fare finta che io non esisto, fai come se non mi conoscessi.

Se ci riesco voglio riuscirci da sola, non perché sono la nipote di David Rossi.”

Alla fine acconsentì e disse “Va bene.” E l’abbracciò forte, fiero di lei.

 

Malgrado il suo fisico così estremamente femminile, superò egregiamente l’accademia, ottenne immediatamente l’abilitazione all’uso della pistola, e molti dipartimenti interni l’avrebbero voluta come loro agente, ma lei aveva espresso la sua preferenza, per la BAU.

Quel giorno aveva il colloquio, prima un incontro preliminare con Erin Strauss, Aaron Hotchner, David Rossi e Sam Cooper e poi avrebbe sostenuto un colloquio con alcuni agenti scelti, sarebbero stati quattro; non aveva capito bene il perché di tutta quella agente ad un colloquio solo, ma si disse che in fondo andava bene così.

Non poteva crederci forse sarebbe davvero riuscita a coronare il suo sogno.

 

Un'altra casa, quella stessa notte

Quella notte era stata un inferno,non riuscì a dormire, come chiudeva gli occhi fitte atroci gli spaccavano la testa, quello era un periodo pessimo per le sue emicranie, probabilmente i continui spostamenti e il cambio di fuso orario influivano negativamente su di lui.

Quella mattina poi era particolarmente indaffarato insieme con Derek avrebbe dovuto fare un colloquio ad una nuova agente che aveva fatto richiesta per entrare nell’unità, di solito se ne occupava Rossi ma a quanto pare stavolta non poteva, e in più al colloquio avrebbero partecipato anche Jonathan Simms e Beth Griffith, non capiva davvero tutto questo interesse nei confronti della nuova recluta.

Si fece una doccia velocemente e mentre si beveva il caffè rilesse il curriculum della ragazza anche se lo conosceva già a memoria, laureata in Neuropsichiatria un master in Neuroscienza e poi all’accademia era risultata sempre una delle prime in tutti i corsi, ancora prima di avere un distintivo fu abilitata all’uso dell’armi, si ricordò quanto ci aveva messo lui ad ottenere una pistola, sparare non era per lui.

Si chiese perché Hotch e Rossi pensavano di inserire un nuovo elemento, in fondo era tornata JJ ed anche Emily, la squadra era al completo, loro stavano bene così, per quanto la presenza di Ashley gli avesse fatto piacere aveva visto quanto per quella squadra fosse difficile inserire un nuovo elemento.

Senza soffermarsi ulteriormente su quei pensieri,  prese la sua fidata tracolla si mise gli occhiali da sole e uscì di casa.

 

Quantico

Arrivata a Quantico, si soffermò a guardare l’ingresso di quell’edificio, sentiva il timore cominciare a salirle lungo la schiena fece un profondo respiro e si disse che, comunque fosse andata quella giornata era fortunata, era riuscita ad ottenere un colloquio che è molto più di quello che alcuni si aspettavano da lei, poi aveva sempre la medicina, aveva fatto bene a continuare a fare dei turni in ospedale, si era tenuta una porta aperta, e poi sapeva che il suo vecchio mentore l’avrebbe accolta a braccia aperte se solo lei gli avesse dato la sua totale disponibilità, non smetteva di chiamarla ancora quando aveva delle operazioni interessanti, come per esempio quella sera, comunque fossero andate le cose, lei quella sera avrebbe dovuto assistere il Dottor Jensen in un delicato intervento sul cervello di un uomo, quindi quella sarebbe stata certamente una grande giornata.

 

Sentì una mano sulla spalla, si girò e vide quel sorriso caldo e accogliente, lo sapeva che lui era fiero di lei, glielo si leggeva in faccia.

David Rossi:”Sei pronta?”

Lei annuì sicura.

David Rossi: “Allora adesso si comincia.” Entrarono insieme in quel grande edificio.

 

Il colloquio con la Strauss fu breve, poche domande, principalmente su i suoi studi e sulle sue competenze in campo medico, e sul perché volesse entrare nell’Unità Analisi Comportamentale, lei non tentennò mai, quella donna aveva un tono insopportabile, sembrava infastidita dalla sua presenza ma ancora di più lo era per la presenza di quei due agenti supervisori in fondo alla stanza, non dissero una parola si limitarono ad ascoltare.

 

Quando il primo interrogatorio finì, l’agente Hotchner l’accompagnò in una sala riunioni, dove altri quattro agenti erano seduti ad aspettarla, si chiese se fosse sempre così per tutti, o se la fortunata era solo lei, la signora Strauss e gli agenti supervisori sapevano bene che era la nipote di David Rossi, ormai erano arrivati ad un punto dove non potevano più omettere quel particolare, anche perché suo zio aveva dovuto farsi da parte e lasciar valutare a qualcun altro se lei potesse entrare in quella squadra, o in una qualsiasi della BAU.

 

I quattro agenti nella stanza si coordinarono prima dell’arrivo della ragazza, avevano deciso di fare il colloquio nella sala riunioni, avevano deciso inoltre di mettere alcune foto di scene del crimine sulle lavagne, per valutare le sue reazioni, decisero che avrebbe cominciato Derek a farle qualche domanda, e poi uno alla volta sarebbero intervenuti, Spencer non amava fare i colloqui soprattutto a persone giovani come lui, tendevano a non prenderlo sul serio, lui preferiva osservare e fare le sue valutazioni.

 

Non si aspettò di saltare sulla sedia, di solito gli agenti operativi, specialmente le donne non erano belle, nella loro squadra venivano considerati tra i più fortunati per la presenza di JJ e Emily, ma quella ragazza era un'altra storia, nel suo completo scuro era elegante, i suoi capelli castani le cadevano morbidi lungo le spalle e andavano ad incorniciare un viso delicato e due profondi occhi grigi-azzurri-verdi, non riusciva a coglierne il colore.. Poteva perdersi in quegli occhi, sapeva di averli già visti, ma dove, non riusciva a ricordarselo.

 

La giornata cominciava bene al Dottor Spencer Reid sfuggivano le cose.

 

Le danze erano aperte.

 

Si accomodò sulla sedia che veniva indicata, notò immediatamente che alcune lavagne erano state arricchite dalle foto di alcune scene del crimine, alcune le riconobbe perfino, le aveva studiate, la stavano mettendo alla prova si presento chinando lievemente il capo

“Katherine Electra Parker, piacere” omise Rossi, non c’era il suo cognome in nessun modulo fornito al FBI.

I quattro agenti si presentarono.

“Beth Griffith”, una donna piccola con due occhi pieni di consapevolezza e forza, rimase affascinata da lei.

“Derek Morgan”, un tipico maschio alfa, in effetti definirlo così era un po’ riduttivo, era un uomo bellissimo con due occhi profondi che sembrava ti scavassero dentro.

“Jonathan Simms”, un uomo tutt’altro che banale, guardandolo negli occhi vi trovavi riflessa una profonda conoscenza del mondo.

Ed infine il “Dottor Spencer Reid”, troppo giovane per quel posto, i suoi occhi nocciola erano splendidi potevano raccontare una meravigliosa storia, c’era da perdersi in quegli occhi, ma Katherine, ridestatasi da quelle strane sensazioni, non poté non notare alcune strani movimenti delle palpebre, quel ragazzo soffriva di emicranie.

 

Il colloquio non durò molto la incalzarono di domande, non avrebbe saputo ripetere tutto quello che si erano detti, si era lasciata andare, aveva seguito il suo istinti, la maggior parte delle risposte date non erano frutto di un ragionamento. Quando Beth le chiese perché voleva fare quel lavoro, non riuscì a trattenersi, come aveva fatto con la Strauss propinandole una serie di concetti da manuale, ma rispose con la pancia, così di getto, sentendo di non poter omettere in quel momento.

“Perché è quello che sento di dover fare, è il mio posto nel mondo, sto parlando di emozioni e sensazioni che nessuno scienziato può provare, ma questo è il posto al quale penso di appartenere”

Spencer allora le chiese: “Perché la laurea in medicina? Un diverso percorso di studi avrebbe potuto facilitarla.”

Katherine fissò i suoi occhi in quelli del ragazzo e disse ”Volevo conoscere profondamente la mente umana, fisicamente e psicologicamente, cogliere il limite del corpo per capire dove inizia la Persona, alcuni la chiamano Anima, io la considero l’Essenza di una persona.”

 

Il colloquio finì presto, gli agenti si allontanarono Katherine rimase sola in quella stanza, quando guardò l’orologio erano già le 5 P.M. doveva scappare assolutamente un intervento di almeno 8 ore l’attendeva, doveva scappare, prese un foglio e cominciò a scrivere:

Un impegno inderogabile mi costringe ad allontanarmi, scusatemi tanto.

Sarò irreperibile nelle prossime ore.

Arrivederci

Katherine Electra Parker”

 

Uscendo di corsa dalla stanza, si scontrò con qualcuno:

 

Katherine:”Mi scusi, tutto a posto?” Alzò gli occhi e si trovo di fronte al Dottor Reid, nello scontro gli era caduta una tazza di caffè che si era rovesciato sulla moquette.

Reid “Si si, tutto a posto. Ma c’è qualche problema agente Parker?” disse guardandola incuriosito.

Katherine: “Io  devo proprio andare, ho un impegno e non posso tardare, scusatemi”

Reid ”Ma  signorina qui si parla di lei, del suo futuro, del suo probabile inserimento in un team federale..”

Katherine: “Lo so ma devo andare” disse decisa, soffermandosi per un altro istante in quei profondi occhi nocciola aggiunse “Dottor Reid le consiglio di utilizzare un paio di occhiali come questi” e tiro fuori dalla borsa degli occhiali non graduati dalle lenti gialle “e cerchi di dormire con una fascia sulla testa, che costringa leggermente i vasi sanguigni, e le consiglio vivamente di ridurre i caffè, anzi provi a passare al decaffeinato.”

Reid la guardò basito ”Di cosa sta parlando?”

Katherine: “Della sua emicrania, arrivederci a presto e segua i miei consigli”

Reid prese gli occhiali che lei gli stava porgendo.

Katherine allontanandosi aggiunse: “Ah potrebbe dire a David che lo chiamerò appena posso, gli dica solo che sono in sala operatoria, di nuovo arrivederci”

 

E scappò via come un fulmine.

 

Reid era ancora scosso quando gli passò accato Rossi:

David: “Tutto bene Reid?”

Reid :”Credo di si, l’agente Parker è appena andata via, mi ha detto di dirti che ti avrebbe chiamato più tardi, è in sala operatoria.”

David: “Cosa? E’ andata via, piccola ragazzina impertinente si brucia la sua unica possibilità per un intervento, ma prima o poi mi sentirà”

 

A Spencer parse che Rossi stesse parlando da solo, più che con lui, decise di tornare alla riunione e rinunciò al caffè per quella sera.

 

La decisione era stata presa l’agente Parker avrebbe fatto parte dell’Unità Analisi Comportamentale, per il momento avrebbe iniziato con la squadra di Hotch, ma Cooper avrebbe potuto richiedere la sua presenza e avrebbe concordato il tutto direttamente con Hotch.

Rossi si fece carico di comunicarle queste informazioni, insieme con Spencer avevano deciso di omettere al resto dei partecipanti alla riunione che lei si era allontanata.

Per quella sera era tutto Parker avrebbe iniziato fra un paio di giorni, erano tutti liberi di andare a casa per quella sera era tutto.

Rossi si avvicinò a Reid, che quel pomeriggio aveva deciso di indossare degli strani occhiali con le lenti gialle, dicendogli: “Ci vediamo domani spero di rintracciare quella ragazza prima che qualcun altro scopra che se ne è andata, credo che Hotch non apprezzerebbe.

Reid: “Questo lo penso anche io. Buona serata.”

 

Reid pensieroso si diresse verso l’ufficio di Garcia sperando di trovarla ancora lì, bussò piano: “Posso?”

Penelope: “Se sei venuto per conoscere il Sapere,  benvenuto nel mio regno.” Voltandosi verso il giovane Reid aggiunse “ehi genio, sei molto sexy con quegli occhiali..”

Reid arrossì immediatamente e disse ”avrei bisogno di trovare una persona, un medico lavora in qualche ospedale qui a Washington, è la dottoressa Katherine Electra Parker.”

Penelope cominciò subito a scrivere “Sai che non è propriamente legale trovare una persona così vero? Ma per il mio super genio questo e altro..”

Cominciando a leggere i dati sullo schermo disse: “Allora a me risulta al Washington Hospital la Dottoressa Katherine Electra Parker Rossi, potrebbe essere lei?” e sullo schermo comparve il tesserino dell’ospedale di  Katherine.

Reid disse subito: “Si è lei. Grazie Garcia e fece per andarsene..”

Penelope”Alt alt alt, dove credi di andare, ma non è la nuova agente?”

Reid cercando disperatamente di non arrossire disse: “Si, volevo solo sapere in quale ospedale aveva lavorato..”

Penelope comincio ad annuire: “Va bene genietto per stavolta passi, cominci a mentire con più convinzione, ma Derek non te l’avrebbe fatta passare..”

Reid arrossì velocemente annuì e cercò di uscire di lì il più velocemente possibile.

 

Al banco informazioni gli avevano detto esattamente da quale sala operatoria sarebbe uscita la dottoressa Parker, si sedette li fuori su una sedia e cominciò a leggere un libro enorme, dopo oltre 3 ore le porte si aprirono, notò che alcune persone si dirigevano verso un medico più anziano le cose dovevano essere andate bene, ci furono molti abbracci poi, i due medici si allontanarono, Spencer la vide togliersi la cuffietta con un gesto stanco, gli occhi erano molto rossi, sembrava veramente distrutta, la vide poi illuminarsi mentre incominciava a camminare nella sua direzione.

 

Katherine: “Dottor Reid, buonasera o buongiorno, credo, posso esserle utile in qualche modo?”

Reid disse: “Buongiorno. Volevo solo dirle..”

Lei lo interruppe con un gesto della mano:”possiamo darci del tu?”

Spencer:“Certo, Katherine”

Katherine: “Cosa volevi dirmi? Ti dispiace però se usciamo di qui.. Ho bisogno di un po’ d’aria..”

Spencer la seguì fuori dell’ospedale, cominciarono a passeggiare in un piccolo giardino..

Katherine ruppe il silenzio dicendo: “Ti stanno bene i miei occhiali. Vedo che adesso sbatti meno le palpebre, va meglio?” Gli chiese dolcemente

Reid: “In effetti si, io ero venuto per dirti che sei entrata nella nostra squadra, all’occorrenza lavorerai anche con Cooper, era tempo che non si litigavano una recluta Hotch e Cooper. ”

Katherine: “Davvero, grazie mille.” Disse abbracciandolo, Reid rispose goffamente a quell’abbraccio, quando Katherine si scostò lui aggiunse: “Volevo dirti anche che Rossi ti cerca, non era molto felice che tu avessi lasciato l’edificio”

“Mi ucciderà, stavolta l’ho fatta grossa..Ma era un intervento importante, forse il mio ultimo intervento, avevo promesso che ci sarei stata, il Dottor Jensen ci teneva molto, sai abbiamo rimosso un tumore dalla testa di quell’uomo, io dovevo venire qui..”

Parlava talmente tanto velocemente, che Reid quasi faticava a starle dietro, le poggiò le mani sulle spalle dicendole: “Non sono sicuro di aver capito tutto quello che hai detto, ma credo che Rossi capirà, ora però credo che tu debba riposare.”

Katherine: ”Quando si comincia lì al BAU?”

Reid guardando l’orologio disse: “Domani mattina, direi a questo punto visto che sono le sei.”

Katherine: “E tu non hai dormito? Ma non devi andare a lavorare? Sei rimasto qui tutto il tempo?”

 

Reid si soffermò a pensare un momento a quello che aveva fatto, era la prima volta che si comportava in quel modo, il suo istinto l’aveva portato in quell’ospedale ad aspettare che quella sconosciuta uscisse da una sala operatoria solo per dirle, che sarebbe entrata nella squadra e che Rossi era arrabbiato con lui, sentiva solo di dover rimanere lì per parlare con lei, erano sensazioni nuove per lui. Ci mise molto per rispondere, era rimasto senza parole.

Reid: “Oggi è domenica e salvo casi particolari non si lavora. Posso chiederti come conosci Rossi?” quella domanda era scappata fuori senza che lui potesse far niente per controllarla, era curioso si disse.

 

Katherine era imbarazzata temeva che quella storia sarebbe uscita fuori prima o poi, sperava più poi, ma poi facendo un grosso respiro cominciò a parlare alla velocità della luce: “Ti prego non farti una cattiva idea di me ancor prima di conoscermi , David è mio zio, io per riuscire ad entrare nel FBI ho tolto Rossi dal mio cognome e sono arrivata fino alla vostra squadra, da sola, credimi.“

 

Reid era spiazzato, non si era fatto una sua idea precisa, ma quando Garcia aveva letto il suo cognome per intero, aveva storto le labbra, ma ora stranamente si sentiva sollevato. “Ti credo, non ti preoccupare, non dimenticare che c’ero anche io al tuo colloquio e se non fossi stata adatta non saresti nemmeno riuscita a farlo.”

 

Sulle labbra di Katherine nacque un enorme sorriso e si perse per un attimo in quegli occhi caldi che la fissavano intensamente.

 

Il suo cercapersone cominciò a squillare interrompendo quel contatto, Katherine si destò da quel contatto e vide che la cercava.

 

Reid: “Katherine, se devi andare vai, non voglio trattenerti, tanto noi ci vediamo domani.”

Katherine: “Chiamami Kat, in effetti si dovrei andare, devo sistemare dei post-operatori e dire al mio mentore che cambio mestiere, credo che sarà una lunga giornata..”

 

Reid accarezzandole una spalla disse: “Capisco, ma sono sicuro che andrà tutto bene, cerca però di riposarti, a domani Kat.”

 

Si allontanò salutandola con la mano, lei era scossa, non conosceva affatto quel ragazzo ma si sentiva bene in sua compagnia, si passò una mano tra i capelli fece un lungo sospiro e tornò dentro l’ospedale, per terminare il suo ultimo giorno lì.

 

 

Dietro un albero un signore distinto rideva di gusto.

 

David si era alzato presto, sapeva che avrebbe trovato suo nipote in ospedale e voleva farle una bella ramanzina, mentre stava per entrare in ospedale, la vide uscire con Spencer Reid, li guardò parlare per tutto il tempo quando il cercapersone di lei aveva interrotto le loro chiacchiere, vide Spencer allontanarsi e sua nipote rientrare in ospedale, era stanca si vedeva ma sembrava felice.

 

Scoppiò a ridere da solo, all’alba, all’ingresso di un ospedale.

 

Sapeva quanto fosse bella sua nipote e sapeva che avrebbe dovuto in qualche modo, tenere a bada Derek, ma Reid, lui non l’aveva mai considerato un problema, quel ragazzo sembrava su un altro pianeta, quando si parlava di donne, invece oggi l’aveva visto completamente diverso, sembrava sicuro, sembrava che non stesse pensando, decise di fare finta di niente, voleva vedere come si sarebbero sviluppate le cose.

 

Entrò in ospedale per cercare sua nipote e farle una ramanzina.

 

 

Allora che mi dite? che ne pensate?

è tutto ancora molto in fieri?

Spero solo di non avervi annoiato..

Al prox capitolo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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