Questa è la prima FF su Criminal Minds, non so bene che cosa succederà, ma sto seguendo uno strana voglia di scrivere alla quale sto dando libero sfogo e spero che questa storia vi piaccia ora vi lascio e buona lettura..
..‘Vieni ti porto nella favola
mia!!!’..
Non poteva crederci finalmente stava
per accarezzare il suo sogno, ricordava ancora suo zio, quando da piccola lui
sempre così elegante e distinto la prendeva sulle ginocchia e le faceva
giocare al cavalluccio, temeva sempre di cadere, ma lui la riprendeva sempre; e
quando suo fratello la spaventava parlandole dell’uomo nero lui la consolava
dicendo che lui acchiappava l’uomo nero e lo arrestava, quasi sempre diceva, ma
lei si sentiva già più tranquilla, era sempre stato il suo
eroe.
Non gli aveva mai chiesto aiuto, il
college, l’università, la specializzazione lì aveva sempre affrontati da sola,
senza mai chiedere niente a nessuno, si era molto confrontata con suo zio in
tutte le scelte fatte, era la cosa più vicina ad un padre che aveva ed in più lo
stimava profondamente, quando decise di provare ad entrare nel FBI, chiedere il
suo parere, fu naturale per lei. Ricordava ancora la loro
conversazione..
“Zio,
io vorrei davvero provare ad entrare al FBI, sai quanto mi interessi e quanto
fin da piccola volessi farlo..”
“E’
pericoloso però, e poi hai una brillante carriera accademica davanti, perché
privartene, per fare un lavoro sottopagato e raramente
apprezzato.”
“Dici
così solo perché sei preoccupato, comunque io non sono qui per chiederti il
permesso.”
“Adesso
la metti su questo piano signorina? Sai che se volessi potrei farti entrare
oppure non farti entrare mai, neanche in accademia.”
“Io
vorrei che tu non interferissi in alcuno modo.”
“Sei
testarda. Che cosa devo fare allora io?”
“Dimmi
in bocca al lupo e non interferire in alcun modo con me, facciamo finta che non
sono tua nipote.”
“Potrei
aprirti un sacco di porte però.. Un lavoro al FBI, magari amministrativo di
livello..”
“Ed
io mi sarei laureata in Neurochirurgia con una specializzazione in
Neuropsichiatria e con un master in Neuroscienze per una vita in ufficio dietro
una scrivania?”
Scandii
il suo nome per intero con la pronuncia italiana: “Caterina Elettra Rossi Parker
dove vuoi arrivare?”
“Se
ci riesco da sola all’Unità di Analisi Comportamentale.” Disse tutto di un
fiato.
“Ed
io che dovrei fare?”
“Fare
finta che io non esisto, fai come se non mi conoscessi.
Se
ci riesco voglio riuscirci da sola, non perché sono la nipote di David
Rossi.”
Alla
fine acconsentì e disse “Va bene.” E l’abbracciò forte, fiero di
lei.
Malgrado il suo fisico così
estremamente femminile, superò egregiamente l’accademia, ottenne immediatamente
l’abilitazione all’uso della pistola, e molti dipartimenti interni l’avrebbero
voluta come loro agente, ma lei aveva espresso la sua preferenza, per la
BAU.
Quel giorno aveva il colloquio, prima
un incontro preliminare con Erin Strauss, Aaron Hotchner, David Rossi e Sam
Cooper e poi avrebbe sostenuto un colloquio con alcuni agenti scelti, sarebbero
stati quattro; non aveva capito bene il perché di tutta quella agente ad un
colloquio solo, ma si disse che in fondo andava bene così.
Non poteva crederci forse sarebbe
davvero riuscita a coronare il suo sogno.
Un'altra casa, quella stessa
notte
Quella notte era stata un inferno,non
riuscì a dormire, come chiudeva gli occhi fitte atroci gli spaccavano la testa,
quello era un periodo pessimo per le sue emicranie, probabilmente i continui
spostamenti e il cambio di fuso orario influivano negativamente su di
lui.
Quella mattina poi era particolarmente
indaffarato insieme con Derek avrebbe dovuto fare un colloquio ad una nuova
agente che aveva fatto richiesta per entrare nell’unità, di solito se ne
occupava Rossi ma a quanto pare stavolta non poteva, e in più al colloquio
avrebbero partecipato anche Jonathan Simms e Beth Griffith, non capiva davvero
tutto questo interesse nei confronti della nuova recluta.
Si fece una doccia velocemente e
mentre si beveva il caffè rilesse il curriculum della ragazza anche se lo
conosceva già a memoria, laureata in Neuropsichiatria un master in Neuroscienza
e poi all’accademia era risultata sempre una delle prime in tutti i corsi,
ancora prima di avere un distintivo fu abilitata all’uso dell’armi, si ricordò
quanto ci aveva messo lui ad ottenere una pistola, sparare non era per
lui.
Si chiese perché Hotch e Rossi
pensavano di inserire un nuovo elemento, in fondo era tornata JJ ed anche Emily,
la squadra era al completo, loro stavano bene così, per quanto la presenza di
Ashley gli avesse fatto piacere aveva visto quanto per quella squadra fosse
difficile inserire un nuovo elemento.
Senza soffermarsi ulteriormente su
quei pensieri, prese la sua fidata
tracolla si mise gli occhiali da sole e uscì di casa.
Quantico
Arrivata a Quantico, si soffermò a
guardare l’ingresso di quell’edificio, sentiva il timore cominciare a salirle
lungo la schiena fece un profondo respiro e si disse che, comunque fosse andata
quella giornata era fortunata, era riuscita ad ottenere un colloquio che è molto
più di quello che alcuni si aspettavano da lei, poi aveva sempre la medicina,
aveva fatto bene a continuare a fare dei turni in ospedale, si era tenuta una
porta aperta, e poi sapeva che il suo vecchio mentore l’avrebbe accolta a
braccia aperte se solo lei gli avesse dato la sua totale disponibilità, non
smetteva di chiamarla ancora quando aveva delle operazioni interessanti, come
per esempio quella sera, comunque fossero andate le cose, lei quella sera
avrebbe dovuto assistere il Dottor Jensen in un delicato intervento sul cervello
di un uomo, quindi quella sarebbe stata certamente una grande
giornata.
Sentì una mano sulla spalla, si girò e
vide quel sorriso caldo e accogliente, lo sapeva che lui era fiero di lei,
glielo si leggeva in faccia.
David Rossi:”Sei pronta?”
Lei annuì
sicura.
David Rossi: “Allora adesso si comincia.” Entrarono
insieme in quel grande edificio.
Il colloquio con la Strauss fu breve,
poche domande, principalmente su i suoi studi e sulle sue competenze in campo
medico, e sul perché volesse entrare nell’Unità Analisi Comportamentale, lei non
tentennò mai, quella donna aveva un tono insopportabile, sembrava infastidita
dalla sua presenza ma ancora di più lo era per la presenza di quei due agenti
supervisori in fondo alla stanza, non dissero una parola si limitarono ad
ascoltare.
Quando il primo interrogatorio finì,
l’agente Hotchner l’accompagnò in una sala riunioni, dove altri quattro agenti
erano seduti ad aspettarla, si chiese se fosse sempre così per tutti, o se la
fortunata era solo lei, la signora Strauss e gli agenti supervisori sapevano
bene che era la nipote di David Rossi, ormai erano arrivati ad un punto dove non
potevano più omettere quel particolare, anche perché suo zio aveva dovuto farsi
da parte e lasciar valutare a qualcun altro se lei potesse entrare in quella
squadra, o in una qualsiasi della BAU.
I quattro agenti nella stanza si
coordinarono prima dell’arrivo della ragazza, avevano deciso di fare il
colloquio nella sala riunioni, avevano deciso inoltre di mettere alcune foto di
scene del crimine sulle lavagne, per valutare le sue reazioni, decisero che
avrebbe cominciato Derek a farle qualche domanda, e poi uno alla volta sarebbero
intervenuti, Spencer non amava fare i colloqui soprattutto a persone giovani
come lui, tendevano a non prenderlo sul serio, lui preferiva osservare e fare le
sue valutazioni.
Non si aspettò di saltare sulla sedia,
di solito gli agenti operativi, specialmente le donne non erano belle, nella
loro squadra venivano considerati tra i più fortunati per la presenza di JJ e
Emily, ma quella ragazza era un'altra storia, nel suo completo scuro era
elegante, i suoi capelli castani le cadevano morbidi lungo le spalle e andavano
ad incorniciare un viso delicato e due profondi occhi grigi-azzurri-verdi, non
riusciva a coglierne il colore.. Poteva perdersi in quegli occhi, sapeva di
averli già visti, ma dove, non riusciva a ricordarselo.
La giornata cominciava bene al Dottor
Spencer Reid sfuggivano le cose.
Le danze erano
aperte.
Si accomodò sulla sedia che veniva
indicata, notò immediatamente che alcune lavagne erano state arricchite dalle
foto di alcune scene del crimine, alcune le riconobbe perfino, le aveva
studiate, la stavano mettendo alla prova si presento chinando lievemente il
capo
“Katherine Electra Parker,
piacere” omise Rossi,
non c’era il suo cognome in nessun modulo fornito al FBI.
I quattro agenti si
presentarono.
“Beth Griffith”, una donna piccola con due occhi
pieni di consapevolezza e forza, rimase affascinata da
lei.
“Derek Morgan”, un tipico maschio alfa, in effetti
definirlo così era un po’ riduttivo, era un uomo bellissimo con due occhi
profondi che sembrava ti scavassero dentro.
“Jonathan Simms”, un uomo tutt’altro che banale,
guardandolo negli occhi vi trovavi riflessa una profonda conoscenza del
mondo.
Ed infine il “Dottor Spencer Reid”, troppo giovane
per quel posto, i suoi occhi nocciola erano splendidi potevano raccontare una
meravigliosa storia, c’era da perdersi in quegli occhi, ma Katherine,
ridestatasi da quelle strane sensazioni, non poté non notare alcune strani
movimenti delle palpebre, quel ragazzo soffriva di
emicranie.
Il colloquio non durò molto la
incalzarono di domande, non avrebbe saputo ripetere tutto quello che si erano
detti, si era lasciata andare, aveva seguito il suo istinti, la maggior parte
delle risposte date non erano frutto di un ragionamento. Quando Beth le chiese
perché voleva fare quel lavoro, non riuscì a trattenersi, come aveva fatto con
la Strauss propinandole una serie di concetti da manuale, ma rispose con la
pancia, così di getto, sentendo di non poter omettere in quel
momento.
“Perché è quello che sento di dover
fare, è il mio posto nel mondo, sto parlando di emozioni e sensazioni che
nessuno scienziato può provare, ma questo è il posto al quale penso di
appartenere”
Spencer allora le chiese: “Perché la laurea in medicina? Un diverso
percorso di studi avrebbe potuto facilitarla.”
Katherine fissò i suoi occhi in quelli
del ragazzo e disse ”Volevo conoscere
profondamente la mente umana, fisicamente e psicologicamente, cogliere il limite
del corpo per capire dove inizia la Persona, alcuni la chiamano Anima, io la
considero l’Essenza di una persona.”
Il colloquio finì presto, gli agenti
si allontanarono Katherine rimase sola in quella stanza, quando guardò
l’orologio erano già le 5 P.M. doveva scappare assolutamente un intervento di
almeno 8 ore l’attendeva, doveva scappare, prese un foglio e cominciò a
scrivere:
“Un
impegno inderogabile mi costringe ad allontanarmi, scusatemi
tanto.
Sarò
irreperibile nelle prossime ore.
Arrivederci
Katherine
Electra Parker”
Uscendo di corsa dalla stanza, si
scontrò con qualcuno:
Katherine:”Mi scusi, tutto a posto?” Alzò gli
occhi e si trovo di fronte al Dottor Reid, nello scontro gli era caduta una
tazza di caffè che si era rovesciato sulla moquette.
Reid “Si si, tutto a posto. Ma c’è qualche
problema agente Parker?” disse guardandola
incuriosito.
Katherine: “Io
devo proprio andare, ho un impegno e non posso tardare,
scusatemi”
Reid ”Ma
signorina qui si parla di lei, del suo futuro, del suo probabile
inserimento in un team federale..”
Katherine: “Lo so ma devo andare” disse decisa,
soffermandosi per un altro istante in quei profondi occhi nocciola aggiunse “Dottor Reid le consiglio di utilizzare un
paio di occhiali come questi” e tiro fuori dalla borsa degli occhiali non
graduati dalle lenti gialle “e cerchi di dormire con una fascia sulla testa, che
costringa leggermente i vasi sanguigni, e le consiglio vivamente di ridurre i
caffè, anzi provi a passare al decaffeinato.”
Reid la guardò basito ”Di cosa sta
parlando?”
Katherine: “Della sua emicrania, arrivederci a presto e
segua i miei consigli”
Reid prese gli occhiali che lei gli
stava porgendo.
Katherine allontanandosi aggiunse: “Ah potrebbe dire a David che lo chiamerò
appena posso, gli dica solo che sono in sala operatoria, di nuovo
arrivederci”
E scappò via come un
fulmine.
Reid era ancora scosso quando gli
passò accato Rossi:
David: “Tutto bene Reid?”
Reid :”Credo di si, l’agente Parker è appena
andata via, mi ha detto di dirti che ti avrebbe chiamato più tardi, è in sala
operatoria.”
David: “Cosa? E’ andata via, piccola ragazzina
impertinente si brucia la sua unica possibilità per un intervento, ma prima o
poi mi sentirà”
A Spencer parse che Rossi stesse
parlando da solo, più che con lui, decise di tornare alla riunione e rinunciò al
caffè per quella sera.
La decisione era stata presa l’agente
Parker avrebbe fatto parte dell’Unità Analisi Comportamentale, per il momento
avrebbe iniziato con la squadra di Hotch, ma Cooper avrebbe potuto richiedere la
sua presenza e avrebbe concordato il tutto direttamente con
Hotch.
Rossi si fece carico di comunicarle
queste informazioni, insieme con Spencer avevano deciso di omettere al resto dei
partecipanti alla riunione che lei si era allontanata.
Per quella sera era tutto Parker
avrebbe iniziato fra un paio di giorni, erano tutti liberi di andare a casa per
quella sera era tutto.
Rossi si avvicinò a Reid, che quel
pomeriggio aveva deciso di indossare degli strani occhiali con le lenti gialle,
dicendogli: “Ci vediamo domani spero di
rintracciare quella ragazza prima che qualcun altro scopra che se ne è andata,
credo che Hotch non apprezzerebbe.”
Reid: “Questo lo penso anche io. Buona
serata.”
Reid pensieroso si diresse verso
l’ufficio di Garcia sperando di trovarla ancora lì, bussò piano: “Posso?”
Penelope: “Se sei venuto per conoscere il Sapere, benvenuto nel mio regno.” Voltandosi
verso il giovane Reid aggiunse “ehi
genio, sei molto sexy con quegli occhiali..”
Reid arrossì immediatamente e disse ”avrei bisogno di trovare una persona, un
medico lavora in qualche ospedale qui a Washington, è la dottoressa Katherine
Electra Parker.”
Penelope cominciò subito a scrivere “Sai che non è propriamente legale trovare
una persona così vero? Ma per il mio super genio questo e
altro..”
Cominciando a leggere i dati sullo
schermo disse: “Allora a me risulta al
Washington Hospital la Dottoressa
Katherine Electra Parker Rossi, potrebbe essere lei?” e sullo schermo comparve il tesserino
dell’ospedale di
Katherine.
Reid disse
subito: “Si è lei. Grazie Garcia e fece
per andarsene..”
Penelope”Alt alt alt, dove credi di andare, ma non è
la nuova agente?”
Reid cercando disperatamente di non
arrossire disse: “Si, volevo solo sapere
in quale ospedale aveva lavorato..”
Penelope comincio ad annuire: “Va bene genietto per stavolta passi,
cominci a mentire con più convinzione, ma Derek non te l’avrebbe fatta
passare..”
Reid arrossì velocemente annuì e cercò
di uscire di lì il più velocemente possibile.
Al banco informazioni gli avevano
detto esattamente da quale sala operatoria sarebbe uscita la dottoressa Parker,
si sedette li fuori su una sedia e cominciò a leggere un libro enorme, dopo
oltre 3 ore le porte si aprirono, notò che alcune persone si dirigevano verso un
medico più anziano le cose dovevano essere andate bene, ci furono molti abbracci
poi, i due medici si allontanarono, Spencer la vide togliersi la cuffietta con
un gesto stanco, gli occhi erano molto rossi, sembrava veramente distrutta, la
vide poi illuminarsi mentre incominciava a camminare nella sua
direzione.
Katherine: “Dottor Reid, buonasera o buongiorno, credo,
posso esserle utile in qualche modo?”
Reid disse: “Buongiorno. Volevo solo
dirle..”
Lei lo interruppe con un gesto della
mano:”possiamo darci del
tu?”
Spencer:“Certo, Katherine”
Katherine: “Cosa volevi dirmi? Ti dispiace però se
usciamo di qui.. Ho bisogno di un po’ d’aria..”
Spencer la seguì fuori dell’ospedale,
cominciarono a passeggiare in un piccolo giardino..
Katherine ruppe il silenzio dicendo:
“Ti stanno bene i miei occhiali. Vedo che
adesso sbatti meno le palpebre, va meglio?” Gli chiese
dolcemente
Reid: “In effetti si, io ero venuto per dirti che
sei entrata nella nostra squadra, all’occorrenza lavorerai anche con Cooper, era
tempo che non si litigavano una recluta Hotch e Cooper.
”
Katherine: “Davvero, grazie mille.” Disse
abbracciandolo, Reid rispose goffamente a quell’abbraccio, quando Katherine si
scostò lui aggiunse: “Volevo dirti anche
che Rossi ti cerca, non era molto felice che tu avessi lasciato
l’edificio”
“Mi ucciderà, stavolta l’ho fatta
grossa..Ma era un intervento importante, forse il mio ultimo intervento, avevo
promesso che ci sarei stata, il Dottor Jensen ci teneva molto, sai abbiamo
rimosso un tumore dalla testa di quell’uomo, io dovevo venire
qui..”
Parlava talmente tanto velocemente,
che Reid quasi faticava a starle dietro, le poggiò le mani sulle spalle
dicendole: “Non sono sicuro di aver
capito tutto quello che hai detto, ma credo che Rossi capirà, ora però credo che
tu debba riposare.”
Katherine: ”Quando si comincia lì al
BAU?”
Reid guardando l’orologio disse: “Domani mattina, direi a questo punto visto
che sono le sei.”
Katherine: “E tu non hai dormito? Ma non devi andare a
lavorare? Sei rimasto qui tutto il tempo?”
Reid si soffermò a pensare un momento
a quello che aveva fatto, era la prima volta che si comportava in quel modo, il
suo istinto l’aveva portato in quell’ospedale ad aspettare che quella
sconosciuta uscisse da una sala operatoria solo per dirle, che sarebbe entrata
nella squadra e che Rossi era arrabbiato con lui, sentiva solo di dover rimanere
lì per parlare con lei, erano sensazioni nuove per lui. Ci mise molto per
rispondere, era rimasto senza parole.
Reid: “Oggi è domenica e salvo casi particolari
non si lavora. Posso chiederti come conosci Rossi?” quella domanda era
scappata fuori senza che lui potesse far niente per controllarla, era curioso si
disse.
Katherine era imbarazzata temeva che
quella storia sarebbe uscita fuori prima o poi, sperava più poi, ma poi facendo
un grosso respiro cominciò a parlare alla velocità della luce: “Ti prego non farti una cattiva idea di me
ancor prima di conoscermi , David è mio zio, io per riuscire ad entrare nel FBI
ho tolto Rossi dal mio cognome e sono arrivata fino alla vostra squadra, da
sola, credimi.“
Reid era spiazzato, non si era fatto
una sua idea precisa, ma quando Garcia aveva letto il suo cognome per intero,
aveva storto le labbra, ma ora stranamente si sentiva sollevato. “Ti credo, non ti preoccupare, non
dimenticare che c’ero anche io al tuo colloquio e se non fossi stata adatta non
saresti nemmeno riuscita a farlo.”
Sulle labbra di Katherine nacque un
enorme sorriso e si perse per un attimo in quegli occhi caldi che la fissavano
intensamente.
Il suo cercapersone cominciò a
squillare interrompendo quel contatto, Katherine si destò da quel contatto e
vide che la cercava.
Reid: “Katherine, se devi andare vai, non voglio
trattenerti, tanto noi ci vediamo domani.”
Katherine: “Chiamami Kat, in effetti si dovrei andare,
devo sistemare dei post-operatori e dire al mio mentore che cambio mestiere,
credo che sarà una lunga giornata..”
Reid accarezzandole una spalla disse:
“Capisco, ma sono sicuro che andrà tutto
bene, cerca però di riposarti, a domani Kat.”
Si allontanò salutandola con la mano,
lei era scossa, non conosceva affatto quel ragazzo ma si sentiva bene in sua
compagnia, si passò una mano tra i capelli fece un lungo sospiro e tornò dentro
l’ospedale, per terminare il suo ultimo giorno lì.
Dietro un albero un signore distinto
rideva di gusto.
David si era alzato presto, sapeva che
avrebbe trovato suo nipote in ospedale e voleva farle una bella ramanzina,
mentre stava per entrare in ospedale, la vide uscire con Spencer Reid, li guardò
parlare per tutto il tempo quando il cercapersone di lei aveva interrotto le
loro chiacchiere, vide Spencer allontanarsi e sua nipote rientrare in ospedale,
era stanca si vedeva ma sembrava felice.
Scoppiò a ridere da solo, all’alba,
all’ingresso di un ospedale.
Sapeva quanto fosse bella sua nipote e
sapeva che avrebbe dovuto in qualche modo, tenere a bada Derek, ma Reid, lui non
l’aveva mai considerato un problema, quel ragazzo sembrava su un altro pianeta,
quando si parlava di donne, invece oggi l’aveva visto completamente diverso,
sembrava sicuro, sembrava che non stesse pensando, decise di fare finta di
niente, voleva vedere come si sarebbero sviluppate le
cose.
Entrò in ospedale per cercare sua
nipote e farle una ramanzina.
Allora che mi dite? che ne pensate?
è tutto ancora molto in fieri?
Spero solo di non avervi annoiato..
Al prox capitolo
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