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Autore: EdenGuns    15/12/2011    4 recensioni
Don't ever leave me
Say you'll always be there
All I ever wanted
Was for you
To know that I care
P.s. Il titolo di ogni capitolo è il nome del personaggio che parla in prima persona. Niente da aggiungere, solo buona lettura e lasciate un commento! ;)
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Guns N' Fuckin' Roses'
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Piccola nota: il capitolo di Steven è una vera sfida per me, un esperimento più che altro.
E' un personaggio molto aperto e limpido, ma tutti sappiamo che ha avuto gravi problemi con la droga che hanno portato gli altri ad allontanarlo dalla band. Quindi ho deciso di scavarci più a fondo per quanto mi è possibile, e di scrivere di quell'aspetto più oscuro di lui.
La “prima parte” è volutamente più demenziale, proprio per sottolineare questi due lati opposti in Steven.
(Grazie mille come al solito a chi recensisce! Per me la vostra opinione è sacra, vi ripeto, quindi se lasciaste un commento sarò felice di leggerlo e prendere in considerazione le vostre critiche. Quindi grazie di cuore in anticipo)
Beh, non mi resta che augurarvi buona lettura ;)

______________________________________________________

10. Steven

 

« I been lookin' for a trace
Lookin' for a heart
Lookin' for a lover
In a world that's much too dark
You don't need my love
You want satisfaction
You don't need my love
You gotta find yourself another piece of action»
You're crazy, GN'R

 

Rotolai giù dal letto sbattendo la testa.

Come se non fossi già abbastanza rincoglionito.

Mi massaggiai la nuca piagnucolando e raggiunsi la porta della mia stanza, aggrappandomi alla maniglia manco fosse un'ancora di salvezza.

Vidi Axl uscire dalla camera di Duff e ridacchiai: « Avete fatto una cosa a tre?»

Lui rise, arrossendo leggermente.

« Coglione» tagliò corto poi, allontanandosi verso il soggiorno.

Com'è strano Rose da quando ci sono in giro quelle due.

Feci spallucce; infondo a me non cambiava la vita. Axl era sempre lunatico e ormai ci avevo fatto l'abitudine. Mi faceva incazzare talmente tanto a volte da non riuscire a rivolgergli più la parola per un giorno intero, ma ero troppo buono per portare rancore. Così appena mi guardava, anche minimamente, dispiaciuto, lo perdonavo. Ma non mi aveva mai chiesto scusa.

Non l'aveva mai chiesto a nessuno.

Feci per aprire la porta del bagno, ma era chiusa.

« Slash esci!»

Perché è sempre Hudson che si chiude in bagno.

« PopCorn vai a fare un giro» urlò da dentro, ansimando.

Oh ma Cristo, sono tutti in calore qui!

Scossi la testa e uscii di casa, appartandomi in un cespuglio. Iniziai a canticchiare mentre tiravo giù la cerniera dei pantaloni per esprimere i miei bisogni fisiologici al meglio.

Qualcosa di duro improvvisamente iniziò a colpirmi svariate volte sulla schiena.

« Piccolo maniaco! Nelle mie rose, vattene!»

Una vecchietta mi picchiava con la sua borsa in acciaio inox come stesse brandendo uno battipanni.

« Ahia, signora!»

Cercai di parare quei fendenti, ma quella donna era piccola e magrolina quando incredibilmente forte e arzilla.

Izzy passò lì davanti, guardando la scena divertito.

« Stradlin! Vieni ad aiutarmi!»

« Più forte signora, più forte» disse, facendo il gesto con le mani.

« Ti odio!»

« Anch'io!»

Mi mandò un bacio ridendo ed entrò in casa.

Se riesco a sopravvivere vedi te, stronzo del cazzo.

In uno scatto d'ira disarmai la vecchietta, facendo volare la borsetta svariati metri più in là.

« Basta. BASTA! Me ne vado.»

Tirai su la cerniera velocemente e feci per andarmene.

« Caro, aspetta!»

Mi voltai esasperato, grattandomi la testa.

« Vuoi dei biscotti al cioccolato, orsettino? Li ho appena sfornati.»

Non perché sono un po' peloso e allora tutti mi devono scambiare per un orsacchiotto, però.

Rimasi un attimo spiazzato dalle sue parole. In fin dei conti mi aveva appena picchiato selvaggiamente, perché avrebbe dovuto offrirmi dei biscotti?

Ma sembrava così tenera e indifesa, una nonnina che avrei voluto avere per me.

Nonostante vivessi sempre al limite, convivendo con droghe e alcol, c'era ancora una parte di me rimasta intatta dalla mia infanzia. Ero buono di indole e tendevo a essere più bambinesco degli altri quattro, senza un apparente motivo. E il mio aspetto da cherubino biondo con gli occhi azzurri non aiutava la mia credibilità in quanto macho senza cuore.

Guardai quegli occhietti scuri infossati tra la pelle rugosa e alzai le spalle.

Perché no? Io amo i biscotti al cioccolato.

 

Dopo essere stato viziato da quella dolce donnina, che chiamavo nonna in modo confidenziale, ero andato a casa di Adrianna.

Mi ero appena fatto in vena quando lei mi si era accovacciata accanto.

« Sesso?» sussurrò, passando la punta della lingua sul mio collo.

Rabbrividii.

« Che domande.»

La presi per i fianchi e la feci sedere su di me, slacciandomi la cintura.

Lei intanto giocava con i miei capelli, aspettando passiva che la spogliassi io.

Adrianna l'avevo conosciuta ad un concerto, forse.

Sapevo solo che improvvisamente me la trovavo ovunque, sopratutto dentro al mio letto.

I nostri respiri iniziavo ad essere ritmici e ansimanti, mentre insieme ci muovevamo su quello sporco pavimento disseminato di siringhe usate.

La domanda affiorò alle mie labbra spontaneamente, quasi contro la mia volontà: « Allora sei la mia ragazza.»

Era più un'affermazione, senza dubbi.

E la sua risposta mi spiazzò più di quanto credessi.

« Ma che cazzo dici?»

Si allontanò da me, infilandosi i jeans.

Rimasi a guardarla appoggiando il capo al muro lercio, socchiudendo gli occhi.

Il mio cuore era stato raso al suolo; mi sentivo dannatamente più vulnerabile quando ero sotto effetto della droga. Ma anche più capace di essere duro.

Un connubio alquanto singolare, davvero, ma nel mio profondo si combatteva una battaglia che durava da una vita.

Luce e ombre.

Di solito vinceva il “bene”, grazie alla mia indole, ma la droga apriva le porte a quella parte di me più oscura, quella di cui addirittura mi vergognavo.

« Però non ti sei lamentata quando ti ho presentata agli altri come tale» sputai, velenoso.

« Almeno quella puttanella se ne stava zitta» disse, allacciando i bottoni dei jeans.

Infilò la maglietta che indossavo prima e si legò i capelli in una coda, evitando accuratamente il mio sguardo.

« Ma vaffanculo. Stai qui, vieni a letto solo con me, a quanto posso constatare, e non vorresti essere definita la “mia ragazza”? Cristo, è ipocrisia.»

Senza che me ne accorgessi avevo scagliato la bottiglia vuota di Nightrain sul muro, mandandola in frantumi.

« Sei fatto, Steve. Non sai neanche quello che dici.»

Risi amaramente, alzandomi.

« Parlò la brava ragazza» la canzonai.

Lei mi lanciò uno sguardo di fuoco; dietro a quegli occhi azzurri impenetrabili però si nascondeva la paura. Per quello che avrei potuto fare a lei, a me.

« Senti, io me ne vado, te fai quel cazzo che ti pare.»

Si infilò i tacchi e fece per uscire dalla porta, ma io la fermai agguantandola per un braccio.

« Mi fai male» sussurrò, guardandomi negli occhi.

Sapeva com'ero fatto e sapeva dove andare a colpire per rendermi inoffensivo.

Allentai la presa, lasciando che sfilasse il braccio con una brusca mossa.

« Vediamo se non vado a letto con altri» disse, digrignando i denti.

Arretrai fino a ricadere a terra, inciampando in una bottiglia di Jack Daniel's.

La guardai uscire e sbattere la porta, poi presi l'ultima siringa già pronta e la conficcai nel braccio con violenza.

Alla fine sei sempre l'unica che rimane accanto a me.

 

Quando mi svegliai, una debole luce filtrava dalla tapparelle abbassate.

Era mattina, e di Adrianna nessuna traccia.

Non che me ne preoccupassi; i postumi si facevano sentire prepotenti, più forti della ferita che quella donna aveva lasciato sul mio cuore.

Strano però definirla così. Avevo sempre accompagnato alla parola “donna” la figura di un qualcuno di fiero ed elegante, con l'aria da adulto. Quando io stesso non ero che un giovane ragazzo che giocava con pericoli più grandi di lui.

Mi alzai traballante, raggiungendo il tavolo ed aggrappandomici per mantenere l'equilibrio.

Iniziai a cercare in giro una qualsiasi mia maglietta.

Ne ho dimenticata una qualche settimana fa.

Misi sottosopra tutta la sua camera prima di trovarla; era sotto il cuscino del letto, piegata accuratamente.

Scossi la testa, sempre più confuso dai comportamenti di quella strana tizia.

Prima diceva di non essere la mia ragazza, poi trovavo che dormiva con il mio profumo sotto il naso.

Neanche un diamante ha così tante sfaccettature.

Ma lei non era un diamante, era soltanto una spogliarellista ubriacona e drogata.

Che mi aveva colpito più di quanto potessi immaginare, ma che non si meritava il mio amore.

No, per niente Steve.

Mi vestii e uscii, non prima di aver lasciato una simpatica scritta sullo specchio rotto con l'indelebile nero, trovato tra le siringhe usate.

You're just a bitch, nothing special.

   
 
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