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Autore: Unsub    17/12/2011    3 recensioni
Due persone completamente agli antipodi, come vivono le medesime emozioni? Cosa ci porta ad innamorarci di una persona? A volte la normalità della vita quotidiana porta un po' di luce in fondo al tunnel.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Derek Morgan, Nuovo personaggio, Spencer Reid
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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23 Capitolo 23.

Georgetown, Washington D.C.
La biblioteca era vuota, eccezione fatta per due studenti che stavano facendo una ricerca, e quindi lei cercava di concentrarsi sullo studio di Nietzche e il suo “Al di là del bene e del male”. Trovava lo scritto particolarmente difficile ed ampolloso, per non parlare del fatto che capiva la metà di quello che stava leggendo. Sospirò scoraggiata: se non riusciva a capire quello che leggeva ed ad afferrare la filosofia degli scrittori, come poteva pensare di riuscire a prendere la seconda laurea?
Il suo sguardo si posò sul block-notes fitto di appunti e domande, aveva riempito già tre pagine e non era neanche a metà del volume. Un sorriso soddisfatto le piegò le labbra, Spencer aveva promesso di darle una mano visto che conosceva la materia. Aveva una scusa per chiamarlo senza doversi inventare qualcosa sul momento.
Non si erano più incontrati dopo l’incursione a sorpresa per portargli la colazione, ma lui l’aveva chiamata tutte le sere. Si tolse gli occhiali da lettura e si massaggiò gli occhi stanchi per lo studio. Contro la sua volontà, visto che si era imposta di studiare quella mattina, i pensieri cominciarono a vagare. Non era successo niente fra loro che valesse la pena menzionare, alla fine si era risulto tutto con un nulla di fatto.
Ricordava ancora l’imbarazzo di lui quando le aveva confessato di non avere preservativi in casa, le sue gote aveva assunta una sfumatura di rosso piuttosto accesa e lei si era ritrovata a stringerlo forte nascondendo il viso contro il suo petto. Spencer aveva proposto una passeggiata e lei si era subito detta d’accordo, era meglio togliersi da quella situazione così imbarazzante. Per il resto della mattinata non avevano fatto altro che parlare, erano addirittura riusciti a farsi qualche risata scherzando sui propri rispettivi lavori.
Decisamente quando si erano lasciati, subito dopo pranzo, l’atmosfera era rilassata e erano entrambi più tranquilli e a proprio agio. Almeno lui aveva cominciato ad aprirle il suo mondo, parlando di cosa lo legava agli altri membri della sua squadra e di come ognuno di loro fosse speciale a modo proprio. Non si era soffermato molto su JJ e lei aveva deciso di non volersi rovinare quella bella giornata chiedendogli spiegazioni su cosa lo unisse alla bella ragazza bionda che aveva visto nelle foto. Dopo come si era comportato riguardo l’eventualità di portare il loro rapporto su un altro livello, aveva preso la decisione di credere nella loro storia, di credere in lui e nel fatto che non le stesse nascondendo niente e non la stesse usando.
Era un passo piuttosto impegnativo, per una come lei, riuscire a fidarsi così di un ragazzo che conosceva così poco. Nonostante si frequentassero da mesi ormai, per Hope la vita quotidiana di Spencer rimaneva ancora un mistero e lei era troppo timida ed insicura per cercare di spostare la conversazione su un argomento che percepiva non essere gradito al ragazzo. Aveva accettato il fatto che lui preferisse trattare il loro rapporto e la sua vita lavorativa come due cose distinte e separate, non poteva costringerlo a vederla in un altro modo se lui non voleva. Non era brava a manipolare gli altri, non ci aveva mai neanche provato, preferiva accettare le persone per quello che erano senza provare a cambiarle.
Quando il ragazzo si fosse sentito pronto a renderla parte integrante del suo mondo, la cosa sarebbe successa da sola senza bisogno che lei forzasse la mano. Qualcosa le diceva che prima o poi quel giorno sarebbe arrivato e che lei doveva solo portare pazienza ed essere fiduciosa.
Aspettava impaziente che il cellulare squillasse, anche se sapeva che era troppo presto perché Spencer si fosse liberato. La sera prima le aveva detto che si era accordato con Derek e la sostituta di JJ per andare ad esercitarsi al poligono di tiro, ma che appena avessero finito sarebbe andato da lei per portarla fuori a pranzo. A qual pensiero ne seguì un altro. Fanny non aveva più parlato con lei del suo vicino di casa, la qual cosa le faceva supporre che alla fine la cugina avesse deciso di rimanere sola amica con l’agente federale e che per una volta aveva riflettuto prima di buttarsi a capo fitto in una storia.
Non sapeva se essere felice per quel cambiamento nel modo di vivere della vivace ragazza oppure se essere triste per lei. Ormai era da molto che nella vita della cugina non c’era nessuno di importante e sapeva che il lavoro all’obitorio le prendeva molto tempo, lasciando pochissimo spazio per una parvenza di vita sociale. Forse l’istinto di avere una storia con l’inquilino del piano di sotto non era poi così male, agli occhi di Hope le vite di quei due erano terribilmente vuote e solitarie. Non che lei potesse fare la ramanzina a qualcuno in quell’ambito: prima dell’arrivo di Spencer lei viveva solo per il suo lavoro e non frequentava nessuno di speciale. Per essere precisi non frequentava persone di sorta. Non aveva amici escludendo Fanny, che era anche una parente e con la quale era cresciuta, figurarsi se poteva avere una storia di qualche rilevanza.
L’ultima volta che aveva frequentato un ragazzo era stato ai tempi del college, un’esperienza da dimenticare. Lui si era volatilizzato alla velocità della luce appena lei aveva detto di non sentirsi ancora pronta per il sesso. Aveva cominciato a non rispondere alle sue telefonate e ad evitarla nei corridoi dell’università. Forse era timida ed impacciata, ma non era così stupida da non aver capito l’antifona. Joe l’aveva trovata interessante solo finché si era illuso di poterci fare sesso in breve tempo, quando si era reso conto che lei non era quel genere di ragazza aveva perso ogni attrattiva agli occhi del ragazzo.
Mentre pensava a tutto questo, ancora con le mani poggiate sulle palpebre chiuse, si rese conto di non essere più da sola. Sollevò lo sguardo, pronta a trovarsi davanti uno dei due studenti che le chiedeva qualche libro specifico; con sua somma sorpresa si trovò davanti un sorriso dolce che ormai aveva imparato da amare.
-    Stanca? – Spencer era ad un passo dal bancone delle informazioni, con le mani in tasca come al solito.
-    Più che altro confusa – rispose lei regalandogli un sorriso luminoso – Nietzche è abbastanza ostico per me. Credo di avere bisogno di qualche ripetizione in merito.
-    Sei fortunata – il ragazzo tirò fuori le mani delle tasche ed incrociò le braccia sul ripiano continuando a sorriderle – Ho il resto del week-end libero e quindi sono più che disponibile ad aiutare una studentessa zelante come te.
La ragazza mora si guardò in giro, fino ad individuare il collega che era di torno con lei quel giorno. Aveva accettato di dare una mano a Stevenson per un paio d’ore, ed oramai si trovava nella biblioteca già da tre ore buone. Era riuscita a rimettersi in paro con il lavoro di archiviazione ed aveva mostrato al ragazzo come tenere in ordine i registri che la Markis esigeva perfetti. Forse era arrivato il momento di levare le tende senza che questo mandasse in crisi il ragazzo, che era ancora impacciato e poco esperto.
-    Tom? – chiamò piano lei, cercando di attirarne l’attenzione.
-    Dimmi Hope – rispose prontamente il ragazzo biondo con vistosi occhiali dalla montatura antiquata, avvicinandosi al bancone – Ci sono problemi?
Il nuovo arrivato guardò di sottecchi Reid, mostrando di non gradire la sua presenza. La ragazza parve non notare questo suo atteggiamento, mentre chiudeva il libro che stava leggendo e lo riponeva con cura dentro la borsa a tracolla.
-    Io vado, credo che tu te la possa cavare benissimo da solo – dicendo così prese il block-notes e ci scribacchiò sopra qualcosa per poi porgere il foglio al collega – Sicuramente a quei due serviranno questi libri. Ti ho scritto il corridoio e lo scaffale dove cercarli.
-    Grazie, sei sempre molto gentile – Stevenson le sorrise in modo ammiccante – Stai solo attenta che qualcuno non approfitti troppo di questa tua gentilezza.
Dicendo così si girò di nuovo verso Spencer e lo fulminò con lo sguardo. Era evidente, almeno per il giovane profiler, che Tom era interessato ad Hope non solo in modo professionale. Non che la cosa stupisse il dottor Reid, in fin dei conti la sua ragazza era molto carina ed aveva un sorriso che poteva incantare chiunque, ma a differenza di tutte le volte che aveva visto qualcuno guardare JJ in quel modo, stavolta avvertì una fitta di gelosia e di possessività.
-    Non ci presenti? – chiese rivolto alla ragazza.
-    Oh, sì, scusatemi – rispose lei arrossendo per la disattenzione – Thomas Stevenson, il nostro ultimo acquisto, questo è il dottor Spencer Reid.
-    Piacere – biascicò Tom senza allungare la mano.
-    Piacere mio, sono il ragazzo di Hope – sentì uno strano senso di euforia nel precisare quale fosse il suo ruolo nella vita della graziosa bibliotecaria.
Stevenson non rispose, limitandosi a squadrarlo dalla testa ai piedi, visibilmente contrariato dal fatto che lui non fosse semplicemente un amico della collega mora. Annuì per poi girarsi verso la ragazza e sorriderle di nuovo.
-    Ci vediamo lunedì. Buon fine settimana.
-    Se ci fossero problemi… - cominciò lei.
-    Ti chiamo – rispose prontamente Tom illuminandosi.
-    Veramente è la signora Markis ad essere reperibile per te oggi – Hope non lo stava più neanche guardando tutta presa a riordinare le proprie cose per potersene andare – Io spengo il cellulare. Buon fine settimana, Tom.
Fece il girò del bancone e si fermò accanto a Spencer, prendendolo sotto braccio. Il ragazzo sorrise e la scortò fuori dall’edificio, sorpreso e felice dell’atteggiamento della sua ragazza. Aveva temuto che lei rispondesse al collega che poteva chiamarla in qualsiasi momento, invece lo aveva liquidato spostando la responsabilità sulla loro responsabile e chiarendo che non sarebbe stata reperibile per il resto della giornata. Appena fuori dalla biblioteca, si fermò e la fece girare per poterla guardare in volto.
-    Tu gli piaci – le comunicò in modo diretto.
-    Lo so – ammise lei arrossendo e distogliendo lo sguardo – Ma a me piaci tu.

Continua…

   
 
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