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Autore: Unsub    17/12/2011    2 recensioni
Emily Prentiss è morta o almeno è quello che pensa il team. Durante il funerale, però, una persona nota qualcosa di strano e decide di andare in fondo alla faccenda.
Come riportare indietro un'amica senza mettere tutti in pericolo? Come convincere tutti che quello che sta succedendo è perfettamente normale?
La squadra ormai è andata in mille pezzi, come riuscire a riunirla di nuovo per salvare la loro amica?
Scritta a quattro mani con Ronnie89
Genere: Azione, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Sarah Collins '
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8 Capitolo 8


Washington D.C.
Sarah era salita in macchina non lasciando a Ronnie il tempo di replicare. La ragazza salì prima che il suo capo potesse partire e lasciarla in un parcheggio da sola a chiedersi cosa avesse in mente. Collins guidava concentrata senza rivolgerle la parola, il che irritava ancora di più Cameron che si sentiva completamente tagliata fuori.
-    Mi dice dove stiamo andando o ha intenzione di continuare a guidare senza dirmi una parola? – chiese stizzita, incrociando le braccia.
-    Andiamo a casa sua, per permetterle di fare le valigie.
-    Come? – la ragazza si girò allibita prima di voltarsi verso il sedile posteriore ed accorgersi della borsa da viaggio che faceva bella mostra di sé – Domanda numero uno: dove diavolo andiamo?
-    Lo vedrà da sola, agente Leane – rispose la donna senza voltarsi a guardarla.
-    Domanda due: come fa a conoscere il mio indirizzo? Mi spia per caso?
-    Non ne ho bisogno, conosco benissimo il suo appartamento – rispose Sarah con un mezzo sorriso.
-    Ora basta! La smetta con tutti questi segreti.
-    Nessun segreto. Prentiss diceva che lei aveva bisogno di un nuovo appartamento e mi parlò del posto che le aveva trovato.
Decise di sorvolare su svariate cose. All’epoca sapeva benissimo che la sua “pupilla” abitava in un tugurio in un quartiere malfamato. L’appartamento di Spencer era rimasto vuoto, dopo che si erano sposati e trasferiti nella casa che un tempo era stata dei suoi genitori. Perché non dare un piccolo aiuto a quella ragazzaccia sempre piena di guai?
Aveva convinto Emily a fare da intermediario, per non fare sapere a Cameron chi stava vegliando su di lei e, con un piccolo stratagemma, era riuscita a tenere nascosto alla ragazza chi fosse il proprietario di quel grazioso appartamento che veniva affittato ad un prezzo così basso.
Certo non potevano dirle che quello era un prezzo di favore fatto appositamente per lei, per darle un posto tranquillo dove vivere a pochi chilometri dal suo posto di lavoro. In fin dei conti, lei e Spencer guadagnavano bene, i soldi non erano un problema e Sarah ci teneva a fare qualcosa per Leane, anche se di nascosto.
Erano riusciti a mantenere il segreto e Ronnie non aveva mai scoperto che il suo padrone di casa era il ragazzo magro e alto che occupava la scrivania accanto alla sua. Era un po’ come il regalo di compleanno che misteriosamente spuntava sulla scrivania di Ron ogni anno… nessuno sapeva chi le mandava quei regali così azzeccati per lei.
Sarah si lasciò andare al ricordo della prima volta che Derek aveva fatto scivolare discretamente il regalo misterioso in mezzo agli altri… l’idea del kit per la pulizia della pistola le era venuto vedendo quanto Ronnie si impegnasse a lucidare sempre l’arma con quel panno. Si permise di sorridere ancora una volta al ricordo di come la ragazza aveva agitato il pacchetto, forse timorosa che contenesse una bomba*.
Parcheggiò sotto casa di Ron e aspetto diligentemente che si preparasse. Appena caricarono la valigia, si mise di nuovo alla guida verso l’aereo-porto. Lì, con somma sorpresa di Leane, si fece dare due biglietti di prima classe per New York. Si imbracarono e passarono in silenzio il resto del viaggio.

Hell’s Kitchen, New York
Erano atterrate trenta minuti prima ed erano subito salite su un taxi. Sarah diede all’autista l’indirizzo scribacchiato su un pezzo di carta e si appoggiò contro lo schienale chiudendo gli occhi. L’autista lesse due volte il biglietto e poi guardo sospettoso le sue due passeggere.
-    Non mi sembra il posto adatto a due belle ragazze come voi e poi io non vado fino laggiù. Non è un bel posto di sera… in realtà non lo è neanche di giorno.
-    Le darò duecento dollari – rispose Collins senza aprire gli occhi – Più la corsa naturalmente. Crede di poter venire a patti con i suoi “ferrei principi” per questa cifra?
L’uomo ingoiò un paio di volte, pensando che duecento dollari più la tariffa era una cifra ragguardevole. Meditò ancora un attimo prima di guardare di nuovo nello specchietto retrovisore.
-    Ma appena arriviamo lì, voi scendete a razzo e io riparto. Chiaro?
-    L’avevo messo in preventivo, per questo le ho chiesto di caricare le valigie davanti. Non si dovrà neanche fermare per aprire il portabagagli.
Appena partirono, Leane cominciò a guardarsi in giro nervosa. Non le piacevano tutti quei misteri che la Collins non si decideva a chiarire, così decise di prendere il toro per le corna e metterla alle strette.
-    Mi dica dove siamo dirette e cosa c’è sotto, altrimenti io la mollo e me ne torno a casa.
Sarah aprì finalmente gli occhi, sembrava come in trance mentre guardava fuori dal finestrino e cominciò a parlare a ruota libera.
-    Nella mia vita mi sono sempre sforzata di fare la cosa giusta, evitando di pensare troppo a quello che volevo io. Solo una volta ho messo da parte il dovere per seguire i miei desideri personali – sospirò e chiuse di nuovo gli occhi – Giusto e sbagliato… a volte sento che sono solo due parole prive di significato. Cosa succede quando non ci sono innocente e sono tutti colpevoli? Cos’è veramente la giustizia?
Tornò con la mente a Biloxi ed al caso Oldbride**, anche Ronnie vi si era trovata invischiata suo malgrado diversi anni dopo***. La prima volta che si era posta tutti quegli interrogativi era fuggita dalla squadra per cercare le risposte da suo padre, con il risultato che aveva capito che a volte non esistono risposte convincenti ma solo quello che ognuno di noi reputa giusto.
In quel momento aveva realizzato che l’unica cosa che veramente contava nella sua vita era Spencer, l’uomo che amava e da cui era riamata. L’unico spiraglio luminoso nella sua vita, dove ogni giorno era costretta a vedere il peggio delle persone. Già allora i suoi convincimenti morali su come esistessero sempre i buoni e i cattivi, divisi da barriere ben definite, avevano subito un duro colpo.
Ora si stava apprestando a fare qualcosa di altrettanto giusto e sbagliato insieme: stava cercando Doyle per fare giustizia. Ma l’unica giustizia possibile in quel caso era la mera vendetta: una vita per una vita… come dicevano gli arabi? Occhio per occhio. La legge del taglione.
-    Hai mai pensato che il nostro lavoro in realtà non ci porta da nessuna parte? Voglio dire: che differenza c’è fra i buoni e i cattivi?
-    Noi siamo i buoni – disse convinta la ragazza più giovane – Noi diamo la caccia ai cattivi e li fermiamo prima che facciano del male a degli innocenti.
-    Bene – annuì Sarah prima di girarsi a guardarla – Ma cosa succede quando non ci sono innocenti? Quando non esistono i buoni, ma solo svariati gradi di cattivi? Cosa rende una persona più degna di un’altra?
-    Ma di cosa diavolo sta blaterando? E cosa c’entra con il posto dove stiamo andando?
-    Andiamo a salvare un buono dal baratro – disse laconica – Ma solo per farlo finire in uno ancora più profondo.
Il taxi si fermò sotto un palazzo fatiscente e Sarah pagò quanto promesso. Afferrarono le rispettive borse e scesero dall’auto, prima che l’autista se ne andasse via sgommando. Ronnie si guardò in torno preoccupata. Dire che era un quartiere malfamato era poco. Notò dei teppisti, forse spacciatori, che le osservavano interessati. Decisamente era il genere di posto dove faceva piacere sentire il peso della pistola sotto l’ascella. Seguì Collins che si era avviata a passo sicuro verso l’entrata.
Come lasciva presagire la facciata, il dentro era una vera topaia. Il corridoio era scarsamente illuminato e si sentiva chiaramente odore di urina ad ogni angolo. Il suo capo sembrava non fare caso a tutto ciò e cominciava a salire risoluta le scale sgangherate, seguita da Cameron che continuava a guardarsi in giro con una mano sotto la giacca a tenere stretta l’impugnatura della pistola.
Arrivate al terzo piano, Collins bussò decisa ad una porta. Dall’interno dell’appartamento, una voce che Ronnie stentava a riconoscere, rispose facendo capire chiaramente che il proprietario era ubriaco.
-    Chiunque tu sia, vai a rompere i coglioni da un’altra parte e lasciami morire in pace.
Sarah scosse la testa e passò la valigia a Ronnie, mentre prendeva un astuccio dalla tasca interna del soprabito. Sotto lo sguardo attonito di Leane, Sarah tirò fuori un kit da scassinatore e cominciò ad armeggiare con la serratura.
-    Non mi dica che lei sa scassinare una porta – Ron la guardava allibita.
-    Dolcezza, te lo avevo detto che non seguo sempre alla lettera il protocollo – rispose la donna divertita – E’ un trucchetto che mi ha insegnato il comune amico che ora si trova dietro la porta. Credo che sia ora di vedere se sono stata un’allieva diligente.
Mentre diceva così la serratura finalmente scattava, permettendo alle due di entrare nell’appartamento. L’interno era squallido come il resto del palazzo: pareti scrostate, finestre che chiudevano male e mobili di seconda o terza mano tenuti malissimo. Al centro della stanza, sul vecchio divano dal rivestimento ormai liso, era difficile riconoscere in quel relitto umano l’agente supervisore Derek Morgan.
Sarah chiuse la porta alle loro spalle e rimase un momento a guardare il suo vecchio amico che affogava nell’alcol tutti i suoi dispiaceri, nel vano tentativo di sfuggire ai propri demoni.
Cameron non fu altrettanto paziente. Mollò le valigie, che fecero molto rumore all’impatto con il pavimento, e si avventò a prendere Derek per la maglietta.
-     Mi meraviglio di te! – gli disse scuotendolo – Come diavolo hai fatto a ridurti in questo stato?
-    Fottiti! – urlò lui divincolandosi e dandole una spinta – Fottetevi tutti! Lei non c’è più, che vuoi che me ne freghi?
Sarah decise che poteva aspettare ad intervenire, era meglio che quei due si chiarissero a modo loro.

Continua…

*One-shot “Promise” della raccolta “Ronnie e Sarah”.
** Long-Fic “Black out”
*** Long-fic a quattro mani “Dark Souls”
   
 
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