CAP
1
Porte Nord, suicidi vari e voglia di correre.
Sono
nella bottega di papà. Lui sta servendo uno dei Duca di
Gil’ead mentre io
pulisco. Mi piace stare qui, mi sento davvero a casa. Il Duca se ne va
dopo una
mezz’ora buona e vedo mio padre esausto. Vado da lui e gli do
un bacio sulla
guancia. Mi sorride felice.
“Sai
perché io e tua madre ti abbiamo chiamato così,
Niernen?” chiede lui mentre
pulisce il banco dai residui di stoffa che sono serviti per aggiustare
le
scarpe del Duca.
“Perché
la nonna di mamma era un’elfa e si chiamava
così” rispondo cantilenando. “Lo so
papà” lo guardo alzando un sopracciglio.
“E
sai cosa vuol dire?” chiede insistente
“Vuol
dire ‘ortensia’ pa’, lo so!”
sbotto un po’ stufa.
“Bene”
risponde lui secco. Lo guardo con un cipiglio severo.
“È
la ventesima volta che mi fai questo discorso in una settimana, sei
prevedibile”
“Oh,
Niern, secondo me dovresti andarci!”
“Pa’,
non verrò mai scelta come Cavaliere di Draghi solo
perché ho una percentuale
minima di sangue elfico nelle vene! Un Cavaliere non viene scelto per
la sua
razza, ma per la sua anima, per il suo cuore!” gli dico
mentre mi avvicino a
lui e gli carezzo un braccio.
“Ma
tu sei buona, figlia mia. Sei la persona più gentile e allo
stesso tempo forte
che io abbia mai visto” mi dice lui abbracciandomi.
“Lo
dici solo perché sei mio padre”, sussurro
alzandomi.
Passano
i minuti in silenzio, e io guardo fuori dalla finestra della bottega.
La gente
cammina e ride, le mamme aggiustano il colletto ai loro bambini mentre
vanno
verso la cattedrale a pregare. Io sono stata sempre atea, e non ho mai
creduto
a nulla se non a me stessa, alla mia famiglia.
“E
va bene, pa’” decido, “farò
come mi hai chiesto. Ma non rimanere deluso se
tornerò a casa senza palmo luccicante e un draghetto sulle
spalle”
“Non
succederà, figlia mia”
Esco
dalla bottega senza neanche sentire l’ultima frase di mio
padre e mi dirigo
verso le mura della città.
E fuori, all’aria
aperta, abbastanza lontana
dalle porte di Gil’ead, urlo finché non rimango
senza voce. Poi corro. È questo
il mio modo per sfogarmi, quando sono arrabbiata e/o frustrata.
Mi
fermo, stanca, e mi butto a terra. Il cielo è blu scuro,
quindi i portoni di
Gil’ead sono chiusi e non si riapriranno fino a domani
mattina. Sono fuori,
come capita spesso in questi ultimi giorni.
Mi
alzo e sento lo stomaco brontolare. Ho una fame da lupi, io, e mangio
sempre,
senza ingrassare. Visto che i geni elfici ogni tanto servono?
Faccio
un giro per i campi e rubo un po’ di frutta dai vari alberi
che mi capitano
davanti.
Senza
accorgermene arrivo al lato nord di Gil’ead e riesco a
scorgere il lago Isenstar.
Sorrido
e mi ricordo che lì, dieci anni fa, caddi in acqua e quasi
affogai. Mi salvò
mio fratello, di quattro anni più grande di me. Ora
è un soldato dell’Impero, e
solo questo pensiero mi dà il voltastomaco.
Se
diventassi un Cavaliere di Draghi potrei rivederlo e, magari, la Regina
Annabelle potrebbe promuoverlo. Ma mio fratello non accetterebbe, a lui
non
piace la raccomandazione.
Mi
dirigo verso la porta nord del mio paese. Chissà che qualche
buon soldato non
mi faccia entrare.
*°*°*°*°*°*
Come
non detto. Le porte sono sigillate neanche qualcuno venisse con un
ariete per
sfondarle.
Se
ora sono chiuse così come saranno in tempi di guerra?
Scarto
subito l’ipotesi di scavalcare le mura che, dannazione!, sono
alte quasi venti
metri. Per quanto sia molto abile ad arrampicarmi, molto più
di qualsiasi altro
essere umano (ah, benedettissimi geni elfici), neanche il
più abile abitante
della Du Weldenvarden ce la farebbe a scavalcare un muro
così alto.
Anche
l’ipotesi di usare la magia (Eh sì, i miei
genitori mi hanno obbligato a
seguire un corso sulla Lingua Antica e, quindi, ho imparato anche ad
usare la
magia), per quanto allettante che sia, è da scartare. Non ho
abbastanza energia
e, se non morissi prima, arriverei nel punto più alto
così stanca che cadrei e
mi sfracellerei al suolo, diventando così pappa e ciccia.
Hmm…un bel modo per
suicidarsi. Devo appuntarlo da qualche parte.
Quindi
adesso mi siedo e appoggio la testa al muro, cercando di addormentarmi.
Oh,
fantastico. È quasi l’alba e sono ancora sveglia
con, credo, delle enormi
occhiaie sotto gli occhi.
Ma
cos’è questo suono soave? Saran forse i soldati
che apron le porte? Oh, dolce
visione, un mulo ed un pastore che escon dal paese! Benedetto ti
ringrazio,
posso finalmente andare a casa a dormire nel mio letto!
Quindi,
tutta saltellante (per quanto la mia condizione me lo permetta) arrivo
alla
porta Nord in un batter d’occhio, saluto i soldati per poi
maledirli
mentalmente quando svolto l’angolo e me ne torno a casa mia,
non prima di aver
percorso tre centinaia di piedi, visto che abito a Gil’ead
Est.
*°*°*°*°*°*
Quando
metto piede in casa mi accoglie subito la mia mamma preoccupatissima,
tanto che
penso che la notte questa non dorme.
Mi
accompagna apprensiva in camera mia, poi se ne va. Quindi io mi cambio,
mi
stendo e, finalmente, mi addormento.
*°*°*°*°*°*
Manco
a dirlo mi sveglia mio padre tre ore dopo, tutto entusiasta.
“Allora,
è oggi il gran giorno?” chiede allusivo.
Mi
stropiccio gli occhi e lo guardo. Annuisco solo e mi alzo mooolto
lentamente.
Lui mi guarda tutto euforico.
“Pa’,
andrò lì dopo pranzo, puoi calmarti”,
gli spiego. Il suo sorriso si
affievolisce e resta lì imbambolato. “Dovrei
vestirmi” gli dico indicando il
mio armadio.
Lui
esce borbottando un “Ah, già”.
Scuoto
la testa esasperata.
Scendo
una decina di minuti dopo in cucina.
Indosso
un vestito nero a mezze maniche, che mi arriva al ginocchio, con un
paio di
stivali del medesimo colore e i capelli sciolti, che fanno contrasto
col
vestito.
Mio
padre mi guarda raggiante.
“Ho
cambiato idea”, gli dico, “prima è
meglio è”. Lui batte le mani come un bambino
piccolo e corre a prepararsi. Scende cinque minuti dopo tutto pettinato
e profumato.
“Noi
andiamo, tesoro. E quando torneremo, saremo vincenti!” dice
lui a mia madre,
che sorride tenera.
“Non
stiamo andando ad una gara” gli ricordo.
“È
come se lo fosse” risponde lui, tutto contento. Non posso far
altro che
sbuffare.
*°*°*°*°*°*
Arriviamo
al palazzo mezz’ora dopo, a Gil’ead centro. Mio
padre sta sudando, a me tremano
le gambe.
Oggi
non c’è gente, un vantaggio per me. Nessuno mi
vedrà uscire delusa da lì
dentro.
L’atrio
del palazzo è enorme. Quasi quanto l’intero
pianterreno di casa mia. Mi mangio
le unghie e ho voglia di correre.
Un
paio di soldati ci fanno cenno di seguirli e noi lo facciamo.
“È
lei che deve farlo?” chiede annoiato il più basso,
nonché il più ciccione.
Mio
padre annuisce e il secondo soldato, quello più alto, gli
dice di restare
dov’è, poi porta me in una stanza vuota.
“Puoi
restare per un quarto d’ora, non di più”
mi dice, ed esce chiudendosi con uno
scatto secco la porta alle spalle.
La
sala è enorme, spoglia, occupata solo al centro da un
piedistallo e, sopra, da
una teca trasparente.
Mi
avvicino col cuore a mille. Riesco a sentire i suoi BUM BUM tanto che
la sala è
silenziosa.
Mi
avvicino alla teca, e quello che vedo mi lascia senza fiato.
Un
uovo viola, con dei filamenti gialli, è adagiato su un
cuscinetto del medesimo
colore. È strano, vedere un uovo di drago e rimanere
così interdetta. Sento
muoversi qualcosa, dentro di me, che mi spinge a prendere
quell’uovo e portarlo
via. Lo sento. È strano, ma riesco a sentire
l’uovo. Stupidi geni elfici. Prima
o poi mi manderanno in bestia. Rimango a guardarlo per un
po’, ma non succede
nulla.
La
teca è aperta, sopra, e accarezzo
l’uovo, temendo quasi che potrebbe rompersi da un momento
all’altro. Quando lo
sfioro, mi avvolge una sensazione di tristezza mista a sollievo. Un
sorriso
spontaneo affiora sulle mie labbra. Quando alzo la mano, sento che
qualcosa mi
manca.
Visto
che non succede niente, controllo di nuovo la stanza. È
circolare, l’intonaco
viola (pitturato, probabilmente, di quel colore per l’uovo) e
ci sono sì e no
tre quadri in tutta la stanza. Il lampadario pendente è
fatto di cristalli
azzurri, fissato al soffitto con dell’oro.
Sento
uno strano rumore. Poi un altro. Un altro ancora.
Guardo
verso la porta, forse è il soldato che non riesce ad aprire
la porta, ma quando
sento di nuovo quel rumore la porta rimane ferma.
Allora
capisco.
Guardo
sorridente l’uovo che si sta schiudendo e il draghetto appena
nato mi lascia
senza fiato. Sento che le lacrime mi rigano il viso e mi decido a
toccarlo.
Una
luce viola avvolge me e il mio
drago,
poi un boato, la porta che si apre e il lampadario che dondola
pericolosamente.
Prendo il drago in braccio e corro fuori dalla stanza, prima che il
lampadario
mi caschi addosso. Il sorriso orgoglioso di mio padre è la
cosa più bella che
abbia mai visto, dopo il mio drago,
ovviamente.
Poi guardo il mio palmo. Un gedwey ignasia risplende più che mai.
bene, spero che questo capitolo sia stato all'altezza delle vostre aspettative. L'ho pubblicato così presto perché era già pronto, ma non abituatevi ad aggiurnamenti così veloci. :D
Voglio precisare solo una cosa:
questa FIC sarà DEMENZIALE, COMICA, ROMANTICA e l'ambiente NON SARA' COME QUELLO DESCRITTO DA PAOLINI. Perciò non venitemi a dire "No, ma che fai, nel libro dice tutta un'altra cosa" eccetera eccetera. ACCETTO critiche negative, ma NON voglio essere insultata, perché come voi scrivete, scrivo anch'io.
Pubblico le mie fic su EFP perché, magari, c'è qualcuno a cui piace leggere ciò che scrivo. Di certo non pubblico per essere insultata/maltrattata/presa in giro.
Quindi, se il genere non vi piace, fatemi il favore di NON LEGGERE. Meglio una recensione in meno che una persona in più da segnalare.
Le critiche vanno fatte, ma nel rispetto delle regole e, soprattutto, della persona.
Perdonate il mio sfogo ma un'utente, di cui non faccio il nome per non abbassarmi ai suoi livelli, mi ha contattato in privato perché questa fic non gli/le andava a genio, riempiendomi di insulti/parolacce. Io ACCETTO le critiche ma solo se, come ho scritto sopra, fatte nel rispetto delle regole. Per quanto io non abbia dato peso a quel messaggio (al quale, per intenderci, non ho neanche risposto), mi ha fatto comunque male, perché NON vooglio che si insulti ciò che scrivo poiché, nel farlo, ci metto anima e corpo.
Chiedo ancora scusa perché ho fatto un NDA quasi più lungo dell'intero capitolo (>.<) ma volevo essere chiara, e spero di esserci riuscita.
un abbraccio,
eli
Ps: Mi farebbe piacere sentire cosa ne pensate con una recensione :D <3