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Autore: calimeli    17/12/2011    7 recensioni
Ordunque, dimenticate la dolce e sobria Alagaesia di Paolini e fiondatevi nell'Alagaesia sadica di una scrittrice in erba che fuma erba!
Se non vi piacciono le fic OOC e comico/demenziali NON APRITE QUESTA FF!
“Murtagh, amore della mamma, posso sapere che hai fatto?” dico alzandomi e avvicinandomi a lui con un sorriso sadico.
“L’ha chiamato amore della mamma!” sussurra Cassie a Maggie. Lei annuisce spaventata.
Tutto intorno a noi si è fermato. Eragon, che giocava a carte con Ben, ci guarda esterrefatto, pronto a scappare non appena si complichino le cose. Non vi fidate quando vi dicono che Eragon è un uomo coraggioso: sono tutte baggianate.
“N-Niernen, amica mia, mi stai rompendo l’osso del polso”
“Murtagh, amore della mamma, l’osso del polso non te lo spezzo, te lo sbriciolo”
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eragon, Murtagh, Nuovo Personaggio, Un po' tutti | Coppie: Eragon/Arya
Note: Nonsense, OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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CAP 1
Porte Nord, suicidi vari e voglia di correre.

Sono nella bottega di papà. Lui sta servendo uno dei Duca di Gil’ead mentre io pulisco. Mi piace stare qui, mi sento davvero a casa. Il Duca se ne va dopo una mezz’ora buona e vedo mio padre esausto. Vado da lui e gli do un bacio sulla guancia. Mi sorride felice.

“Sai perché io e tua madre ti abbiamo chiamato così, Niernen?” chiede lui mentre pulisce il banco dai residui di stoffa che sono serviti per aggiustare le scarpe del Duca.

“Perché la nonna di mamma era un’elfa e si chiamava così” rispondo cantilenando. “Lo so papà” lo guardo alzando un sopracciglio.

“E sai cosa vuol dire?” chiede insistente

“Vuol dire ‘ortensia’ pa’, lo so!” sbotto un po’ stufa.

“Bene” risponde lui secco. Lo guardo con un cipiglio severo.

“È la ventesima volta che mi fai questo discorso in una settimana, sei prevedibile”

“Oh, Niern, secondo me dovresti andarci!”

“Pa’, non verrò mai scelta come Cavaliere di Draghi solo perché ho una percentuale minima di sangue elfico nelle vene! Un Cavaliere non viene scelto per la sua razza, ma per la sua anima, per il suo cuore!” gli dico mentre mi avvicino a lui e gli carezzo un braccio.

“Ma tu sei buona, figlia mia. Sei la persona più gentile e allo stesso tempo forte che io abbia mai visto” mi dice lui abbracciandomi.

“Lo dici solo perché sei mio padre”, sussurro alzandomi.

Passano i minuti in silenzio, e io guardo fuori dalla finestra della bottega. La gente cammina e ride, le mamme aggiustano il colletto ai loro bambini mentre vanno verso la cattedrale a pregare. Io sono stata sempre atea, e non ho mai creduto a nulla se non a me stessa, alla mia famiglia.

“E va bene, pa’” decido, “farò come mi hai chiesto. Ma non rimanere deluso se tornerò a casa senza palmo luccicante e un draghetto sulle spalle”

“Non succederà, figlia mia”

Esco dalla bottega senza neanche sentire l’ultima frase di mio padre e mi dirigo verso le mura della città.

E  fuori, all’aria aperta, abbastanza lontana dalle porte di Gil’ead, urlo finché non rimango senza voce. Poi corro. È questo il mio modo per sfogarmi, quando sono arrabbiata e/o frustrata.

Mi fermo, stanca, e mi butto a terra. Il cielo è blu scuro, quindi i portoni di Gil’ead sono chiusi e non si riapriranno fino a domani mattina. Sono fuori, come capita spesso in questi ultimi giorni.

Mi alzo e sento lo stomaco brontolare. Ho una fame da lupi, io, e mangio sempre, senza ingrassare. Visto che i geni elfici ogni tanto servono?

Faccio un giro per i campi e rubo un po’ di frutta dai vari alberi che mi capitano davanti.

Senza accorgermene arrivo al lato nord di Gil’ead e riesco a scorgere il lago Isenstar.

Sorrido e mi ricordo che lì, dieci anni fa, caddi in acqua e quasi affogai. Mi salvò mio fratello, di quattro anni più grande di me. Ora è un soldato dell’Impero, e solo questo pensiero mi dà il voltastomaco.

Se diventassi un Cavaliere di Draghi potrei rivederlo e, magari, la Regina Annabelle potrebbe promuoverlo. Ma mio fratello non accetterebbe, a lui non piace la raccomandazione.

Mi dirigo verso la porta nord del mio paese. Chissà che qualche buon soldato non mi faccia entrare.

*°*°*°*°*°*

Come non detto. Le porte sono sigillate neanche qualcuno venisse con un ariete per sfondarle.

Se ora sono chiuse così come saranno in tempi di guerra?

Scarto subito l’ipotesi di scavalcare le mura che, dannazione!, sono alte quasi venti metri. Per quanto sia molto abile ad arrampicarmi, molto più di qualsiasi altro essere umano (ah, benedettissimi geni elfici), neanche il più abile abitante della Du Weldenvarden ce la farebbe a scavalcare un muro così alto.

Anche l’ipotesi di usare la magia (Eh sì, i miei genitori mi hanno obbligato a seguire un corso sulla Lingua Antica e, quindi, ho imparato anche ad usare la magia), per quanto allettante che sia, è da scartare. Non ho abbastanza energia e, se non morissi prima, arriverei nel punto più alto così stanca che cadrei e mi sfracellerei al suolo, diventando così pappa e ciccia. Hmm…un bel modo per suicidarsi. Devo appuntarlo da qualche parte.

Quindi adesso mi siedo e appoggio la testa al muro, cercando di addormentarmi.

 

Oh, fantastico. È quasi l’alba e sono ancora sveglia con, credo, delle enormi occhiaie sotto gli occhi.

Ma cos’è questo suono soave? Saran forse i soldati che apron le porte? Oh, dolce visione, un mulo ed un pastore che escon dal paese! Benedetto ti ringrazio, posso finalmente andare a casa a dormire nel mio letto!

Quindi, tutta saltellante (per quanto la mia condizione me lo permetta) arrivo alla porta Nord in un batter d’occhio, saluto i soldati per poi maledirli mentalmente quando svolto l’angolo e me ne torno a casa mia, non prima di aver percorso tre centinaia di piedi, visto che abito a Gil’ead Est.

*°*°*°*°*°*

Quando metto piede in casa mi accoglie subito la mia mamma preoccupatissima, tanto che penso che la notte questa non dorme.

Mi accompagna apprensiva in camera mia, poi se ne va. Quindi io mi cambio, mi stendo e, finalmente, mi addormento.

*°*°*°*°*°*

Manco a dirlo mi sveglia mio padre tre ore dopo, tutto entusiasta.

“Allora, è oggi il gran giorno?” chiede allusivo.

Mi stropiccio gli occhi e lo guardo. Annuisco solo e mi alzo mooolto lentamente. Lui mi guarda tutto euforico.

“Pa’, andrò lì dopo pranzo, puoi calmarti”, gli spiego. Il suo sorriso si affievolisce e resta lì imbambolato. “Dovrei vestirmi” gli dico indicando il mio armadio.

Lui esce borbottando un “Ah, già”.

Scuoto la testa esasperata.

 

Scendo una decina di minuti dopo in cucina.

Indosso un vestito nero a mezze maniche, che mi arriva al ginocchio, con un paio di stivali del medesimo colore e i capelli sciolti, che fanno contrasto col vestito.

Mio padre mi guarda raggiante.

“Ho cambiato idea”, gli dico, “prima è meglio è”. Lui batte le mani come un bambino piccolo e corre a prepararsi. Scende cinque minuti dopo tutto pettinato e profumato.

“Noi andiamo, tesoro. E quando torneremo, saremo vincenti!” dice lui a mia madre, che sorride tenera.

“Non stiamo andando ad una gara” gli ricordo.

“È come se lo fosse” risponde lui, tutto contento. Non posso far altro che sbuffare.

*°*°*°*°*°*

Arriviamo al palazzo mezz’ora dopo, a Gil’ead centro. Mio padre sta sudando, a me tremano le gambe.

Oggi non c’è gente, un vantaggio per me. Nessuno mi vedrà uscire delusa da lì dentro.

L’atrio del palazzo è enorme. Quasi quanto l’intero pianterreno di casa mia. Mi mangio le unghie e ho voglia di correre.

Un paio di soldati ci fanno cenno di seguirli e noi lo facciamo.

“È lei che deve farlo?” chiede annoiato il più basso, nonché il più ciccione.

Mio padre annuisce e il secondo soldato, quello più alto, gli dice di restare dov’è, poi porta me in una stanza vuota.

“Puoi restare per un quarto d’ora, non di più” mi dice, ed esce chiudendosi con uno scatto secco la porta alle spalle.

La sala è enorme, spoglia, occupata solo al centro da un piedistallo e, sopra, da una teca trasparente.

Mi avvicino col cuore a mille. Riesco a sentire i suoi BUM BUM tanto che la sala è silenziosa.

Mi avvicino alla teca, e quello che vedo mi lascia senza fiato.

Un uovo viola, con dei filamenti gialli, è adagiato su un cuscinetto del medesimo colore. È strano, vedere un uovo di drago e rimanere così interdetta. Sento muoversi qualcosa, dentro di me, che mi spinge a prendere quell’uovo e portarlo via. Lo sento. È strano, ma riesco a sentire l’uovo. Stupidi geni elfici. Prima o poi mi manderanno in bestia. Rimango a guardarlo per un po’, ma non succede nulla.

La teca è aperta, sopra, e accarezzo l’uovo, temendo quasi che potrebbe rompersi da un momento all’altro. Quando lo sfioro, mi avvolge una sensazione di tristezza mista a sollievo. Un sorriso spontaneo affiora sulle mie labbra. Quando alzo la mano, sento che qualcosa mi manca.

Visto che non succede niente, controllo di nuovo la stanza. È circolare, l’intonaco viola (pitturato, probabilmente, di quel colore per l’uovo) e ci sono sì e no tre quadri in tutta la stanza. Il lampadario pendente è fatto di cristalli azzurri, fissato al soffitto con dell’oro.

Sento uno strano rumore. Poi un altro. Un altro ancora.

Guardo verso la porta, forse è il soldato che non riesce ad aprire la porta, ma quando sento di nuovo quel rumore la porta rimane ferma.

Allora capisco.

Guardo sorridente l’uovo che si sta schiudendo e il draghetto appena nato mi lascia senza fiato. Sento che le lacrime mi rigano il viso e mi decido a toccarlo.

Una luce viola avvolge me e il mio drago, poi un boato, la porta che si apre e il lampadario che dondola pericolosamente. Prendo il drago in braccio e corro fuori dalla stanza, prima che il lampadario mi caschi addosso. Il sorriso orgoglioso di mio padre è la cosa più bella che abbia mai visto, dopo il mio drago, ovviamente.

Poi guardo il mio palmo. Un gedwey ignasia risplende più che mai.


bene, spero che questo capitolo sia stato all'altezza delle vostre aspettative. L'ho pubblicato così presto perché era già pronto, ma non abituatevi ad aggiurnamenti così veloci. :D

Voglio precisare solo una cosa:
questa FIC sarà DEMENZIALE, COMICA, ROMANTICA e l'ambiente NON SARA' COME QUELLO DESCRITTO DA PAOLINI. Perciò non venitemi a dire "No, ma che fai, nel libro dice tutta un'altra cosa" eccetera eccetera. ACCETTO critiche negative, ma NON voglio essere insultata, perché come voi scrivete, scrivo anch'io.
Pubblico le mie fic su EFP perché, magari, c'è qualcuno a cui piace leggere ciò che scrivo. Di certo non pubblico per essere insultata/maltrattata/presa in giro.
Quindi, se il genere non vi piace, fatemi il favore di NON LEGGERE. Meglio una recensione in meno che una persona in più da segnalare.
Le critiche vanno fatte, ma nel rispetto delle regole e, soprattutto, della persona.

Perdonate il mio sfogo ma un'utente, di cui non faccio il nome per non abbassarmi ai suoi livelli,  mi ha contattato in privato perché questa fic non gli/le andava a genio, riempiendomi di insulti/parolacce. Io ACCETTO le critiche ma solo se, come ho scritto sopra,  fatte nel rispetto delle regole. Per quanto io non abbia dato peso a quel messaggio (al quale, per intenderci, non ho neanche risposto), mi ha fatto comunque male, perché NON vooglio che si insulti ciò che scrivo poiché, nel farlo, ci metto anima e corpo.
Chiedo ancora scusa perché ho fatto un NDA quasi più lungo dell'intero capitolo (>.<) ma volevo essere chiara, e spero di esserci riuscita.

un abbraccio,
eli
Ps: Mi farebbe piacere sentire cosa ne pensate con una recensione :D <3

   
 
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