Come anticipato sulla pagina di Facebook dedicata alle mie storie, ecco qua la tanto famigerata Big Damn Table sulle Cronache di Diana.
Sulla MIA Regina, sulla MIA donna.
Vuole essere un tributo, questa raccolta: un tributo alla più grande e magnifica delle mie creature, colei che mi ha DAVVERO dato la possibilità di Scrivere, Esprimermi, Sognare... Vivere.
Sono piccoli pezzetti di lei, questi; frammenti, stralci della sua vita, di ciò che pensava, sognava, vedeva, soffriva, amava. E' Diana a tutto tondo, più di quanto abbiate mai visto.
Insomma... bentornati a chi già la conosceva. Benvenuti, ai nuovi arrivati.
Benvenuti nel mondo di Diana.
The Big Damn Table
The
Chronicles of Diana
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001.
Inizio
Tutto
inizia e finisce per un motivo; la
nascita, la vita, la morte… sono tutti concetti relativi,
tutte parole gettate
al vento.
Quando
nasci per morire, tutto ciò che hai
intorno diventa, improvvisamente, inutile.
Io, Diana
Black, sono l’ultima della mia
razza, l’ultima della mia famiglia, l’ultima che
porta questo nome dannato.
Perché
il mio è sangue di pazzi, sangue di
assassini, sangue di coloro che non desidereresti mai ad un cenone di
Natale.
Il mio
è un sangue folle, un sangue che mi ha
condannata ad una vita che ha, come fine, soltanto la morte.
Il mio, è il
sangue della Regina.
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002.
Intermezzo
-Qualcuno
sa spiegarmi perché esistono le
pause pubblicitarie!?- sbraito, irritata, fissando con astio il vecchio
televisore polveroso che, al momento, sta trasmettendo l’ennesima pubblicità senza
alcuna logica.
Dan
ridacchia, acchiappandomi con un braccio
e tirandomi di nuovo sul consunto, familiare divano che tante volte ha
accolto
i nostri abbracci.
-Solo per
darti fastidio.-
-Ci
riescono molto bene.-
Sorride.
Quel sorriso – maledetto!
– capace di farmi dimenticare persino il mio nome.
Si
avvicina, il respiro caldo e profumato che
mi stordisce, quei pozzi neri ed ardenti che mi attirano
irresistibilmente in
un buco nero da cui non vorrei mai più emergere.
-Si
possono fare tante cose, durante gli
intermezzi.- mormora, il corpo muscoloso che aderisce, piano, al mio.
Sogghigno,
maliziosa.
Oh,
sì.
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003.
Fine
Cerco di
calmare le lacrime, di asciugarle
dalle mie guance bianche.
Ma il
cielo piange con me, stanotte; piange
con gli occhi della sua Regina, lavando via il sangue dalle ferite e
dalle
strade, le ginocchia che urlano per il contatto prolungato con il
crudele
asfalto.
È
finita.
Vorrei
urlare, ma la mia voce non esiste più.
Vorrei
soffrire, ma non ho più un cuore in
grado di farlo.
È
finita.
Ora, di
me, rimane soltanto un involucro
vuoto, in muta preghiera davanti a due corpi senza più vita.
Un
involucro… un guscio vuoto.
Ma
ancora in grado di uccidere.
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Ciò
che si vede di lei non è nemmeno la metà
di ciò che Diana nasconde in quel corpo soffice e tonico,
celato da una crudele
divisa di Hogwarts dal caratteristico marchio oroscarlatto.
Dentro di
lei, arde una stella che brilla
soltanto nelle notti più cupe.
Dentro di
lei, vibra l’energia dei vulcani e
degli oceani, dei venti e dei terremoti, del Sole e della Luna.
Dentro di
lei batte un cuore, il mio cuore,
che si riflette nelle luci
che accendono le sue iridi quando incrociano le mie.
Diana mi
guarda, enigmatica e misteriosa come
sempre, rivolgendomi uno sguardo che nessuno, salvo me, può
comprendere; è
sempre così, lei, meteora che crea e distrugge, lasciando
nel suo magico
strascico il desiderio di sfiorarla ancora.
È
un rompicapo, la mia Diana.
Ed è per
questo che la amo.
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005.
Esteriorità
All’esterno,
sembro soltanto una ragazzina
piacente, con un corpo che non è da buttar via, due begli
occhi grigi, i
capelli bruni e le labbra rosse.
All’esterno,
non si potrebbe mai immaginare
quale mostro si cela dietro quel bel visino.
All’esterno,
nessuno può vedere il sangue che
macchia le mie mani.
Eppure
c’è: pesante, incrostato, denso di
tutte le vite che ho tolto.
Ma non si
vede.
Per
tutti, io rimango una ragazzina di
tredici anni dal viso buono e dal carattere spigliato.
Ed
è meglio così.