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Autore: Delenanelcuore    20/12/2011    3 recensioni
Cosa succederebbe se a causa di un errore di Bonnie, Elena venisse catapultata nel 1864?
Viaggio nella vecchia Mystic Falls alla riscoperta del vero Damon Salvatore.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Damon/Elena
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nonostante fossi ormai da tempo abituata ad ogni sorta di sovrannaturale follia, quello che dovetti metabolizzare il più velocemente possibile, fu quanto di più mostruoso potesse capitarmi.
Avevo salutato una Mystic Falls, sopita nel buio della notte, nei panni di Elena Gilbert e mi ero destata dal mio non proprio rinvigorente riposo, nei panni di Katerina Petrova.
La ragazza che mi fissava con sguardo di timorosa riverenza, non aveva dubbi.
Ero la mia perfetta sosia e la famiglia Salvatore, al completo, mi stava attendendo di sotto per la colazione.
Colazione? 
Cominciai a rimuginare velocemente sulle possibili abitudini di una sadica vampira ultra centenaria.
Era solita Katherine deliziarsi della nobile compagnia dei Salvatore a colazione? 
Evidentemente quel giorno era nei suoi programmi e io, dovetti sbrigarmi a calarmi in fretta nei panni della mia più che somigliante amica.
“Oh..si, il sonno della notte appena trascorsa non mi ha particolarmente giovato..” – dissi con tono incerto.
Mi accorsi immediatamente dello sguardo meravigliato della mia giovane interlocutrice.
Solo pochi istanti dopo mi resi conto, che probabilmente quella ragazza non era abituata ad avere conversazione di così cordiale fattezza con la sua amabile padrona.
“Devo prepararle il suo consueto corsetto Miss Pierce?” – mi chiese lasciandomi ancora sul letto, incredula e intontita, mentre frugava con immotivata paura, nei cassetti di un enorme ed antico mobile.
La scrutai e capii che quel rituale mattutino fosse qualcosa di importante quanto pericoloso, se modello di tale indumento fosse stata la vera Katerina.
“Quante volte devo dirti che la mattina, al mio risveglio, voglio ogni cosa al proprio posto, senza una tale perdita di tempo a chiedermi banalità…”- volevo aggiungere il suo nome, peccato che non lo sapessi.
“Certo che voglio il mio consueto corsetto…”- proseguii mentre mi alzavo dal letto e andavo verso quello che sperai fosse il bagno della camera. 
Richiusi la porta e vi poggiai la schiena, respirando a fatica, pregando che fosse solo un fervido incubo, ma la paura,l’ansia e la sudorazione elevata rendevano tutto troppo reale per essere solo una fervida immaginazione della mia sopita mente.
Presi dell’acqua dalla bacinella di ceramica finissima, posta su una base di ferro battuto e mi diedi una rinfrescata al viso, mentre la ragazza al di là della porta faceva un gran rumore di passi.
“Ha ragione signorina Pierce, provvedo a sistemarle tutto”- disse mentre la sua voce si faceva flebile, probabilmente per raggiungere la cassettiera più lontana della camera.
Misi la mano sul pomello della porta e lentamente, socchiudendo gli occhi, aprii e mi diressi verso la specchiera ad altezza d’uomo.
Lasciai che la ragazza mi aiutasse ad indossare il corsetto e cercai di non protestare per quanto fosse stretto.
Non potevo obiettare sui modi di fare della gente che avrei conosciuto o avrei destato sospetti su una Katherine troppo diversa rispetto a quella cui erano abituati.
“Avete un nuovo ciondolo signorina Pierce?” – mi disse poi spiazzandomi e facendo in modo che il mio cuore battesse impazzito, per quel particolare diverso che poteva minare la mia vera natura. Se non con lei, con i Salvatore sarei dovuta essere più Katherine possibile.
“Si, ma non amo portarla spesso”- dissi slacciandola dal mio collo.
La verbena mi sarebbe stata utile in quelle circostanze, ma non potevo permettermi di essere scoperta.
“Riponila nel mio porta gioielli e mi auguro di non doverne scoprire presto il furto…”- dissi con non voluto tono di serietà. 
Pochi istanti dopo ero nel corridoio del grande palazzo. 
Rischiavo di perdermi ad ogni porta, ad ogni corridoio, ma fortunatamente trovai presto la scalinata che dai piani superiori conduceva alla stanza da pranzo all’interno della quale mi aspettava qualcuno.
Varcai la soglia del salone e il signor Salvatore si alzò elegantemente porgendomi la mano.
“Signorina Pierce, i miei figli stanno per arrivare, sapete come sono fatti, nell’attesa sono andati a far due passi nel nostro giardino”- mi disse accompagnandomi al tavolo, regalmente imbandito con ogni sorta di pietanza.
“Siete gentile Signor Salvatore, li aspetterò seduta a tavola in vostra compagnia”- cantilenai impaurita, mentre il padre di Stefan scostava la mia sedia affinchè mi accomodassi. 
Era surreale. Stavo parlando con il padre dell’uomo che amavo, nella sua vecchia casa e molto presto, avrei conosciuto una parte di Stefan e Damon che altrimenti non avrei mai potuto vedere, la loro umanità.
Sebbene Stefan mi avesse da sempre mostrato il lato umano e mite del suo carattere, la stessa cosa non potevo dire di Damon, il quale si era sempre mostrato coperto da una corazza di sfrontatezza e sfida.
“Quante volte devo dirle di chiamarmi Giuseppe?”- mi disse sorridendo e con tono cordiale- “Ma ditemi, come avete trascorso la notte Miss Pierce?”.
La somiglianza con Stefan e Damon era impressionante, mi sentii come al primo appuntamento in casa del proprio fidanzato. Peccato che Giuseppe Salvatore poco sapesse dei misteri e dei colpi di scena che presto, avrebbero coinvolto la vita dei suoi figli,anche in campo sentimentale. 
“Siete gentile come sempre e cortese a domandarmi della notte appena trascorsa.
Dormito egregiamente signor salvatore, grazie”- dissi scostandomi una ciocca di capelli dal viso.
Cosa potevo fare per uscire da quella dannata situazione? Raccontare tutto a Stefan? 
Il mio uomo nel 1864 non sapeva nemmeno che esistesse un’Elena Gilbert ed in effetti, a quell’epoca di me non vi era traccia.
Mentre affrontavo quelle mille problematiche, che nella mia testa echeggiavano come assordante stridere di unghie su liscia superficie, sentii le voci dei fratelli, giungere a me attraverso le pareti del corridoio.
Pochi istanti dopo rimasi a bocca aperta, nel vedere quanto fossero belli ed affiatati Stefan e Damon da umani.
Deglutii, incapace di far qualsiasi cosa. Gli occhi di entrambi, bramosi e indagatori, erano rivolti su di me, che già evidentemente ero il centro delle loro amorose contese. 
Stefan prese posto nell’altro capo della tavola, dinanzi al padre, mentre Damon prese posto di fronte a me. 
Sollevai lo sguardo e i miei occhi incrociarono davvero per la prima volta quelli del vero Damon Salvatore.
  
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