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Autore: _Betty_    21/12/2011    15 recensioni
Questi sono i momenti mancanti della storia che è già completa e postata sempre qui su efp. La trovate nel mio profilo =)
Per il momento lascio rating verde perchè il primo capitolo che sto postando è assolutamente verde, ma non escludo che in futuro possa anche essere rosso dato che la FF è di quel rating e i missing moments potrebbero anche essere HOT ^_^
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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Ehm... dunque, ho una bellissima scusa per farmi perdonare, mi sono preparata adeguatamente

A fine novembre sono andata ad un raduno di Twilighters programmato da mesi e non potete capire cosa è stato ma pure il prima e il dopo sono stata impegnativi e ansiolitici... il prima per ovvii motivi e il dopo perchè ho dovuto acquisire, montare e rivedere tutto il video dei 3 giorni ed è stato un lavoro non indifferente visto che era più di un'ora di riprese

Poi ho iniziato a pensare a cosa potevo scrivere di questi missing moments e 3 giorni fa finalmente ho iniziato a scrivere il pezzo "mentalmente" ;)

insomma, alla fine, ecco ciò che più di una di voi mi aveva chiesto spero che vi piacerà

 

"Bella" come un miraggio...

 

Alice aveva ragione: dovevo nutrirmi e aveva fatto bene ad insistere perché uscissi. Me ne rendevo conto solo in quel momento, mentre le papille gustative ancora danzavano al sapore del sangue di quel cervo.

Ma il sangue poteva alleviare il dolore alla gola, quell’intenso bruciore che si era risvegliato sentendo l’odore dell’animale, non poteva far niente per il cumulo di mattoni che si era depositato stabilmente sul mio petto…

Mi mancava. Mi mancava oltre ogni dire, oltre ogni possibile immaginazione e nonostante mi sforzassi di convincermi che oramai l’avevo persa, il mio “cuore” si ribellava a ciò e ostinatamente cercava di non soffocare sotto al muro di mattoni, lottando contro la mente e la logica, per non lasciarsi sopraffare, per dichiarare che non si sarebbe arreso…

Un rametto si spezzò qualche metro sopra di me sul pendio e sollevai subito lo sguardo per capire quale animale avesse avuto il coraggio di avvicinarmisi così tanto. Mi pietrificai…

Oltre a sognarla ad occhi chiusi, oltre ad averne sempre in mente la voce, in quel momento dovevo pure subire la tortura di vederne un’allucinazione? Era giusto farmi patire in quel modo? Dovevo scontare anche quel supplizio e vedermela di fronte, come se fosse reale, così da farmi morire un po’ di più ben sapendo che non era lì, ma era solo la mia immaginazione?

Era talmente bella che non chiusi nemmeno gli occhi. Volevo vedere ogni millimetro della sua pelle, sebbene non fosse reale. Dovevo sopportare anche quella tortura? Forse sì, per ciò che le avevo fatto, per ciò che aveva dovuto vedere… tortura per tortura volevo guardarla, senza pensare a come sarei stato dopo che si fosse dissolta nell’aria umida del bosco.

La visione prese a muoversi, a scendere lungo il crinale. C’era qualcosa di strano…

Per fortuna mi ero già pietrificato nel momento in cui l’avevo vista, perché a quel punto sarei crollato: i suoi piedi non erano leggeri, non fluttuava come avrebbe dovuto fare una visione, un prodotto della mia immaginazione! Quei piedi poggiavano sul terreno premendo le foglie del sottobosco, e per quanto fosse aggraziata nell’incedere, le orme rimanevano al suo passaggio… mi permisi di inspirare e come una locomotiva un profumo invitante e tanto amato mi travolse, entrandomi fino nell’anima…

Non era una visione quella che stava camminando… era lei! MIA MOGLIE!

Si fermò a pochi metri da me, sorrideva timidamente.

La mia immobilità si sciolse al sussurro che uscì dalla mia bocca: “B-Bella…”

Si strofinò le mani e mormorò “Ciao Edward…”

Presi ad agitarmi. Era bellissimo vederla, sapere che stava bene, ma il mio cervello aveva preso a galoppare. Sapevo che era nel territorio di Washington ma avevo chiesto ad Alice di indicarmi dove lei NON sarebbe stata così da non darle fastidio… l’avrei potuta cercare se avessi voluto, ma mia moglie aveva preferito stare da sola e se non era tornata nonostante fosse nei dintorni, significava che non voleva ancora vedermi e sarebbe stato controproducente costringerla ad incontrarmi.

“Perché non mi guardi?”

Aveva ragione: stavo guardando ovunque tranne che lei. Mi ero riempito gli occhi finchè avevo potuto ma i pensieri che mi affollavano la testa mi avevano condotto a non guardarla più, per paura di quello che sarebbe successo dopo.

“Perché... perché so che te ne andrai di nuovo e io non ci riesco a vederti andare via... ancora...”

Le diedi le spalle. Sapere che era reale mi faceva ancora più paura: a veder un’allucinazione dissolversi nell’aria potevo essere preparato, vedere lei in persona che si allontanava ancora da me non avrei potuto sopportarlo.

Mentre pensavo a come sarei sopravvissuto sentendo il rumore delle sue scarpe che si allontanavano, avvertii quel delicato suono avvicinarsi: il suo profumo mi avvolgeva e sentivo il suo delicato respiro infrangersi sulla schiena.

Pregai. Nel giro di pochi attimi pregai in quattro lingue diverse che ci fosse data un’altra possibilità. Che venisse a dirmi “Edward ti perdono, riproviamoci”

Anche la mia testa, fuori da ogni logica, cominciò a tifare per quella soluzione ed il mio cuore prese a raspare sgomitando tra i mattoni che lo schiacciavano. Sarei morto definitivamente se mi avesse detto “Mi spiace, non riesco a perdonarti” ma ormai c’ero dentro, era la resa dei conti: o sarei rinato o avrei trovato il modo di chiudere gli occhi per sempre.

“Io... io non vado più via, se tu mi vuoi ancora...”

Tremai. Non so come ma riuscii a non cadere a terra, forse la mia rigidità mi venne in soccorso.

Qualcuno aveva ascoltato le mie preghiere… non sapevo percome né perché ma lei aveva pronunciato quelle parole ed io mi ci stavo aggrappando come un naufrago alla sua zattera.

Poi la sentii! La sua mano destra si posò delicatamente sulla mia spalla. Fu come se venissi toccato dalla fiamma viva. Sussultai e percepii lo stesso singulto provenire da lei. Mi stava toccando… pareva una vita che non sentivo le sue mani sul mio corpo. Avevo timore a muovermi, il dubbio che potesse essere frutto della mia immaginazione mi fecero tentennare ma quando sentii anche la mano sinistra che si appoggiava sulla mia schiena ed entrambe scendevano ad accarezzarmi capii che forse un pezzo di paradiso era riservato pure a me, ad un mostro immortale che non meritava nulla ma per la bontà di quella piccola donna testarda, poteva tornare a vivere e ad essere felice.

Quando oltre le mani che già mi accarezzavano avvertii la sua fronte poggiarsi fra le scapole bloccai nuovamente il respiro. Me la figurai, come se fossi una terza persona che ci vedeva lateralmente: lei di sicuro aveva gli occhi chiusi e adorante si crogiolava nel lasciarsi accarezzare dalla mia maglia. Perché lei faceva così… o meglio, faceva così ‘prima’… prima che succedesse quell’abominio.

Avvertii il suo nasino passare sulla mia schiena e poi la guancia, mentre girava il viso ed il timore che potesse finire, che non fosse come io stavo immaginando mi fecero reagire: “P-posso voltarmi?”

“Sì...”

“Bella, se mi volterò non potrò fare a meno di toccarti...”

“Lo so...”

Ed inspirando profondamente mi girai, sentendo le sue mani che non lasciavano le mie costole. E me la ritrovai davanti, così vicina da poter inspirare il suo respiro, il dolce timido sorriso e gli occhi che mi guardavano teneri, proprio come mi aveva sempre guardato ‘prima’…

‘Toccami…’ la sentii nella testa e gemetti. Un ginocchio mi cedette ma l’altro sorresse entrambi. Era più di un mese che non sentivo i suoi pensieri, quelli che mi permetteva di sentire sollevando lo scudo e quel semplice ‘toccami’ era come un tir che mi aveva travolto a folle velocità.

Totalmente impaziente di toccarla finalmente dopo tutto quel tempo sollevai subito la mano ma un’enorme spada di Damocle cominciò ad oscillare sul mio collo: forse quello era un tentativo… voleva provarci anche lei ma doveva testare la situazione. Poteva ancora finire male, se non le fosse riuscito di farsi toccare da me sarebbe stato tutto vanificato ed il suo proposito di rimanere sarebbe inesorabilmente finito alle ortiche…

Dovetti essere onesto: “Guarda... guarda la mia mano... sei sicur-” ma mi interruppe allungandosi a sfiorare le mie dita con le labbra. Nuovamente pietrificato dallo sconvolgimento emotivo, osai solo fissarla, incapace di trasmetterle l’ansia, la passione, il tormento, l’agitazione, la paura e la gioia che si rincorrevano dentro di me. Riuscii unicamente a muovere la mia mano verso il suo bellissimo viso, finchè posai il pollice sul suo labbro inferiore: era liscio come seta e morbido, o almeno io lo percepivo così. Lo fissavo mentre lo sfioravo e tutte le emozioni che provavo si tramutarono in un unico e potente desiderio.

“Vo... vorrei baciarti...” uscì dalla mia gola e lei immediatamente portò le mani sul mio viso, spingendo ad abbassarmi verso il suo che mi stava raggiungendo. Pensai che sarei morto per autocombustione infettata da agitazione compulsiva. Le sue labbra non mi raggiunsero mai troppo presto e l’ultima primordiale paura di vedermela scivolare via dalle dita un secondo prima di baciarla mi spinsero ad avvolgerle la schiena con le braccia, così che non potesse scapparmi, ma le sue manine che mi trattenevano decise mentre riprendevamo confidenza con la bocca altrui mi confidavano che non se ne voleva andare, anzi, anelava quel bacio quanto me. Quando poi anche le sue braccia si chiusero sulla mia schiena mi lasciai andare completamente e la travolsi con un bacio non più trattenuto, volevo prendere qualsiasi cosa la sua bocca mi concedesse e sentire di nuovo il suo sapore sul palato.

Dovevo ancora convincermene, non ero per niente certo che non stessi sognando, ma tenermela stretta addosso, sentire il suo profumo ed aver gustato il suo sapore era già un buon punto di partenza per risalire il baratro in cui ero sprofondato. E di certo, se lei era veramente tornata, non le avrei mai più dato motivo di doversene andare.

   
 
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