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Autore: Shine_    22/12/2011    3 recensioni
Brevi storie su Shinichi e Ran tutte ricollegate a una qualche immagine/fan-art trovata gironzolando su Internet.
Dalla prima: Lei piangeva da un’ora e non gli aveva ancora rivolto una parola.
Dalla seconda: “no, Ran, non è un mostro ..” e allunga le mani di nuovo verso lo scatolone “è un gatto” e solleva il piccolo animale indifeso alzandosi in piedi subito seguito dall’amica.
Dalla terza: Era coś presa dalle sue meditazioni che quasi griḍ dallo spavento quando una mano le si poṣ sulla spalla.
QUARTO CAPITOLO PUBBLICATO
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Unfinished Memories

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Una giovane donna sui vent’anni dai capelli marroni stava adornando l’albero di Natale che occupava il centro del salotto.
Indossava una gonna nera e un maglioncino rosso.

Continuava a canticchiare tra sé e sé mentre l’albero man mano accumulava sui suoi rami sempre più palline e decorazioni varie.

Era arrivata al ritornello quando sentì il rumore del portone d’ingresso chiudersi e qualcuno sbuffare levandosi velocemente le scarpe che atterrarono poi con un tonfo sul pavimento di legno.

Già l’ultimo rumore aveva indisposto la ragazza ma quando percepì il nuovo arrivato buttarsi malamente sul divano non riuscì a trattenersi e voltandosi, la candelina da appendere in mano, rivolse un’occhiataccia al giovane dai capelli neri che se ne stava comodamente disteso sul divano pulito.

“che c’è?” ebbe la malaugurata idea di chiedere il povero malcapitato che per poco non si trovò la candelina ficcata giù per la gola.

La giovane, che altri non era che Ran Mouri, riuscì a mantenere la calma, prese un profondo respiro e si rivolse al giovane usando la miglior voce che aveva.

“Non è che potresti, gentilmente, levarti dal divano che ho pulito solo qualche ora fa e magari andarti a cambiare dato che tu e i tuoi vestiti siete in uno stato pietoso?” il tono dolce con cui aveva iniziato si era completamente trasformato in uno molto più pungente.

“Grazie” sibilò tra i denti quando l’essere, meglio conosciuto come Shinichi Kudo, si alzò ponendo fine alla tortura di quel comodo e morbido divano e del cuore provato della giovane.

Ran Mouri prese un altro respiro profondo cercando di non farsi vincere dalla rabbia e dalla voglia che aveva in quel momento di porre fine alla vita del famoso detective che stancamente si trascinava su per le scale.

Era meglio risparmiarsi anni di carcere.

Dopo aver rivolto al divano uno sguardo dispiaciuto si dedicò all’albero che, a parer suo, richiedeva la sua presenza e supervisione; studiò attentamente l’opera e sorrise tra sé e sé constatando che aveva fatto davvero un bel lavoro.

Tutta da sola per giunta. Perché il suo “caro maritino”, come si divertiva chiamarlo Sonoko, l’aveva abbandonata per andare in giro.

Sbuffò ancora una volta spazientita quando la candela cadde per l’ennesima volta dalla sua postazione, non poteva sempre essere arrabbiata con lui. Insomma, fino a un attimo prima era tutto così tranquillo!

Ne combinava sempre una, quasi ogni giorno nelle ultime settimane, e alla fine si ritrovavano ad urlare tra quei quattro muri e a non rivolgersi la parola per delle ore.

Ecco, perfetto! Ci mancavano solo le lacrime. Che diamine, era cresciuta e non poteva offendersi ancora se quello zotico che si ritrovava in casa non aveva la benché minima educazione.

Ri-collocò la candela sull’albero mentre faticava a mandare giù il groppo che le aveva preso la gola.

Quando vide che l’aggeggio era stabile, chiuse gli occhi e si lasciò confortare dall’aria natalizia che aleggiava nel salotto, il grande camino creava un ambiente confortevole e propagava nella stanza un piacevole calore.

Si allontanò dall’albero decisa a non perdere la pazienza con l’ennesima “cianfrusaglia”, come amava definire quelle decorazioni il giovane che, senza ombra di dubbio, era arrabbiato con lei.

Si strinse le braccia al petto tentando di darsi un po’ di calore, gli unici rumori erano il fuoco che scoppiettava allegro e lo scroscio della doccia in lontananza.

Sorrise guardando fuori dalla finestra, nevicava.

Sicuramente da poco visto che quando aveva iniziato l’opera di allestimento dell’albero il cielo era relativamente limpido per una giornata d’inverno; ma in quel poco tempo la neve aveva già ricoperto gran parte del viale.

E non smetteva, continuava a scendere. Bianca e soffice.

Rimase ancora per qualche minuto a contemplare la lenta danza dei fiocchi di neve, dimenticandosi di tutto il resto.

All’improvviso la sua attenzione venne attratta dalle luci che provenivano dalla strada di fronte alla piccola villetta.

Scostò ancora un poco le tende e vide nel lieve crepuscolo le luminarie di diversi colori e varie forme che univano una casa ad un'altra  tramite quel sottile filo quasi invisibile.

Si accendevano e si spegnevano ritmicamente, quasi seguendo o tentando di superare la velocità della neve.

Il rintocco del cucù riportò la giovane alla realtà e, decisa a vincere la sua battaglia personale con l’albero, si riavvicinò ad esso, afferrò altre tre candeline dallo scatolone e ricominciò da dove aveva lasciato.

Dopo quelli che a lei parvero pochi minuti passati a lottare con le varie candeline e il ciuffo di capelli, che proprio non ne voleva sapere di stare fermo, si ritrovò tra le mani un piccolo cuoricino rosso.

Non ricordava nemmeno di averlo conservato, era un lavoretto che la maestra delle elementari aveva fatto svolgere alla loro classe durante il periodo natalizio per il solito mercatino di natale.

Lo osservò attentamente e notò una sottile incisione, gli occhi le si illuminarono quando riconobbero quelle due lettere scolpite di cui lei stessa era l’artefice.

SR. Due semplici lettere che già all’elementari, se accostate, le provocavano un’intensa felicità.

In maniera diversa: Shinichi in quel periodo ero il suo più caro amico e confidente, ora invece era cambiato tutto .. ma in realtà non era cambiato niente. Erano sempre loro due.

Loro due con i litigi, con le risate, con gli scherzi. Solo loro due.

Era così presa dalle sue meditazioni che quasi gridò dallo spavento quando una mano le si posò sulla spalla.

“sei arrabbiata?” le chiese con quella voce, facendogli già dimenticare tutto.

Ran appese il cuoricino e continuò a sistemare l’albero fingendo di non sentirlo, pungendolo sul vivo visto che si ritrovò in pochi secondi il suo viso sulla spalla, a richiamare la sua attenzione. Come un bambino.

“Raaan?” la chiamò cantilenando appoggiando poi le labbra sul suo collo, mentre lei cercava con tutte le forze di non rabbrividire. Non poteva certo fargli vedere quanto ascendente avesse su di lei, questo proprio no.

“pff. Sono impegnata, se non lo vedi” rifilò una scusa indecente ben consapevole del poco controllo che ormai aveva sulla sua mente, soprattutto con quelle labbra che continuavano a percorrere ogni centimetro del suo collo.

“l’albero può aspettare, non credi?” tornò all’attacco lui percorrendo con un dito il collo in una dolce e sensuale carezza.

“No, non credo” rispose di getto tentando di spostarsi una ciocca di capelli marroni dagli occhi con mani tremanti.

“Io, invece, credo di sì” sentì il suo alito caldo sul collo e una sua mano spostarle la ciocca dietro l’orecchio.

“non mi abbindoli con le tue frasi da seduttore, Don Giovanni da quattro soldi” proseguì imperterrita lei ormai del tutto dimentica dell’albero di Natale.

“da seduttore?” chiese ironico lui ridendo

“sì! E allontanati di qualche passo mi sconcentri!” e diede una leggera gomitata al giovane al suo fianco che, preso alla sprovvista, per poco cadde.

Il giovane Shinichi Kudo restò ad osservare il lavoro paziente e minuzioso di Ran mentre nella sua mente iniziava a delineare un nuovo piano. Quando ormai stufo di aspettare le si avvicinò, lei non si accorse di nulla presa com’era dalle piccole campanelle.

“e ora?” le domandò, contro ogni logica, accarezzandole la pelle coperta dal maglione rosso

“e ora cosa?” chiese a sua volta in un sussurro la giovane quasi abbandonandosi con la schiena contro il suo petto, del tutto presa dalle emozioni che ancora una volta provava ad un suo semplice tocco.

“devo sempre spiegarti tutto, Mouri?” riprese posando le mani sui fianchi di lei e lasciandole baci delicati sul collo.

“credevo fosse passata la fase del ‘chiamiamoci per cognome perché ora siamo grandi’, Kudo” continuò imperterrita lei calcando sul cognome.

“certe cose non cambiano mai” asserì il giovane con una voce stranamente seria, guardando con attenzione Ran che arrossiva sotto il suo sguardo magnetico.

“allora, Kudo, sei tornato in tempo per aiutarmi ad appendere le ultime decorazioni all’albero” sviò poi il discorso con grande destrezza riportando la sua attenzione all’albero ormai concluso.

“a saperlo stavo fuori di più” ironizzò il giovane trovandosi immediatamente gli occhi azzurri della giovane su di sé.

“Tu, brutto idiot-” aveva già iniziato la suddetta giovane voltandosi e inveendo contro di lui, puntandogli anche un dito sul petto.

“dai Ran, stavo scherzando” si difese l’altro indietreggiando e alzando al tempo stesso le mani in segno di resa.

“a Natale si è tutti più buoni” tentò ancora sorridendo lievemente, sentendo la risata cristallina della giovane la guardò stranito.

“ti perdono, per questa volta” sottolineò l’ultima parte dietro un’occhiataccia velata.

“non mi sembri convinta” pensò ad alta voce lui con un sopracciglio alzato, scrutandola con i suoi occhi azzurri che si illuminarono in un lampo di malizia.

“Shinichi, c-che stai fac-” le preoccupazioni di Ran vennero bloccate dallo stesso Shinichi che le posò delicato un dito sulle labbra.

“perché così preoccupata, Mouri? Voglio solo farmi perdonare ..” mormorò con un filo di voce, gli occhi fissi nei suoi mentre, tenendole il mento con la mano, percorreva il profilo delle sue labbra con il pollice.

Ran teneva gli occhi socchiusi, estasiata dal suo tocco e dall’intensità dei suoi occhi.

“ancora arrabbiata?” sentì chiedere vicino al suo orecchio lì dove poi sentì posarsi anche le labbra calde del giovane.

“uhm .. forse?” riuscì a dire con uno sforzo mentre lui percorreva con baci umidi tutta la sua mandibola.

“non riesci ad essere convincente” scherzò guardandola con un sorrisetto baldanzoso sulle labbra prendendo poi tra le dita delle ciocche di capelli della giovane che sorrideva facendo brillare anche gli occhi.

“ho visto tuo padre prima” riprese il giovane dopo alcuni minuti di silenzio continuando a contemplare i capelli setosi tra le dita. Ran alzò il volto su di lui guardandolo interrogativa.

“niente, abbiamo parlato. Le solite frasi di circostanza che si usano dire a Natale” spiegò portando la ciocca che aveva tra le dita dietro l’orecchio della giovane.
“anche per questo ho fatto tardi, ora mi perdoni?” aggiunse poi veloce scrutandola con gli occhi socchiusi e un’espressione furba in viso.

“non saprei, devo consultarmi ” rispose immediatamente lei fingendosi seria e lasciandosi cadere seduta sul divano bianco che avevano raggiunto man mano durante la conversazione.

“e quando mi farai sapere i risultati?” tenne lo scherzo lui restando in piedi di fronte a lei, la fronte aggrottata per non ridere e le mani in tasca.

Si sentì afferrare per il maglione e in poco tempo si trovò seduto sul divano.

Ran al suo fianco scoppiò a ridere, passò una mano tra quei capelli neri accarezzandoli, lasciandogli poi un bacio sulla tempia.

“sembravi terrorizzato” riuscì a spiegare ad uno Shinichi perplesso, appoggiando il volto sulla sua spalla, mentre un braccio di lui le circondava la vita e la avvicinava di più a sé.

“è uscito bene anche senza il mio indispensabile aiuto” iniziò lui riferendosi all’albero che brillava con tutte le sue lucine e palline colorate.

“in effetti, Kudo, hai ragione. Non sei più così indispensabile.” Continuò lei con voce sicura “è proprio un capolavoro” annuì ammirando l’albero e alzando il mento con fare vagamente altezzoso.

“stai cercando di comprarmi?” si riprese scuotendo la testa, scostandosi da lui e osservandolo guardinga.

“e se ti dicessi di sì?” “ti risponderei che non ci riuscirai MAI” “eppure prima mi sembrava di esserci quasi riuscito” “era quello che volevo farti credere”

Dopo il breve scambio di battute si guardarono scoppiando poi a ridere all’unisono.

“perché sei tornato così tardi?” s’informò sollevando leggermente il viso da sopra la spalla a cui si era di nuovo appoggiata.

“non si trovava da nessuna parte” spiegò semplicemente passando una mano tra i capelli marroni e lisci di lei

“il melograno? E se ti dicessi che ora mi basta un semplice mandarino” riprese subito lei sbattendo le ciglia e intrecciando le dita con quelle di lui.

“ti risponderei che non esco da qui. Hai visto fuori? Nevica..e fa freddo!” esclamò stando sulla difensiva, conoscendo ormai bene le fissazioni che nell’ultimo periodo aveva preso quella pazza con cui condivideva la casa.

“non faresti questo.. per me?” ribadì la giovane prendendo un ciocca dei suoi lunghi capelli rigirandosela tra le dita e studiandola.

“no, Mouri, non lo far-“ venne interrotto da un “Mouri” sussurrato dalla giovane.

Quando la guardò confuso lei si apprestò a spiegare “Kudo, non Mouri”

La guardò sorridendo, le prese una mano che portò alle labbra baciandola “Mi perdoni, Signora Kudo”.

Sprofondarono sul divano ridendo.

“Signora Kudo mi fa sentire vecchia” “Sembravo mio padre” ribatterono insieme riprendendo poi a ridere.

“e come vorresti essere chiamata? Mouri, non ti va bene.. e ora nemmeno signora Kudo. Non ti va proprio bene niente!” scherzò lui mantenendo un tono serio.

“chiamatemi signora Kudo solo quando siete tot-”   utilizzando quel tono di voce pomposo che aveva solo quando citava qualche frase da libri e film vari in cui si imbatteva e di cui poi faceva un resoconto dettagliato.

“Oh, no! Ti prego. Basta con questi film da quattro soldi” esclamò non riuscendo a trattenere una risata di fronte all’espressione allibita della giovane.

“credevo quel film ti fosse piaciuto” disse Ran quasi scusandosi per averglielo fatto vedere

“diciamo che il dopo è stato meglio.” asserì il giovane sorridendo con un ghigno malizioso e uno scintillio negli occhi.

“Shinichi! Sei ..” non riuscì a concludere la frase perché in poco tempo si ritrovò a ricambiare il bacio del giovane, le mani affondate tra i suoi capelli umidi a scompigliarli maggiormente. Era completamente sdraiata sul divano, con il corpo di Shinichi a premere leggermente sul suo, le mani fredde che scorrevano sulla pelle coperta dal maglione caldo di lana le provocavano brividi lungo tutto il corpo.

“ora non venirmi a dire che vuoi ancora il mandarino.” ironizzò lui tra un bacio a fior di labbra e uno sul collo.

Ran, al contrario di tutte le sue aspettative, annuì tra le sue braccia, aggiungendo subito dopo “questa è una cosa che non puoi controllare.. e tu non puoi capire”.

“è come quando vuoi uccidere qualcuno.. è un impulso incontrollabile” tentò ancora di spiegare al giovane che le scoppiò a ridere in faccia.

“non stai paragonando sul serio la tua voglia di mandarino ad un omicidio, vero Ran?” chiese con la voce resa quasi vellutata dalle risa.

“era per farti capire, idiota!” esclamò lei dandogli una sberla leggera sulla testa.  “se non si parla di gialli, di omicidi e assassinii sei un vero imbranato.. peggio di mio padre” aggiunse poi sottovoce l’ultima parte venendo sentita lo stesso dal giovane a pochi centimetri da lei.

 In poco tempo si ritrovò a ridere senza sosta per il solletico, a muoversi a scatti per tentare di liberarsi e poter poi tornare a respirare normalmente.

“dai, Shin-.. Shinichi.. scherzavo..” tentò di bloccarlo aggrappandosi poi al maglione blu di lui e tirandolo, come ultima salvezza, ritrovandosi in pochi secondi imprigionata sotto al corpo del giovane che faceva leva con le braccia da una parte e dall’altra della sua testa per sorreggersi su di lei ed evitando così di gravarle addosso.

Restarono fermi qualche secondo a guardarsi, poi Ran gli passò una mano sul viso accarezzandolo e concluse guardandolo “forse però potrei aspettare fino a domani mattina”.

“domani mattina? Ma sono le vacanze, Ran!” “bla, bla. E io sono tua moglie, Kudo!” “ehi! Così non vale!”

Non sentendola ricambiare con una sua frase Shinichi sbuffò e aggiunse “allora tu verrai con me. Non voglio essere l’unico in giro quando potrei essere nel mio letto al caldo e non sotto la bufera di neve. Se io non posso stare sotto le coperte a dormire non ci starai nemmeno tu.” Concluse complimentandosi con se stesso per quella trovata assolutamente geniale.

“sei peggio di un bambino” “parla quella che obbliga il marito ad uscire con la bufera al freddo e al gelo”

“parla quello che vuole far uscire la moglie al freddo e al gelo nelle sue condizioni.”

“sei sempre così sleale” si lasciò sfuggire con uno sbuffo uno Shinichi indispettito.

Ran incrociò le braccia con una smorfia rendendosi ancora più buffa per via delle guance arrossate e dei capelli sparsi sul cuscino del divano.

“sei la persona più sleale che io conosca.” Continuò lui osservandola mentre lei teneva il suo sguardo ostinatamente rivolto all’albero come a non dargli la possibilità di vincere quella diatriba.

“domani mattina potrei non volerli più i mandarini” bisbigliò dopo pochi minuti, quasi come se fosse una grazia concessa da un sovrano al suo suddito.

Shinichi la guardò soffermandosi sulla piega che avevano preso le labbra e sugli occhi che si muovevano inquieti, stanchi di osservare quelle luci che si accendevano e si spegnevano continuamente, desiderosi solamente di incontrare quel paio azzurro che non distoglieva l’attenzione da lei.

“e, in cambio di questo enorme favore, cosa vorresti domani mattina?” chiese con un sussurro accattivante al suo orecchio sfiorandoglielo con il naso

“te.. solo te” si lasciò sfuggire sentendo sulla pelle il suo sorriso radioso

“per domani mattina potrei liberarmi. Mi dispiace solo per quelle tre o quattro gentili donzelle che rimarranno deluse.” Scherzò mentre la sua risata veniva soffocata tra le labbra della giovane che ora aveva rivolto totalmente l’attenzione su di lui.

“dispiace anche a me ” tenne il gioco lei, ribaltando le posizioni trovandosi in questo modo a cavalcioni su di lui. Le sue labbra non si separavano da quelle di Shinichi e se si allontanavano di poco ne venivano immediatamente catturate.
E mentre si baciavano poteva sentire il suo cuore battere sempre più forte. No, decisamente non si sarebbe mai abituata a baciare Shinichi Kudo. Sentire le labbra di lui sulle proprie era qualcosa che la sconvolgeva ogni volta, irrimediabilmente. Non riusciva ancora a credere di averlo tra le braccia, non dopo tutto quello che avevano passato per ritagliarsi quel semplice eppure perfetto futuro.

Ran si raggomitolò contro il suo petto, con la schiena appoggiata alla spalliera del divano, gli passò una mano tra i capelli neri osservando rapita il gioco di colori tra quei capelli così scuri e la sua pelle chiara.

“ ‘cause all i want for Christmas is you” canticchiò tra sé e sé completamente immersa nella contemplazione del giovane che la teneva tra le braccia lasciandole morbidi baci sul collo.

“sai Ran, il Natale ti fa uno strano effetto” iniziò quest’ultimo, poi vedendo il suo viso confuso continuò “questa è la canzone che stavi cantando prima, no?” senza aspettare un suo qualsiasi cenno continuò “dalle esperienze precedenti non escluderei che in questo momento potresti tirare fuori un coltello e ammazzarmi.”

“se tu non mi compri i mandarini” rispose con ovvietà lei ridendo poi con lui.

“non abbiamo ancora pensato a come chiamarlo” esordì Shinichi quando le risate lasciarono il posto al silenzio, introdusse una mano sotto al maglione di lei accarezzandole il ventre.

“o chiamarla” lo corresse passandogli un dito delicato sul braccio in una carezza, sorridendogli eterea

“visto che sei così convinto che sia maschio come vorresti chiamarlo?” gli chiese, preoccupandosi quando vide il sorriso ingrandirsi sulle labbra di lui.

“Conan” “Conan? Lo accetto solo perché quel bambino occhialuto mi stava davvero simpatico. Non certo per A-” “Arthur Conan Doyle. Sì, lo so. Non mi è nuova questa frase” “bene. E vedi di ricordartelo”

“e tu invece?” la interpellò lui non curandosi dell’ultima affermazione, concentrato a passare le dita su quel lembo di pelle che lui stesso aveva scoperto dal maglione.

“io cosa?” chiese a sua volta lei ricambiando lo sguardo con cui la osservava.

“tu che credi sia una femmina?” continuò mentre i sintomi della curiosità si leggevano chiaramente nei suoi occhi azzurri.

 “Akemi” rispose con un semplice sorriso sulle labbra, gli occhi leggermente lucidi.

“è un’ottima scelta, Ran” le disse con un filo di voce, le scostò i ciuffi della frangia dalla fronte lì dove poi posò delicato le labbra. La giovane seppellì il viso sul suo petto incontrando subito la morbidezza della lana del suo maglione. Non voleva fargli vedere le lacrime che bagnavano i suoi occhi, lei non aveva alcuna ragione per sentirsi così al ricordare quella storia.

Quando sentì rafforzarsi la presa del giovane permise ad alcune lacrime di scivolare via, non viste.
Quando sentì le labbra di lui tra i suoi capelli sfuggì al suo controllo un singhiozzo.

“Ran.. ehi Ran” la richiamò Shinichi accarezzandole i capelli per confortarla.

“è.. è c-così triste” bisbigliò interrompendosi scossa da un fremito, sentì le mani del giovane tremare mentre la stringevano più forte.

“lo so, ma.. lei ora è felice, no?” lo guardò negli occhi notando che anche lui aveva gli occhi lucidi e si stava sforzando di sorridere. Un lieve sorriso malinconico spuntò anche sulle sue labbra e si ritrovò ad annuire scacciando le lacrime dagli occhi e l’infelicità dal cuore.

“era una bambina particolare.. e speciale” si limitò ad aggiungere appoggiando poi la testa al suo petto lasciandosi cullare dalle braccia del giovane e dal battito del suo cuore.

“Shinichi” lo chiamò dopo qualche minuto di completo silenzio, la voce attutita contro la maglia, le mani a stringerlo sotto al maglione.

“sì, Ran?” sentì la sua bocca muoversi contro ai suoi capelli, sollevò il capo lasciandogli un bacio a fior di labbra. E non si stupì quando avvertì un sapore salato, lacrime.

“Buon Natale” bisbigliò contro le sue labbra sentendole piegarsi all’insù in un lieve sorriso.

“Buon Natale anche a te, Ran o Mouri o Signora Kudo.. come preferisci essere chiamata” ribatté lui con un ghigno che Ran si apprestò a baciare.





















Angolo Shine:

Ed eccomi qui alle 23, ultimo giorno di scuola, a postare questo nuovo capitoletto.
Volevo fare un regalino a tutte quelle che mi seguono, che mi leggono e alle 3 fantastiche persone [izumi_curtisSweet96, Dony_chan]. Non vi ringrazierò mai abbastanza.
Sarò breve perchè il collo inizia a farmi male e domani, anche se è il mio primo giorno di vacanze, devo uscire presto. Un pò come il povero Shinichi.
Iniziamo dal principio, mentre scrivevo mi sono messa giù man mano gli appunti e le parti salienti di quello che dovevo dire in questo spazietto, per non dimenticarne nessuna.
Primo: Ran incinta. Non se lo aspettava nessuno? Ma, nell’immagine sotto al maglione rosso ho visto un accenno di pancetta e il mio cervello ha iniziato a ragionare da solo.
Vi ho dato abbastanza indizi durante la storia per capirlo, credo. .-.

Poi se osservate bene potete notare la mano di Shinichi sulla spalla di Ran.
Ecco tutto questo frammento è nato da questi due particolare :)
Arrivata alla fine, quando è saltata fuori la storia dei nomi volevo far comparire anche il mitico Arthur (il gatto del frammento 2) ma pensandoci bene.. lui potrebbe essere già morto. E così ho dovuto abbandonare per qualche minuto la storia, in lutto. 
Il mio povero gatto nero ç.ç

Comunque. Akemi. Da qualche tempo mi gironzolava per la mente quest'idea.
Se Shinichi e Ran avessero una figlia (e non un figlio che puntualmente viene chiamato Conan) come la chiamerebbero?
Il primo nome che mi è venuto in mente è il suo.
E sinceramente non so nemmeno spiegarne il motivo.
Insomma la sua storia è triste e quindi è uno dei personaggi non principali che ti resta in testa; Ai vede in Ran la sorella.
Fate due più due e avete lontanamente quello che mi ha spinto a scegliere quel nome.
E Ai. All'inizio non doveva andare così, ma le mie dita hanno fatto tutto da sole senza contattarmi. ù.ù
Ad un certo punto mi sono anche bloccata e non riuscivo a proseguire. Che mondo sarebbe senza Ai?
Ho preso la citazione dalla nutella :)

Chiedo perdono se i personaggi sono risultati OOC. Non era mia intenzione.
La canzoncina che canta Ran c’è in varie versioni. Personalmente preferisco quella di Mariah Carey, ma anche quella di Michael Bublè non mi dispiace.
Michael è Michael. <3
Tutto tranne quella nuova Mariah e Justin. Quella proprio no. .-.

Ah, il titolo della raccolta è ispirato a questo video ShinRan. Solite cose.
Alla prossima, Shine.


Ps: Visto che in questi giorni non avevo niente da fare ho gironzolato più del necessario su Internet e ho trovato delle cose carine.
Per esempio. Questa è una delle molte case che nella mia testa si avvicinava alla villetta Kudo/Mouri; e qui c'è l'altra.
Sì, sono impazzita. Ne sono consapevole.
Che altro? Ho trovato questa foto spettacolare delle luci natalizie in Giappone, a viverci lì in mezzo *-*
E non posso scordarmi l'alberello <3.
Ed ora ho finito.

Buon Natale a tutti quanti.











   
 
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