Unfinished Memories
Una
giovane donna sui vent’anni dai capelli marroni stava
adornando l’albero di Natale che occupava il centro del
salotto.
Indossava una gonna nera e un maglioncino rosso.
Continuava a canticchiare tra sé e sé mentre
l’albero man mano accumulava sui
suoi rami sempre più palline e decorazioni varie.
Era
arrivata al ritornello quando sentì il rumore del
portone d’ingresso chiudersi e qualcuno sbuffare levandosi
velocemente le
scarpe che atterrarono poi con un tonfo sul pavimento di legno.
Già
l’ultimo rumore aveva indisposto la ragazza ma quando
percepì il nuovo arrivato buttarsi
malamente sul divano non riuscì a trattenersi e voltandosi,
la candelina da
appendere in mano, rivolse un’occhiataccia al giovane dai
capelli neri che se
ne stava comodamente disteso sul divano pulito.
“che
c’è?” ebbe la malaugurata idea di
chiedere il povero
malcapitato che per poco non si trovò la candelina ficcata
giù per la gola.
La
giovane, che altri non era che Ran Mouri, riuscì a
mantenere la calma, prese un profondo respiro e si rivolse al giovane
usando la
miglior voce che aveva.
“Non
è che potresti, gentilmente,
levarti dal divano che ho pulito solo
qualche ora fa e magari andarti a cambiare dato che tu e i tuoi vestiti
siete
in uno stato pietoso?” il tono dolce con cui aveva iniziato
si era
completamente trasformato in uno molto più pungente.
“Grazie”
sibilò tra i denti quando l’essere, meglio
conosciuto come Shinichi Kudo, si alzò ponendo fine alla
tortura di quel comodo
e morbido divano e del cuore provato della giovane.
Ran
Mouri prese un altro respiro profondo cercando di non
farsi vincere dalla rabbia e dalla voglia che aveva in quel momento di
porre
fine alla vita del famoso detective che stancamente si trascinava su
per le
scale.
Era
meglio risparmiarsi anni di carcere.
Dopo
aver rivolto al divano uno sguardo dispiaciuto si dedicò
all’albero che, a parer suo, richiedeva la sua presenza e
supervisione; studiò
attentamente l’opera e sorrise tra sé e
sé constatando che aveva fatto davvero
un bel lavoro.
Tutta
da sola per giunta. Perché il suo “caro
maritino”,
come si divertiva chiamarlo Sonoko, l’aveva abbandonata per
andare in giro.
Sbuffò
ancora una volta spazientita quando la candela cadde
per l’ennesima volta dalla sua postazione, non poteva sempre
essere arrabbiata
con lui. Insomma, fino a un attimo prima era tutto così
tranquillo!
Ne
combinava sempre una, quasi ogni giorno nelle ultime
settimane, e alla fine si ritrovavano ad urlare tra quei quattro muri e
a non
rivolgersi la parola per delle ore.
Ecco,
perfetto! Ci mancavano solo le lacrime. Che diamine,
era cresciuta e non poteva offendersi ancora se quello zotico che si
ritrovava
in casa non aveva la benché minima educazione.
Ri-collocò
la candela sull’albero mentre faticava a mandare
giù il groppo che le aveva preso la gola.
Quando
vide che l’aggeggio
era stabile, chiuse gli occhi e si lasciò confortare
dall’aria natalizia che
aleggiava nel salotto, il grande camino creava un ambiente confortevole
e propagava
nella stanza un piacevole calore.
Si
allontanò dall’albero decisa a non perdere la
pazienza
con l’ennesima “cianfrusaglia”, come
amava definire quelle decorazioni il
giovane che, senza ombra di dubbio, era arrabbiato con lei.
Si
strinse le braccia al petto tentando di darsi un po’ di
calore, gli unici rumori erano il fuoco che scoppiettava allegro e lo
scroscio
della doccia in lontananza.
Sorrise
guardando fuori dalla finestra, nevicava.
Sicuramente
da poco visto che quando aveva iniziato l’opera
di allestimento dell’albero il cielo era relativamente
limpido per una giornata
d’inverno; ma in quel poco tempo la neve aveva già
ricoperto gran parte del
viale.
E
non smetteva, continuava a scendere. Bianca e soffice.
Rimase
ancora per qualche minuto a contemplare la lenta
danza dei fiocchi di neve, dimenticandosi di tutto il resto.
All’improvviso
la sua attenzione venne attratta dalle luci
che provenivano dalla strada di fronte alla piccola villetta.
Scostò
ancora un poco le tende e vide nel lieve crepuscolo le
luminarie di diversi colori e varie forme che univano una casa ad
un'altra tramite
quel sottile filo quasi invisibile.
Si
accendevano e si spegnevano ritmicamente, quasi seguendo
o tentando di superare la velocità della neve.
Il
rintocco del cucù riportò la giovane alla
realtà e,
decisa a vincere la sua battaglia personale con l’albero, si
riavvicinò ad
esso, afferrò altre tre candeline dallo scatolone e
ricominciò da dove aveva
lasciato.
Dopo
quelli che a lei parvero pochi minuti passati a lottare
con le varie candeline e il ciuffo di capelli, che proprio non ne
voleva sapere
di stare fermo, si ritrovò tra le mani un piccolo cuoricino
rosso.
Non
ricordava nemmeno di averlo conservato, era un lavoretto
che la maestra delle elementari aveva fatto svolgere alla loro classe
durante
il periodo natalizio per il solito mercatino di natale.
Lo
osservò attentamente e notò una sottile
incisione, gli
occhi le si illuminarono quando riconobbero quelle due lettere scolpite
di cui
lei stessa era l’artefice.
SR.
Due semplici lettere che già all’elementari, se
accostate,
le provocavano un’intensa felicità.
In
maniera diversa: Shinichi in quel periodo ero il suo più
caro amico e confidente, ora invece era cambiato tutto .. ma in
realtà non era
cambiato niente. Erano sempre loro due.
Loro
due con i litigi, con le risate, con gli scherzi. Solo
loro due.
Era
così presa dalle sue meditazioni che quasi gridò
dallo
spavento quando una mano le si posò sulla spalla.
“sei
arrabbiata?” le chiese con quella voce, facendogli
già
dimenticare tutto.
Ran
appese il cuoricino e continuò a sistemare
l’albero
fingendo di non sentirlo, pungendolo sul vivo visto che si
ritrovò in pochi
secondi il suo viso sulla spalla, a richiamare la sua attenzione. Come
un
bambino.
“Raaan?”
la chiamò cantilenando appoggiando poi le labbra
sul suo collo, mentre lei cercava con tutte le forze di non
rabbrividire. Non
poteva certo fargli vedere quanto ascendente avesse su di lei, questo
proprio
no.
“pff.
Sono impegnata, se non lo vedi” rifilò una scusa
indecente ben consapevole del poco controllo che ormai aveva sulla sua
mente,
soprattutto con quelle labbra che continuavano a percorrere ogni
centimetro del
suo collo.
“l’albero
può aspettare, non credi?” tornò
all’attacco lui
percorrendo con un dito il collo in una dolce e sensuale carezza.
“No,
non credo” rispose di getto tentando di spostarsi una
ciocca di capelli marroni dagli occhi con mani tremanti.
“Io,
invece, credo di sì” sentì il suo alito
caldo sul collo
e una sua mano spostarle la ciocca dietro l’orecchio.
“non
mi abbindoli con le tue frasi da seduttore, Don
Giovanni da quattro soldi” proseguì imperterrita
lei ormai del tutto dimentica
dell’albero di Natale.
“da
seduttore?” chiese ironico lui ridendo
“sì!
E allontanati di qualche passo mi sconcentri!” e diede
una leggera gomitata al giovane al suo fianco che, preso alla
sprovvista, per
poco cadde.
Il
giovane Shinichi Kudo restò ad osservare il lavoro
paziente e minuzioso di Ran mentre nella sua mente iniziava a delineare
un
nuovo piano. Quando ormai stufo di aspettare le si avvicinò,
lei non si accorse
di nulla presa com’era dalle piccole campanelle.
“e
ora?” le domandò, contro ogni logica,
accarezzandole la
pelle coperta dal maglione rosso
“e
ora cosa?” chiese a sua volta in un sussurro la giovane
quasi abbandonandosi con la schiena contro il suo petto, del tutto
presa dalle
emozioni che ancora una volta provava ad un suo semplice tocco.
“devo
sempre spiegarti tutto, Mouri?” riprese posando le
mani sui fianchi di lei e lasciandole baci delicati sul collo.
“credevo
fosse passata la fase del ‘chiamiamoci per cognome
perché ora siamo grandi’, Kudo”
continuò imperterrita lei calcando sul cognome.
“certe
cose non cambiano mai” asserì il giovane con una
voce
stranamente seria, guardando con attenzione Ran che arrossiva sotto il
suo
sguardo magnetico.
“allora,
Kudo, sei tornato in tempo per aiutarmi ad
appendere le ultime decorazioni all’albero”
sviò poi il discorso con grande
destrezza riportando la sua attenzione all’albero ormai
concluso.
“a
saperlo stavo fuori di più” ironizzò il
giovane
trovandosi immediatamente gli occhi azzurri della giovane su di
sé.
“Tu,
brutto idiot-” aveva già iniziato la suddetta
giovane
voltandosi e inveendo contro di lui, puntandogli anche un dito sul
petto.
“dai
Ran, stavo scherzando” si difese l’altro
indietreggiando e alzando al tempo stesso le mani in segno di resa.
“a
Natale si è tutti più buoni”
tentò ancora sorridendo
lievemente, sentendo la risata cristallina della giovane la
guardò stranito.
“ti
perdono, per questa volta” sottolineò
l’ultima parte
dietro un’occhiataccia velata.
“non
mi sembri convinta” pensò ad alta voce lui con un
sopracciglio alzato, scrutandola con i suoi occhi azzurri che si
illuminarono
in un lampo di malizia.
“Shinichi,
c-che stai fac-” le preoccupazioni di Ran vennero
bloccate dallo stesso Shinichi che le posò delicato un dito
sulle labbra.
“perché
così preoccupata, Mouri? Voglio solo farmi perdonare
..” mormorò con un filo di voce, gli occhi fissi
nei suoi mentre, tenendole il
mento con la mano, percorreva il profilo delle sue labbra con il
pollice.
Ran
teneva gli occhi socchiusi, estasiata dal suo tocco e
dall’intensità
dei suoi occhi.
“ancora
arrabbiata?” sentì chiedere vicino al suo orecchio
lì dove poi sentì posarsi anche le labbra calde
del giovane.
“uhm
.. forse?” riuscì a dire con uno sforzo mentre lui
percorreva con baci umidi tutta la sua mandibola.
“non
riesci ad essere convincente” scherzò guardandola
con
un sorrisetto baldanzoso sulle labbra prendendo poi tra le dita delle
ciocche
di capelli della giovane che sorrideva facendo brillare anche gli occhi.
“ho
visto tuo padre prima” riprese il giovane dopo alcuni
minuti di silenzio continuando a contemplare i capelli setosi tra le
dita. Ran alzò
il volto su di lui guardandolo interrogativa.
“niente,
abbiamo parlato. Le solite frasi di circostanza che
si usano dire a Natale” spiegò portando la ciocca
che aveva tra le dita dietro
l’orecchio della giovane.
“anche per questo ho fatto tardi, ora mi perdoni?”
aggiunse poi veloce
scrutandola con gli occhi socchiusi e un’espressione furba in
viso.
“non
saprei, devo consultarmi ” rispose immediatamente lei
fingendosi seria e lasciandosi cadere seduta sul divano bianco che
avevano
raggiunto man mano durante la conversazione.
“e
quando mi farai sapere i risultati?” tenne lo scherzo lui
restando in piedi di fronte a lei, la fronte aggrottata per non ridere
e le
mani in tasca.
Si
sentì afferrare per il maglione e in poco tempo si
trovò
seduto sul divano.
Ran
al suo fianco scoppiò a ridere, passò una mano
tra quei
capelli neri accarezzandoli, lasciandogli poi un bacio sulla tempia.
“sembravi
terrorizzato” riuscì a spiegare ad uno Shinichi
perplesso, appoggiando il volto sulla sua spalla, mentre un braccio di
lui le
circondava la vita e la avvicinava di più a sé.
“è
uscito bene anche senza il mio indispensabile aiuto”
iniziò lui riferendosi all’albero che brillava con
tutte le sue lucine e
palline colorate.
“in
effetti, Kudo, hai ragione. Non sei più così
indispensabile.” Continuò lei con voce sicura
“è proprio un capolavoro”
annuì ammirando
l’albero e alzando il mento con fare vagamente altezzoso.
“stai
cercando di comprarmi?” si riprese scuotendo la testa,
scostandosi da lui e osservandolo guardinga.
“e
se ti dicessi di sì?” “ti risponderei
che non ci
riuscirai MAI” “eppure prima mi sembrava di esserci
quasi riuscito” “era quello
che volevo farti credere”
Dopo
il breve scambio di battute si guardarono scoppiando
poi a ridere all’unisono.
“perché
sei tornato così tardi?”
s’informò sollevando
leggermente il viso da sopra la spalla a cui si era di nuovo appoggiata.
“non
si trovava da nessuna parte” spiegò semplicemente
passando una mano tra i capelli marroni e lisci di lei
“il
melograno? E se ti dicessi che ora mi basta un semplice
mandarino” riprese subito lei sbattendo le ciglia e
intrecciando le dita con
quelle di lui.
“ti
risponderei che non esco da qui. Hai visto fuori?
Nevica..e fa freddo!” esclamò stando sulla
difensiva, conoscendo ormai bene le
fissazioni che nell’ultimo periodo aveva preso quella pazza
con cui condivideva
la casa.
“non
faresti questo.. per me?” ribadì la giovane
prendendo
un ciocca dei suoi lunghi capelli rigirandosela tra le dita e
studiandola.
“no,
Mouri, non lo far-“ venne interrotto da un
“Mouri”
sussurrato dalla giovane.
Quando
la guardò confuso lei si apprestò a spiegare
“Kudo,
non Mouri”
La
guardò sorridendo, le prese una mano che portò
alle
labbra baciandola “Mi perdoni, Signora Kudo”.
Sprofondarono
sul divano ridendo.
“Signora
Kudo mi fa sentire vecchia” “Sembravo mio
padre”
ribatterono insieme riprendendo poi a ridere.
“e
come vorresti essere chiamata? Mouri, non ti va bene.. e
ora nemmeno signora Kudo. Non ti va proprio bene niente!”
scherzò lui mantenendo
un tono serio.
“chiamatemi
signora Kudo solo quando siete tot-”
utilizzando
quel tono di voce pomposo che
aveva solo quando citava qualche frase da libri e film vari in cui si
imbatteva
e di cui poi faceva un resoconto dettagliato.
“Oh,
no! Ti prego. Basta con questi film da quattro soldi”
esclamò non riuscendo a trattenere una risata di fronte
all’espressione
allibita della giovane.
“credevo
quel film ti fosse piaciuto” disse Ran quasi
scusandosi per averglielo fatto vedere
“diciamo
che il dopo è stato meglio.” asserì il
giovane
sorridendo con un ghigno malizioso e uno scintillio negli occhi.
“Shinichi!
Sei ..” non riuscì a concludere la frase
perché
in poco tempo si ritrovò a ricambiare il bacio del giovane,
le mani affondate
tra i suoi capelli umidi a scompigliarli maggiormente. Era
completamente
sdraiata sul divano, con il corpo di Shinichi a premere leggermente sul
suo, le
mani fredde che scorrevano sulla pelle coperta dal maglione caldo di
lana le
provocavano brividi lungo tutto il corpo.
“ora
non venirmi a dire che vuoi ancora il mandarino.”
ironizzò lui tra un bacio a fior di labbra e uno sul collo.
Ran,
al contrario di tutte le sue aspettative, annuì tra le
sue braccia, aggiungendo subito dopo “questa è una
cosa che non puoi
controllare.. e tu non puoi capire”.
“è
come quando vuoi uccidere qualcuno.. è un impulso
incontrollabile” tentò ancora di spiegare al
giovane che le scoppiò a ridere in
faccia.
“non
stai paragonando sul serio la tua voglia di mandarino
ad un omicidio, vero Ran?” chiese con la voce resa quasi
vellutata dalle risa.
“era
per farti capire, idiota!” esclamò lei dandogli
una
sberla leggera sulla testa. “se
non si
parla di gialli, di omicidi e assassinii sei un vero imbranato.. peggio
di mio
padre” aggiunse poi sottovoce l’ultima parte
venendo sentita lo stesso dal
giovane a pochi centimetri da lei.
In poco tempo si
ritrovò a ridere senza sosta per il solletico, a muoversi a
scatti per tentare
di liberarsi e poter poi tornare a respirare normalmente.
“dai,
Shin-.. Shinichi.. scherzavo..” tentò di bloccarlo
aggrappandosi poi al maglione blu di lui e tirandolo, come ultima
salvezza,
ritrovandosi in pochi secondi imprigionata sotto al corpo del giovane
che
faceva leva con le braccia da una parte e dall’altra della
sua testa per sorreggersi
su di lei ed evitando così di gravarle addosso.
Restarono
fermi qualche secondo a guardarsi, poi Ran gli
passò una mano sul viso accarezzandolo e concluse
guardandolo “forse però
potrei aspettare fino a domani mattina”.
“domani
mattina? Ma sono le vacanze, Ran!” “bla, bla. E io
sono tua moglie, Kudo!” “ehi! Così non
vale!”
Non
sentendola ricambiare con una sua frase Shinichi sbuffò
e aggiunse “allora tu verrai con me. Non voglio essere
l’unico in giro quando
potrei essere nel mio letto al caldo e non sotto la bufera di neve. Se
io non
posso stare sotto le coperte a dormire non ci starai nemmeno
tu.” Concluse
complimentandosi con se stesso per quella trovata assolutamente geniale.
“sei
peggio di un bambino” “parla quella che obbliga il
marito ad uscire con la bufera al freddo e al gelo”
“parla
quello che vuole far uscire la moglie al freddo e al
gelo nelle sue
condizioni.”
“sei
sempre così sleale” si lasciò sfuggire
con uno sbuffo
uno Shinichi indispettito.
Ran
incrociò le braccia con una smorfia rendendosi ancora
più buffa per via delle guance arrossate e dei capelli
sparsi sul cuscino del
divano.
“sei
la persona più sleale che io conosca.”
Continuò lui
osservandola mentre lei teneva il suo sguardo ostinatamente rivolto
all’albero
come a non dargli la possibilità di vincere quella diatriba.
“domani
mattina potrei non volerli più i mandarini”
bisbigliò
dopo pochi minuti, quasi come se fosse una grazia concessa da un
sovrano al suo
suddito.
Shinichi
la guardò soffermandosi sulla piega che avevano
preso le labbra e sugli occhi che si muovevano inquieti, stanchi di
osservare
quelle luci che si accendevano e si spegnevano continuamente,
desiderosi
solamente di incontrare quel paio azzurro che non distoglieva
l’attenzione da
lei.
“e,
in cambio di questo enorme favore, cosa vorresti domani
mattina?” chiese con un sussurro accattivante al suo orecchio
sfiorandoglielo
con il naso
“te..
solo te” si lasciò sfuggire sentendo sulla pelle
il
suo sorriso radioso
“per
domani mattina potrei liberarmi. Mi dispiace solo per
quelle tre o quattro gentili donzelle che rimarranno deluse.”
Scherzò mentre la
sua risata veniva soffocata tra le labbra della giovane che ora aveva
rivolto
totalmente l’attenzione su di lui.
“dispiace
anche a me ” tenne il gioco lei, ribaltando le
posizioni trovandosi in questo modo a cavalcioni su di lui. Le sue
labbra non
si separavano da quelle di Shinichi e se si allontanavano di poco ne
venivano
immediatamente catturate.
E mentre si baciavano poteva sentire il suo cuore battere sempre
più forte. No,
decisamente non si sarebbe mai abituata a baciare Shinichi Kudo.
Sentire le
labbra di lui sulle proprie era qualcosa che la sconvolgeva ogni volta,
irrimediabilmente. Non riusciva ancora a credere di averlo tra le
braccia, non
dopo tutto quello che avevano passato per ritagliarsi quel semplice
eppure
perfetto futuro.
Ran
si raggomitolò contro il suo petto, con la schiena
appoggiata alla spalliera del divano, gli passò una mano tra
i capelli neri
osservando rapita il gioco di colori tra quei capelli così
scuri e la sua pelle
chiara.
“
‘cause all i want for Christmas is you”
canticchiò tra sé
e sé completamente immersa nella contemplazione del giovane
che la teneva tra
le braccia lasciandole morbidi baci sul collo.
“sai
Ran, il Natale ti fa uno strano effetto” iniziò
quest’ultimo, poi vedendo il suo viso confuso
continuò “questa è la canzone che
stavi cantando prima, no?” senza aspettare un suo qualsiasi
cenno continuò
“dalle esperienze precedenti non escluderei che in questo
momento potresti
tirare fuori un coltello e ammazzarmi.”
“se
tu non mi compri i mandarini” rispose con ovvietà
lei
ridendo poi con lui.
“non
abbiamo ancora pensato a come chiamarlo” esordì
Shinichi
quando le risate lasciarono il posto al silenzio, introdusse una mano
sotto al
maglione di lei accarezzandole il ventre.
“o
chiamarla” lo
corresse passandogli un dito delicato sul braccio in una carezza,
sorridendogli
eterea
“visto
che sei così convinto che sia maschio come vorresti
chiamarlo?” gli chiese, preoccupandosi quando vide il sorriso
ingrandirsi sulle
labbra di lui.
“Conan”
“Conan? Lo accetto solo perché quel bambino
occhialuto mi stava davvero simpatico. Non certo per A-”
“Arthur Conan Doyle.
Sì, lo so. Non mi è nuova
questa frase” “bene. E vedi di
ricordartelo”
“e
tu invece?” la interpellò lui non curandosi
dell’ultima
affermazione, concentrato a passare le dita su quel lembo di pelle che
lui
stesso aveva scoperto dal maglione.
“io
cosa?” chiese a sua volta lei ricambiando lo sguardo con
cui la osservava.
“tu
che credi sia una femmina?” continuò mentre i
sintomi
della curiosità si leggevano chiaramente nei suoi occhi
azzurri.
“Akemi”
rispose con
un semplice sorriso sulle labbra, gli occhi leggermente lucidi.
“è
un’ottima scelta, Ran” le disse con un filo di
voce, le
scostò i ciuffi della frangia dalla fronte lì
dove poi posò delicato le labbra.
La giovane seppellì il viso sul suo petto incontrando subito
la morbidezza
della lana del suo maglione. Non voleva fargli vedere le lacrime che
bagnavano
i suoi occhi, lei non aveva alcuna ragione per sentirsi così
al ricordare
quella storia.
Quando
sentì rafforzarsi la presa del giovane permise ad
alcune lacrime di scivolare via, non viste.
Quando sentì le labbra di lui tra i suoi capelli
sfuggì al suo controllo un
singhiozzo.
“Ran..
ehi Ran” la richiamò Shinichi accarezzandole i
capelli per confortarla.
“è..
è c-così triste” bisbigliò
interrompendosi scossa da un
fremito, sentì le mani del giovane tremare mentre la
stringevano più forte.
“lo
so, ma.. lei ora è felice, no?” lo
guardò negli occhi
notando che anche lui aveva gli occhi lucidi e si stava sforzando di
sorridere.
Un lieve sorriso malinconico spuntò anche sulle sue labbra e
si ritrovò ad
annuire scacciando le lacrime dagli occhi e
l’infelicità dal cuore.
“era
una bambina
particolare.. e speciale” si limitò ad aggiungere
appoggiando poi la testa al suo
petto lasciandosi cullare dalle braccia del giovane e dal battito del
suo
cuore.
“Shinichi”
lo chiamò dopo qualche minuto di completo
silenzio, la voce attutita contro la maglia, le mani a stringerlo sotto
al
maglione.
“sì,
Ran?” sentì la sua bocca muoversi contro ai suoi
capelli, sollevò il capo lasciandogli un bacio a fior di
labbra. E non si stupì
quando avvertì un sapore salato, lacrime.
“Buon
Natale” bisbigliò contro le sue labbra sentendole
piegarsi all’insù in un lieve sorriso.
“Buon
Natale anche a te, Ran o Mouri o Signora Kudo.. come preferisci
essere chiamata” ribatté lui con un ghigno che Ran
si apprestò a baciare.
Angolo Shine:
Ed eccomi qui alle 23, ultimo giorno di scuola, a postare questo nuovo capitoletto.
Volevo fare un regalino a tutte quelle che mi seguono, che mi leggono e alle 3 fantastiche persone [izumi_curtis, Sweet96, Dony_chan]. Non vi ringrazierò mai abbastanza.
Sarò breve perchè il collo inizia a farmi male e domani, anche se è il mio primo giorno di vacanze, devo uscire presto. Un pò come il povero Shinichi.
Iniziamo dal principio, mentre scrivevo mi sono messa giù man mano gli appunti e le parti salienti di quello che dovevo dire in questo spazietto, per non dimenticarne nessuna.
Primo: Ran incinta. Non se lo aspettava nessuno? Ma, nell’immagine sotto al maglione rosso ho visto un accenno di pancetta e il mio cervello ha iniziato a ragionare da solo.
Vi ho dato abbastanza indizi durante la storia per capirlo, credo. .-.
Poi se osservate bene potete notare la mano di Shinichi sulla spalla di Ran.
Ecco tutto questo frammento è nato da questi due particolare :)
Arrivata alla fine, quando è saltata fuori la storia dei nomi volevo far comparire anche il mitico Arthur (il gatto del frammento 2) ma pensandoci bene.. lui potrebbe essere già morto. E così ho dovuto abbandonare per qualche minuto la storia, in lutto.
Il mio povero gatto nero ç.ç
Comunque. Akemi. Da qualche tempo mi gironzolava per la mente quest'idea.
Se Shinichi e Ran avessero una figlia (e non un figlio che puntualmente viene chiamato Conan) come la chiamerebbero?
Il primo nome che mi è venuto in mente è il suo.
E sinceramente non so nemmeno spiegarne il motivo.
Insomma la sua storia è triste e quindi è uno dei personaggi non principali che ti resta in testa; Ai vede in Ran la sorella.
Fate due più due e avete lontanamente quello che mi ha spinto a scegliere quel nome.
E Ai. All'inizio non doveva andare così, ma le mie dita hanno fatto tutto da sole senza contattarmi. ù.ù
Ad un certo punto mi sono anche bloccata e non riuscivo a proseguire. Che mondo sarebbe senza Ai?
Ho preso la citazione dalla nutella :)
Chiedo perdono se i personaggi sono risultati OOC. Non era mia intenzione.
La canzoncina che canta Ran c’è in varie versioni. Personalmente preferisco quella di Mariah Carey, ma anche quella di Michael Bublè non mi dispiace.
Michael è Michael. <3
Tutto tranne quella nuova Mariah e Justin. Quella proprio no. .-.
Ah, il titolo della raccolta è ispirato a questo video ShinRan. Solite cose.
Alla prossima, Shine.
Ps: Visto che in questi giorni non avevo niente da fare ho gironzolato più del necessario su Internet e ho trovato delle cose carine.
Per esempio. Questa è una delle molte case che nella mia testa si avvicinava alla villetta Kudo/Mouri; e qui c'è l'altra.
Sì, sono impazzita. Ne sono consapevole.
Che altro? Ho trovato questa foto spettacolare delle luci natalizie in Giappone, a viverci lì in mezzo *-*
E non posso scordarmi l'alberello <3.
Ed ora ho finito.
Buon Natale a tutti quanti.