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Autore: HarleyQ_91    23/12/2011    1 recensioni
“Ehm… credo che dovremmo fare l’esercizio”. Mi azzardai a dire.
Lui rilassò la fronte e assunse un’espressione più serena. La pelle bianca gli dava uno strano fascino. Era bello, ma sembrava finto.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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E siamo giunti al terzo capitolo!^^
Diciamo che sto aggiornando in fretta ora, perché so che poi dal 28 in poi non avrò molto tempo per farlo!
Preferisco avvantaggiarmi col lavoro...così da non tenervi troppo in sospeso!
Beh, ora vi lascio al capitolo. Buona lettura!^^

******


CAPITOLO 3
- Inondazione -


Arrivai a La Push con l’intenzione di posare la moto, cambiarmi e uscire di nuovo prima che Jacob o Nessie potessero chiedermi qualcosa.
A dire il vero quello che mi preoccupava era mio padre, perché sapevo che mamma, se pure le avessi raccontato tutto, non avrebbe avuto nulla in contrario.
Entrai in casa e notai che era immersa nel silenzio più assoluto.
Che strano, mi sarei aspettata un agguato da parte di Jacob, seguito da un interrogatorio con tanto di lampada abbagliante puntata in faccia.
Tirai un sospiro di sollievo quando appurai che stavo realmente da sola.
Mi affrettai a cambiarmi e a sistemarmi i capelli – tra la pioggia e la moto non sapevo cosa li avesse scompigliati di più –.
Nell’istante in cui uscii dalla mia stanza si aprì la porta di casa. Mi preoccupai quando vidi l’espressione tormentata sul viso di Nessie.
“Mamma, ma cosa…?”
Non riuscii a finire la frase che mia madre mi prese tra le braccia e mi strinse al petto. Le lacrime cominciarono a sgorgarle dagli occhi ed io mi preoccupai ancora di più.
“Jodi, grazie al cielo! Non immagini nemmeno quanto fossi in pena”.
“Mamma che ti prende?” Non ero abituata a vederla così sconvolta, di solito era molto brava a reprimere le sue emozioni.
“Ero preoccupata da morire. Non ha smesso un secondo di piovere e tu stavi con la moto…”
“Lo sai che la pioggia non è un problema per me!” La rassicurai.
“Sì, ma se si fosse allagata la scuola? Ho pensato al peggio”.
Scoppiai a ridere. “Ma che razza di idee ti vengono in mente?”
Si sedette su una poltrona del salotto e portò la testa tra le mani. Non vedevo più scendere le lacrime, ma l’espressione sconvolta continuò a persistere sul suo volto.
“Stamattina un’onda ha travolto le case sulla spiaggia, mezza popolazione di La Push è rimasta senza un posto dove vivere”.
“Oh mio dio!” Non mi uscì niente di meglio dalla bocca. Mi sedetti accanto a lei e le cinsi le spalle con un braccio.
“E’ da ore che io e tuo padre stiamo aiutando gli sfollati”. Continuò. “Poi però ha cominciato a salirmi l’ansia e sono tornata a casa per vedere se fossi sana e salva”.
“Lo sai che non devi preoccuparti per me. So cavarmela”.
Nessie annuì. “Sì, lo so. Ma mi preoccupo lo stesso. Evita quindi di uscire quando il tempo è così brutto, così risparmi un infarto a tua madre”.
Il suo tono sarcastico non mi fece ridere. Mi alzai in piedi e tentai di replicare. “Ma mamma, io oggi pomeriggio devo uscire. Ho promesso ad un’amica che…”
“Jodi Black, non ammetto contestazioni!”
Ahia, quando mia madre chiamava sia per nome che per cognome era meglio non contraddirla, neanche mio padre si era mai azzardato a farlo.
Abbassai lo sguardo e incrociai le braccia sul petto.
E adesso? Mi ero anche dimenticata di chiedere ad Eva il suo numero di cellulare.
Già me la immaginavo: lei da sola, nel parcheggio della scuola ad aspettarmi. Di sicuro non avrebbe preso bene la mia assenza all’appuntamento.
“Dai Jodi, ora non arrabbiarti. Fallo per la tua dolce mamma”.
Sbatté le palpebre ripetutamente e si sporse leggermente verso di me. Sogghignai appena, non volevo darle la soddisfazione di riuscire a tirarmi su il morale.
“Dolce? Da quando sei dolce?”
Nessie si alzò in piedi e mi mise una mano su una spalla.
“Avrai altre occasioni per uscire con le tue nuove amiche, vedrai”.
“Non credo che mi farò tanti amici se continuerò a non presentarmi agli appuntamenti”.
“Non farla tanto tragica. Domani quando sarai a scuola e dovrai scusarti ti autorizzo ad incolparmi di tutto”.
“Mi sembra il minimo!” Sbuffai e mi lasciai cadere sul divano, con le braccia ben strette al petto.
Avrei capito se a dover uscire fosse stata una ragazza normale, senza alcuna abilità particolare. Ma io non correvo alcun pericolo! Ero molto più agile, scaltra e responsabile di quanto potesse esserlo una qualsiasi altra adolescente. E in più, nel corso degli anni, avevo sviluppato un istinto di sopravvivenza tale da farmi percepire il pericolo a distanza.
Di cosa diavolo c’era da preoccuparsi tanto?
“Quindi ti sei fatta delle amiche”. Nessie si sedette accanto a me come se la nostra conversazione di poco prima non fosse mai avvenuta. Io però volevo continuarla, forse con un po’ di fortuna sarei riuscita a convincerla a farmi uscire.
“Per il momento una… e non credo che il numero aumenterà se mi barrico in casa ogni volta che cade qualche goccia di pioggia”. Il mio tono era sprezzante ed acido. Doveva capire che mi aveva offeso profondamente.
“Dai Jodi, togli quel muso e raccontami come hai passato il tuo primo giorno a Forks. Hai incontrato qualcuno di interessante?”
Capii immediatamente dove voleva arrivare. Per tutta la nostra conversazione Nessie non aspettava altro, a lei importava sapere solo una cosa!
“Se ti stai chiedendo se ho incontrato i Cullen, la risposta è sì”. Dissi disinvolta. “Ma non dirlo a papà, lo sai che non vuole”.
Nessie restò per qualche istante come impietrita, poi batté ripetutamente le palpebre e tentò di rilassarsi. Forse le avevo dato la notizia troppo bruscamente, ma non ero mai stata una ragazza piena di tatto.
“Tranquilla tesoro,” Disse. “Rimarrà un segreto tra noi. Ma adesso dimmi tutto: chi hai visto? Ci hai parlato? Che impressione ti hanno fatto?”
“Mamma calmati. C’erano tutti, anzi nel corso degli anni hanno aggiunto un altro membro, Daniel”.
Nessie sorrise dolcemente. “Carlisle non è cambiato affatto. Accoglie sempre chi ha bisogno di una famiglia”.
“Non ho idea di quale sia la sua storia”.
Una strana curiosità cominciò ad assalirmi. Perché Daniel era diventato un Cullen? Anzi perché era diventato un vampiro?
“Hai visto anche… Edward e Bella dunque”. Nessie pronunciò i nomi dei suoi genitori con voce tremante.
“E Alice, Jasper, Rosarie ed Emmett”. Sorrisi. “Erano tutti lì”.
“E come ti sono sembrati? Insomma, sei riuscita ad avvicinarli o si sono tenuti a distanza, come loro solito?” Pronunciò le ultime parole sogghignando.
“Ho parlato un po’ con Daniel, anche le la nostra non si può chiamare una vera e propria conversazione”. Sbuffai al solo pensiero. “Più che altro mi prendeva in giro”.
“Perché?”
“Mi sforzavo di non pensare ai Cullen per evitare che Edward mi sentisse”. Non riuscivo proprio a chiamarlo nonno. Era più forte di me. “Ma ho scoperto che i miei pensieri vengono captati saltuariamente, quindi i miei sforzi non servivano a un tubo”.
“Curioso”. Fu l’unica cosa che disse mia madre in proposito. “Hai parlato con qualcun altro?”
Esitai un secondo prima di rispondere. “Con Bella”.
Vidi Nessie irrigidirsi. Non disse nulla, ma sapevo che moriva dalla voglia di conoscere che cosa ci eravamo dette io e sua madre.
“Si è solo voluta assicurare che io non spifferassi a nessuno del loro ritorno. Credono che conosca il loro segreto solo perché sono di La Push, non perché sono la figlia di Jacob Black. Non sanno che sono tua figlia”.
Nessie annuì. “Per il momento va bene così, Jodi”.
In quell’istante entrò Jacob in casa con la sua solita delicatezza da elefante, ci mancò poco che buttò giù la porta. Era completamente zuppo e perennemente a petto nudo – avrebbe sentito caldo anche se si fosse trovato in mezzo ad una tempesta di neve –.
“Oh Jodi, sei arrivata”. Il sorriso che gli apparve sulla faccia mi sembrò al quanto sinistro. “Sembri di buon umore. Deduco che oggi a scuola sia andato tutto bene”.
Di buon umore? Io? A me non sembrava proprio. Sicuramente stava nascondendo qualcosa.
“Papà, che cos’hai?” Chiesi con tono diffidente. Questa sua innaturale gentilezza mi intimoriva di più del suo solito tono grave.
“Niente, sono felice che mia figlia sia felice”.
Dopo questa frase mi venne seriamente il dubbio che mio padre fosse impazzito.
“Jacob, ti senti bene?” Intuii che Nessie la pensava esattamente come me.
Prima che riuscisse a rispondere, sentimmo dei colpi contro la porta di casa. Vidi Jacob irrigidirsi e sorridere ancora. Quel sorrisetto mi stava dando seriamente sui nervi.
“Jake apri questa porta”. Sentii urlare da fuori. “Mi sto fracicando tutto, maledizione!”
Riconobbi la voce di Quil, ma quando mio padre lo fece entrare notai che non era solo.
Un ragazzo completamente bagnato e con gli occhi puntati verso il basso varcò la soglia di casa mia e si appoggiò con la schiena al muro del salotto, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi.
Avrà avuto all’incirca la mia età – mi parve di averlo anche incontrato qualche volta al liceo di La Push – gli occhi scuri e la carnagione abbronzata facevano risaltare ancor di più i suoi corti capelli biondi, zuppi di pioggia.
“Lui è Samuel Harris, Jodi”. Disse Jacob, forse si era accorto della mia curiosità verso il ragazzo. “Resterà da noi per un po’!”
“Cosa?” Non feci in tempo nemmeno a replicare che mio padre era già sparito in cucina con Nessie dicendole un “ti devo parlare” che lasciava intendere che quel “per un po’” in realtà racchiudeva un arco di tempo molto più lungo.
Quil era rimasto tra me e Samuel senza saper bene cosa fare, ci guardò entrambi, poi posò una mano sulla spalla del ragazzo e gli sorrise.
“Torno giù alla spiaggia. Sono sicuro che ti troverai bene dai Black”.
E cos’era casa mia, un albergo? Ora capivo perché mio padre faceva tutto il gentile poco prima. Voleva prepararmi all’accoglienza di un nuovo… inquilino.
Samuel alzò leggermente lo sguardo appena Quil uscì di casa e mi fissò. Io lo fissai a mia volta e cercai di capire che tipo fosse – di solito ero parecchio intuitiva –. A La Push non si vedeva spesso in giro ed anche a scuola me lo ricordavo insieme ad uno o al massimo due amici con cui chiacchierava in disparte.
“Jodi Black…” pronunciò il mio nome con un filo di voce, ma lo percepii ugualmente. Samuel alzò la schiena da addosso al muro e cominciò a fare qualche passo verso di me, finché non mi fu abbastanza vicino da prendermi la mano e portarla all’altezza delle sue labbra.
“Che cosa fai?” Chiesi ritraendo immediatamente la mano. Dalla cucina uscirono subito i miei genitori chiedendo cosa stesse succedendo.
“Samuel voleva… baciarmi la mano”. In effetti non era una cosa tanto tragica, però non ero abituata a certe… galanterie.
“Non volevo baciarti”. Mi contraddisse lui. “Ti stavo annusando”.
“Cosa?” D’istinto mi strinsi la mano al petto, come per proteggerla da quel ragazzo che sicuramente aveva qualche rotella fuori posto.
“L’ho notato appena sono entrato” Continuò Samuel. “Tu puzzi di vampiro”.

******

Bene, è entrato in scena un nuovo personaggio e, roba da non credere, vivrà insieme a Jodi!xD
Non voglio svelarvi niente, solo dirvi che la storia non è proprio così scontata come sembra!^^ (spero di avervi incuriosito ancora di più xD)
Cmq ringrazio ancora tutti quelli che seguiono la mia fanfiction o che l'hanno posta tra i preferiti!
Naturalmente un grazie anche a chi ha recensito, mi lusinga sapere che la mia storia sia stata apprezzata così tanto, è un incentivo per continuare a pubblicarla!
Un saluto a tutti, ci risentiamo nel prossimo capitolo!^^

P.S. Oddio, domani è vigilia, che emozioneeee!!xD Nel caso domani non riuscissi a postare nessun capitolo, ve lo dico ora:
      BUON NATALE A TUTTI!!!^^

*HarleyQ_91*

  
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