Questa storia è dedicata agli amici
dell'oratorio, in particolare a quelli che c'erano al Grest invernale
del 2003, per la loro capacità di combinare le migliori
intenzioni con le carognaggini più fantasiose. La scelta di
quella citazione da Peter Pan non è puramente casuale...
Scritta
per il Disneyland
Contest.
21. Pensate a qualcosa di
molto bello, sono quei pensieri
a sollevarti in aria. (Peter Pan)
35. Quante volte devo ucciderti, ragazzino?! (Aladdin)
Stella(sfreccia)
Cadente (Blood
Traitor - Andromeda/Ted Tonks)
«Cerchi
la spina?»
Ted Tonks
smise di
rigirarsi tra le mani la Stellasfreccia che Gideon Prewett gli aveva
chiesto di
custodire per guardare quella strega della Black, che lo scrutava con
un sorriso
beffardo. «Eh?»
«Stai
cercando la
spina? O… come si chiama…
l’interruttore? Guarda che non
c’è» ripeté la
ragazza.
«So
come si
usa una scopa da corsa, grazie» rispose lui stizzito.
«Sono un Babbano, non un
babbeo».
«Smettila,
Narcissa» sbottò l’altra Black
– Andromeda – raggiungendoli. «Allora,
Tonks,
sei pronto?»
«Insomma…»
mormorò
Ted dubbioso. Scoccò un’occhiata nervosa verso il
campo di Quidditch e un’altra
verso la scuola, chiedendosi perché Gideon impiegasse tanto
a recuperare un
calzino dagli spogliatoi: non poteva, non voleva
credere che il suo
amico l’avesse lasciato solo con due femmine Serpeverde,
combinazione quanto
mai letale per un disgraziato Tassorosso.
«Nervoso,
Tonks?»
lo apostrofò Andromeda. «Posso ricordarti che
è stata un’idea tua?»
«Non
è stata
un’idea mia!» protestò lui. Avrebbe
volentieri strozzato Gideon per il
pasticcio in cui l’aveva cacciato: era partito come una
semplice bugia da
rifilare a un Prefetto troppo curioso e si era poi ingigantito senza
controllo,
come un Tranello del Diavolo troppo fertilizzato, senza che il suo
creatore
facesse nulla per fermarlo. Anzi, sembrava quasi che il suo cosiddetto
migliore
amico traesse un godimento perverso nel peggiorare ulteriormente la
loro
posizione.
Tutto era
cominciato due notti prima, quando lui e Gideon si erano avventurati
per i
corridoi in cerca di un passaggio segreto che li portasse fuori dalla
scuola e
si erano fatti scoprire dalla Black, che stava effettuando il solito
giro di
ronda: per non rivelare il vero motivo della spedizione, Gideon aveva
tirato
fuori una storia strappalacrime che coinvolgeva Ted, la Dama Grigia e
un amore
ardente e disperato, aggiungendo particolari inventati sul momento per
rendere
più corposa quella colossale idiozia. Nel frattempo lui si
era tenuto a
distanza, aspettandosi che da un momento all'altro la Serpeverde si
stancasse
di ascoltare quelle favole e li colpisse entrambi con una fattura ben
assestata; con sua grande sorpresa, invece, la giovane strega era parsa
interessata alla tragica vicenda di amore e morte
– come l’aveva
definita il narratore – e si era perfino offerta di aiutarli
nell’impresa. Per
cominciare aveva tolto cinque punti a Tassorosso
(«Così Lady Helena vedrà che
sei pronto a sacrificare qualcosa per lei») e cinque a
Grifondoro («Non si gira
per i corridoi dopo il coprifuoco, Prewett... per nessuna
ragione»),
dopodiché si era informata minuziosamente sui loro piani (o
meglio, i piani di Gideon:
lui aveva solo fatto del suo meglio per fingersi parte
dell’arazzo
retrostante), approvandone alcuni, criticandone altri e suggerendo
correzioni e
migliorie. Lusingato dall’attenzione della ragazza,
l’infame Prewett aveva
inanellato una stupidaggine dietro l’altra con sorprendente
faccia tosta –
notevole, per uno che non riusciva a raccontare una barzelletta senza
scoppiare
a ridere a metà storia – e aveva concluso il
resoconto con l’Idea Suicida
Numero Uno: incantare la Dama grazie alle sue (di Ted) doti volatorie.
Poiché
conquistare
l’amore di un fantasma defunto da secoli era
l’ultimo dei suoi problemi, Ted
aveva ascoltato con sostanziale indifferenza il discorso
dell’amico;
sfortunatamente la Black aveva preso sul serio quell’idea, e
ciò aveva messo
Gideon in una posizione alquanto sgradevole: confessare al Prefetto di
Serpeverde di averla presa in giro, oppure portare avanti il gioco fino
alle
estreme conseguenze? Ted, da bravo Tassorosso leale e onesto, avrebbe
scelto la
prima possibilità... ma il giovane Prewett era un Grifondoro
e ai Grifondoro,
si sa, piace rischiare. E poco importa se la posta in palio
è la pelle di un
amico.
Così
la catena
degli eventi aveva intrappolato Ted e l’aveva trascinato nel
parco di Hogwarts,
con la vecchia scopa di Fabian Prewett in una mano e la sciarpa stretta
spasmodicamente nell’altra, ad aspettare un amico che
finalmente si degnò di
comparire in lontananza, sventolando il calzino ritrovato e
chiacchierando con
il fratello che lo seguiva; la Black borbottò un
«Era ora!» e andò loro
incontro, mentre lui rimase inchiodato sul posto, con la sola compagnia
della
Stellasfreccia e delle occhiate sarcastiche di Narcissa Black.
Per
fortuna quella
situazione non durò a lungo: il terzetto si
consultò per qualche minuto e poi
li raggiunse, con la Black davanti e i due Prewett che la scortavano
come
guardie del corpo. Ted la guardò negli occhi e di colpo ebbe
l’assoluta
certezza che lei sapesse che era tutta una
montatura, che se ne fosse
resa conto fin dall’inizio, e che volesse vendicarsi per
quella presa in giro
conducendolo a morte certa, anche se lui non c’entrava nulla.
Non
avrebbe
faticato a liberarsi di lui, in verità: le sarebbe bastato
sedersi sull’erba e
lasciare che la Stellasfreccia lo disarcionasse, cosa che avrebbe
richiesto più
o meno tre minuti, dato che le sue esperienze in fatto di acrobazie
aeree erano
scarse, per non dire inesistenti. Aveva seguito le lezioni di Volo al
primo
anno, ma da allora non aveva più sfiorato una scopa, almeno
non per salirci:
per uno come lui, abituato alla solida utilitaria di famiglia
– o al massimo
alla fedele bicicletta regalatagli dalla nonna – spostarsi a
cavallo di un
bastone di legno stretto, instabile e privo di protezioni era
impensabile. Non
sapeva se gli strani brividi che gli afferravano lo stomaco durante
l’ora della
Bumb fossero vertigini o semplice fifa (Gideon riteneva che le
vertigini
avessero a che fare con la testa, ma non ne era
proprio sicuro), ma il
sollievo che provava ogni volta nel rimettere piede a terra era senza
dubbio la
prova indiscutibile che i manici di scopa non facevano per lui.
Naturalmente
il suo
cosiddetto amico era al corrente di tutto questo,
come sapeva che la
sola ragazza che gli interessasse era viva e vegeta e che fare sfoggio
della
propria inettitudine non l’avrebbe certo aiutato a
conquistarla; tuttavia aveva
deciso di mandarlo al macello senza pensarci due volte, cosa che
induceva Ted a
sospettare che le accuse di babbanofilia rivolte ai Prewett fossero,
per usare
un termine poco elegante, tutte balle.
Ignaro di
ciò che
gli passava per la testa in quel momento, Fabian gli posò
paternamente una mano
sulla spalla e si schiarì la voce. «Siamo qui
riuniti» proclamò in tono
solenne, «per istruire il Nato Babbano Tonks
nell’arte di cavalcare la scopa
con eleganza e disinvoltura, ad imitazione di noi esperti nella nobile
disciplina del Quidditch».
«E
quella la chiami
eleganza e disinvoltura? Svolazzare qua e
là con un bastone fra le
chiap...» cominciò Ted acido, ma
l’oratore gli sferrò una gomitata abbastanza
forte da lasciarlo senza fiato e proseguì il discorso con
una lode del glorioso
mezzo di trasporto magico che aveva reso grande l’Inghilterra
e che ogni
portatore di bacchetta doveva rispettare, onorare e sfruttare con
adeguata
cura.
«Ma
i maghi devono
proprio usarla, la scopa?» protestò debolmente
lui. «C’è la Materializzazione,
la Passaporta, la Metropolvere… a che serve la
scopa?»
«Quelle
ti servono
quando sai dove andare»
puntualizzò la Black. «E quando hai gli
strumenti giusti: se ti si rompe la bacchetta cosa fai?»
«Ehm…
prendo
l’autobus?» tentò lui, ma le sue
obiezioni caddero nel vuoto: la ragazza e
Gideon stavano già camminando su e giù per il
prato, misurando l’intensità del
vento con un dito inumidito di saliva e discutendo su quale fosse la
posizione
ideale per quello che avevano in mente. Nel frattempo Fabian riprese
possesso
della propria scopa e ingannò l’attesa lisciandone
i ramoscelli con
l’attenzione di una bimba che pettina la propria bambola (Alla
faccia della
virile eleganza, pensò malignamente Ted); poi, a
un cenno del fratello, la
trasportò in una zona del prato dall’erba
particolarmente ingiallita e la posò
a terra con reverenza. Ted lo raggiunse senza fretta, fissando la
finestra
dell’infermeria e cercando di non pensare che ben presto
l’avrebbe vista
dall’interno; attese inutilmente un sorriso
d’incoraggiamento da parte della
Black e si rassegnò ad avvicinarsi al manico di scopa che,
acquattato com’era
tra la vegetazione, somigliava sinistramente a una vipera.
«Animo,
Tonks!»
esclamò la ragazza. «Adesso tirala su!»
«Tipo…
così?»
chiese lui, chinandosi a raccogliere la Stellasfreccia.
«Spiritoso!
Dai,
smetti di giocare e fai sul serio».
Ted respirò
profondamente e tese la mano. «Su!»
ordinò.
«Più
deciso, Ted,
falle sentire chi comanda!» gridò Gideon.
«Oh,
va bene. SU!»
ringhiò nel suo tono più minaccioso, e la scopa
si mosse: gli regalò per circa
mezzo secondo l’impressione di obbedire al suo ordine,
dopodiché schizzò in
avanti, falciando una dozzina di bimbetti del primo anno che stavano
tirando
sassi sulla riva del lago.
«Non
così, la
spaventi» lo corresse la Serpeverde, che aveva
l’aria di divertirsi un mondo. «Accio!
Ora arriva, attento alla testa… ops, scusa, troppo
tardi».
Ingoiando
un’imprecazione poco adatta alle orecchie di una signora, Ted
si strofinò la
fronte ferita e posò nuovamente la scopa tra
l’erba, sperando intensamente che
prendesse fuoco da sola. Il malefico oggetto non lo
accontentò; in compenso
rispose prontamente al suo richiamo e scattò in alto,
colpendogli il braccio
destro.
«Cominciamo
bene»
commentò Narcissa in tono rassegnato.
Una
dozzina di tentativi
dopo, con il polso nero di lividi e una goccia di sangue penzolante dal
lobo
dell’orecchio, Ted riuscì a convincere la scopa a
sollevarsi all’altezza giusta
e si azzardò a buttare una gamba dall’altra parte,
pregando che la cosa
non decidesse di muoversi proprio in quel momento. Quando si
sentì abbastanza
sicuro, si sedette cautamente e strinse con forza mani e ginocchia
intorno al
legno, che dondolava lievemente come la barchetta a remi di nonno
Tonks. Gran
bella immagine, Ted, vecchio mio, si disse. Peccato
che quella barchetta
ti abbia rovesciato a tradimento in mezzo a un banco di meduse.
«E adesso?»
«Tu
lo
dici?» sbottò Narcissa, battendo il piedino a
terra. «Allora, ti sbrighi a
partire o aspetti che un Gramo ti morda il didietro?»
I Prewett
si
finsero scandalizzati davanti a un simile linguaggio, che
lasciò invece
indifferente la sorella maggiore; in ogni caso, nessuno dei quattro si
degnò di
dargli istruzioni, costringendolo a scavare nella memoria per
recuperare almeno
un frammento delle lezioni della Bumb.
«La
teoria ce
l’hai, Teddy» riconobbe Fabian a un certo punto.
«La Bumb diceva di puntare i
piedi a terra proprio in quel modo».
«Sì,
ma non parte»
obiettò lui, che a forza di puntare i piedi aveva scavato una
fossa nell’erba. Purosangue!
pensò stizzito. Si danno tante arie e
non muovono un dito.
«Sei
troppo teso, e
la scopa lo sente» dichiarò la Black.
«Pensa a qualcosa di molto bello, sono
quei pensieri a sollevarti in aria».
«Ah,
credevo fosse
la scopa» mormorò Ted grattandosi la fronte. In
verità aveva l’impressione che
i pensieri felici fossero molto più propensi a sorreggerlo
di quel pezzo di
legno con le setole attaccate, così si concentrò
sull’immagine più positiva che
riuscisse ad evocare (Presto sarà tutto finito e me
ne andrò di qui con
qualche osso intero) e posò di nuovo il piede a
terra: la Stellasfreccia si
sollevò.
«Bene
così, Ted!»
approvò Gideon, mentre Fabian sventolava la sciarpa in aria
come se l’avesse
visto fare chissà quale acrobazia. Ted staccò una
mano dal manico per
rispondere con un saluto disinvolto, e in quel momento la scopa
partì a razzo e
prese quota con una rapidità che lui non aveva programmato;
sfrecciò zigzagando
sopra un tratto di prato, dopodiché descrisse
un’ampia curva verso il basso e s’infilò
con grazia in un cespuglio, portando con sé lo sventurato
pilota. Rami, foglie
e stoffa si intrecciarono in un abbraccio assassino, e solo un
provvidenziale «Relascio»
di Fabian riuscì a impedire alla cravatta che Ted indossava
di porre fine alla
sua vita.
I Prewett
impiegarono cinque minuti per liberarlo dalle frasche, con Narcissa che
ridacchiava senza motivo e Andromeda che si guardava bene
dall’offrire loro una
mano; tuttavia quest’ultima fu tanto gentile da spazzolargli
una ragnatela
dalla manica e incoraggiarlo con un: «Non andava male, Tonks!
Coraggio,
riprova!»
I
successivi due
tentativi finirono allo stesso modo, con una sola variante: fu la
sciarpa, e
non la cravatta, a rimanere intrappolata nel cespuglio. Un boschetto di
faggi
isolati fu teatro del fallimento dei tentativi numero quattro, cinque e
sei,
mentre il Lago Nero fu ben felice di accogliere lui e la scopa in
occasione del fatidico numero sette.
All’ottavo
atterraggio brusco, Narcissa sbadigliò e disse che andava a
finire i compiti,
dato che Ted non si sbrigava a rompersi l’osso del collo in
modo creativo; né
la sorella né i due Grifondoro cercarono di trattenerla, e
nemmeno il diretto
interessato aprì bocca, dato che era immerso fino alle
narici nel terriccio di
coltura dei Vermicoli («A Kettleburn non piacerà,
l’aveva appena rastrellato»
commentò Fabian, e Ted meditò per un attimo di
verificare se invece i Vermicoli
piacessero a Fabian... o se Fabian piacesse ai Fiammagranchi). Il
meglio, però,
doveva ancora venire: in occasione del decollo numero dodici, la
Stellasfreccia
eseguì di sua iniziativa una perfetta Finta Wronsky che fu
applaudita da tutti
i presenti e fece rimpiangere al passeggero le tre porzioni di pollo
fritto che
aveva divorato a pranzo.
«Sei
grande,
Teddy!» esultò Gideon. «Continua
così, mantieni la quota!»
Ted avrebbe
seguito più che volentieri quel consiglio, ma
tutt’a un tratto la scopa si
lanciò in un mezzo giro della morte e lui si
ritrovò appeso a testa in giù e in
rotta di collisione con le mura di Hogwarts. Dato che
l’edificio non aveva
intenzione di spostarsi, cercò disperatamente di curvare,
oscillando verso
destra con tutto il peso del corpo, ed ebbe giusto il tempo di pensare
a quanto
dovesse sembrare ridicolo, aggrappato al manico come un bradipo
nervoso, prima
di chiudere gli occhi e prepararsi all’impatto…
che non avvenne: la
Stellasfreccia, evidentemente impietosita dalla sua goffaggine,
scartò di lato
e schizzò in direzione della capanna di Hagrid, verso il
limitare della
foresta.
Scampato
al
pericolo, Ted si concesse un attimo di sollievo, errore che si
rivelò fatale:
le mani umide di sudore persero la presa sul legno e poco dopo il resto
del
corpo cedette alla forza di gravità, precipitando verso il
suolo.
Fortunatamente il volo si concluse tra le chiome di un albero che aveva
già
visitato un paio di volte: l’intrico di foglie fruscianti lo
accolse con quello
che sembrava un sospiro rassegnato (Quante volte devo
ucciderti, ragazzino?)
prima di scaricarlo sul prato sottostante, graffiato e stravolto ma
ancora
vivo.
La Black
fu la
prima ad accorrere, con il viso sgombro da ogni traccia di
preoccupazione
(eppure Ted avrebbe giurato di averla sentita gridare mentre cadeva);
si
inginocchiò al suo fianco per verificare le sue condizioni,
gli tastò il
braccio e quando vide che non c’era nulla di rotto si
concesse di prenderlo
ancora un po’in giro: «Gran bel volo, Tonks. Quando
parlavi di raggiungere il
tuo amore, non credevo che intendessi una cosa così...
radicale».
Lui non
vedeva
proprio cosa ci fosse da ridere: tra le botte, i graffi e le scie di
sangue,
aveva l’impressione di essere la copia perfetta di una mappa
stellare, con
parecchie stelle cadenti, per giunta. L’orlo della sua divisa
si stava
sfilacciando lentamente, e la stima che la Black aveva deciso di
concedergli
dopo sette anni di conoscenza stava per fare la stessa fine.
«I
tuoi amici sono
andati a chiamare Madama Chips, non dovrebbero metterci
molto» proseguì la
ragazza. «Vuoi un fazzoletto?»
Ted lo
accettò,
anche se dubitava che quel quadratino orlato di pizzo potesse fare
molto per
lui. Un Asticello gli saltò in testa e corse via attraverso
il prato,
squittendo insulti contro chi gli aveva distrutto la casa; lui rimase a
guardarlo finché non scomparve dietro un albero, e quando si
voltò di nuovo
vide che la Black gli stava porgendo la mano. «Sai,
Tonks… credo che dovrai
rinunciare a fare colpo sulla Dama Grigia» disse aiutandolo
ad alzarsi.
«Già,
tanto vale
provare a far colpo su di te» mormorò Ted,
strofinandosi il sedere dolorante
con l’arto libero.
Si rese
subito
conto di aver parlato troppo; sentì la mano della ragazza
che allentava la
presa sulla sua e poi la stringeva di nuovo, con molta più
forza. «Beh,
risparmiati la fatica, Tonks» gli rispose, e Ted era
già pronto a darsi mille
volte del cretino, ma qualcosa nella voce della Serpeverde lo indusse
ad alzare
gli occhi e scoprire, con sua grande sorpresa, che stava sorridendo.
«Perché,
vedi… mi sa che ci sei già riuscito»
concluse lei in un sussurro, poi lo lasciò e
si allontanò in fretta, raggiungendo il portone della scuola
proprio mentre ne uscivano i due Prewett e l’infermiera.
L’efficiente Madama Chips aveva con sé
una scorta di pozioni, ma Ted, stordito e felice, sentiva di non averne
più
bisogno.
Credevate davvero che l'aggiornamento natalizio sarebbe stato
una
storiella sentimentale? No, vero?
Questa è la storia citata nel capitolo precedente e, strano
ma
vero, ha un titolo. Rendo omaggio alle citazioni per avermi risolto il
dramma di non sapere come trattare questa coppia, una delle
più
interessanti e trascurate tra quelle canoniche: ho interpretato le
frasi nel modo più idiota possibile, ho aggiunto un paio di
personaggi secondari e Narcissa Black che sta bene dappertutto e ho
glassato il tutto con qualche episodio di Wile E. Coyote.
Sul rapporto tra i fratelli
Prewett non ho trovato nulla:
non so se siano solo fratelli o anche gemelli, né quale sia
il più giovane dei
due, se ce n’è uno, e nemmeno quando abbiano
frequentato Hogwarts. Quindi mi
sono sentita giustificata a far di loro quello che volevo, ed eccoli
qui, a
rovinare la vita di Ted.
Non credo che ci sia bisogno
di spiegare chi sia la
ragazza che piaceva a Ted, né che il piano di Gideon sia
stato abilmente
congegnato per ottenere quel risultato finale.
Ah, riguardo alla dedica: ringraziate i dis... destinatari,
è grazie a loro se state leggendo questa raccoltona. Se non
avessi scoperto Harry Potter all'oratorio, dubito che l'avrei mai
letto: di solito ho gusti più trucidi.
Su quello che mi hanno combinato in questi anni potrei scriverci una longfic, e anche piuttosto comica.
Seconda Classificata
Stella (sfreccia) Cadente di Lizzyluna