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Autore: Werewolf1991    28/12/2011    1 recensioni
Sei lettere. Sei storie.Un nome. Una raccolta di brevi one-shot, non collegate fra loro. Dal quinto capitolo
R:Rufflet
Mentre mi stringi forte tra le tue braccia, penso che sia valsa la pena, di scoprire che era tutto un inganno. Almeno adeso sono libero, di vivere con te la mia vita…
Ti voglio bene, Mamma.
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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Heracross

È una splendida giornata, soleggiata e tranquilla, il venticello smuove le foglie degli alberi dolcemente, producendo un dolce suono. Gli uccelli canticchiano e gli insetti ronzano allegri. Già, proprio una magnifica giornata. Era tanto che non ne capitava una così. Chissà, magari oggi sarò fortunato e trovero un bell’albero con tanta linfa succosa. Mmmh! Già mi viene l’acquolina in bocca! – Aiuto!- Chi è? Qualcuno sta gridando! – Aiuto! Per favore, qualcuno mi aiuti!- lo sento di nuovo. Sembra essere la voce di qualche Pokemon femmina. Chi potrà mai essere? Di solito non succede mai nulla qui. Forse dovrei controllare. Spero non sia nulla di grave. – Aiuto!- ancora, accidenti, se chiama così forte la situazione deve essere senz’altro seria. La voce proviene dal centro della foresta. Camminando ci metterò troppo tempo. Spiego le mie sottili ali trasparenti, di solito nascoste dalla mia corazza, che sbattono velocemente. Emettono un particolare scintillio quando catturano i raggi del sole, così come il mio grande corno liscio, ma adesso non ho tempo di pensare a simili frivolezze, qualcuno ha bisogno di me. – Oh! Grazie al cielo! La prego mi aiuti!- a gridare tanto è una Butterfree. Solo che è molto strana. Sembra trasparente. Mi avvicino e faccio per chiederle qual è il problema, ma questa scompare. Sbatto le palpebre un paio di volte. Non c’è più! Eppure era lì, un attimo fa! Mi gratto la testa confuso. Possibile  che fosse soltanto un miraggio? Guardo in giro, cercando una spiegazione logica a quanto appena successo. poi mi ricordo che da queste parti vive un Pokèmon in grado di creare illusioni, coi suoi poteri psichici. Forse sarà stato un suo scherzo.

Mi riavvio alla ricerca di un po’ di linfa, ancora confuso per quanto accaduto. Trovo un albero che mi sembra pieno zeppo di linfa e mi appresto a infrangerne la corteccia, per poter succhiare il dolce nettare dorato al suo interno.- Hey!- di nuovo? Un’altra voce. Che seccatura! Possibile che un povero Heracross non possa neanche succhiare un po’ di linfa in pace? Mi giro e vedo… un essere umano? Eh, si, sembra proprio un umano. È una bambina, a quanto pare. Piccola, coi capelli neri e gli occhi azzurri, che brillano. Porta indosso quelle strane cose che gli umani chiamano “vestiti”. Non so perché lo facciano, forse perché non hanno una corazza con cui proteggersi. Comunque quelli di questa bambina non sembrano un granchè. Sono danneggiati in diversi punti. Mi avvicino cauto, e lei sorride, contenta. Fa un passo verso di me e allunga timidamente una mano, o almeno credo si chiami così, quella strana protuberanza dotata di cinque piccole appendici che hanno gli umani. Io non so che fare. Vorrei allontanarmi, ma mi sembra ingiusto, dopotutto è solo una bambina. Lei mi accarezza il corno, lentamente. Io rimango immobile a fissarla, sorpreso dalla delicatezza di quel tocco. È la prima volta che ho a che fare con un essere umana. Quel poco che so di loro, l’ho imparato dai saggi della foresta. Sono imprevedibili, non si sa mai cosa vorranno. Questo, però, vale per gli adulti. I bambini sono diversi. Mentre mi ritornano alla mente queste parole, la bambina mi abbraccia, facendomi sussultare. Non mi era mai successo prima.


Non faccio in tempo a riprendermi dallo schock, che la bambina poggia la sua bocca sulla mia guancia, e mi bacia. Io spalanco gli occhi dalla sorpresa e non so che fare. Passa un minuto. Ne passano due. Quando mi riprendo la bambina si è allontanata da me. Mi giro e la cerco, ma non mi riesce di trovarla. Una cosa mi viene in mente. Gli umani non lasciano mai soli i loro piccoli. Allora perché la bambina era qui? E perché sembrava ridotta così male? Con queste domande in testa la cerco.


Ho cercato tutto il giorno. Non l’ho trovata. Non so cosa pensare. E mi è anche passata la fame. Mah, speriamo bene…
Non riesco a dormire. Penso ancora a quella bambina. La foresta di notte è un posto pericoloso. Spero che la trovino.
 
È mattina. Stavolta il cielo è nero, coperto di nuvoloni carichi di pioggia. Il cupo rombo dei tuoni, che accompagna le luci improvvise dei lampi, fa da tetto alla foresta. Sta per piovere. Spero che abbiano trovato quella bambina. Con la pioggia che sta per arrivare, potrebbe ammalarsi. Mi avvio verso l’interno della foresta, quando sento delle voci in lontananza

-Mary!- chiamano. Che sia il nome di quella bambina?  - Mary, rispondimi!- ancora quel richiamo. Mi avvicino alla fonte di quel suono. Un  gruppo di umani, con delle torce, accompagnati da dei Growlithe, che li aiuteranno nelle ricerche. Non avevo mai visto tanti umani in una sola volta. Mentre li scruto, noto una donna, che sta abbracciata al suo uomo e che perde acqua dagli occhi. Mi è stato spiegato che gli umani esprimono in quel modo la loro tristezza. Si chiamano “lacrime”, se non ricordo male. Suppongo che sia la madre della bambina. E l’altro allora dev’essere il padre. A differenza della sua compagna, che rassomiglia in maniera incredibile alla bambina lui ha i capelli castani e gli occhi verdi. Porta un paio di occhiali. Hanno entrambi un’aria triste. Sono preoccupati per la loro piccola immagino.


Mi avvicino, vorrei aiutarli. Capisco bene cosa devono stare passando in  questo momento. Lo so perché mia madre mi diceva sempre che quand’ero piccolo avevo la tendenza ad allontanarmi da casa spesso, senza curarmi della direzione, mettendomi spesso nei guai. Mi ricordo che una volta rischiai seriamente di finire male.


Ero finito per sbaglio dentro un grosso buco nel terreno e dato che essendo molto piccolo mi stancavo facilmente, non riuscivo ad uscirne. Mi ero anche rotto una zampa, per via della caduta. Era un giorno di pioggia, proprio come questo. Avevo una gran paura. Dopo un po’ apparvero alcuni Murkrow, che avevano intenzione di mangiarmi. Avrebbero aspettato che fossi troppo debole per ribellarmi e mi avrebbero divorato. Quando stavano per avventarsi su di me, arrivò mio padre, che combattendo coraggiosamente, scacciò i Murkrow e mi riportò a casa. Dopo quella brutta avventura impari a non allontanarmi più da casa. Già. questo mi fa venire in mente che forse Mary potrebbe essere finita là.
 
– Guardate! Un ‘Heracross!- quest’esclamazione mi riporta alla realtà, interrompendo il filo di ricordi, facendomi rendere conto di essere ormai arrivato davanti agli umani. Un momento! Ma che sto facendo? Vorrei andarmene, ma ormai è tardi per tornare indietro. Spero solo che non mi mandino contri i Growlithe. Prendo un respiro e mi avvicino alla madre della bambina. – Oh!- fa la donna, visibilmente scossa, e il suo compagno la stringe a sé. Uno dei Growlithe, che dice di chiamarsi Leo, mi chiede che cosa voglia. – Tesoro… forse vuole aiutarci!- dice la donna, prima che io possa rispondere. Il cane di fuoco mi chiede conferma. Io annuisco. Lui mi guarda con sospetto, ma sembra credermi. – Yuri, tesoro, sei sicura?- sta chiedendo l’uomo alla donna. – Si, Oscar! Assolutamente. Sai bene che Mary adora gli Heracross! Può darsi che si sia avvicinata a lui.- dice Yuri. Gli umani hanno dei nomi bizzarri. Oscar sembra convinto dalle parole della compagna. Lei si gira verso di me – Heracross…- mi chiama. Io la guardo aspettando che continui – Tu hai visto la nostra bambina? Hai idea di dove potrebbe essere?- domanda la donna, con voce flebile. Io annuisco vigorosamente. La donna sembra credermi. Si volta verso la folla e spiega agli altri come stanno le cose. Alcuni sembrano stupiti, ma comunque sembrano disposti a credermi. – Avanti, Heracross…- dice la donna – Portaci da lei. Portaci da Mary!- leggo nel suo sguardo una grande angoscia, ma anche molta determinazione. – Aspetta! Se andiamo tutti che succederà se Mary dovesse tornare e non trovarci?- dice Oscar. Io sono dubbioso, ma non si sa mai. Lei sembra comprendere il suo compagno. – bene, allora. Ma come facciamo?- chiede. – Forse dovremmo mandare uno dei Growlithe con Heracross. Così sapremo che uno dei nostri è con lui e noi potremo continuare a cercare nei dintorni. Se non dovessero trovarla, sono certa che torneranno.- fa uno degli uomini, un tipo robusto coi baffi. Gli altri si dicono d’accordo. Leo, il Growlithe di prima, dice che mi accompagnerà lui. Senza aspettare altro, ci avviamo di gran corsa verso la parte più arida della foresta.


La strada non è lunga, ma il tempo sembra scorrere troppo in fretta e mi sembra di non arrivare mai. La forte pioggia che ha cominciato a riversarsi su di noi, non aiuta. Il terreno di solito secco, diventa fangoso e ci rallenta il passo. La visibilità e molto scarsa. Inoltre Leo ha molte difficoltà, essendo un tipo Fuoco a starmi dietro. Accidenti! Il fiume è in piena. Non si può attraversarlo a nuoto. Prendo in braccio Leo e lo porto in volo dall’altra parte. Finalmente in lontananza scorgo la buca. – Aiuto!- geme una voce. È Mary! Allora era proprio qui. – Aiutatemi!- grida ancora, spaventata. Ci avviciniamo, ma all’improvviso Leo si accascia al suolo. Non ce la fa a proseguire. La pioggia l’ha indebolito, mi spiega, ed inoltre ha passato  questa notte a cercare Mary. Ora è tutto nelle mie mani. Mi sento un po’ spaventato, ma non posso mollare!


 Mi avvicino alla buca,  e la vedo. Povera piccola! I suoi vestiti sono ridotti un mucchio di brandelli sfilacciati. È sporca di fango. I suoi occhi, ieri tanto luminosi ora sono arrossati dal pianto. Ha le guance rigate di lacrime e la bocca contorta in un’espressione di dolore. La guardo meglio. Pare che abbia una gamba rotta. Quindi non si può muovere. Questo mi dà un senso come… come… com’è accidenti è quella parola che gli umani usano quando si ritrovano in una situazione che hanno già vissuto? Dejavù? Si, quello. Rivedo me stesso in quella bambina tremante. –Heracross!- mi chiama – Sei venuto a prendermi!- mi dice. Io ricordo di aver detto lo stesso a mio padre quel giorno. Sto per allungare una zampa per prenderla, quando un gracchiare molto familiare mi blocca. Di nuovo loro. I Murkrow. È proprio tutto come quella volta. Già. Solo che adesso sono io quello che deve difendere Mary.


Ci guardiamo un attimo negli occhi. Poi cominciamo a batterci. Questi uccellacci sono proprio agguerriti. Mentre combatto, mi ricordo il combattimento che mio padre ha avuto con questi tre. Ce la metterò tutta. Voglio renderlo orgoglioso di me. Questi  pensieri offuscano momentaneamente la mia mente, coprendo tutto il resto. Ormai non sento più lo starnazzare dei miei nemici, ne la pioggia battente che continua incessante a fare da sfondo allo scontro. Neanche i singhiozzi di Mary possono raggiungermi. Sento solo la voce di mio padre  e ricordo i suoi movimenti decisi. Ricordo che lui mi disse che era così forte, perché doveva proteggere quelli che amava. Io sto facendo lo stesso. Mi concentro solo sui miei avversari, osservando i loro movimenti, per altro molto scoordinati, e colpisco. Finisce tutto in un attimo. Dopo un solo colpo, i tre uccellacci cadono a terra, in un turbinio di piume nere. Si rialzano a fatica e volano via. Io rimango fermo qualche attimo, godendomi la vittoria. So che se mio padre fosse qui, sarebbe contento. A quel punto mi torna in mente che lui è partito. È andato con un umano, il suo allenatore. Lo aveva lasciato libero per permettergli di avere una famiglia. Poi l’aveva ripreso con sé, ed ora è chissà dove… mi manca.


Mi riprendo dalla trance. La pioggia è ancora forte. Leo è steso a terra, con espressione incredula. Io mi rendo conto di essermi estraniato un po’ troppo. Succede così quando combatto. Tutto ciò che c’è intorno a me svanisce, e perdo la cognizione del tempo. Ma ora devo andare. Vado a tirare su Mary dalla buca. Lei mi abbraccia, contenta. – Grazie. Sei il mio eroe!- dice, baciandomi sulla guancia. Io arrossisco, e Leo ridacchia sotto i baffi. Ci avviamo verso gli umani. Sono sicura che saranno molto in pensiero.


Siamo arrivati. Ho dovuto portare prima Leo e poi Mary dall’altra parte del fiume, ma finalmente siamo qui. – Finalmente! Ce l’avete fatta!- ci dicono. Yuri va subito ad abbracciare la sua bambina. Il suo comportamento mi ricorda mia madre. – Oh, tesoro! Mi hai fatta preoccupare! Che cosa è successo?- le chiede – Stavo giocando, poi sono caduta e mi sono fatta male!- spiega la bambina – Ti ho chiamato, ma non c’eri! Poi è arrivato Heracross, ha cacciato quei brutti Murkrow e mi ha riportata da te!- dice, stringendosi alla madre. La scena è molto commuovente. La donna mi fissa un momento e dice –Grazie! Grazie mille, Heracross!- io arrossisco e muovo nervosamente le zampe. Caspita, è davvero imbarazzante.


Dopo un po’ se ne vanno. Sono felice che tutto si sia risolto. Me ne vado a cercare un po’ di linfa. Ho una gran fame. Gli umani stanno portando Mary in ospedale, per la gamba. Spero che guarisca presto.
 
Sono passati due giorni. Mi sento strano. Mi manca quella bambina. O almeno credo. Mi avvio verso un albero e comincio a mangiare. Che strano. La linfa non ha sapore. O forse sono io?
-Heracross!- una voce… ma sembra proprio Mary! Ma non c’è nessuno! Accidenti, adesso ho anche le allucinazioni.Torno a succhiare la mia linfa

-Heracrossss!- di nuovo quel richiamo. Mi giro di nuovo e stavolta la vedo. Sembra stare meglio rispetto all’altra volta. Tanto per cominciare i vestiti sono intatti. Poi è pulita. Ha qualcosa di bianco intorno alla gamba rotta. E si appoggia ad un bastone, per sorreggersi. Sono contento di vederla, anche se non so cosa stia facendo qui. – Senti, Heracross…- mi dice, con quella vocetta squillante che la contraddistingue – Ti va di venire a vivere da me? I miei ne sarebbero contenti. E ti farei dormire nel mio letto! Ti farei mangiare con me! Dai! Ti Preeegooo!- mi chiede con gli occhi luccicanti. Io non so che fare. Non sono abituato a vivere con qualcuno. Però quella bambina mi ha colpito subito, dal primo momento in cui l’ho vista. In fondo mi ha praticamente scombussolato la vita in meno di un giorno! Si, ho deciso. Andrò a vivere con lei!

Mi avvicino e lei mi abbraccia forte. Mi sento felice. Adesso ho capito, che cosa deve aver provato mio padre, quando ha incontrato mia madre. Si. Deve essere così, che ci si sente, quando si ha una famiglia.            
           
 


Eccoci al secodno capitolo. Un ringraziamento particolare a Estranea e Kiki Faeries Hinata, per le recensioni al primo capitolo, sono felice che vi sia piaciuta. Vorrei inoltre ringraziare calorosamente Kiki, per averla messa tra le seguite, spero di non deluderti con questo capitolo. Ringrazio anche tutti quelli che si limiteranno a leggere la mia storia senza recensirla. 
  
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