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Autore: Many8    30/12/2011    3 recensioni
Edward e Bella. Un avvocato e un'attrice. Entrambi la sera del 31 dicembre si ritrovano a scappare dalle rispettive famiglie, entrambi affittano lo stesso appartamento, entrambi inconsapevoli dell'altro, entrambi vittime di una stessa truffa. Due persone, una casa, una truffa. OOC- AH- Rating Verde
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Ringrazio infinitamente, ed ancora una volta, coloro che seguono questa storia e coloro che hanno deciso di lasciarmi i loro commenti, che come sempre sono più che graditi. Non ho ancora risposto a nessuna recensione - se non una - ma sto dando spazio alla scrittura dei capitoli, visto che in questi giorni il tempo mi è nemico (infatti aggiorno appena alle 16 del pomeriggio proprio perché dopo non sarò a casa...).

Per qualunque cosa doveste dirmi, o seguirmi, o come volte, qui c'è il mio contatto twitter :)

Abbiamo lasciato Bella mentre faceva una doccia calda e rilassante, mentre Edward andava al supermarket più vicino a comprare delle birre per una bella sbronza.
Bella e Edward li abbiamo conosciuti, adesso non resta che farli conoscere.

Buona Lettura.
Capitolo 3- Due persone, una casa.
31 dicembre, 18.37

Con una confezione da sei birre, legate fra di loro con degli anelli di plastica, Edward camminava lentamente per le vie desolate della città. Solo una persona che conosceva egregiamente il posto poteva insinuarsi in quelle vie così solitarie.
In quelle stradine lui si sentiva bene, a differenza di altri che magari sarebbero stati a disagio, per Edward era esattamente il contrario.
Avanzava sicuro, e non aveva paura di chi potesse nascondersi all'angolo della strada. C'era solo lui, e la pavimentazione. I pochi alberi che costeggiavano i marciapiedi, qualche auto che passava raramente, e il cielo. Il cielo era limpido, la luna era piena. Avrebbe illuminato la strada se non ci fossero stati i lampioni e gli sporadici addobbi qua e là.
In quel momento gli unici rumori che si sentivano erano le suole che squittivano sul suolo umido, e le lattine di birra che toccandosi, tintinnavano.
Andò avanti così, finché non arrivò di nuovo fuori la piccola villetta. Salì una piccola rampa di scale le stesse che si vedono nei film inglesi e infilò la chiave nella toppa.
Questa volta non ci vollero quattro mandate per aprire la porta, bensì solo una. Quando dopo solo un giro, la porta si aprì a Edward si congelò il sangue nelle vene.
I suoi occhi si sgranarono, la paura si impadronì di lui.
Non era una paura da bloccargli le gambe o farle tremare, non fino a quel punto. Ma i movimenti da quel momento in poi furono accorti, silenziosi, cauti.
Spinse leggermente la porta in avanti, facendo capolino nell'ambiente interno con la testa.
La luce era accesa, ma dall'esterno non riusciva a scorgere nessuno.
La stretta sul manico della confezione delle birre si fece più dura e serrata. Avrebbe usato quella, se ce ne fosse stato il caso.
Avrebbe scagliato le birre addosso all'intruso, pur di prendere tempo e di riuscire a fermarlo, o quantomeno scappare.
Entrò, esitando sulla soglia, e allungando il collo per vedere chi ci fosse all'interno.
Ancora una volta non vide nessuno.
Fece un altro passo, e calpestò qualcosa che fece irrimediabilmente rumore.
Tac. Un ticchettio. Un tacco.
Una scarpetta beige sotto il suo piede, una scarpetta che poteva essere al massimo un trentotto sotto la punta di una scarpa cuoio, marrone lucido.
Alzò il piede son più accortezza possibile, cercando di non produrre altro rumore che avrebbe potuto mettere in allerta l'estraneo. Adesso non era sicuro che fosse davvero un estraneo.
Cosa ci facevano delle scarpe da donna nell'atrio della casa?
Possibile che qualche familiare dei proprietari dell'appartamento fosse arrivato improvvisamente?
Edward procedette ancora, fino ad arrivare nel salotto. Le birre ancora in una mano, le chiavi nell'altra.
Si guardò intorno con tutti i sensi allerta, era guardingo come non lo era mai stato. Nemmeno quando, al college, i suoi «compagni» di stanza gli facevano degli «amabili» scherzi, ogni qualvolta rientrava dalla biblioteca pubblica nella sua stanza.
Inaspettatamente dalla porta del bagno uscì una donna. Edward era pronto per scagliarle le lattine contro quando si fermò, il braccio a mezz'aria, i muscoli ancora tesi. Il cuore che ancora batteva furiosamente.
La bocca si dischiuse quando si rese davvero conto di chi gli stesse davanti. Una donna.
Una donna con indosso solo l'intimo. Camminava lentamente con lo sguardo basso, e nelle mani un asciugamano bianco. Camminava verso il divano.
Si bloccò al centro del salotto, come se si fosse accorta di qualcuno che la stesse osservando.
Alzò gradualmente il capo, guardando verso l'ombra che l'esaminava.
Quando vide un uomo con una giacca ocra fissarla, urlò.
Subito cercò di coprirsi con l'asciugamano, che era troppo piccolo per contenerla tutta. A stento arrivava all'inguine.
«Chi sei tu?» aggiunse con il fiatone e gli occhi sbarrati. Lo guardò meglio, fissandolo. «Edward?»
Edward deglutì, arrossendo visibilmente. «Isa, da quanto tempo!» esclamò, con un tono indeciso e balbettante.
«Cosa ci fai qui?» gli chiese, alzando un sopracciglio perentoriamente confusa.
«Dovrei farti anch'io questa domanda. Ehm...» le guardò le gambe scoperte. Deglutì nuovamente, improvvisamente con un eccesso di saliva. Scuoté il capo, ritornando a guardarle gli occhi.
«Allora?» ripeté Bella.
«Ho affittato questa casa.» biascicò velocemente, infine. Lo sguardo andò di nuovo sulle gambe. Erano toniche, muscolose, ed incredibilmente femminili.
«Non è possibile! L'ho affittata io!» ribatté. «Ne parliamo dopo... girati!» aggiunse.
«Cosa?» chiese interrogativo Edward.
«Ho detto girati! Hai finito di guardarmi le cosce?» cercò di allungare l'asciugamano per coprirsi anche le gambe. «Girati!» ordinò.
Edward alzò le mani in segno di resa. «Mi giro, mi giro...» sussurrò.
Sentì un frusciò e il rumore di una lampo, il cotone a contatto con la pelle. La lampo che si richiudeva.
Bella si schiarì la voce. «Puoi girarti, adesso.»
Edward si voltò pian piano, come se aspettasse dei nuovi ordini. Fece il giro del divano fino ad avvicinarsi a lei.
«Vuoi dire che hanno affittato l'appartamento a entrambi?» chiese Bella, ancora in imbarazzo.
Il rossore dalle guance di Edward iniziò gradualmente a svanire. Ambedue diedero spazio allo shock. Il loro volto impallidì repentinamente.
«Se tu non sapevi di me, e nemmeno io di te, si tratta senza dubbio di una truffa.» annuì energicamente, mentre parlava. Quella calma innaturale era dovuta allo spavento, sicuramente.
Bella abbassò il viso verso il pavimento, rimuginando. In questo modo diede al suo vecchio compagno di scuola l'opportunità di guardarla senza che lei se ne accorgesse, liberamente.
Edward ripensò a quelle gambe, agli abbracci che si erano regalati da giovani, ai baci che li avevano legati. Per lui era stata la prima ragazza, ed anche l'unica.
Guardò il suo profilo, la pelle perfettamente lisca, gli occhi castano scuro, quel colore che aveva sempre adorato.
All'amore che si erano dichiarati nelle cinque settimane in cui erano stati insieme.
Si erano lasciati senza troppe parole, in un modo taciturno. Ognuno per la propria strada, ognuno per sé. Senza troppe spiegazioni.
Tutto finito dopo poco più di trentacinque giorni. Un amore adolescenziale, una cotta. Ecco cosa era stata: una cotta.
Una cotta che ancora per entrambi resisteva più forte che mai.

Avete il mio contatto twitter, avete le recensioni, avete la modalità «contatta» di EFP, seppur vorreste dirmi qualcosa, quindi non devo aggiungere altro.

Brava paride, che nella recensione che mi ha lasciato aveva capito che Bella era la compagna di scuola di Edward, e la sua prima fidanzata, oltre che unica. Brava, brava :D!

Grazie ancora per essere arrivati fin qui, a domani con l'ultimo capitolo!
Many.

   
 
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