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Autore: alecter    30/12/2011    0 recensioni
In un piccolo paese della Gran Bretagna ottocentesca, vive una famiglia aristocratica piuttosto ambigua e dalla storia piena di scheletri nell'armadio e intrighi incestuosi.
Tra la servitù c'è Mary Anne una giovane ragazza che nonostante sia destinata ad essere una domestica non si rassegna e continua a sognare.
Riuscirà in questa famiglia così ambigua a farsi strada e a vivere i propri sogni?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Il mattino seguente, forse perché la giornata era luminosa o forse perché c’era l’atteso ritorno di Lucas, tutta la servitù si alzò più volentieri del solito.
Catherine sembrava essere l’unica a non godersi quell’atmosfera di gioia e letizia. Continuava a dare ordini come fosse un comandante di un esercito e sgridava chiunque mettesse qualcosa fuori posto.
Irina era rimasta in piedi tutta la notte per preparare le migliori prelibatezze; quando entrarono in cucina, Mary Anne notò che la donna aveva il viso pallido e gli occhi cerchiati.
Una volta terminato di servire la colazione, ognuno aveva un compito preciso da svolgere.
John e Iwan avrebbero dovuto sistemare la sala dei ricevimenti, Dawson e Carlson avrebbero ripulito la sala da pranzo, mentre tutti gli altri erano addetti a risistemare le camere da letto e la biblioteca.
Catherine camminava tra i corridoi guardando che tutto fosse pulito e ordinato, affiancata da Paul, il quale avrebbe preferito trovarsi nel suo letto a leggere un libro preso in prestito dal Duca, piuttosto che ascoltare tutte le critiche di Catherine.
Mary Anne e Cindy stavano sistemando la stanza di Evangeline, una delle figlie minori della duchessa, quando sentirono un urlo provenire dal corridoio.
Cindy fece cascare a terra il cuscino che stava mettendo a posto e corse alla porta seguita dalla compagna; Catherine era in piedi, le mani tra i capelli, lo sguardo fisso sul pavimento. Continuava a scuotere la testa senza degnare di uno sguardo la folla che le si era creata attorno.
“Cosa succede?” sussurrò Mary Anne a Dawson. Il ragazzo accennò un sorriso e soffocò una risata, mentre il suo sguardo andava a Benny, una piccola ragazza assunta di recente, figlia di una delle cuoche.
Di circa quattordici anni, la fanciulla era gracile e generalmente le venivano affidate mansioni leggere come spazzare o spolverare.
Quella mattina però erano tutti così indaffarati a pulire la casa che nessuno poteva occuparsi di portare da mangiare agli animali nel cortile; così, quel compito che, se pure facile, prevedeva il trasporto di ciotole più pesanti di un bue, toccò a lei.
La piccola Benny ora era in lacrime di fronte alla servitù e alla scandalizzata Catherine, la quale continuava a fissare il pavimento del corridoio.
“Benny per sbaglio ha rovesciato un po’ del cibo per i cani sul pavimento. Vedi lì” fece Dawson indicando il punto fissato da Catherine.
Mary Anne socchiuse gli occhi, come anche Cindy e tutte e due notarono una piccola macchia marroncina che stonava con il rosso del tappeto.
Cercando di trattenersi anche lei dal ridere, Mary Anne si avvicinò a Catherine.
“Credo che sia meglio pulire subito, senza fare altri drammi” disse; poi si chinò a terra, prese un panno bagnato dalla ciotola che qualcuno aveva portato, ed iniziò a strofinare con forza.
Mentre la servitù iniziava a tornare ai propri lavori, Benny continuava a rimanere immobile, con gli occhi rossi e umidi.
Cindy la prese per un braccio e le asciugò le lacrime con il suo fazzoletto di stoffa.
“Non piangere, su. C’è tanto lavoro da fare e qui non è successo nulla. Vieni con me a sistemare le stanze da letto” le disse e assieme entrarono di nuovo nella stanza di Evangeline.
Mary Anne rimase nel silenzio del corridoio, seduta a terra a cercare di togliere la macchina.
Mentre puliva iniziò a immaginare come potesse essere Lucas. Ricordava ancora il suo sogno della scorsa notte.
Lucas, biondo con occhi neri e impenetrabili, era giunto alla dimora e non aveva avuto altri occhi che per lei; prima di andare via poi, le aveva chiesto di venire con lui.
Ovviamente, risvegliatasi dal sonno, raggomitolata nel suo lenzuolo, Mary Anne si ritrovò a pensare a quanto assurdo e irreale fosse quel sogno.
Un uomo come Lucas o del suo ceto, non avrebbe mai potuto innamorarsi di una domestica.
Quando la macchia fu quasi invisibile, si alzò da terra e sistemò lo straccio dentro la bacinella d’acqua ormai gelida.
Dalla finestra entrava la luce del sole che riusciva ad illuminare quasi a giorno l’intero corridoio.
Era una giornata magnifica; sarebbe stato bellissimo, pensò, trascorrerla in giardino a prendere il sole o leggere un libro.
Mary Anne era infatti una delle poche domestiche capace di leggere. Era raro che una ragazza nata povera ricevesse un’istruzione tale da permetterle di distinguere anche solo tre parole scritte su carta.
I genitori di Mary Anne però erano artisti, di strada ovviamente, e avevano voluto insegnare alla loro piccola le poche cose che sapevano.
Oltre a leggere, Mary Anne aveva imparato anche a cantare, suonare il pianoforte e dipingere.
Purtroppo però quelle qualifiche le erano servite a ben poco e ora poteva cantare solamente quando puliva una stanza, e leggere quando le era concesso un giorno libero.
Per quanto riguardava suonare e dipingere, non aveva più praticato nessuna delle due attività da quando si era trasferita nella dimora dei Pitchford.
“Cosa stai facendo qui da sola?” sentì dire alle sue spalle. Mary Anne riconobbe subito la voce; era Jake. Si voltò velocemente rischiando di sbattere contro la bacinella piena d’acqua.
“Io, stavo pulendo, signorino” disse con le mani intrecciate davanti alla pancia. Jake le metteva paura; aveva quell’aria sicura di chi potrebbe fare qualsiasi cosa senza pensare alle conseguenze.
Jake non disse nulla ma continuò ad avanzare verso di lei. Mary Anne tentò di chiudersi in se stessa come poteva, inarcando le spalle, chinando la testa e stringendo le braccia al petto.
Cosa mai avrebbe potuto farle, lì, nel mezzo della casa? Nulla. Cercò di mantenere il respiro calmo ma senza successo.
“Hai paura di me?” sussurrò Jake il quale ormai riusciva a sfiorarle con le dita della mano i capelli tenuti legati da una crocchia. Mary Anne scosse rapidamente la testa. Lei, ragazza temeraria pronta a lottare per i propri sogni, era intimorita da un rampollo inglese.
Alzò la testa e guardò negli occhi verdi di Jake, quasi a sfidarlo.
La mano del ragazzo era allungata verso di lei e le sfiorò la guancia.
“E’ un peccato che tu sia solamente una domestica” sussurrò di nuovo. Mary Anne rabbrividì. Provava disgusto per lui. Un uomo che pensava di poter comprare tutto, compreso l’amore, con un paio di sterline, non era altro che l’ombra di un uomo.
“Cosa stai facendo?” li raggiunse poi una voce femminile. La mano di cascò lungo la sua vita mentre Mary Anne sospirò per il sollievo.
Isabelle stava camminando verso il fratello a passo di carica; per un momento Mary Anne temè che si sarebbe scagliata contro di lei, invece la sua piccola mano incontrò la guancia del fratello con un sonoro schiaffo.
“Siete impazzita?” biascicò Jake portandosi le mani sulla guancia paonazza.
“Cosa vi prende? Non stavo facendo altro che parlare con questa sguattera! Siete pazze voi donne” inveì.
Mary Anne notò negli occhi di Isabelle una rabbia e un rancore che mai aveva visto prima.
Era forse abituata a comportamenti del genere da parte del fratello? O c’era qualcos’altro sotto che aveva scatenato una tale reazione. Decise che non era qualcosa che la riguardava e fece per allontanarsi da quel nucleo di ira.
“Ferma, rimani lì tu” si sentì dire. Mary Anne si immobilizzò mentre Jake continuava a massaggiare la guancia intorpidita.
“Cosa vuoi fare? Licenziarla perché le ho rivolto la parola?” disse poi.
“Lei non ha fatto niente, sei tu il solito maiale” urlò Isabelle, prendendo l’altra ragazza per il polso e trascinandola via, lasciando Jake da solo al suo dolore.
“Signorina la prego, devo tornare al mio lavoro” supplicò Mary Anne mentre Isabelle continuava a trascinarla tra i corridoi della casa. Non aveva una meta precisa, voleva solamente allontanarsi il più possibile dal fratello.
Quando udì da lontano la voce della sua domestica, rinvenne e lasciò la sua mano.
“Mi dispiace, mi sono fatta cogliere dalla rabbia” sussurrò, il volto chino.
“Non si preoccupi. C’è qualcosa che posso fare per lei?” le chiese Mary Anne con il tono più dolce e gentile possibile. Avrebbe voluto abbracciare la sua padrona e dirle che suo fratello non aveva nulla a che vedere con lei, che era solamente un ragazzo viziato e che, fosse stato per lei, sarebbe andato a vivere nel porcile assieme ai suoi simili.
Tra le due vi era però un abisso sociale che permetteva loro malapena di rivolgersi a vicenda la parola, quindi si limitò ad essere accondiscendente e ad obbedire agli ordini.
“No, nulla. Non volevo distogliervi dalle vostre mansioni. Tornate a lavorare” disse avviandosi verso la sua stanza.
Mary Anne rimase qualche secondo immobile prima di tornare nelle camere da letto a sistemare la biancheria.
Qualche tempo dopo Cindy entrò nella stanza con lei.
“E Benny?” chiese Mary Anne vedendola da sola mentre continuava a sistemare le lenzuola. Cindy si portò dall’altra parte del letto e le diede una mano.
“E’ scesa in cucina a dare una mano alla madre” rispose poi, “Povera bambina” aggiunse successivamente.
Avere a che fare con Catherine era difficile, soprattutto se non si avevano le difese necessarie come nel caso della piccola Benny.
Mary Anne non disse nulla di quel che prima era accaduto con Jake e Isabelle. Era amica di Cindy da quando era andata a lavorare in quella casa ma non si sentiva abbastanza in confidenza con lei da rivelarle l’episodio; Cindy inoltre era così pronta ai servigi che sicuramente avrebbe ritenuto lei causa di quel che era accaduto.
“Scendiamo, tra poco arriverà il signorino Lucas” disse Mary Anne cercando di mantenere l’entusiasmo.
Per l’occasione la duchessa aveva detto di loro di indossare gli abiti da cerimonia; non che fossero molto differenti dalla loro abituale uniforme ma erano senz’altro più puliti.
Scese nello scantinato, Mary Anne e Cindy tirarono fuori il loro abito e diedero una sciacquata al viso. Mary Anne sciolse i capelli e provò a spazzolarli per poi legarli in una coda alta.
Cindy, che portava i capelli molto corti, non aveva bisogno di sistemarli.
Una volta vestite, raggiunsero il resto della servitù in cucina per gli ultimi ordini. Erano tutti in fila, compresa la piccola Benny che sembrava essersi ripresa leggermente. Paul e Catherine erano davanti a tutti, impettiti e pronti a dirigere l’orchestra.
Anche Mary Anne e Cindy si disposero tra il resto della servitù. Paul iniziò a parlare subito dopo che loro si furono messe a posto.
“Sapete che oggi è un giorno importantissimo, forse il più importante giorno in cui siamo incorsi fino ad ora” iniziò il suo discorso; Paul era famoso per i suoi discorsi. Amava sproloquiare su qualsiasi cosa, appena gli si presentava l’occasione. Quelle occasioni erano per lui ghiotte in quanto avrebbe potuto parlare senza interruzioni.
“Il signorino Lucas torna a casa, probabilmente per breve tempo, ma è comunque un evento. Di conseguenza oggi dovremo dare il meglio di noi” concluse guardando lo sguardo di Catherine che lo spingeva ad essere succinto. Quella, da parte sua, si limitò a battere le mani e ad urlare a tutti di andare ognuno ai propri posti.
Uscirono in fila dalla porta posteriore e andarono a posizionarsi davanti alla porta, pronti per dare il benvenuto alla carrozza del signorino Lucas.
La famiglia era ancora in casa, in attesa di sentire i cavalli arrivare, che non si fecero attendere molto.
Una carrozza trainata da due cavalli neri, arrivava dal viale principale che conduceva alla dimora.
Paul, il quale era posizionato sul più alto dei gradini, bussò alla porta per avvertire la duchessa dell’arrivo imminente.
Iwan e Dawson erano stati incaricati di aprire la carrozza e di prendere i bagagli, iniziarono quindi a posizionarsi mentre il resto della servitù avrebbe osservato la scena.
Quando la carrozza era ormai abbastanza vicina, Mary Anne iniziò ad agitarsi.
Si sentiva una sciocca ad essere emozionata per una cosa simile. Cercava di fissare la punta delle sue scarpe consunte per non dare nell’occhio.
Quando un nuvolone di polvere si alzò, capì che i cavalli dovevano essersi fermati.
Tutti alzarono lo sguardo verso Dawson, intento ad aprire lo sportello, mentre Iwan tirava giù le valigie con l’aiuto del cocchiere.
Lucas uscì fuori, saltando giù e sorridendo a tutti. Intanto la porta della casa si era aperta e tutta la famiglia era pronta  a dare il bentornato al proprio ragazzo.
La duchessa aveva indossato uno dei suoi abiti migliori solamente per il figlio; Lucas era sempre stato il suo preferito, nonostante una madre non dovrebbe mai avere un prescelto tra i propri figli.
Quando vide quel giovane ragazzo, alto e bello, non riconobbe quasi il suo piccolo Lucas, quello che anni prima era andato a studiare in una prestigiosa scuola di Londra.
Lucas spalancò le sue braccia ed andò incontro ai suoi genitori. Il duca riusciva a stento a trattenere le lacrime di gioia nel rivedere il suo bambino ormai cresciuto, tornato a casa.
Sembravano non essersi resi conto che quel ritorno momentaneo avrebbe dovuto destare qualche sospetto. Perché proprio ora? Nessuno aveva osato porsi quella domanda.
“Madre, padre, che gioia rivedervi” gridò Lucas abbracciando sua madre, la duchessa. La servitù li guardava commossa, felice per quella riunione di famiglia.
“Oh, il mio bambino. Ma come sei cresciuto, sei così bello” annunciò la duchessa staccandosi dal figlio solamente per ammirarlo meglio.
Mary Anne lo guardava estasiata. Era come lo aveva immaginato. Alto, bello, con capelli ricci e biondi, occhi neri come il cielo di notte e una pelle bianca e liscia da fare invidia alla luna.
Continuava a sorridere nella vana speranza che il giovane la notasse, ma la riunione di famiglia lo aveva impegnato al punto da non rendersi conto di essere circondato dall’intera servitù.
Irina, di fianco a Cindy, teneva stretto al naso il suo fazzoletto, su cui continuavano a scendere lacrime di gioia. Avrebbe voluto andare lì e stringerlo a sé, quel giovane così cresciuto.
Intanto Lucas si era avvicinato anche a suo fratello e le sue sorelle.
Isabelle lo aspettava con un ampio sorridere che lasciava credere nulla fosse successo prima. Evangeline e l’altra sorella, Lianne, avevano l’aria scocciata. D’altronde, quando loro fratello se ne era andato, loro erano solamente due bambine in fasce, come potevano provare anche il minimo affetto per qualcuno che non conoscevano neppure?
Il volto di Jake però era il più espressivo di tutti. La sua bocca era contorta in un espressione che celava la rabbia repressa mentre le sue mani erano strette a pugno lungo i fianchi.
Mary Anne si chiese se tra i due fratelli scorressero acque tranquille; a giudicare dall’atteggiamento di Jake, però, qualcosa doveva essere successo fra i due.
Salito su di un gradino, Lucas guardò l’intera servitù.
“Vi ringrazio per questo caloroso accoglimento. Sono lieto di essere tornato” disse. Tutti scoppiarono in un sonoro applauso, compresa Irina, a cui cadde a terra il fazzoletto.
La duchessa si accompagnò nella casa assieme al figlio, seguita anche dagli altri figli e dal marito. Catherine iniziò di nuovo a battere istericamente le mani.
“Camminate, in cucina, forza” urlò. Tutti corsero di nuovo dentro, pronti a servire le varie portate.
Essendo un pranzo ben più maestoso di quelli consueti, c’era stato bisogno di aggiungere alcuni camerieri ai soliti abituali.
Generalmente gli addetti ai pasti erano John, Carlson e Clementine. Quel giorno a loro si unirono anche Marie e Iwan.
Mary Anne e Cindy, assieme ai restanti, avevano il compito di portare loro i vari vassoi fuori dalla sala da pranzo, in modo da facilitare il lavoro.
Irina continuava a singhiozzare sui piatti vuoti, sotto i continui ordini di Catherine.
“Falla finita di frignare, Irina. Sei adulta, fai il tuo lavoro” le urlava. Irina continuava a impiattare le sue prelibatezze mentre le lacrime continuavano a scendere silenziose sulle sue guancie rosse.  
“Irina, vedrai che dopo ti vedrà” le continuava a dire la piccola Benny. Irina le sorrideva e continuava a lavorare.
La cucina era un incrocio di andare e venire, di vassoi pieni che uscivano e piatti vuoti che entravano.
Mary Anne ringraziò il cielo quando il pranzo fu terminato; generalmente le signore avrebbero lasciato la sala e gli uomini si sarebbero diretti nella sala ricevimenti per parlare tra di loro, generalmente di affari. Non quella volta.
Era così tanto tempo che non vedevano il loro figlio, che la duchessa decise di organizzare una passeggiata in giardino assieme a tutta la sua famiglia.
Non appena arrivò la notizia, Catherine sembrò andare nel panico. Avrebbe dovuto preparare tutto in pochi minuti.
“Mary Anne, vai a prendere gli ultimi piatti, Cindy tu prendi i soprabiti delle signore e Dawson quelle dei signori! Voi altri cercate di non fare baccano! Carlson, i giardini sono stati sistemati?” iniziò ad urlare.
“Si, signora” rispose Carlson mentre Mary Anne saliva di corsa i gradini cercando di non cascare. Presi tutti i vassoi che Iwan le stava cedendo, tornò in cucina per lasciarli.
Avrebbe voluto uscire in giardino e ammirare ancora una volta Lucas, ma sapeva che le sarebbe stato fortemente proibito sia da Paul che da Catherine.
Decise di ritirarsi nella sua stanza poiché i suoi servigi al momento non erano più richiesti.
Sotto al suo cuscino Mary Anne aveva riposto uno dei libri presi in prestito dalla biblioteca. Amava le storie romantiche, le davano sempre quella falsa speranza che un giorno, anche lei, avrebbe potuto trovare un principe che l’avrebbe sposata e fatta vivere la vita che aveva sempre sognato.
A volte si dilettava a leggere anche libri d’avventura, quelli che parlavano di cavalieri pronti a lottare per i loro ideali, anche a costo di rimetterci la propria vita.
Seduta sul materasso, tirò fuori il libro ed iniziò a leggerlo. Dalla finestra dello scantinato riusciva a vedere una parte del giardino. In lontananza, scorgeva la famiglia del Duca intenta a camminare in mezzo al prato verde e curato.
Tornò alla sua lettura e lasciò perdere il giardino.
Poco dopo Cindy entrò e si stese al suo fianco. Aveva l’aria distrutta.
“Credi che rimarrà molto, il signorino Lucas?” chiese Cindy. Mary Anne chiuse il libro e lo mise al suo fianco.
“Credo di si. Non so perché, ma ritengo che la sua presenza qui sia dovuta a qualche particolare motivo” rispose. Cindy la guardò con i suoi occhioni castani, piena di domande che però non voleva chiederle.
“Mi leggeresti una po’ del tuo libro?” disse poi. Mary Anne annuì, riprese il libro in mano ed iniziò a leggere da dove aveva lasciato.
Le piaceva leggere a Cindy, era un po’ come quando sua mamma le leggeva le favole prima di andare a dormire.
Qualche minuto dopo, Marie irruppe nella stanza.
“Catherine dice che dovete venire, tutte e due” disse prima di sparire di nuovo nel corridoio. Mary Anne chiuse di nuovo il libro e si avviò assieme a Cindy in cucina.
“Cosa succede?” chiesero quando videro solamente Dawson vicino al tavolo.
“Non so, mi hanno chiesto di venire e io sono arrivato” disse lui. Mary Anne si guardò attorno ma non c’era traccia di Catherine.
“Cos’è? Uno scherzo?” disse. In quel momento entrò nella stanza John, il quale, senza dire parola, come suo solito, fece cenno loro di seguirli.
Attraversarono i corridoi e salirono delle scale che non avevano mai visto prima, fino a giungere in una parte inesplorata della casa.
Si ritrovarono di fronte ad un enorme porta dorata, di fronte alla quale c’era Isabelle assieme a sua sorella Evangeline.
“Scusateci il poco preavviso. Sapete che oggi è tornato mio fratello e in suo onore abbiamo organizzato una festa questa sera. La sala è già pronta, dovreste solamente dare un ultimo ritocco” disse Isabelle, con la sua solita gentilezza e discrezione.
“Inoltre questa sera ci serviranno alcuni camerieri che servano bevande e cibo. Per questo ho incaricato Marie di chiamare voi. Accettate questo incarico?” aggiunse. Mary Anne sgranò gli occhi. Le stava davvero chiedendo se le andava di fare quel lavoro o era solamente un modo cortese per dirle che in realtà avrebbe dovuto farlo lo stesso?
Cindy si chinò leggermente per annuire e così fece lei senza replicare.
“Bene. Seguitemi” disse Isabelle a quel punto aprendo le porte della stanza. Le luci all’interno erano ancora spente; non appena John le accese, Mary Anne rimase abbagliata.
Non solo era la stanza più grande che avesse mai visto ma i lampadari fatti di tanti piccoli diamanti, facevano risplendere tutte le pareti dipinte a mano con decori floreali.
Il pavimento era ricoperto da una sottile moquette rossa, così morbida da far venire la voglia di stendersi sopra.
Ai lati erano posizionate alcune poltrone, mentre un lungo tavolo era stato posto vicino all’entrata.
L’enorme stanza era inoltre dotata di un ampio balcone, le cui scalinate davano accesso ai giardini.
Ovviamente, era stato riservato un angolo anche al palco che avrebbe ospitato l’orchestra.
“Mi rendo conto che la sala è molto grande ma, come ho già detto, c’è solamente bisogno di una rapida spolverata” ripetè Isabelle.
Mary Anne e Cindy non se lo fecero ripetere, iniziarono subito a lavorare.
“Lasciamole lavorare” disse Evangeline trascinando la sorella fuori dalla sala. Dawson si accinse a spolverare le poltrone mentre John si occupava della moquette.
Mary Anne aprì la finestra che dava sul balcone per far entrare dell’aria. Era una giornata così bella che era un peccato non farne entrare un po’ in quella stanza.
Iniziò a passare la sua pezza bagnata sul vetro leggermente sporco, mentre tra di sé canticchiava una delle tante melodie imparate a memoria da bambina.
“Cosa canti?” le chiese Dawson quando iniziò a sistemare la poltrona che si trovava proprio vicino a lei.
Mary Anne sorrise senza distogliere lo sguardo dal vetro.
“Una canzone che mia madre era solita cantarmi quando piangevo, da bambina” disse lei, ricominciando poi ad intonare la melodia.
Dawson rimase ad ascoltarla, fino a quando John non si avvicinò. A quel punto il ragazzo decise di tornare ad occuparsi dei propri lavori. Mary Anne guardò John e provò una fitta allo stomaco.
Gli piaceva, davvero tanto ma sapeva di non avere alcuna chance con lui, che intanto la fissava con i suoi occhi verde smeraldo.
“Ti da fastidio se canto?” chiese Mary Anne per cercare di togliersi di dosso quella strana sensazione che gli procurava la vicinanza con lui. John scosse la testa e tornò a pulire la moquette.
Mary Anne tornò a cantare, mentre si occupava di pulire l’altra vetrata della finestra.
Di fuori, mentre gli uccelli sembravano seguire la sua canzone, Lucas e Jake sembravano discutere lontano da lei, sotto un albero.
Senza badarci molto, Mary Anne chiuse le finestre e tornò a spolverare il resto della stanza. 

   
 
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