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Autore: maryjanepotter    31/12/2011    0 recensioni
Eragon, Saphira e i Varden hanno appena smesso di combattere le truppe imperiali sulle Pianure Ardenti.
La comparsa di un altro Cavaliere in groppa a un drago rosso ha lasciato tutti sgomenti, specialmente Eragon, sconvolto dal fatto che si trattasse proprio di Murtagh, costretto dal Re Galbatorix a lottare contro il suo stesso fratello con l'aiuto del suo drago, Castigo.
Roran deve ancora salvare la sua amata, Katrina, Nasuada ha un esercito da riorganizzare e da spingere allo scontro finale ed Arya, l'elfa che Eragon ama con tutto se stesso, prenderà una decisione cruciale per il destino di tutta Alagaesia.
Questo è Brisingr sotto il mio punto di vista, così come sarebbe dovuto essere :)
Buona lettura ^^
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Galbatorix, Murtagh, Nasuada, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Eragon era ancora distratto dal pensiero della battaglia. E soprattutto di ciò che era accaduto a lui e alla sua personalità dopo la crudele rivelazione di Murtagh. Saphira al suo fianco osservava l’orizzonte con sguardo fiero, con quei suoi occhi azzurri ghiaccio così seri e penetranti. Un Urgali si avvicinò timidamente al ragazzo, tenendo in mano una pergamena nuova e su cui erano scritte solo poche righe.
Eragon istintivamente posò la mano sulla cintura di cuoio legata, alla ricerca dell’elsa di Zar’roc, e non trovandola si sentì invadere da un’infinita ondata di malinconia. Si voltò a guardare la creatura, che si inchinò e disse a bassa voce:
- Lady Furianera ti attende, Cavaliere.- gli consegnò la pergamena, su cui c’era scritto solo qualche invito a fare in fretta. Eragon riconobbe la scrittura di Arya con una dolce fitta allo stomaco. Dopo la battaglia avevano avuto tutto il tempo di rilassarsi, e al ragazzo avrebbe fatto molto piacere rivedere l’elfa e Nasuada finalmente tranquille  e libere dalle stanchezze che la guerra aveva loro procurato. Saphira si intrufolò nella sua mente.
Eragon...smettila di fantasticare e diamoci una mossa.                                        
Il ragazzo tornò a malavoglia alla realtà. La dragonessa dispiegò le ali azzurre e possenti pronta a spiccare il volo. Coraggio.
- Ti ringrazio… la raggiungerò immediatamente.-
Bravo, così mi piaci…adesso sali. Eragon si arrampicò sulla spalla di Saphira e sedutosi saldamente sulla sedia disse alla dragonessa, con infinita naturalezza:
Speriamo che non sia niente di grave.Saphira si lanciò nel vuoto, e con un’innaturale leggerezza sorvolò la cittadina fino ad arrivare all’accampamento del capo dei Varden. Arya era sull’ingresso della tenda di Nasuada, piegata leggermente su un cavallo che si era spaventato nel veder atterrare Saphira, cercando di calmarlo. Eragon scese dalla dragonessa e la ammirò in tutta la sua esotica bellezza: i lunghi capelli corvini ondeggiavano al tocco del vento, e quando sollevò lo sguardo sorridente, il ragazzo rimase incantato dai suoi occhi smeraldini. Bellissima, ancora e ancora.
Eragon, ti prego!
Saphira si sentiva nervosa, ed Eragon capì ben presto il motivo: l’elfa lo stava osservando attentamente, soppesando ogni istante. Forse l’attrazione che lui provava era così forte da sentirsi a distanza.
- Ti aspettavamo, Ammazzaspettri. Salute a te, Saphira.-
Salve, Arya. Eragon cercò di non cedere sotto quello sguardo così saggio e inquisitorio.
- Cosa è successo, Arya? Perché Nasuada ci ha convocato?- L’elfa sorrise, poi si avviò dentro la tenda della tenda, facendo segno a lui e a Saphira di seguirla.
Ti prego Eragon, non lasciare trasparire i tuoi sentimenti per Arya. D’accordo. Eragon era irritato, ma sapeva che la dragonessa aveva ragione. Entrati nella tenda il ragazzo fu lieto di vedere Nasuada rasserenata. Anche lei, che indossava un lungo vestito rosso, in perfetta sintonia con la sua pelle scura, sembrava finalmente soddisfatta della vittoria. Al fianco della sovrana c’era Elva, che come al solito mangiava voracemente un cosciotto di montone, che però mollò con un inchino appena Eragon la guardò. La bambina aveva gli occhi violetti pieni di speranza da quando il cavaliere le aveva promesso che avrebbe trovato un modo per liberarla dalla maledizione che lui stesso, involontariamente, le aveva inflitto.
- Eragon, sono felice di annunciare che i Varden hanno trionfato di nuovo grazie a te e a Saphira. Vi saremo eternamente riconoscenti.- Eragon sorrise, mentre il suo sguardo correva su quello orgoglioso di Saphira.
Abbiamo vinto grazie a te, piccolo mio, sei stato molto coraggioso.
Anche tu, Eragon le fece capire tutta la sua gratitudine,sei stata fantastica.
Oh, grazie…La dragonessa sbuffò, sforzandosi di essere modesta.
- Ti ringrazio di cuore, mia signora Lady Nasuada, ma se non fosse stato per il valore di tutti i Varden che hanno dato la loro vita per questa battaglia, sarebbe stato impossibile raggiungere la vittoria.- Saphira chinò il capo e disse:
È stato un onore combattere fianco a fianco con guerrieri tanto fedeli e sprezzanti del pericolo. Quando Eragon ripetè ad alta voce le parole della dragonessa, sorrise alla sovrana, vedendo che i suoi occhi luccicavano di lacrime.
-Voi onorate tutti i ribelli.- queste parole sorpresero Eragon perché uscirono dalla bocca di Arya, mentre l’elfa lo guardava dritto negli occhi. Elva si alzò in piedi, scrutando Saphira con occhi divertiti.
- Un giorno, quando sarò libera dall’incantesimo, mi porterai con te sul tuo drago, Eragon Ammazzaspettri?- il ragazzo annuì, rabbrividendo perché la voce della piccola era terribilmente seria e da adulta, e suonava quasi sacrilega nel corpo di una bambina.
- Eragon, devi sapere che il motivo della tua convocazione riguarda tuo cugino Roran. Egli è un ottimo guerriero, tuttavia la vostra partenza per l’ Helgrind deve essere rimandata, in modo che lui possa essere in grado di proteggersi e tu possa terminare il tuo addestramento, che altrimenti metterebbe in pericolo la vostra vita, e sai quanto abbiamo bisogno di voi per tenere vive le speranze dei Varden.- Nasuada si interruppe non appena Roran fece irruzione nella tenda, vestito di tutto punto per la partenza. Eragon non se la sentì di dirgli niente subito, tanto vedeva il cugino preso dal desiderio di salvare Katrina, prigioniera dei Ra’zac. Gli occhi castani di Roran incontrarono quelli del cavaliere, mentre Nasuada spiegava tristemente le ragioni che avrebbero rimandato il loro viaggio per salvare la giovane futura sposa del ragazzo. Roran abbassò lo sguardo, poi si strinse nelle spalle e mormorò:
- Cominciamo subito l’addestramento, allora. Non voglio che le facciano del male.- il dolore nella sua voce tremula era percepibilissimo. Arya sostenne Nasuada nelle sue decisioni, e nonostante le disperate proteste di Roran, lui ed Eragon dovettero cedere. Nasuada li congedò e i due uscirono lentamente dalla tenda.
- Katrina è in pericolo ed io devo ancora attendere per andarla a salvare. Non posso lasciarla ancora indifesa fra le grinfie dei Ra’zac. La uccideranno.- Eragon abbracciò il cugino, cercando di confortarlo.
- Devi apprendere le finezze della scherma così quando andremo a salvarla gliela faremo veramente pagare ai Ra’zac per tutto quello che ci hanno fatto.- il ragazzo sembrò rincuorato e si accese di nuovo fervore.
- D’accordo, allora vai a prendere la tua spada. Sono ansioso di misurarmi con l’erede dei cavalieri dei Draghi..- Eragon fu felicissimo di correre alla sua tenda per prendere una spada. Ancora una volta toccò il fodero di Zar’roc e trovandolo vuoto e freddo si sentì terribilmente impotente. Saphira lo raggiunse nella mente.         
Il furto di Murtagh è stato un gesto spregevole, come lo sono state le sue parole velenose, disse, ma non sono sicura che sia stato sbagliato rinunciare alla spada di un Rinnegato. Ne avrai sicuramente di migliori.
No, sussurrò Eragon, pensando con nostalgia alla splendida lama rossa che lo aveva accompagnato nelle sue battaglie, Zar’roc era un’arma impareggiabile.
Lo so bene, ribadì Saphira, ma per ora sii felice di aver avuto salva la vita. Non è certo il valore della spada a rendere invincibile un guerriero.
Ma nemmeno il suo cuore.
Ti sbagli.
Murtagh non aveva cuore per quello che ha fatto. Avrebbe dovuto lasciare che l’uccidessi. Per la salvezza di milioni di vite. Invece mi ha derubato ed è fuggito. Eppure era invincibile. La collera ammontò in Eragon al pensiero che lo stesso sangue di Murtagh scorreva nelle sue vene. Lo stesso sangue di Morzan il traditore.
Eragon, se Murtagh non avesse avuto cuore ti avrebbe ucciso, o peggio ti avrebbe catturato e consegnato al re in persona. Non riesci ad apprezzare almeno questo gesto d’affetto fraterno?
No. Eragon non sopportava l’idea che Murtagh potesse essere giustificato. È diventato come suo padre. Mio padre. Scacciò via questo pensiero, come fosse una mosca fastidiosa. Saphira sbuffò.
Non riesci proprio a perdonarlo. Dopotutto anche Castigo è mio fratello.Eppure mi ha attaccato come fossi il suo peggior nemico. Ma so che è stato costretto da Galbatorix a fare questo e perciò riesco a perdonarlo. Un giorno capirai anche tu. Questa volta fu Eragon a sbuffare.
D’accordo, vedremo. Afferrò una spada lucida e affilata e la mise nel fodero di Zar’roc. Rispetto alla spada rossa era molto meno pesante, e questo cercò di prenderlo come un punto a suo favore.
Si, vedremo, piccolo mio
   
 
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