Sto
per imbarcarmi in una nuova colossale impresa: completare la traduzione di
questa ficcy.
Il
titolo è rimasto quello e l’autrice è Lady Bracknell.
A
me è piaciuta moltissimo e spero di riuscire a rendere ogni sfumatura nella mia
traduzione.
Un
consiglio a tutti gli amanti della coppia Remus-Tonks: leggetela. Ne vale
davvero la pena.
Magari
aspettate di arrivare almeno in fondo al secondo capitolo.
Intanto
gustatevi il primo capitolo.
Under the table
Capitolo 1
OVER THE HILL
“Ti prego Tonks,” disse Sirius.
“Non vedo perché dovrei
farlo” rispose lei, guardandolo irritata dal divano. “Come sai che non ho già
altri programmi, poi?”
“Ne hai?” chiese Sirius.
“Non è questo il punto.”
Replicò, spostando la sua attenzione ad un filo allenato del divano. “Non lo
conosco nemmeno.”
“Vedila come un’opportunità
per conoscerlo, allora.”
“Non mi sembra il mio tipo.”
Disse “E penso mi trovi pure irritante.”
Le labbra di Sirius furono
scosse da un tremito ed alzò un sopracciglio. “Lo immaginavo.”
Tonks lo guardò, gli occhi
ridotti a due fessure.
“E’ un po’ all’antica,” disse. “Noioso, in un certo senso.”
“Può essere sorprendentemente
di buona compagnia,” rispose Sirius. “Quando è di buon umore.”
“E
se non fosse di buon umore?”
“Allora suppongo
trascorrerete la serata immersi in un silenzio
imbarazzato a fissarvi l’un l’altra per tutto il tempo.”
L’idea di trascorrere la
serata con Remus Lupin la terrorizzava. Non che non le piacesse
– era sempre sufficientemente gentile ed educato – in effetti, era proprio
questo che la spaventava. Era sempre così carino e così, dannatamente gentile; decisamente non il suo tipo. E non
riusciva ad immaginare di cosa mai avrebbero potuto parlare.
Tonks incrociò le braccia e
mantenne un cipiglio imbronciato per circa un minuto, cedendo poi
all’espressione da cucciolo del cugino. “E va bene!”
disse, alzando gli occhi al cielo. “Ma mi devi un
enorme favore.”
Tonks si trascinò fuori dalla stanza, giù per le scale fino in cucina, dove
Remus stava sfogliando le pagine di un tascabile decisamente logoro seduto a
tavola.
“Ehilà!” disse.
“Tonks, non mi ero accorto
che fossi arrivata.”
“Sirius vuole che ti porti
fuori, stasera,” disse lei, ignorando quello che aveva
detto lui, ed accasciandosi su una sedia per indicare cosa pensasse dell’idea.
“Non ce n’è davvero bisogno.”
“Beh, invece sembra che ce ne
sia. Forse vuole passare del tempo da solo con Fierobecco. Ho provato a
ribattere. Voglio dire, non è neanche il mio ideale di serata.”
“Molto lusinghiero” commentò,
alzando per un istante gli occhi dal libro andando ad incontrare i suoi, per
poi tornare alla sua lettura.
Tonks iniziò a mangiarsi le
unghie aspettando che posasse il libro, ma non lo fece. Al contrario, girò
pagina con un’aria di intensa concentrazione sul
volto. “Allora andiamo?” disse lei.
“Per quanto mi tenti,” rispose “Devo gentilmente declinare il tuo invito.
“Perché,
per spendere più tempo di qualità con i tuoi libri? Come se
non lo facessi abbastanza. Perché Sirius vuole che ti porti fuori, comunque?”
“Credo,”
disse Remus, “Che si aspetti che io esca, il giorno del mio compleanno.”
“E’ il tuo compleanno?”
“Sì.”
Il senso di colpa si fece strada in Tonks come una pozione particolarmente
sgradevole. Si sentì in dovere di fare la cosa giusta.
“Forza, allora!” riprese lei,
e si allungò sulla tavola per strappargli il libro dalle mani. Lui la fissò per
un momento, scrutandola curioso.
“Non credo proprio.”
“Oh, andiamo,” lo pregò. “Andremo al pub
babbano lì all’angolo. Sarà divertente!”
“Non credo proprio.” Ripeté.
Lei piantò il gomito sulla
tavola, appoggiò la testa sulla mano e lo guardò, mettendo il broncio e facendo
del suo meglio per apparire supplichevole. Lui sembrò un po’
seccato così smise.
“Non ho intenzione di
accettare un no come risposta.”
“Stavo iniziando a
sospettarlo.” Mormorò, inarcando un sopracciglio.
“Allora prendi il cappotto.”
Lui si alzò come se questo
gli causasse un grande sforzo e si passò una mano fra i capelli.
“Va bene” acconsentì. “Ma solo il pub.”
“Wow, siamo di cattivo umore”
mormorò seguendolo fuori dalla cucina e alzando gli
occhi al cielo dietro di lui.
“Ti ho visto.” Disse.
Gli fece una linguaccia.
“E
ho visto anche quello.”
Cos’è, ha gli occhi anche
dietro la testa, ora? Pensò. Fece
un’altra smorfia.
“Tonks,”
disse, indicandole il muro. “Vedo il tuo riflesso nello specchio.”
Chiuse gli occhi,
rimproverandosi per essere stata così stupida ed infantile. Perfetto. Ora la
odiava ancora più di quanto non lo facesse già. Si costrinse ad aprire gli
occhi, ed incontrò i suoi nello specchio. Si stupì nel vedere che stava
sorridendo. Ed appariva piuttosto, beh... non era
sicura di voler finire il pensiero.
Camminarono in silenzio lungo
la strada fino al Red Lion, e Tonks dovette con molta difficoltà nascondere la
sua sorpresa quando Remus aprì la porta per lei e si
spostò di lato per lasciarla entrare nell’atrio fumoso. Non era il tipo di
ragazza cui la gente apriva le porte.
Lei era quel tipo di ragazza
davanti a cui
gli altri imprecavano o si davano gomitate. Ed era
così che le piaceva. Tutte quelle sciocchezze sulla gentilezza erano solo... beh, sciocchezze.
Il pub
dava un’impressione logora e consunta, con i muri ingialliti dalla nicotina,
mobili di legno scuro graffiati, e tappeti che sospettava essere sempre molto
appiccicosi. Era pieno di gente, per la maggior parte studenti trasandati e
alcune persone del quartiere che non batterono ciglio alla vista dei capelli
verde acceso di Tonks o ai vestiti logori di Remus.
Tonks insistette per
offrirgli da bere e lo trascinò via in cerca di un posto per sedersi.
Remus trovò un piccolo tavolo
vuoto in un angolo sotto una vetrata e vi si abbandonò, chiedendosi perché mai
avesse acconsentito, e a che gioco stesse giocando
Sirius. Sperava solo di non tornare a Grimmauld Place per trovare Sirius
riverso sul pavimento, con una bottiglia di Whiskey incendiario in mano, come
stava succedendo regolarmente tutte le volte che lui doveva uscire per lunghi
periodi.
Alzò lo sguardo per vedere
Tonks che si faceva strada fra la folla, un pinta di
birra in ciascuna mano, la lingua fra le labbra per la concentrazione. Arrivò
al tavolo , e riuscì a posare i boccali senza
rovesciarne una goccia. Lo guardò con aria trionfante, e poi si sedette quando fu chiaro che non aveva intenzione di
complimentarsi per le sue capacità di equilibrio. Le ginocchia
di lei sfiorarono le sue sotto il tavolo.
“Beh, buon compleanno!”
esclamò, alzando il suo boccale in direzione di Remus.
“Grazie,”
rispose lui bevendo un sorso di birra e poi appoggiando entrambe le mani sul
tavolo.
“E’ forte questo posto, non
trovi?” disse con animazione. “Non ho mai molto tempo per entrare nei pub
babbani.” Continuò. “Ma mi
sono sempre particolarmente piaciuti, a te no? C’è qualcosa di tetro in loro.”
“Non posso dire di aver fatto
uno studio sufficientemente approfondito per commentare.”
Rispose, sorseggiando la sua birra.
Lui notò dei quotidiani
appesi alla parete accanto a lui, ed anche se l’edizione era del giorno prima,
ne sfilò uno e lo spiegò sul tavolo.
“Non avrai intenzione di
leggerlo, vero?”
“L’idea era quella.”
“Perché?”
chiese. Lui sospirò.
“Mi piace tenermi aggiornato
sugli eventi babbani.”
“Perché?”
“Trovo
che sia utile.”
“Perché?”
“Aiuta a vedere le cose dalla
giusta prospettiva.”
“Perché?”
Lui appoggiò la testa sulla
mano, massaggiandosi il sopracciglio con il dito medio. “Perché,” disse infine, incapace di pensare ad altro. Tonks ghignò,
e si allungò prendendo uno dei fogli del giornale. Fissò la prima pagina con
disinteresse e poi l’aprì.
“Accidenti!” esclamò. “Guarda
qui, e in un giornale, poi!” girò il foglio per mostrargli l’immagine di una
ragazza sulla terza pagina. “Ce n’è una anche sul tuo?”
Remus sospirò. Tutto quello
che voleva era una serata tranquilla...
“No,”
mormorò, voltando pagina. “Non c’è.”
“Perché
pensi l’abbiano messa?” chiese, continuando a fissare l’immagine con lo sguardo
a metà fra il concentrato ed il divertito. Lui la ignorò. “E’ tipo un annuncio?
Oh, guarda, qui dice che sta studiando legge e che ha
ventitrè anni. Sembra forte. Mi chiedo se ce ne siano altre.”
Tonks sfogliò il giornale
fino all’ultima pagina, arricciando il naso concentrata.
Remus bevve un gran sorso dal suo boccale provò a leggere. Aveva appena trovato
un articolo che sembrava interessante quando Tonks
tornò alla carica.
“Niente,”
disse. “C’era solo quella. Divertente però. Sei sicuro che non ce ne sia una
anche nel tuo? Sei fermo a quella pagina da ore.”
“Sto cercando di leggere.”
“Oh. va bene. Capito.” Disse
lei, mimando il gesto di cucirsi le labbra. Remus tornò all’articolo. Era
arrivato solo alla fine del primo paragrafo quando lei
iniziò a tamburellare le dita sul tavolo con un ritmo altamente seccante.
Cedette, ripiegò il giornale
e lo risistemò dove l’aveva preso, e lei gli sorrise
dall’altra parte del tavolo.
“Allora, com’è che tu e
Sirius siete amici?”
“Cosa vuoi
dire con ‘com’è che tu e Sirius siete amici’?”
“Voglio dire, sembrate così
diversi,” spiegò. “Lui è così attivo e giocoso e tu
sei così...”
Remus alzò un sopracciglio, in attesa che lei terminasse la frase. Lei avvicinò il suo
bicchiere alla bocca e borbottò oltre il bordo di esso,
“..noioso” gli occhi fissi sul tavolo.
Remus represse un sorriso.
“Suppongo che gli opposti si attraggano,” disse, e
bevve un altro sorso dal suo bicchiere per nascondere il fatto che stava per
mettersi a ridere. Lei era senza dubbio una compagnia incisiva.
“Non intendo noioso noioso,” rettificò, mordendo la pelle attorno alle
unghie.
“Sì invece,”
la corresse lui. “Ed è vero.” Continuò, guardandola
con le sopracciglia ancora alzate, il mento abbassato così che ciocche di
capelli gli cadevano davanti agli occhi.
“Sono terribilmente,
spaventosamente, noioso.”
Non sapeva perchè, ma
improvvisamente le sembrò che si stesse prendendo gioco di lei, come se la sua
osservazione l’avesse in qualche modo divertito. Non riusciva
a capire come qualcuno potesse trovare divertente il fatto di essere
chiamato noioso. Si morse il labbro e lo scrutò attraverso la debole cortina di
fumo. Stava per chiedergli direttamente a che gioco stesse
giocando, ma poi cambiò idea.
“Hai ricevuto qualcosa di interessante per il tuo compleanno?”
“A dire
la verità, sì.” Rispose. “Un boccale di birra scadente ed una sbirciatina da
vicino ad una donna che praticamente non conosco.”
Tonks stava per mettersi a
ridere, ma per qualche ragione che non riusciva a capire, non voleva dargli la
soddisfazione di vedere che l’aveva divertita. Portò una mano davanti alla
bocca e finse di tossire, invece.
“Nient’altro?” chiese,
sporgendosi verso di lui, la mano che teneva sempre coperta la bocca.
“Alla mia età, è il massimo
in cui puoi sperare.” Disse, e Tonks premette le dita
sulla bocca per soffocare una risatina.
Lui la guardò con
un’espressione simile a qualcuno che sta osservando un
esperimento, come se volesse prevedere cosa sarebbe successo poi, o riuscire a
capire come funzionava.
La faceva sentire estremamente nervosa, e non era certa del perché.
“Mi chiedo perché chiamino
questo posto The Red Lion,” disse lei, cercando una
domanda per distrarlo e non trovando niente di meglio che questo. “Ci sono leoni
da queste parti?”
“Non di rossi.” Rispose,
vuotando il boccale. “Grazie mille per avermi offerto da bere, ma forse ora è
meglio che torni indietro.”
Si alzò in piedi per
andarsene, e lei si scoprì a desiderare che non se ne andasse.
“Potresti almeno offrirmi una birra,” tentò lei. “Io
te l’ho offerta”. Lui serrò le labbra e
le sopracciglia si mossero quasi impercettibilmente.
“Molto bene,”
disse lui, e si fece strada verso il bar.
Tonks rimase seduta ad
aspettarlo, con un’espressione alquanto ebete dipinta sul volto all’idea di
essere riuscita a fargli fare quello che voleva, e che
sarebbe riuscita a parlare ancora un po’ con lui. Quell’espressione sparì all’istante quando Remus tornò e piazzò un unico boccale sul
tavolo di fronte a lei.
Lei lo fissò interdetta, poi
il boccale e poi lui di nuovo.
“Salute,”
disse,e se ne andò, con un vago sorriso malizioso sul viso, lasciandola sola in
un pub affollato con un boccale pieno di birra.
Bastardo,
pensò, capendo improvvisamente perché Remus e Sirius erano amici.
E
siamo arrivati in fondo al primo capitolo, sto già lavorando sul secondo, che
sarà ancora più movimentato, ma i primi veri sviluppi si avranno nel terzo.
Non
ringrazierò mai abbastanza Lady Bracknell per avermi
dato il permesso di tradurre e un grazie particolare va come sempre a Little
Fanny, instancabile beta e compagna di notti sclerate... Grasie!! J J J
Ora
vi lascio, con la speranza che andandovene scriviate
un commentino per l’autrice e la mia traduzione...
A
presto.
**Nonna
Minerva**