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Autore: alwaysabelieber    04/01/2012    1 recensioni
Grazie ad un'iniziativa scolastica, una tredicenne Italiana avrà la possibilità di ospitare, in casa sua, un coetaneo Americano. Un miscuglio di nazioni, cultura, e modi di fare. Il racconto di una grande amicizia destinata a diventare storia di un grande amore. Tutto deve, però, svolgersi in un solo mese. Quanti sogni possono realizzarsi in 31 giorni? E soprattutto, ne saranno davvero 31, o i due otterranno altre possibilità?
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi svegliai di soprassalto, il cuore che batteva forte contro il petto. Guardai verso la finestra, che aveva ormai come sfondo un cielo grigio e ricoperto di nuvole nere. Nonostante non ricordassi il sogno che avevo fatto, sentivo di volerlo rivivere. Prima allungai una mano verso il comodino, in cerca del mio cellulare, che trovai quasi al primo tentativo. 
Due messaggi. Entrambi da Valentina. Il primo diceva: 
- Ho due notizie. Una bella ed una brutta, quale vuoi che ti dica prima? -
Il mio stomaco si contorse in una morsa, non avevo voglia di sentire quella brutta, ci misi infatti un pò prima di leggere il secondo, ma poi trovai il coraggio necessario.
- Ok, visto che non mi rispondi te le dico entrambe. Inizio dalla prima, so che mi avresti chiesto di farlo. I ragazzi, o ragazze che siano, arrivano domani. Domani Ale! Dobbiamo andarli a prendere all'aeroporto durante l'orario scolastico. La brutta notizia non esiste, era per fare sospance, ciao -
- Vaffanculo - esclamai subito, mentre mi si alleggerì lo stomaco, come se un pesante masso fosse stato tolto da lì. Non mancò una risata, forse isterica, forse di trepidazione. Avevo delle carte in mano, ed ero io e solo io a doverle giocare, a doverle mettere a terra, ma non avevo tempo per pensare, solo domani era la partita più importante della mia vita. Mancava poco, a domani. La domanda, la prima e la più importante che occupò ogni singola parte dei miei pensieri fu: quali vestiti indosserò? Ero sul letto, stesa con la schiena e fissavo intensamente il soffitto, come se potessi vedere attraverso di esso il cielo nonostante fosse impossibile, pensavo agli abiti che avevo nell'armadio, facevo abbinamenti di colore, pensavo a come avrei dovuto sistemare i capelli… poi tutto divento sfumato, nero e mi addormentai di nuovo, svuotando ogni pensiero reale e lasciando spazio alla fantasia. 

Fu come batter ciglio, la notte passò in un secondo. Guardai verso la finestra, il cielo era macchiato d'oro al sorgere del sole, ma poi mi alzai di scatto e rivolsi le spalle a quella vista mozza fiato, le braccia incrociate verso le ante aperte dell'armadio, infilai un jeans scuro, molto stretto, delle ballerine al piede ed una t-shirt col cappuccio, larga e colorata. Non ero il massimo, ma poteva andare. Tesi una mano verso la porta del bagno e pensai al trucco: un filo di fard sul viso, che avrebbe reso le mie gote rosee al punto giusto, matita nera sotto gli occhi, e lucido sulle carnose labbra. Diedi una spazzolata ai lunghi, biondi capelli e li lasciai alla loro naturalezza. Cellulare in tasca. Prima di uscire e lasciare la mia stanza, più disordinata di quanto l'avessi mai vista, diedi un'ultima occhiata in giro e poi lasciai che la porta mi sbattesse alle spalle. All'estremità delle scale c'era la mamma ad aspettarmi, lo sguardo torvo, con l'aria di una che aveva dormito poco. 
- Hai dormito tutto il giorno fino al mattino, non hai mangiato, non mi hai detto che ti avrei dovuta accompagnare all'aeroporto, niente di niente. Ho ricevuto una chiamata dalla professoressa stamattina presto, e non farmi il labbruccio - scoppiò a ridere, il che mi fece capire che, alla fine, era tutto ok. 
- Allora, andiamo? - esclamai impaziente, tutte e due le mani nelle tasche della t-shirt. Mi fece cenno di sì con la testa e andammo insieme verso la porta d'ingresso, sulla maniglia c'era il mio cappello, quello celeste che si abbina tanto con la maglia che ho indosso.
- Ecco dov'era - dissi, mentre lo infilavo sulla testa.
Mamma aprì la macchina con il telecomando automatico che aveva attaccato alle chiavi, presi posto sul sedile anteriore, lei fece lo stesso e mise in moto. 
Accesi lo stereo, impostai la mia stazione radio preferita e attesi che il segnale prendesse.
- … ed ora abbiamo il piacere di ascoltare, il nuovo singolo della talentuosa, non che bellissima Alessandra Amoroso, "Seeeeeeeenza Nuvole" -
'sognare un cielo azzurro all'orizzonte senza nuvole', sognare, sognare sempre, perché inutile è la vita di chi non sa sognare. 
Iniziavo già a vedere, sebbene in lontananza, il simpatico viso tondo della mia prof. nel suo invano tentativo di far stare calmi i miei compagni. La vidi dare uno schiaffetto dietro la testa del mio migliore amico, scoppiai a ridere, e quando la macchina si avvicinò a poco da loro, fui sollevata nel capire che non erano ancora arrivati, dall'America. Scendemmo dalla macchina e andai a salutare tutti, prof. compresa, che subito prese a parlare con mamma. Valentina stava arrivando di corsa e con il fiatone, ansimando. 
- Ale, da quanto sei qui? Le corse ho fatto…le…corse - appoggiò una mano sudaticcia sulla mia spalla.
- Ora, sono arrivata ora Vale - le sorrisi e le stampai un bacio sulla guancia. - tieni, ho portato uno specchietto, guardati e aggiustati come vuoi - glielo appoggiai sul palmo della mano.
- Saranno qui tra un minuto, l'aereo ha atterrato, non fatemi fare brutta figura - urlò la professoressa, sopra le nostre teste. 

Eccoli che arrivavano, la maggioranza erano femmine, c'erano tanti maschi quanti ne erano i miei compagni. A me sarebbe toccata la femmina, come tutte le altre, fa nulla, pensai, me lo aspettavo e per questo motivo non fu un duro colpo. 
Ma poi, dietro quella folla di volti maschili, ne spuntò un altro. Non ci sono parole abbastanza importanti per spiegare la gioia che provai quando lo vidi. 
- Hello guys - esclamò la loro prof. con un gran sorriso. Di rimando, la salutammo tutti con la mano. Lei sorrise ancora, poi prese una pila di moduli.
- Butler Ryan. - chiamò all'appello.
Un ragazzo abbastanza alto si fece largo a spallate tra i compagni e attese. 
- con Montuori Francesco , dov'è? -
Il mio migliore amico alzò la mano e accolse in modo caloroso il suo nuovo amico, dandogli una pacca sulla spalla. 
- Brown Georgia. - continuò. - con Coppola Valentina -
Vale alzò freneticamente la mano, e salutò con la mano una ragazza davvero carina e dall'aspetto molto simpatico. 
- Bieber Justin - disse la loro prof. guardandosi indietro per cercarlo, quando si fece avanti, continuò. - con Paura Alessandra - sentì il mio cuore battere forte, fortissimo, quasi poteva lacerarmi il petto, e di rimando qualcosa nel mio stomaco si agitò. Alzai la mano, un pò incerta, Justin la vide e si avvicinò a me. Lo potevo vedere meglio, adesso. I capelli, biondi quasi quanto i miei, gli cadevano spettinati sul viso, e i suoi occhi, color nocciola mi trasmettevano qualcosa di surreale. Non era troppo alto, ma neanche io lo ero. Il suo volto era perfetto, a confronto del mio. Portava una targhetta al collo, ma non riuscivo a capire cosa ci fosse inciso sopra. Lo zaino che portava dietro le spalle era quasi più grande di lui, era aperto e ci vidi quel cappello che io amo tanto. Mi sorrise. Era la prima volta che vidi un sorriso del genere, non potetti fare a meno di sorridergli di rimando, non fui io a volerlo, ma qualcosa di più grande. Gli presi il cappellino dallo zaino e glielo misi. Non protestò, sorrise di nuovo. Era buffo.
- Piacere, Alessandra - gli dissi, porgendogli la mano. 
Lui la guardò per un istante e si mise a ridere. Anche la sua risata era perfetta. 
- Sono Justin, Justin Bieber. Se mi hanno messo con te, significa che abbiamo gli stessi interessi. A me piace la musica, mi piace cantare e ballare, mi piace il calcio e il basket, e a te anche, vero, per forza, sì… -
- Parli tanto, eh? - gli domandai, ignorando tutte le domande che mi aveva fatto. - Queste cose mi piacciono, e te lo dimostrerò, Justin Bieber - gli sorrisi e lui fece lo stesso. 
Lo sentivo che gli ero piaciuta, lo sentivo pronto quanto me riguardo quella nuova esperienza, riguardo a passare un mese insieme.

  
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