Anime & Manga > Dragon Ball
Segui la storia  |       
Autore: LeftEye    08/01/2012    5 recensioni
Cercò di riportare alla mente cosa avesse visto nel sonno di tanto sconvolgente da farlo svegliare di soprassalto, ma tutto ciò che vedeva ancora del sogno erano degli occhi rossi.
Tanti occhi rossi.
E anche… ora ricordava! Una giovane donna.
***
Fanfic corretta e modificata! Il pianeta Vegeta è alle prese con un virus che trasforma tutti in zombie, come andrà a finire?
Genere: Avventura, Horror, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Chichi, Goku, Nuovo personaggio, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Livello quattro: buio





 

 
I due Saiyan si sollevarono in aria e si disposero a lati diversi dell’enorme edificio; quasi contemporaneamente, iniziarono a lanciare ki-blast contro le pareti e le rare finestre, creando delle aperture grazie alle quali la luce diurna riusciva a penetrare all’interno. Iniziarono ad udire grida di dolore provenire dai piani più alti fino al piano terra: con un po’ di fortuna, in questo modo si sarebbero sbarazzati di alcuni infetti.
Vegeta aprì un varco più largo anche in corrispondenza della porta d’entrata, infine decise che era giunto il momento di entrare.
Era troppo sicuro di sé per temere di essere sopraffatto da quelle belve: la sua unica preoccupazione era quella di non perdere troppo tempo.
Nonostante l’indole aggressiva, capiva bene che non poteva certo ammazzare tutti gli abitanti del pianeta, per sbarazzarsi del virus, dunque le sorti del pianeta erano in mano sua.
Evidentemente, il destino aveva deciso di farsi beffe di lui: per la prima volta si sarebbe comportato come il vero sovrano del popolo Saiyan e avrebbe fatto qualcosa di utile per la sua specie, cosa in cui, al contrario, suo padre aveva pienamente fallito.
Infine, avrebbe scovato Freezer, lo avrebbe ammazzato e dato i suoi resti in pasto alle scimmie che lui tanto odiava.
Il suo pensiero fisso era la vendetta e il riscatto del suo orgoglio.
«Sei pronto?» chiese con decisione al suo compagno, che annuì, guardando verso la soglia con un’espressione grave e sicura.
Non sembrava essere spaventato.
Strano, quel tizio: era un perfetto imbecille, ma ogni tanto aveva lampi di genio; aveva dormito mentre tutto attorno a lui la gente veniva smembrata e mangiata viva, ma non aveva paura di entrare nel nido degli infetti più pericolosi.
Varcarono la soglia e si trovarono direttamente in quella che fino al giorno primo era stata la sala principale, dove si svolgevano le cerimonie più importanti quali i festeggiamenti per la conquista di un nuovo pianeta o la promozione di qualche raccomandato leccapiedi di Freezer a governatore di una colonia.
Ora era completamente distrutta: le pareti e il pavimento erano ricoperti di polvere mista a sangue, i sontuosi tendaggi strappati, i candelabri spezzati, e c’erano cadaveri in terra, barbaramente fatti a pezzi, decapitati, senza gli arti, o senza la carne attaccata ad essi… un vero mattatoio.
Non proveniva alcun rumore da nessuna delle diramazioni in corridoi della sala; sicuramente i sopravvissuti si erano nascosti ai piani inferiori e li attendevano, in agguato.
Vegeta fece nuovamente segno a Kaarot di non fiatare, per non correre il rischio che se ne dimenticasse, e lo guidò verso un passaggio interno che portava davanti ad un ascensore e a delle scale: da lì, terminava ogni zona di luce.
Alzarono i piedi da terra, per scendere le scale levitando, in modo da non fare alcun rumore: dovevano scendere di due piani e non potevano prevedere un attacco, se ne sarebbero accorti una volta che si fossero trovati a pochi centimetri dal nemico.
Scesero la prima rampa e si immersero nel buio.
Respiravano pianissimo, a volte trattenevano il fiato per riuscire a percepire ogni singolo rumore, che non si fece attendere troppo: erano già arrivati al primo piano sotto terra quando udirono dei respiri affannosi e gutturali, a una decina di metri da loro.
Pochi tuttavia, e Vegeta capì che gli infetti avevano perso gran parte della loro capacità di pensare perché non si curavano di non fare rumore e non si erano riuniti tutti per attaccarli.
Ciononostante, si accorsero subito della loro presenza e, con un ruggito, si lanciarono all’attacco.
Tre di loro si gettarono su Vegeta e altri tre o quattro su Kaarot, spingendolo lontano dalla sua visuale: il principe iniziò a combattere senza curarsi del suo compagno di sventura, cercando solo di prestare attenzione ai suoi nemici, prevedendone le mosse.
Erano veloci, ma non attaccavano secondo uno schema ragionato e tattico, come veniva insegnato ad ogni Saiyan fin dalla nascita; essi pensavano solo a colpire alla cieca.
Erano decisamente forti e uno di loro riuscì a scaraventare Vegeta contro una parete, stordendolo per un paio di secondi ma, quando l’infetto gli saltò addosso, poté a malapena appoggiare le zanne alla sua gola scoperta che Vegeta gli aveva spezzato l’osso del collo.
Ne uccise un altro paio, senza però essere in grado di distinguerne i volti, poi non venne più attaccato da nessuno e si fermò.
Sentì dei movimenti bruschi a qualche metro di distanza da lui e qualcuno che agonizzava.
Poi, il silenzio.
«Kaarot?» chiamò, già pronto ad un nuovo scontro.
«Ci sono. Tu sei ferito?»
«No» rispose scocciato da quella domanda inutile. «Andiamo avanti; con un po’ di fortuna, raggiungeremo i laboratori senza essere attaccati di nuovo. Là le luci dovrebbero funzionare ancora; basterà alzare il voltaggio per tenere lontani gli infetti.»
Procedettero e Vegeta si chiese come avesse fatto Kaarot ad uscire dallo scontro senza neanche un graffio; forse aveva solo avuto fortuna.
Se fosse stato un guerriero veramente valido, lo avrebbe visto almeno una volta al cospetto di Freezer, o come partecipante ad una missione importante.
Era curioso di vederlo combattere.
Al secondo piano sotto terra trovarono un altro branco di infetti, stavolta più numeroso e per poco Vegeta non ci rimetteva un braccio, tuttavia anche Kaarot restò nuovamente illeso.
Vagarono per i corridoi e trovarono l’entrata ai laboratori: quella che era stata una porta fatta di uno spesso materiale metallico, ora se ne stava addossata ad una parete, piegata come un foglio di carta.
Come previsto, le luci erano ancora accese ed emanavano un gran bagliore: non c’era da stupirsi che nei paraggi non avessero trovato più nessuno.
I due Saiyan si divisero e Vegeta entrò nel primo laboratorio a destra: tutto era in disordine, c’erano strumenti, provette e computer rovesciati per terra e rotti; dietro un grande bancone vide un cadavere, infatti la stanza era sporca di sangue sia sul pavimento che sulle pareti. Si accertò che il morto fosse veramente morto e diede un’occhiata in giro: notò che quella era la zona adibita ad esperimenti su piante e si incuriosì, ma quando iniziò a frugare tra provette e schedari sentì Kaarot chiamarlo.
Lo raggiunse in un’altra stanza e si ritrovò in mezzo ad un mare di sangue: da lì doveva sicuramente essere iniziato tutto.
L'aria era irrespirabile: un forte odore di marcio gli arrivò a naso e il suo volto si deformò in un’espressione di disgusto, ciononostante la sua attenzione venne catturata immediatamente da una sorta di gabbia trasparente, la cui porta era stata frantumata e al cui interno si trovava un semplice lettino da ambulatorio, anch’esso ricoperto di sangue coagulato.
«E’ successo qui» mormorò, e Kaarot annuì silenziosamente. «Cerchiamo il vaccino.»
«Ehm… e com’è fatto?» si sentì domandare.
Vegeta avrebbe tanto voluto mollargli un cazzotto in faccia, ma da svenuto il Saiyan non gli sarebbe stato utile; tuttavia, stava mettendo a dura prova la sua già scarsa pazienza, e trovava strano che non l’avesse colpito per ogni volta che sparava qualche idiozia.
«Cerca una provetta con un qualche liquido dentro, o dei fogli che parlino del virus.»
«E com’è fatta una provetta?»
Questo era troppo.
«La pianti di farmi domande da dementi?!» gli urlò contro il principe dei Saiyan, stringendo i pugni e sentendo pulsare la vena sulla tempia destra, il campanello d’allarme al quale chiunque si sarebbe allontanato il più velocemente possibile da lui.
«S-scusa…» biascicò Kaarot, desolato.
«Lascia perdere. Tu stai fermo davanti all’entrata e guarda se arriva qualcuno.»
Vegeta continuò a rovistare per una buona mezzora, e non trovò nulla che potesse corrispondere a ciò di cui aveva bisogno.
Ma la ricerca non fu del tutto infruttuosa: sotto a un cumulo di fogli, trovò una foto, incorniciata, il cui vetro era scheggiato, ma non gli fu difficile riconoscere la persona rappresentata.
Trattenne il fiato.
A dire la verità, i soggetti erano due: un vecchio che aveva riconosciuto essere uno degli scienziati di Freezer, lo aveva anche visto fuggire, o meglio, venire trascinato via con lui. Non aveva mai intrattenuto rapporti con i ricercatori del palazzo, ma vedeva spesso quel vecchio passeggiare nel cortile, tenendosi sulla spalla un piccolo gatto nero e fumando una sigaretta.
Nella foto era circondato dalle braccia bianche di una giovane ragazza sorridente… la ragazza del suo sogno.
Rimase a fissarla a lungo, cercando di comprendere cosa ciò significasse, e si ritrovò a pensare che fosse tutta opera del destino… no, che sciocchezza!
Ma allora, cos’era? Indubbiamente aveva avuto un sogno premonitore: gli occhi rossi si erano rivelati essere gli infetti Saiyan, e la ragazza… nella sua mente l’aveva vista splendente, felice, mentre faceva il gesto di accoglierlo tra le braccia.
Doveva trovarla.
Se suo padre era uno scienziato, forse lei sapeva qualcosa in merito al suo ultimo progetto, forse poteva aiutarlo.
Iniziò a frugare nei cassetti finché non trovò un’agenda che portava sulla copertina il nome “Dott. Brief”; l’aprì, sfogliando alcune pagine fino alla rubrica e, alla lettera B trovò solo “Bunny” e “Bulma”, ma la prima non recava alcun indirizzo, mentre sotto il nome della seconda c’era scritto il recapito di un altro laboratorio del pianeta, che si trovava a diversi chilometri di distanza dalla capitale. Tutti gli altri numeri e indirizzi sulla rubrica portavano nome e cognome e non corrispondevano a quello del dottor Brief.
Si fidò di quell’indizio, sapendo che, se non avesse trovato la ragazza, almeno avrebbe rintracciato uno scienziato.
Staccò quella pagina e se la mise in tasca, poi, prima di andarsene, strappò un pezzo di stoffa impregnato di sangue, che sarebbe servito per trovare una cura o almeno capire le origini della malattia.
«Andiamocene» disse a Kaarot. «E vedi di non farti mordere proprio adesso.»
Uscirono dal laboratorio e dopo pochi metri vennero nuovamente ingoiati dal buio e da nuove minacce.
La troverò” pensò con determinazione Vegeta.




***

Note: chiedo scusa se ho improvvisamente interrotto gli aggiornamenti. Purtroppo, tra il lavoro e lo studio, ho deciso di prendermi una pausa dalle long fics in corso; riprenderò dopo la sessione d'esami, verso metà febbraio circa. Intanto mi faccio perdonare con questo capitolo ^^
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: LeftEye