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Autore: Rota    09/01/2012    2 recensioni
-Matt! Ehi, Matt! Svegliati! Matt, svegliati!-
Fu la voce di Alfred a rubarlo, con forza e prepotenza, al mondo dei sogni. Dovette stroppicciarsi più volte gli occhi, colpa anche del notevole male al cranio che gli intontiva completamente i sensi e la posizione innaturale che aveva assunto e mai più cambiato nel cadere come un masso sul proprio letto.
Il fratello lo aiutò nel processo, cominciando a scuoterlo come uno straccio sporco. Matt non ebbe neanche la forza di insultarlo o pregarlo, semplicemente, di smetterla.
Alfred aveva la pessima abitudine di trattarlo come gli pareva, senza avere molta cura di qualcosa che fosse al di là della sua persona. Matt aveva sempre pensato a lui come un bambino troppo cresciuto – e per questo impossibile da colpevolizzare – ma c’erano certe volte che avrebbe tanto voluto prendere la propria mazza da hockey e spaccargliela in testa, conservando sempre tutta la ragione possibile.
Quello era uno di quei momenti.
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Canada/Matthew Williams, Francia/Francis Bonnefoy, Russia/Ivan Braginski, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 16





You raise me up, so I can stand on mountains;
You raise me up, to walk on stormy seas;
I am strong, when I am on your shoulders;
You raise me up... To more than I can be.(8)



-Siamo qui per festeggiare il futuro matrimonio di Roderich e Antonio, costretti a partire da questo schifo di paese per poter realizzare il loro unico sogno di diventare una famiglia vera e unita, legalmente riconosciuta! Ricordate che è un sogno d'amore quello che vogliono realizzare, e per questo noi tutti dobbiamo augurare loro ogni bene!-
Per quanto Gilbert si sforzi di fare un discorso con la stessa carica vitale di sempre, gli è persino difficile far finta di essere allegro.
Intorno a loro, c'è gente che fino a qualche minuto prima stava ridendo e festeggiando un lieto evento, eppure su ognuno dei visi di quella piccola compagnia c'è dipinto il vuoto e l'incomprensione.
Gli strumenti sono ancora nei bauli delle macchine, ma difficilmente saranno da lì spostati. Senza il bassista, non è possibile un concerto degno di rispetto.
Ma dacché è una festa, Gilbert ha voluto dire qualcosa, giusto per non lasciare uno dei suoi migliori amici senza neanche un bel ricordo di loro, assieme, per l'ultima volta. Si è sforzato, questo è assolutamente vero. Si è sforzato di dire qualcosa di carino che potesse essere fonte di felicità.
Il tutto, però, si è risolto in un'occhiataccia di Roderich, abbastanza indisposto per la cosa, e un sorriso tenue di Antonio, ancora spompato dentro.
Alla fin fine, si sa a cosa il russo sarebbe andato incontro, e non fa piacere proprio a nessuno. Quando Roderich ha saputo quanto successo, ha semplicemente sbuffato, pieno di irritazione e rimprovero.
-Se uno è talmente stupido da attaccar briga a quella maniera, la prigione è l'unico posto dove deve stare!-
Ma si è sentito nella sua voce quella tristezza che deriva dalla pietà umana: l'uomo può comprendere, fin troppo bene, il motivo della rabbia che ha spinto Ivan a muoversi - e per quella, non muove proprio alcun biasimo.
Il microfono, dopo qualche leggero e imbarazzato applauso, passa dalle mani del tedesco a quelle di Francis che con un sorriso si presenta al pubblico. Lui, della forma, si è sempre molto interessato.
Inizia il suo discorso ed è felice e gaio come sempre, pieno di complimenti per chiunque e di battutine facili che fanno scoppiare ilarità.
Però, Matt guarda in basso, al pavimento, e trova tutto quello una finzione troppo crudele per essere davvero ascoltata. Gli fa male, ogni parola detta, più o meno come gli ha fatto male ogni colpo - ogni singolo colpo - che Ivan ha dato al corpo inerme di Bruce, abbassando con violenza il suo braccio.
Che siano lesioni aggravate o tentato omicidio poco importa: è stato il significato del tutto ad averlo impressionato a quel modo atroce. Ma più di ogni altra cosa, Matt si ricorderà per sempre il viso sconvolto di suo fratello, incapace di parlare, di fare qualsiasi cosa che non fosse assomigliare a un verme bianco e bavoso.
All'improvviso, una domanda gli sorge spontanea dentro, più o meno quando lo sguardo si fissa alle labbra del francese, che in una mossa poco intelligente ammicca in sua direzione.
Quello è ciò che desidera?
L'applauso del pubblico è più forte dei suoi pensieri, li annulla e lì rende opalescenti.
Allora si alza e, ignorando la mano tesa di Antonio che tenta di riprendere la parola, prende il microfono e si fa avanti, di fronte a tutti quegli sguardi a lui rivolti.
Ha mal di testa e deve chiudere gli occhi per non svenire lì sul posto, in un senso di vertigine che non comprende neanche.
Poi basta, fissa il vuoto, e sente le proprie parole che scorrono lente, sopra tutte le loro teste.

-Sono etero. Sono omosessuale. In realtà non penso che questo possa davvero importare alle persone che mi stanno davanti. Perché anche se io fossi una delle due opzioni, una volta innamorato di una persona perdo ogni etichetta e ogni stupido nome. Non è importante più nulla, se non l'oggetto del mio amore e il mio stesso sentimento, puro e indissolubile...-
Fa una pausa, dove cerca di riorganizzare le idee.
-Ho imparato molto, in quest'ultimo periodo. Ho imparato a guardare veramente, ad ascoltare veramente, a comprendere veramente. Tutte cose che prima, un po' per colpa mia un po' anche per colpa di chi mi stava attorno, non era mai capitata. Non si può recuperare il tempo passato ma sicuramente ci si può impegnare per il futuro, perché sia radioso e splendente...-
Altra pausa, si guarda attorno e vede Feliciano lì, attento come non è mai stato. Muove le labbra a ripetere le sue parole, quasi rapito.
Matt si apre in un sorriso sincero, forte, e torna a guardare avanti.
-Non ci dovrebbero essere barriere per chi non si pone limiti. Per chi non marcia su preconcetti o pregiudizi, ogni strada dovrebbe essere spianata. Non è così, perché non tutti sono liberi, non tutti sanno guardare in faccia alle altre persone senza sentire un moto di gratitudine dentro il cuore, semplicemente perché si appartiene alla stessa razza. La natura umana è egoista, cede all'istinto e lo alimenta. Imparando ad amare veramente si può superare tutto questo. Coloro che odiano sono quelli che non hanno l'amore altrui(A). Ed è questa la verità, signori. Noi dobbiamo ricordarci di essere uomini e di cosa significhi amare. Sempre...-
Silenzio, per qualche istante, ma non si vede alcun rossore sparso sul viso.
Poi un applauso, poi un altro applauso, poi la folla diventa uno sbattere di mani incessante.
Feliciano sembra quello che batte le mani più forte, sull'orlo di un pianto a dirotto. Anche Francis si alza dal suo posto, unendosi alla felicità generale - e Williams vede, all'improvviso, solamente la sua espressione gioiosa.








(8)You raise me up, West Life
(A)Il Grande Dittatore, Discorso all'Umanità
   
 
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