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Autore: bittersweet Mel    12/01/2012    5 recensioni
« Io... ecco, non ero lucido. Intendo dire, non è che se uno non sia lucido non possa volere... cioè, non volevo offenderti... io, ecco, vedi... ti avrei baciato anche da sobrio. No, non intendevo … »
« Chiudi la bocca, Sora» disse Roxas con voce fin troppo calma.
Il moro si zittì subito. Essere passivo mentre il gemello lo insultava sarebbe stato più facile che parlare.
Però sarebbe stato meglio chiudergli le labbra ancora una volta …
Piantala di pensar cazzate. Piantala. Piantala, te lo proibisco.
[Sora/Roxas/Sora][Axel/Roxas]
Genere: Comico, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Axel, Roxas, Sora
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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A n o t h e r   d a y ( capitolo 3 )

 

« Svegliati Roxaaaaas. »
« Cinque minuti … » mugugnò il bozzolo di coperte, contorcendosi lievemente.
Sora sbuffò contrariato, spegnendo la sveglia del fratello con un colpo secco.
« Oggi sei ancora più in ritardo del solito. Prima o poi riuscirò a trovarti già sveglio prima di me?»
Un altro movimento delle coperte e un nuovo mugolio infastidito.
«Sparisci Sora, lasciami qui a morire »
Il moretto rise divertito e, senza preavviso, si buttò a peso morto sopra il letto del fratello finendogli praticamente addosso.
«Aaaah, idiota scendi subito! » urlò il biondo, sbucando fuori dalle coperte con un diavolo per capello. Ringhiò contro il gemello più grande e tentò di buttarlo giù dal letto, spingendolo con entrambe le mani.
Quello non era certamente il massimo per un risveglio.
«Non mi muovo di qui finché non ti svegli. »
«Razza di cretino io sono sveglio. Altrimenti non riuscirei a parlarti! »
«Magari sei sonnambulo. » ribatté Sora tirando i capelli biondi del fratello verso l’alto, cercando di svegliarlo dal suo stato di “sonnambulismo”.
Roxas digrignò i denti, fulminando con lo sguardo il ragazzo che non ne voleva sapere di levarsi da sopra di lui.
«No, idiota. Sono sveglio e tra l’altro tu pesi peggio di un maiale gigante.»
Il maggiore ridacchiò e continuò a scompigliare i capelli dell’altro, limitandosi a qualche risata.
«Di prima mattina gli insulti non ti escono molto bene, Rox. »
Il biondo sospirò, afferrando la mano del gemello per fermarlo.
«Che ci vuoi fare: è il sonno. E non chiamarmi Rox, basta e avanza un’idiota a farlo. Non ti ci mettere anche te. »
«Se non ti alzi dal letto ti chiamerò così per il resto della tua vita. »
«Come no. »
Sora sollevò un sopracciglio, saltellando sul posto per infastidire ancora di più il gemello. Roxas si lasciò sfuggire un lamento di dolore: la spina dorsale, cavolo! Non si poteva certo dire che Sora fosse un peso piuma e il fatto che gli saltasse sopra come se fosse un materassino gonfiabile non aiutava.
«Rox, Rox, Rox, Rox, Rox, Rox, Rox, Ro- »  «Ok, ok. Ho capito, mi alzo e non faccio storie. »
«Bravo cagnolino »
«Fa silenzio »

 

 ---

 

Axel sollevò lo sguardo dal suo quaderno di appunti per poter osservare meglio l’ora che appariva sullo schermo del suo cellulare: 9.30
Ottimo.
Sorrise divertito; la sola idea di mettere in pratica lo scherzo di Roxas gli faceva drizzare i peli sulla schiena. Cioè, sulla schiena metaforicamente parlando. Fortunatamente sulla sua schiena cresceva massimo massimo qualche neo, nulla di disgustoso come dei peli.
Tossì un paio di volte, attirando l’attenzione di Saix verso di lui. L’uomo – nonché suo professore- lo fissò intensamente, mentre con calma abbassava la mano munita di gessetto.
Beh, per lo meno non glielo aveva tirato addosso come ogni volta che interrompeva una sua spiegazione. Il sesso fa proprio dei miracoli, non è vero?
« Professore, posso andare ai servizi?» domandò il fulvo sorridendo sbiecamente, iniziando già ad alzarsi con malagrazia dalla sedia facendola stridere contro il pavimento.
«Solitamente si aspetta l’ok da parte del professore per alzarsi, Koehn »
«Ma lei ha annuito, professor Saix. Io non potrei mai alzarmi senza il suo permesso. » esclamò portandosi una mano al petto, fingendosi ferito per la “ non-fiducia” che il suo professore gli riservava.
L’uomo lo guardò freddamente, limitandosi ad alzare un sopracciglio innervosito.
«Sparisci, prima che cambi idea »
«Thanks »
Axel uscì dalla classe con passo sicuro, dando uno scappellotto a Demyx durante il breve percorso dal suo banco all’uscio della stanza.
Si richiuse la porta alle spalle e sorrise ancora, questa volta cercando di trattenere una risata.
Roxas ancora si chiedeva come faceva, Axel, a fare tanti scherzi se prima di farli si metteva a ridere come un idiota. Insomma, come in quei film di spionaggio in cui si vedono le spie che se ne vanno in giro tranquillamente con un impermeabile nero, cappello nero, occhiali neri e valigetta nera anche se sono in pieno giorno, sotto il sole cocente e con un centinaio di persone intorno. Come dare nell’occhio, insomma.
Ritornando ad Axel: stinse entrambe le mani a pugno e le puntò verso l’altro, saltellando poi sul posto.
Finito questo suo piccolo rituale di gioia si limitò a farsi un giretto per il corridoio, cercando di non farsi vedere dai bidelli che giravano.
Dopo circa cinque minuti, in cui il suo cervello aveva formulato tutte le possibilità di riuscita del piano, rientrò in classe passandosi una mano sopra i pantaloni, fingendo di asciugarsi le mani.
Si diresse verso il suo banco tranquillamente, quando a metà strada si fermò.
«Ah professore …  In corridoio il professor Xigbar mi ha fermato e mi ha detto di dirle se riusciva a raggiungerlo in sala professori il prima possibile »
L’uomo si girò lentamente verso il suo studente, squadrandolo dalla testa ai piedi e poi annuì.
« Leggete da pagina 134 a pagina 140. Quando torno voglio vedervi con la faccia così appiccicata ai libri tanto che le parole vi si potranno leggere sulla fronte, chiaro? » come sempre il tono freddo e privo di emozioni usato fece annuire l’intera classe, in soggezione. Oramai erano quattro anni che “Faccia da X” – così soprannominato da Demyx- terrorizzava gli studenti, però adesso era arrivato il momento di cambiare.
Axel, dalla sua postazione al banco, tirò fuori il cellulare e iniziò a scrivere un messaggio, sempre con il sorriso sulle labbra.

Faccia da X sta partendo. Good Luck, blondie.
Schiacciò il tasto verde e inviò il messaggio, sogghignando. Adesso non doveva far altro che uscire dalla classe come se niente fosse e aspettare Roxas.

 

---

 

Più facile del previsto, dannatamente più facile del previsto.
Roxas camminava per i corridoi dalla scuola in cerca di uno dei tanti bidelli, in mano delle verifiche e nella testa soltanto l’idea che, così, era fin troppo facile e non ci si divertiva.
Insomma: aveva progettato tante di quelle scuse per essere mandato fuori dalla classe da Xigbar che adesso, dopo che il professore lo aveva mandato di sua spontanea volontà, si sentiva quasi preso in giro.
Che fine avrebbe fatto così il suo cervello? Già che c’era poteva spegnerlo definitivamente come quell’idiota di Axel, allora.
Sbuffò, grattandosi la nuca innervosito.
Per niente divertente.
Come se non bastasse poi, Sora, lo aveva costretto a fare colazione quella mattina e si sentiva pieno peggio di un uovo e quello certamente non lo aiutava a muoversi per i corridoi. Anche se infondo le sue erano tutte scuse perché le sue idee erano state smontante così, puff, con poche semplici parole.
« E diavolo! Possibile che non ci sia nemmeno un bidello in questa scuola?! » sbottò quando, arrivato al tavolo dove avrebbero dovuto esserci dei bidelli, non vi trovò nessuno.
«Sei tu che non ci vedi »
Roxas sobbalzò, rischiando di far cadere a terra le verifiche che Xigbar gli aveva affidato. Ma che diavolo …?
Vexen, con un sorriso inquietante, gli si avvicinò e gli posò una mano sulla spalla.
«Quindi? Che vuoi? Ti serve qualcosa? » domandò l’uomo, assottigliando gli occhi e squadrando il biondino come se fosse un portatore di germi.
«Eeeeehm, sì. Ma prima una cosa: come diavolo ha fatto ad apparire così?»
Il bidello ringhiò, stringendo la mano sopra la spalla del ragazzo. Manca poco che gli esca anche del fumo dal naso e siamo a posto.
«Monello, le parole. Porta rispetto per chi è più adulto e vaccinato »
«Woah, scusi … N-Non lo faccio più » ridacchiò Roxas, sollevando entrambe le mani davanti al volto sia per ripararsi sia per mostrare quanto gli dispiacesse.
Cosa, tra l’altro, totalmente falsa. Il rispetto la gente se lo doveva meritare e quello li – Vexen – non aveva mai fatto nulla di che. Però il tempo stringeva e mica poteva perdere tempo con il bidello psicopatico.
«In ogni caso, signor Vexen – calcò sopra all’onorifico, annuendo senza motivo- mi servirebbe la pinzatrice per queste verifiche  »
Gliele sventolò sotto il naso, mostrandogli che non stava dicendo nessuna bugia e per intimarlo a portargli l’attrezzo velocemente.
L’uomo si limitò a sbuffare, lasciandogli la spalla, e andò a trafficare dentro al cassetto della scrivania.
Rosax sbuffò mentalmente, massaggiandosi la spalla nervosamente. Certo che, per essere una specie di mummia in via d’estinzione, quel vecchietto non era affatto una mezza calzetta. Probabilmente era più arzillo di quanto voleva dimostrare.
Il bidello lo raggiunse nel giro di qualche secondo, in mano la pinzatrice e un sorriso falso sulle labbra.
Il biondo si chinò leggermente, per ringraziarlo, afferrò la pinzatrice e, con passo veloce, si allontanò dal bidello. Poté giurare di averlo visto mentre gli alzava il dito medio contro, ma meglio lasciar perdere.
Camminò per i corridoi velocemente e proprio mentre la sua mano si appoggiava sulla maniglia della porta  il cellulare nei suoi pantaloni vibrò due volte, avvisandolo del messaggio arrivato.
Con uno sbuffo prese le verifiche tutte in una mano e, con l’altra, afferrò il cellulare portandoselo vicino agli occhi.
Uh?Axel aveva già fatto?
Richiuse il cellulare e se lo mise in tasca; non c’era affatto bisogno di rispondere all’amico, specialmente perché non aveva intenzione di spendere soldi.
Afferrò saldamente la maniglia e la spinse verso il basso, aprendo la porta. Xigbar, seduto comodamente sulla cattedra, gli rivolse uno sguardo interessato.
« Puffo, come mai ci hai messo tanto? Qui in classe sentivamo la mancanza della tua presenza saccente»
L’intera classe rise, facendogli imporporare leggermente le guance.
«Sempre meglio saccente che stupida come mio fratello » sbottò Roxas, indicando con noncuranza il moro, che subito protestò con un “Hey”.
E ancora la classe rise all’unisono, alcuni diedero anche delle pacche sulle spalle a Sora per consolarlo.
Il biondo si avvicinò alla cattedra, appoggiandocisi sopra le verifiche e la pinzatrice.
«Comunque ho ritardato un po’ perché il professor Saix – con due puntini sulla i- mi ha fermato per dirmi una cosa »
Al nome di Saix, Xigbar, alzò la testa con falso interesse. «Due puntini sulla i? »
Roxas fece spallucce, roteando gli occhi « E’ così che si è presentato il primo giorno di scuola»
«E che cosa voleva il professor Saix- con due puntini sulla i- ? » domandò il professore guercio, prendendo in mano alcune verifiche e spulciandole con finto interesse.
Il biondo, dentro di sé, sorrise vittorioso.
«Mi ha chiesto di dirle se riusciva a fare un salto veloce in aula professori; ha detto un qualcosa riguardo al “finire la conversazione di ieri a pranzo” o cose del genere. Scusi, non ricordo esattamente le parole »
La faccia di Xigbar cambiò immediatamente espressione – certo che non era molto bravo a fingere indifferenza eh -  e si alzò dalla sedia.
«Adesso, intendeva? »
Roxas si limitò a mugugnare un “ mmh mmh” e ad annuire. Dentro di sé invece rideva fragorosamente. Diavolo, la vicinanza con Axel lo stava trasformando pian piano in un idiota come lui.
«Allora temo proprio di dover abbandonare la lezione di Storia ragazzi. Non fatene un dramma, mi raccomando »
«Non si preoccupi professore: non c’è nessun pericolo! » ridacchiò Sora dal suo banco, portandosi le braccia dietro la testa e sorridendo.
Xigbar ridacchiò insieme al moretto per poi diventare serio di colpo e lanciargli contro un gessetto.
« Punizione, Sora. Appena torno dovrai portarmi il riassunto dell’intero capitolo che stavo spiegando»
Roxas scosse la testa, chiedendosi come faceva a essere realmente il suo gemello. Magari era stato adottato …
Sora smise di ridere e lasciò cadere le braccia mollemente sui fianchi, il labbro inferiore che sporgeva.
«Professoreeee – miagolò triste – non so nemmeno a che capitolo siamo arrivati 
«Peggio per te, marmocchio. E voi – indicò l’intera classe con la mano- non ditegli nulla. Si deve arrangiare da solo»
Detto questo uscì velocemente dalla classe, ignorando i lamenti del moretto che si contorceva sul banco.
«Roxas, aiutami! » si lagnò Sora, allungando la mano destra verso il gemello.
Quello si limitò ad un’alzata di spalle e ad un “Arrangiati”. La sua attenzione, adesso, doveva dedicarla tutta a Saix e a Xigbar.

 

--- 

 

« Da questa parte, nano» biascicò Axel afferrando Roxas per una spalla, trascinandolo verso di lui.
Il biondo bofonchiò qualche insulto e scosse le spalle, facendo mollare la presa all’amico.
«Lo so, idiota. Stavo solo controllando se c’era qualcun altro in giro »
«Beh?»
«Beh niente. Siamo solo noi due qui – si fermò un attimo, indicando con un cenno del capo la sala professori- e loro due, ovviamente »
«Ah già. I piccioncini » sghignazzò il fulvo, chinandosi per poter osservare attraverso il buco della serratura.
Roxas lo guardò compassionevole, scuotendo la testa.
«Guarda che ci sono le finestre, sai? »
«Ma da li ci vedrebbero! » sbottò ritornando in posizione eretta, posando entrambe le mani sui fianchi.
«Non tutti sono appariscenti come te, sai? »
Detto questo, Roxas, scartò Axel e si diresse con passo felpato verso la prima finestra, appoggiandosi al muro con la schiena per non essere visto.
Con la coda dell’occhio vide Xigbar avvicinarsi a Saix, salutandolo allegramente.
«Hey Rox … »
Il biondo ignorò l’amico, sventolando la mano destra come per cacciare via un animale fastidioso.
«Ascoltami, puffo »
Il biondo scosse la testa, ignorando volontariamente il rosso.
«Tanto io te lo dico lo stesso! Insomma … Io ho mandato Saix, tu Xigbar. Non credi che si domanderanno come mai si sono incontrati e bla bla bla? »
«Non credo. Infatti si stanno baciando » sibilò Roxas, assottigliando gli occhi alla vista della lingua del suo professore che passava sopra alla bocca dell’altro.
«Disgustoso … » scosse la testa, voltandosi verso Axel. «Bene, facciamo questa foto e poi andiamocene »
Il fulvo sorrise, grattandosi una guancia.
«Ho una domanda »
«Uhm? »
«Domani mattina quei due si ritroveranno con le aule piene di foto, ok, però … Penseranno subito che siamo stati noi due, no? »
Roxas sorrise debolmente, trafficando con il cellulare per azionare la fotocamera.
«Certo che lo penseranno, però che prove hanno infondo? Nessuna. Quindi il preside non potrà dire nulla »
«Come mai così tranquillo? Solitamente quando stiamo ( o per meglio dire sto) per fare danni sei un fascio di nervi, mentre ora … » scosse la testa, ridacchiando lievemente, non sapendo che cosa aggiungere.
Roxas scosse la testa e si scrollò le spalle, chiudendo così l’argomento. Non lo sapeva nemmeno lui il motivo. Aveva solo voglia di un po’ di adrenalina, pensava, e magari di finire in qualche casino.
Passò il cellulare ad Axel, alzando il pollice vittorioso.
«Perché devo farlo io? » si lagnò il maggiore, ruotandosi tra le dita l’apparecchio.
« Hai per caso paura? » insinuò il biondo, sollevando un sopracciglio
«Ah, sia mai! »
Axel si avvicinò alla finestra furtivamente, adocchiando con un ghigno le posizioni “poco consone” dei suoi insegnanti e, velocemente, premette il tasto per fare le foto.

Bip.

Oh cazzo.
Entrambi i ragazzi si guardarono negli occhi, sgranandoli. Quel … Quel dannato cellulare aveva appena fatto … bip?
I due uomini, dentro la stanza, a quel suono metallico e rumoroso – perché sì, era fin troppo rumoroso- si voltarono stupefatti.
Nello stesso momento Axel e Roxas scattavano veloce verso i corridoi diretti alla propria classe.
Più veloce della luceeeeeeeeeeeee.

 

 

 

« Com’è andata? »
«Ah, non male. Appena sono rientrato in classe Sora mi è praticamente saltato in braccio pregandomi di aiutarlo con il riassunto, poi Olette si è messa a ridere e mi ha offerto un biscotto fatto da lei. Allora Hayner mi ha dato una pacca sulla spalla, dicendomi che ci so fare con le ragazz- »
«Intendevo con Xigbar  » esclamò Axel, dandogli una manata sulla schiena
«Tutto ok. E’ entrato in classe tutto trafelato, si è guardato intorno e poi niente. Saix? »
Axel si passò una mano tra i capelli, infastidito.
«Secondo te potrei denunciare alla polizia un uomo che mi ha minacciato apertamente di scotennarmi come un tacchino? »
Roxas si lasciò sfuggire una risata, osservando il volto imbronciato del suo migliore amico.
«No, non credo.  E poi, che ha fatto? »
Il fulvo si sollevò leggermente da terra, puntellandosi sui gomiti.
«Niente di che, mi ha squadrato male tutto il tempo. Secondo me adesso stanno discutendo di me e di te »
«Probabile  »
Rimasero in silenzio per un po’, beandosi della calma del momento. Sicuramente il giorno dopo non sarebbe stato così tranquillo, anzi!
Axel si lasciò cadere nuovamente a terra con un sospiro, sollevando un po’ di polvere e sabbia che ricopriva la terrazza. Ancora si chiedevano, i due, come mai ogni giorno quel posto si riempiva di sabbia fine. Colpa del vento?
«Hey Roxas … »
«Cosa? »
«Domani mattina dobbiamo venire a scuola presto, così sistemiamo le foto in classe. Ah sì, ricordati di stamparle eh! »
« Questo significa che io dovrei …? » il biondo lasciò in sospeso la frase, guardando di sottecchi Axel
«Sì, dovrai svegliarti presto »
«Assolutamente no » rispose secco Roxas, puntando lo sguardo verso il sole che tramontava.
«E invece sì. Tranquillo, ti farò io da sveglia personale e verrò a casa tua a prenderti »
Il biondino ritornò a guardare l’amico, imbonciandosi lievemente e scuotendo la testa
« No, non importa»
« Tanto non mi costa niente, eh»
«No, mi sveglio e poi vengo a scuola »
Axel sollevò un sopracciglio, stranito. Si voltò su un lato, appoggiando il viso sul palmo aperto della mano.
«Ma se nemmeno la senti, la sveglia. Andiamo Rox! »
« Io non … tranquillo »
«Ma - »
«Ci penserà Sora a svegliarmi, come sempre »
Già, Sora. Sarebbe stato suo fratello a svegliarlo, com’era giusto che sia.
Axel sorrise mestamente, sospirando. Sora eh? Beh, forse c’erano cose che Roxas non era ancora in grado di lasciarsi alle spalle dopotutto. Infondo chi meglio di Axel poteva capire quello che il suo amico provava?
«Uh, si è fatto tardi Blondie. Devo andare »
«Già, anche io »
«A domani. E ricordati le foto! » esclamò il fulvo, alzandosi da terra e salutando con la mano l’amico
«E chi se le dimentica » bofonchiò Roxas, osservando Axel allontanarsi e sparire dietro la porta della terrazza.
Chissà se Sora era già arrivato a casa …

 

 

« Mi raccomando, fate i bravi e non distruggetemi la casa »
La donna sorrise, passando la mano delicata sopra la guancia di entrambi i piccoli. Uno dei due sorrise, annuendo felicemente. L’altro si imbronciò, aggrappandosi al grembo della madre.
« Devi proprio andare insieme a papà? Non puoi restare qui?»
Il  più grande gonfiò le guance, avvicinandosi al gemello e afferrandolo per un braccio.
«Sì, lei deve andare. Adesso vai mamma, dai »
La donna sorrise, raggiungendo il marito ed entrambi uscirono dalla porta, con un sorriso sulle labbra.

Mel's
Oddio, oddio, oddio. Potete uccidermi, scorticarmi, rendermi schiava a vita e bla bla bla.
Da quanto tempo non aggiorno? Da quanto tempo nemmeno la cago questa storia? ;A;
Nh, la mia SoRoku <3
Oddio, in questo capitolo Sora si vede pochissimo, ma nel prossimo lo vedrete all'opera e si inizieranno ad intravedere i primi segni sulla coppia.
Ah... E sì, questo era " lo scherzone" che aveva in mente Roxas. Direi che sembra più una ripicca contro i professori ma dettagli.
Ringrazio tutte le persone che hanno recensito - fatelo ancora o vi scotenno coof - e anche chi ha messo tra preferiti/seguite/ altro.
Thaaaanks =w=

   
 
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