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Autore: RubyChubb    29/08/2006    1 recensioni
Anche Deidra si trovava sul volo 815, anche a lei è accaduta la stessa sorte degli altri passeggeri... ma qualcosa in lei è cambiato... ha subito gli effetti di quello strano posto, di quell'isola persa nel mezzo dell'oceano... Che cosa le accadrà? Qual è il suo ruolo in tutta questa storia?
Genere: Avventura, Sovrannaturale, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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4
Jack si stava preparando per riposarsi ma dovevo parlargli.
“Jack…”, lo chiamai.
“Cosa c’è?”
“Ho un problema…”
“Dimmi tutto.”
Non trovando le parole giuste, mi voltai e mi tolsi la maglietta.
“Beh… quale sarebbe il problema?”
“Che cosa vedi?”
“Aspetta… avviciniamoci al fuoco, qui è buio.”
Accanto alla luce del fuoco, speravo che lui potesse sfatare le mie paure.
“Ti piacciono i tatuaggi?”, mi chiese.
“A me?”
“E a chi sennò?”
“Si… abbastanza.”
“Se ti piacessero solo abbastanza, non ne avresti fatti fare cinque… ma non c’è niente che non vada, sembrano ben fatti e non ci sono ferite o infezioni… sono strani, che cosa significano?”
M infilai velocemente la maglietta e biascicai una scusa incerta.
“Oh Oh! Non sapevo che in questa isola si proiettassero film a luci rosse!”, disse qualcuno con un tono molto odioso.
“Chiudi quella boccaccia, Sawyer.”, lo zittì Jack.
Nel frattempo io mi ero allontanata dai due, che stavano iniziando una discussione abbastanza animata. Charlie se ne stava seduto sulla sabbia e giocava di nuovo con un bastoncino.
“Perché ‘LATE’?”, gli chiesi, sedendomi accanto a lui.
“Eh? Ah… prima avevo scritto ‘FATE’, ma ‘LATE’ mi sembra più appropriato.”
“Posso chiederti una cosa? Me la contenteresti una tua canzone?”
“Mi devi pagare i diritti.”
“Tre conchiglie e due bacche ti vanno bene come acconto?”, gli dissi, mostrandogli il contenuto delle mie tasche.
Attaccò con un pezzo che non ricordavo e, quando ebbe quasi finito, gli chiesi quello che mi frullava in mente da un bel po’.
“Perché ti droghi?”
Lui rimase un attimo in silenzio, poi si riprese.
“Cosa te lo fa pensare?”
“Non lo so, è solo una sensazione. Non saprei spiegartelo ma ho questa certezza: ti fai, anche ora.”
Lui cercò di contenere la rabbia.
“Mi hai visto?”
“No ma…”
“Allora non puoi essere sicura di niente!”, gridò, “Stammi lontano.”
Se ne andò che quasi correva.
“Che cosa gli è preso?”, mi chiese l’iracheno che, quando lo aveva visto scappare, si era avvicinato a me per chiedermi spiegazioni.
“Ho detto qualcosa che lo ha fatto infuriare.”
“Dovresti chiedergli scusa.”
“Si… ma non credo che starà a sentirmi.”
“Tra un po’ gli  passa, vedrai.”
“Lo spero… come hai detto che ti chiami?”
“Sayid. E tu sei Deidra, vero?”
“Si… scusa ma, sai, ho un po’ di problema a ricordarmi tutti i vostri nomi.”
“Ne avrai di tempo per imparare.”
“Perché?”
Lui non rispose ma fu abbastanza eloquente. Nessuno ci stava venendo a salvare… almeno per adesso.
Di nuovo mi prese quella fitta allo stomaco: mi voltai verso la foresta e sentii quei passi spaventosi.
“Presto!”, esclamò Sayid, aiutandomi ad alzarmi da terra, “Andiamo verso il fuoco, lì saremo più al sicuro dalle bestie.”
“Chi ti dice… che siano animali?”, gli chiesi, tra una fitta e l’altra.
“Non lo so, ma lo spero vivamente.”
Il calore tiepido del fuoco mi fece dimenticare quei rimbombi infernali, che avevano svegliato tutti gli altri. Quello strano tipo di cui mi aveva parlato Charlie aveva cacciato un grosso cinghiale e qualche pezzo era stato lasciato al caldo: ne mangiai un po’, la fame mi stava tornando piano piano.


“Sai dove è l’acqua?”, mi chiese uno dei sopravvissuti che nemmeno conoscevo, mentre cercavo di togliere alcune macchie dalle mie maglie di ricambio.
“No, non ne ho. Prova a chiedere a Jack.”
“Non lo trovo. Pensi che forse è finita?”
“Prima o poi lo sarà, credimi, se non troviamo una fonte.”
“Io mi fido della pioggia.”
“Certo…”, sbottai.
L’uomo si offese per la mia scortesia e se ne andò. In lontananza vidi Jack correre verso la foresta e, di nuovo, lo stomaco si contorse. Stata per succedergli qualcosa. Mi misi in piedi a fatica e barcollai per qualche metro, finchè la ragazza, che vedevo sempre insieme a Jack, mi dette una mano a riprendermi.
“Cos’hai? Perché stai male?”
“Jack… ”
“Cosa? Che c’entra Jack? Vuoi che te lo chiami?”
“No… ”, dissi, cadendo a terra.
“Ti porto un po’ d’acqua.”
“Non c’è più acqua…”
“Vado a cercarla, stai certa che la trovo.”
“Jack… lui… l’acqua…”
“Cosa stai dicendo?”
“Jack… la troverà… nella caverna…”, dissi con l’ultimo filo d’aria, poi svenni.
Quando mi ripresi, mi trovavo sotto ad un tendaggio di fortuna, una specie di infermeria. Qualcuno prese la pezza che avevo sulla fronte , la immerse in acqua e me la ripose in testa.
“Tutto bene?”, mi chiese.
“Si… adesso si… tu chi sei?”
“Mi chiamo Kate e Jack…”
“Jack! Dov’è Jack?”, chiesi. Mi era tornato tutto in mente, come un lampo.
“E’ tornato e ha trovato l’acqua… proprio come avevi detto tu, nella caverna… tu lo sapevi?”
“Sapevo cosa?”
“Dell’acqua… c’eri già stata?”
“No… io…”
“Deidra, è così che ti chiami? Perché non ci hai detto subito dove era l’acqua? Claire ha rischiato di morire!”, gridò Kate con tutta la rabbia che aveva in corpo.
“Non lo sapevo! Credimi! Io… non lo so… se lo avessi saputo per quale motivo avrei dovuto tenervelo nascosto?”
Kate sospirò e abbassò la testa.
“Deidra, ti prego, dimmi la verità.”
Cercai di riorganizzare i ricordi e le risposi.
“L’ho visto correre verso la foresta, poi mi è presa una fitta allo stomaco. A quel punto sei arrivata tu e ti ho detto che… che lui avrebbe trovato l’acqua vicino alla caverna. Non so però perché l’ho detto e, credimi, non potrei essere più sincera di così!”
La ragazza mi guardò negli occhi e, in quel momento, capii che anche lei aveva un segreto come me. Avevamo molte cose in comune: i suoi occhi erano velati di tristezza ma aveva una grande forza d’animo come me.
“Kate, nemmeno io so spiegarmelo. Non farmi domande. Devo capire.”
E lei sembrò afferrare il senso. Mi lasciò sola e, dopo qualche minuto, riuscii a riacquistare tutte le forze. In quei minuti da sola, pensai a quello che mi stava succedendo: c’era un collegamento tra quelle fitte allo stomaco e le cose che mi balenavano improvvisamente in testa? Perché il mio stomaco si stringeva ogni volta che si sentivano quei rumori provenire dalla giungla? Perché ero sicura che Charlie si drogava e che Kate era una ricercata dalla polizia australiana?
Perché erano comparsi quei tatuaggi sulla mia schiena?
Non trovavo una risposta a queste domande, ma di una cosa ero certa: era tutta colpa dell’isola. Mentre uscivo dall’infermeria, incrociai Jack.
“Ho incontrato Kate e mi ha detto che cosa è successo.”
“Adesso sto bene. Ho ripreso a mangiare e a bere normalmente.”
“Bene… ho un piano…”
“Quando partiamo?”
Lui rimase un attimo interdetto.
“Quando partiamo? Per andare dove?…”
“Alle caverne. Lì c’è acqua e sarebbe meglio andarcene lì, non credi? Qui non siamo poi così tanto al sicuro.”
“Beh… in effetti avevo pensato a questo. Ma ancora non lo ho detto a nessuno. Come facevi a saperlo?”
“Fidati di me come io di te. Raduno le mie cose, ci troviamo alla caverna.”
“Come farai ad arrivarci?”
“Ho il mio sesto senso… diciamo che sono diventata un po’ rabdomante.”, dissi, allontanandomi.
   
 
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