Un flebile “pop” mentre corri e ti smaterializzi perché la corsa non ti basta più: vuoi lei e niente riesce più a distoglierti da questo pensiero…
Ti materializzi, dopo un momento sembrato stranamente più lungo del solito, all’inizio della strada che porta alla casa di Andromeda e Ted Tonks e riprendi a correre, sempre più veloce, sempre più felice.

Continua a piovere, ma nessuna lacrima bagna più il tuo volto.
Corri, ma il fatto che il tuo cuore faccia il doppio dei battiti normali non è dovuto allo sforzo fisico.

Dopo poco puoi riconoscere davanti a te il cancellino della casetta e allora ti senti stranamente incatenato al suolo, incapace di muoverti, mentre ti rendi conto che alla fine sei tornato da lei, nonostante ti eri promesso di non farlo, e ti senti uno stupido. Non per aver infranto la promessa quanto per aver creduto che saresti davvero riuscito a mantenerla.
E ti accorgi che aveva sempre avuto ragione, alla fine fra tutti i tuoi problemi, dubbi, le preoccupazioni, le differenze, niente era riuscito a portarti via da lei.
Alla fine la testarda Tonks aveva vinto la guerra, dopo aver perso tante battaglie.
Due, tre, quattro, venti, trenta, quaranta passi e la porta di casa davanti a te.
Impaziente, bussi leggero alla porta e questa si apre dopo pochi secondi, rivelando Andromeda Tonks, il braccio teso, la bacchetta puntata contro il tuo petto. Parli per la prima volta dopo quello che ti sembra un secolo…«Remus John Lupin, Lupo Mannaro, marito di tua figlia Ninfadora Tonks, che aspetta un bambino da tre settimane e quattro giorni…»
«Remus»
«Mi dispiace tanto» Una supplica appena sussurrata, sincera e la donna stiracchia un sorriso spingendoti ad entrare: «Vieni dai, che sei fradicio. Lei si è addormentata di là, sul divano»
«Grazie Dromeda» Cammini quasi automaticamente, verso la prima stanza a sinistra, la mano già tesa verso la maniglia della porta appena socchiusa, a nascondere un respiro leggero e regolare.
Senti i vestiti asciugarsi magicamente, ma a malapena te ne curi mentre finalmente varchi la soglia del soggiorno di casa Tonks, per trovarti davanti la preziosa vista di una Ninfadora dai capelli di un inusuale color mogano. E' addormentata, rannicchiata in un angolo del piccolo divano, una mano a sorreggere la testa e l’altra più giù, ad accarezzare il ventre già leggermente arrotondato da tuo figlio.
Copri in pochi istanti la distanza che ti divide da lei e le siedi di fianco, passandole un braccio intorno ai fianchi fino ad accarezzarle la pancia, intrecciando le dita con le sue e spostandola delicatamente, così da farla poggiare al tuo petto. Dal naso inspiri forte il suo profumo e le posi un bacio sulla tempia sentendoti finalmente in pace, al posto giusto.
Qualche istante dopo la senti muoversi lentamente, il corpo indolenzito, e aggrapparsi all’apertura del tuo giubbotto con la mano libera.
«Remus» Sussurra piano il tuo nome, ma a te sembra che l’abbia urlato. Dio, Remus, quanto ti è mancato il suono del tuo nome detto da lei?  
«Sono qui, Dora» Una risposta semplice, quasi automatica, mentre la stringi ancora di più a te.
«Non credevo saresti tornato…»
«Non credo che sarei potuto andare molto lontano… Senza di voi». In risposta senti la sua mano stringere leggermente di più la tua ancora posata sul suo ventre e vedi un sorriso soddisfatto aprirsi per un momento sul viso giovane di lei, mentre piano piano il suo respiro torna a farsi regolare…
Sorridi: i capelli le erano tornati del classico rosa cicca