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Autore: Doherty21    15/01/2012    0 recensioni
"Niente è per sempre", alcuni pensano questo. Beh sì, anche io la pensavo allo stesso modo.
Ma una cosa è certa: tutti ritornano. Arrivano all'improvviso, così, senza chiedere il permesso, esattamente nello stesso modo in cui riescono ad entrare nella tua vita, e a volte far parte di essa e del tuo cuore.
Appena ritornano, riprendeteveli.
Velocemente, fatelo subito. Senza rimpianti, sena concessioni, senza mettere a fuoco cosa potrebbe succedere.
Riprendeteveli,stavolta senza giocarci, senza farsi male.
"Non oso immaginare come sarà la mattina, appena svegli, quando lui con il suo solito fare sarà giù in cucina a preparare caffè e frittelle per colazione, riempiendo di sciroppo la sua quantità industriale, non porgendomele a me accompagnate da un bacio dolce ed appiccicoso, il suo buongiorno speciale. Oppure a pranzo sul sofà di fronte al televisore, a guardare i cartoni animati. Come sarà averlo accanto a me il pomeriggio tardi, vedendolo sorseggiare il solito tè in completa solitudine, senza che mi porga uno di quegli odiosi biscottini secchi, obbligandomi a mangiarlo?" dal capitolo primo.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tornammo a casa mia poco dopo aver cenato. Io e Shannon avevamo aperto una bottiglia ghicciata di vodka liscia. 
Servono sempre delle gradazioni calde e alcoliche quando ci si riunisce.
Eravamo di fronte al grande televisore al plasma appeso al muro del soggiorno, seduti tra sofà e i grandi cuscini orientali sul parquet. Parlavamo di più e del meno, di cosa stavamo facendo, di come proseguivano le nostre vite, di cosa avremmo fatto questo Natale. 
Jared si ammutolisce.
Ama il Natale. 
Ricordo che l'anno scorso ogni giorno era festa per lui, durante il periodo natalizio. Ogni giorno passava dal mio ufficio, mi portava il pranzo e una rosa rossa. Gambo lungo, senza spine, le mie preferite. Quel Natale lo trascorremmo assieme agli altri, in una baita alle pendici di un monte. Avevamo un caminetto in camera da letto e ogni santissima sera ci addormentavamo nudi sulla moquette, arrotolati in un piumone, dopo aver fatto l'amore per ore. 
Era tutto così speciale..
Jared rende sempre tutto speciale, è un dono di natura il suo. Era uno dei motivi principali per cui lo amavo.
Lo amavo da pazzi, non potevo fare a meno di lui. 
Rendeva speciale anche una semplice, tristissima serata uggiosa passata d'avanti ad un film di scarso livello in tivù. La stessa di questa sera.
Poco speciale però, direi.
Shannon si è ubriacato, è partito da un pezzo. Ha la testa poggiata sul bracciolo sinistro del sofà e ronfa, la bocca semi aperta e un sottile filo di bava al lato. Jared è impegnato a scrivere qualcosa al cellulare, come suo solito. 
Non parliamo, non ci guardiamo, evitiamo ogni contatto.
Passimo dieci interminabili minuti così. C'è tensione.
Meglio che vada di sopra a cercare di dormire.
Mi trascino su per le scale con la bottoglia mezza vuota di vodka in una mano e una sigaretta accesa nell'altra, barcollando. Mi gira troppo la testa, inciampo sullo zerbino del pianerottolo, cado come una pera per terra, urtando leggermente la testa, un rumoraccio sordo e forte.
Jared corre sulle scale, trovandomi seduta per terra, pigiamone addosso, gambe aperte, sigaretta fumante in bocca, il mio viso corrucciato e una mano a massaggiarmi la testa.
Scoppiamo troppo a ridere, una scena del genere non la vedevamo da molto ormai.
Viene verso di me porgendomi la mano calda, aiutandomi ad alzarmi. Barcollo ancora e mi prende sulle spalle, proprio come si prende un sacco pesante. Mi poggia sul letto, togliendomi la sigaretta e spegnendola.
"Ricordi ancora dov'è la camera?" dico. Parlo sempre a sproposito da brilla.
"Non potrei non ricordare"
Jared mi guarda infilarmi sotto il caldo piumone scuro, è sotto l'arco della porta, le spalle appoggiate al legno scuro. Ha in volto una palese espressione malinconica e stanca. 
Chissà cosa sta pensando.
"Vado a dormire" la sua voce è calda e pesante, si volta e prosegue il lungo corridoio per poi infilarsi nella stanza degli ospiti.
Mi giro dall'altra parte del letto, poggiando la mano su quello che era il suo cuscino. 
Aveva ragione quand'eravamo in studio, ed io come una stupida continuo a negarlo persino a me stessa.
Mi manca.
Mi manca tutto quanto di noi.
Ma sopratutto, mi manca la persona che ero quando stavo assieme a lui. Sono molto più irrequieta ora, ho sempre da fare, so sempre dove andare, con chi stare, con chi parlare. Ho schematizzato la mia vita, ho sempre mille impegni e passo la maggior parte del tempo a lavoro. Odio trovarmi in casa da sola, tutto in questa fottutissima dimora mi ricorda lui, la vita che credevo perfetta. 
Per doverci almeno dormire in tranquillita ho fatto dipingere tutti i muri di bianco o grigio chiaro.
Era tutto rosa prima, era la casa degli innamorati la nostra. Stupidi cuoricini di carta appesi ovunque, post-it romantici lungo ogni superficie di ogni mobile, fotografie di noi appese ad ogni angolo libero.
Ora è tutto chiuso in una scatola di cartone su in soffitta.
E' assurdo pensare come sia rimasto praticamente pochissimo di quell'amore che sembrava così grande. 
Ricordo che anche solo guardarlo da lontano mi provocava una fortissima voglia di corrergli incontro ed abbracciarlo, tenerlo stretto stretto al mio corpo, quasi a volermi unire al suo. Adoravo il modo speciale in cui scherzava, mi faceva sempre sorridere, sempre. Ed il suo sorriso largo e brillante, così dolce quando abbassava lo sguardo, mi faceva letteralmente sciogliere come un fiocco di burro al sole caldo.  
Adoravo quando ero triste e lui correva in bagno uscendone mezzora dopo truccato come un drag queen, un mio vestito addosso, le calze a rete nere e il suo paio di anfibi bianchi ai piedi, correva giù per le scale e metteva la musica a palla. Ci metteva il cuore nei suoi stupidissimi concertini improvvisati, che immancabilmente si chiudevano con Like a Virgin di Madonna, oppure qualche canzone dei suoi amatissimi Journey. Poi veniva sul divano da me e mi lasciava ovunque sul viso stampi di baci col rossetto rosso.
Sapeva esattamente come farmi tornare in un batter di ciglia il buon umore ed un sorriso.
Ero la sua bambina e lui aveva il compito di farmi sentire felice, mi diceva sempre.
E ci riusciva senza il minimo sforzo. 
Anche al telefono, come quando partiva e non potevamo vederci per giorni interi. Mi chiamava in continuazione.
Ricordo che una volta mi chiamò, svegliandomi, solo per dirmi che gli mancavo.
Ogni gesto, ogni piccola azione che faceva per me mi avvicinava sempre più al suo cuore.
Ora che lui è in un'altra camera so per certo che sono li anche io con lui. 
Dentro di lui. 
   
 
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