Fanfic su attori > Ben Barnes
Ricorda la storia  |       
Autore: TheOnlyWay    15/01/2012    4 recensioni
Che situazione assurda. Non ci posso credere che io, Morgan Anderson, vent’anni, sia costretta a fare da baby-sitter a un’accozzaglia di cinque ragazzine di tredici anni, tra le quali ho il dispiacere di annoverare anche mia sorella Ellie. Io, quando avevo tredici anni, non mi sarei mai invaghita di qualcuno che ai miei occhi sembrava tanto vecchio.
Ellie invece sì, e come lei tutte le duecento persone assiepate nello studio. L’attore in questione, se ve lo state chiedendo, è proprio lui. Sì, lui: Ben Barnes. Non lo nego, è bello, però mi sembra davvero assurdo che qui dentro non ci sia nessuno in grado di mantenere un po’ di contegno.
Vi stupirà saperlo, ma Ben Barnes risulta nella categoria degli esseri umani, non delle divinità.
Spero davvero che vi piaccia! Con affetto, TheOnlyWay.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Introduzione:

E’ la prima storia che pubblico, che ha come protagonista Ben Barnes e non so nemmeno cosa ne verrà fuori. Va be’, io ci provo lo stesso.

Dico la verità, all’inizio avevo pensato di pubblicarla come un’unica One-shot – quindi di concluderla con il primo capitolo – ma non escludo l’eventualità di continuarla, per questo non ho segnato la storia come completa.

Un’altra cosa: la storia non ha nessuna pretesa. E anche la situazione, come leggerete – be’, se leggerete – è un po’ inverosimile. In ogni caso, mi è capitato di leggere cose talmente assurde che la mia lo sembra forse un po’ meno.

Ecco, ho finito.

Spero che vi piaccia e, per piacere, se ne avete voglia lasciatemi la vostra opinione, per me sarebbe veramente importante.

Buona lettura,

TheOnlyWay.

 

 

 

 

L’importante è incontrarsi

 

 

«Allora, ragazze! Cosa ne dite?», domanda la presentatrice, con un urlo stridulo che le ricaccerei volentieri in gola.

Che situazione assurda. Non ci posso credere che io, Morgan Anderson, vent’anni, sia costretta a fare da baby-sitter a un’accozzaglia di cinque ragazzine di tredici anni, tra le quali ho il dispiacere di annoverare anche mia sorella Ellie.

Tanto per iniziare, ancora non capisco come abbiano fatto ad ottenere sei biglietti – no, dico: sei! – per questo stupidissimo programma.

Passo a spiegare: dopo l’uscita dell’ultimo film delle Cronache di Narnia, certi produttori dalle tendenze bizzarre (e per bizzarre intendo alquanto stupide), hanno deciso di creare una sorta di momento in cui gli attori protagonisti possono interagire con i propri fan.

In questo caso particolare con le fan, ossia una mandria di ragazzine esaurite e totalmente fuori controllo in visibilio per un attore che ha trent’anni.

Io, quando avevo tredici anni, non mi sarei mai invaghita di qualcuno che ai miei occhi sembrava tanto vecchio.

Ellie invece sì, e come lei tutte le duecento persone assiepate nello studio. L’attore in questione, se ve lo state chiedendo, è proprio lui. Sì, lui: Ben Barnes. Non lo nego, è bello, soprattutto con i capelli un po’ più corti, però mi sembra davvero assurdo che qui dentro non ci sia nessuno in grado di mantenere un po’ di contegno.

Vi stupirà saperlo, ma Ben Barnes risulta nella categoria degli esseri umani, non delle divinità.

La conduttrice è una sorta di stangona alta un metro e ottanta, con le gambe chilometriche e con il seno palesemente rifatto. Per non parlare poi dei suoi zigomi e della faccia in generale.

Ha appena fatto la proposta più idiota, assurda e completamente insensata che io abbia mai sentito in tutta la mia vita. E mi stupisce che non ci sia nessuno a farglielo capire. Dai, non si può sentire una cosa del genere.

«D’accordo, Ben. Ora sceglierai una ragazza tra il pubblico. Dopodiché avrete un’ora di tempo per stare da soli. Si, mia cara, dico davvero», cinguetta in direzione di una marmocchia di quindici anni. Santo cielo, Ben Barnes ha il doppio della sua età.

Ben annuisce, ma non sembra un granché soddisfatto della proposta: a giudicare dalla sua faccia preferirebbe buttarsi giù dal Tower Bridge. E come dargli torto? La più grande qui dentro avrà ventidue anni.

Si, avete capito benissimo. C’è gente più grande di me, che si comporta come una pazza esaurita. Ellie non sta più nella pelle, per quanto spera di essere scelta.

Naturalmente, se dovesse capitare una tale disgrazia, non permetterò di certo che vada da sola chissà dove con un trentenne.

«Un po’ di silenzio, ragazze. Date a Ben il tempo di scegliere».

Mi do un’occhiata intorno, incredula: c’è chi si mangia le unghie, chi si attorciglia una ciocca di capelli nella speranza di sembrare più carina, c’è chi tiene le mani giunte in preghiera. E infine c’è chi – solo io, in realtà – se ne sbatte completamente.

Ben si guarda intorno; il suo sguardo vaga per tutto lo studio, soffermandosi ogni tanto su qualche speranzosa fanciulla. Alla fine, dopo minuti di intenso ragionamento, il suo sguardo si posa su di me. Lo fisso anche io, proprio come lui sta facendo con me, ma sono sicura che la mia faccia non ha nessuna espressione vagamente compiaciuta o speranzosa. Anzi, più che altro sono del tutto scocciata.

Che palle.

«È scaduto il tempo!», annuncia la presentatrice, alzandosi in piedi ed invitando tutte quante a seguire il suo esempio. Oh, ma certo! Prostratevi, comuni mortali. Ben Barnes ha scelto l’agnello sacrificale. Io me ne sto seduta, primo perché sono in piedi da stamattina e le gambe mi fanno un male cane e secondo perché l’eventualità di essere scelta è talmente remota che non ho la minima intenzione di sforzarmi di apparire partecipe.

«Chi sarà la fortunata?». Io la ammazzo. Davvero, non credo di aver mai sentito un’altra voce così fastidiosamente stridula. È la cosa più odiosa che esiste al mondo.

Ben sorride, ma appare ancora poco convinto. Il che, ripeto, è completamente comprensibile, a mio parere.

«Lei».

Nello studio cala il silenzio più totale. Giuro, è una cosa inquietante.

«Finalmente. Ehi, Ellie, adesso possiamo andare?», bisbiglio, nell’orecchio di mia sorella che mi rivolge un’occhiata incredula. È la sua amica Julia, una bambina che io avrei proprio evitato di mettere al mondo, a rispondere.

Tecnicamente risponde a Ellie, che ancora se ne sta con gli occhi strabuzzati a fissarmi come se fossi un’apparizione angelica.

«Certo che tua sorella è proprio stupida, Ellie. Non ha neanche capito che Ben ha scelto lei», si lagna, quasi con le lacrime agli occhi.

«Stammi a sentire, mocciosa. Stupida lo dici a tua m… cosa?», so di aver lanciato un acuto degno della presentatrice, ma ho appena realizzato.

«Fantastico! La graziosa signorina in sesta fila, ci farebbe la cortesia di venire sul palco?». Che? Ma tu sei scema. Primo: graziosa signorina a chi? E secondo: cosa? Io non ci vado lì, a fare figure di merda. Ellie mi tira delicatamente la manica della felpa, poi si abbassa fino al mio orecchio.

«Per favore, Morgan. Gli chiedi l’autografo?», mi supplica, con quegli occhioni azzurri che scioglierebbero anche un iceberg. Alzo gli occhi al cielo, ma annuisco.

Poi, seccata e lievemente indispettita, mi alzo e salgo sul palco. Ben si è seduto e mi osserva con uno sguardo poco decifrabile, mentre la presentatrice è completamente uscita di senno.

«Ti rendi conto, cara, che tra tante bellissime ragazze, sei tu la prescelta?», mi domanda, passandomi un microfono. Lo afferro titubante, ma vorrei solo sbatterglielo in testa fino a farle passare la voglia di dire cazzate.

«Che fortuna», borbotto quindi, sforzandomi di sembrare convincente.

«Prima che voi due andiate, dicci almeno il tuo nome», mi invita, amabile. Quanto vorrei sparire in questo momento lo so solo io, credetemi.

«Morgan», sputo il mio nome come se fosse un insulto, ma la presentatrice sobbalza compiaciuta.

«Che nome fantastico. Se mai avrò una figlia la chiamerò proprio come te». Piccolo appunto mentale: se mai questa dovesse avere una figlia, vai all’anagrafe e cambia il nome in Guendalina.

Prima che possa rendermene conto, vengo spinta verso una porta sulla destra del palco. Una volta dentro, capisco di essere in una stanza, sola insieme ad un uomo che non conosco e che è un attore.

«Non ci posso credere», sussurro, stranita.

«Cosa, di essere qui con me?», risponde Ben, andando a sedersi sul divanetto di pelle bianca posto rasente al muro.

«Ma per favore. Non posso credere di essere così sfigata. Non so se puoi capire, ma quella vuole chiamare sua figlia come me», spiego, ancora sbigottita. Assurdo. Assurdo.

Ben ride, divertito.

«E così ti chiami Morgan. È un nome poco comune», commenta, versandosi un bicchiere d’acqua e porgendone uno anche a me. Mi accomodo accanto a lui, mantenendo lo stesso una certa distanza.

«Già. Se proprio vuoi saperlo, credo che mia madre si sia drogata, prima di decidere». Ride ancora, prima di porgermi la mano.

«Non mi sono ancora presentato. Sono Ben».

Lo guardo, un po’ stranita. Mi dimentico persino di stringergli la mano, troppo confusa dal suo sguardo. Ha uno sguardo ammaliante, Ben Barnes. Molto profondo.

«Fai sul serio?», chiedo quindi.

«Se ti avessi incontrata fuori, mi sarei presentato. Non funziona così?», chiede, inarcando un sopracciglio. Ecco, mi ha zittita.

Arrossisco, come una povera scema.

«Si, hai ragione. Però non credo che se mi avessi incontrata fuori ti saresti mai avvicinato», sostengo, in tutta tranquillità. Insomma, quando mai un uomo – perché è ciò che è – così affascinante si è mai interessato a me? Appunto, mai.

«Dubiti così tanto di te stessa?», domanda, incuriosito. Perfetto, ora mi sembra di essere dall’analista.

«No, solo che… lascia stare».

«Sono curioso. Spiegami», e lo sembra davvero.

«Be’, se ci fossimo incontrati fuori – cosa completamente impossibile – sono certa che non mi avresti nemmeno notata. Non mi spiego neanche come mai tu abbia scelto me. Non prendertela a male, ma non ero venuta qui per vedere l’uomo dei miei sogni o per confondermi con una massa di oche starnazzanti. Anzi, la mia idea era rimanere completamente invisibile per tutto l’incontro, o come cavolo si chiama», gli spiego. Sento altre parole salire prima che lui riesca a rispondermi, così le butto fuori. Chi se ne frega, tanto.

«Che poi, scusa se te lo dico, ma è un po’ da pedofili, scegliere una ragazzina e rinchiudersi con lei in una stanza». Sembra un po’ piccato, mentre gli parlo e lo capisco, perché ci sono andata davvero pesante. Cavolo, gli ho dato del depravato.

«Tanto per iniziare, non sono un maniaco. E poi, cosa principale, non ho deciso io di fare questa pagliacciata. Credimi, non entusiasmava nemmeno me, l’idea. Lì fuori…».

«È un delirio, lo so. Urlano e basta».

«E allora perché sei qui?».

«Ho promesso a mia sorella che l’avrei accompagnata a vedere il suo attore preferito. A proposito, dovrò anche inventarmi una conversazione alternativa. Non posso dirle di averti dato del pedofilo», ragiono. Lo so, lo so, sto sparando davvero un sacco di cavolate, ma che volete farci?

Posso confermare una cosa: dopo un’ora intera passata con Ben Barnes, posso assicurarvi che lui è un uomo. Ed è bello, intelligente e tremendamente affascinante. È l’uomo che io vorrei al mio fianco e trovo crudele che la sua realtà sia completamente differente dalla mia. Se l’avessi incontrato in un altro contesto, credetemi, avrei fatto di tutto per avere una possibilità con lui.

Mancano pochi minuti allo scadere dell’ora e finalmente mi ricordo:

«Mi faresti un autografo?», gli domando, improvvisamente imbarazzata.

Dio, Morgan. Sembri una bambina di cinque anni.

«A chi devo dedicarlo?».

«A mia sorella. Si chiama Ellie».

Ben scarabocchia qualcosa con una penna nera, poi mi restituisce due fogli. Penso abbia fatto un autografo anche per me, ma non voglio guardarlo o rischierei di tirarglielo in testa. Sarebbe parecchio presuntuoso, da parte sua, avermi firmato un autografo senza che io gliel’abbia chiesto. E non sono ancora tanto disperata da credere che un pezzo di carta sia la cosa più importante della mia vita.

«È stato un piacere conoscerti, Morgan».

«Anche per me», gli sorrido, poi gli porgo la mano. Lui sorride, ignora la mia mano tesa e si avvicina. Mi lascia un bacio sulla guancia, in un punto pericolosamente vicino alla bocca. Sento il sangue affluire al viso e l’unica cosa che riesco a fare è sorridergli timidamente, prima di uscire dalla stanza.

«Vogliamo sapere tutto», comunica la presentatrice.

Sai che ti dico? Và al diavolo. Io non apro bocca.

 

È solo più tardi, una volta tornate a casa, che mi ricordo di dover dare l’autografo a Ellie. Tiro fuori i due foglietti dalla tasca, porgo il primo a Ellie, che si mette a saltellare, euforica e completamente soddisfatta.

Poi, una volta rimasta sola, spiego l’altro foglio. Sapete, mi sono venute le lacrime agli occhi, quando l’ho letto.

 

“È vero, non ci siamo incontrati fuori ma, se fosse successo, ti avrei guardata di certo. Così come ti ho vista tra duecento persone. Non ci siamo incontrati fuori, è vero, ma ci siamo incontrati. Non è già qualcosa? E, per inciso, Morgan è davvero un bellissimo nome.

Ben”   

Sotto, in un angolo, c’è un numero di telefono.

 

“P.s. Cosa ne pensi se ci incontrassimo davvero fuori? A cena, Magari.”

   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Ben Barnes / Vai alla pagina dell'autore: TheOnlyWay