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Autore: Vespertilla    16/01/2012    1 recensioni
Si tratta di una storia inventata da me che ha come protagonisti principali Bruce Wayne/Batman e un personaggio nuovo, Katya. La mia idea sarebbe di articolarla in più capitoli, inserendo poi altri personaggi, sempre se sarà apprezzata :P Buona lettura :)
Genere: Avventura, Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gotham City, luogo imprecisato, ore 19.00
 
“Dannazione! E’ andato tutto perduto, tutto!”
Urlò il trafficante, sputacchiando saliva per la rabbia, e sbattè il pugno destro sul tavolo, che tremò tutto.
“Una marea di soldi finiti in malora, hanno scoperto il nostro covo di copertura, e due dei nostri sono dentro!”
Proseguì, camminando avanti e indietro e gesticolando nervosamente.
Si trovavano in una sala piuttosto ampia, umida e scura, con i muri scrostati, probabilmente in un sotterraneo. Una fioca lampadina pendeva dal soffitto, illuminando un lungo tavolo di legno scuro attorno al quale siedevano tutti gli uomini implicati nel traffico d’armi, che si guardavano allarmati. Uno di loro, infine, ruppe il silenzio.
“Capo non tutto è andato storto: almeno abbiamo fatto fuori quel Wilkinson, ti pare poco? Chissà da quanto ci stava alle costole!”
A queste parole, gli altri annuirono e si sollevò un lieve brusio.
“Basta, silenzio!”
Sentenziò il trafficante, mettendo di nuovo tutti a tacere. Si chiamava Michael Eldricht, ed era un famigerato trafficante d’armi di origine tedesca, anche se di tedesco, nell’aspetto, c’era ben poco: era un uomo basso e tozzo, con pochissimi capelli scuri. Gli occhi, neri anch’essi, lasciavano trapelare ben poco se non un’incredibile freddezza: quello che importava erano solo i suoi affari e quindi accumulare denaro, non importava a che prezzo. Non era mai stato preso dalla Polizia per via dei suoi influenti protettori: influenti, s’intende, nel campo nella malavita. A questo proposito, Eldricht aveva trovato in Gotham il suo rifugio perfetto, almeno fin quando il Pipistrello non aveva deciso di rovinare i suoi piani.
“Quell’idiota era uno zero, solo una pedina, è così difficile da capire? A capo di tutto c’è Gordon, ma soprattutto quel dannato topo volante! Se non ci fosse stato lui, sarebbe stato facile sbaragliare la Polizia! Quelli non valgono niente, niente!”
Replicò Eldricht, alterato, dopodiché inspirò profondamente, passandosi una mano sul volto.
“Sentite. Il primo che riesce a prendere quel fenomeno da baraccone mascherato, vivo o morto..avrà accesso alla metà dei soldi che fioccheranno alla fine di quest’operazione. Capito bene, massa di sciagurati? La metà!”
Scandiva lentamente le parole, lo sguardo guizzava nervoso da un uomo all’altro.
“E’ pur sempre un uomo quello che si nasconde sotto quel ridicolo costume, non si tratta di Dio! Quindi, a meno che non vi siate rammolliti tutti, acciuffatelo e ci penserò io a rendergli pan per focaccia! Una volta eliminato quel pagliaccio, niente più ci potrà fermare!”
Gli uomini si guardavano con un’aria piuttosto scettica, e lo stesso che si era alzato in precedenza, si espresse nuovamente.
“Ma capo..l’altra volta, hai visto cosa ha fatto? E’ sceso da un palazzo volando! Poi ha la capacità di sparire! Come possiamo fare ad acciuffare un fantasma?”
Gli altri rivolsero tutti lo sguardo verso Eldricht: erano d’accordo con le parole del loro compagno, ma non osavano mostrare cenni d’assenso.
“Vola? Prendete gli elicotteri. Sparisce? Aguzzate la vista. Non accetto fallimenti!”
Soggiunse con durezza Eldricht, guardando quell’uomo.
“Ma..”
L’altro stava per replicare, quando il trafficante estrasse la pistola e sparò, colpendolo precisamente sulla fronte. Il corpo dell’uomo, con un tonfo, precipitò sul tavolo, senza vita.
“Capito l’antifona? Forza, scattare, che ci fate ancora qui, non vi pago certo per gozzovigliare!”
Concluse Eldricht, cominciando a battere le mani, gesto che risvegliò la platea pietrificata, che cominciò ad alzarsi e ad uscire dalla sala.
Quando tutti se ne furono andati, il trafficante si avvicinò al tavolo e spinse via il corpo morto, che cadde sul pavimento.
“Ma perché devono sempre farmi sporcare?!”
Si lamentò fra sé e sé, finchè non sentì un cigolio proveniente dalla porta secondaria, proprio alla sua destra. Si avvicinò con la pistola fra le mani, e urlò.
“Chi c’è? Allora?”
“Avanti, Eldricht, sai benissimo chi è.”
Rispose una voce roca e strascicata, proveniente da dietro la porta, che si aprì un poco, non lasciando intravedere, tuttavia, l’interlocutore. Eldricht doveva averlo riconosciuto dalla voce, perché ripose l’arma, e rispose:
“Ah, sei tu. Mi hai fatto spaventare. Sai, ora che c’è in giro..”
“Il pipistrello, lo so.”
L’altra persona completò la frase, per poi concedersi una pausa di silenzio.
“A proposito di questo, Eldricht..sai bene come finirebbe se i tuoi uomini fallissero. Se tu fallissi, a dire il vero. Non è così? Ricorda che ti tengo d’occhio.”
Riprese quell’uomo, e si sentì un rumore come di un’unghia che strisciava sul legno della porta.
“Lo so perfettamente. Ma non ti deluderò, te lo posso assicurare. Questa volta lo faremo secco.”
Disse Eldricht, rivolgendosi alla porta socchiusa. Il tono era piuttosto controllato, tuttavia si tradiva un certo timore.
“Bene, era proprio quello che volevo sentire. Non per niente, ho scelto te per quest’operazione. Non voglio che vada tutto in fumo per colpa di un buffone, e sono sicuro che sei d’accordo con me. Chi si permette di sbagliare di nuovo, è immediatamente fuori dai giochi: ogni tanto è giusto che te lo ricordi.”
Quindi tacque, per poi compiere alcuni passi, come se si stesse allontanando.
“Aspetta, ma tu non potresti..darci delle altre indicazioni?”
Domandò Eldricht, speranzoso e allo stesso tempo spaventato.
Improvvisamente, una pallottola attraversò la fessura che lasciava socchiusa la porta, e andò a colpire il piede destro del trafficante. Quest’ultimo urlò e si accasciò, tenendosi il piede che cominciò a sanguinare.
“Tutto quello che devi fare te l’ho già detto, al resto penso io. Hai già fallito una volta, non ti conviene che si ripeta. Questo è solo un avvertimento, Eldricht, per farti capire che non voglio essere preso in giro. Tienimi aggiornato, e sii pronto: a breve potrei richiederti un altro lavoretto.“
Si sentirono dei passi che si allontanavano progressivamente, accompagnati da un respiro pesante, mentre il trafficante gemeva per il dolore, il pavimento macchiato di sangue. 
 
Palazzo Wayne, stessa ora.
 
Katya si trovava immersa in un’enorme vasca da bagno piena di acqua calda che esalava vapori ed un piacevole profumo di fiori. Aveva la testa poggiata sul bordo e guardava  verso il soffitto, persa nei suoi pensieri. Suo padre era morto solo da una settimana, e lei era ospite nella casa di un amico di famiglia, per lei praticamente uno sconosciuto. Le ricordava bene le numerose cene passate a casa Wayne, quando suo padre la portava controvoglia, poiché non sapeva dove lasciarla, ed era troppo piccola per opporsi. Infiniti discorsi noiosi da grandi: perlopiù si parlava di politica, di sport, delle ultime novità in campo mondano. L’unica parte che aveva sempre interessato Katya erano i racconti di suo padre, i racconti delle sue operazioni e dei criminali che aveva arrestato: lo considerava un eroe. Ce ne erano stati anche altri di incontri col signor Wayne, quando Katya era cresciuta, ma la ragazza trovava il padrone di casa immensamente superficiale, un ricco viziato che viveva solamente fra donne e feste e lo evitava, per quel che poteva: non aveva mai veramente capito perché suo padre fosse tanto amico di un uomo del genere. Ora, però, aveva una ragione in più per risentirsi contro Wayne: a Katya non era parso di vederlo al funerale di suo padre, e pensare che teneva così tanto alla sua amicizia. Inoltre, da quando si era stabilita a palazzo Wayne, neanche una volta il padrone di casa si era degnato di venire a parlarle, e pensare che avrebbe voluto ringraziarlo come si deve per il soggiorno offertole. E’ vero, il signor Wayne era sempre molto impegnato per lavoro e questo lo capiva, ma non aveva neanche un istante per poterle chiedere almeno come stava? Le sembrava troppo. Pensando a questo, si sentiva profondamente amareggiata e quasi insultata dal menefreghismo di quell’uomo. Con ogni probabilità, pensava, Wayne l’aveva presa sotto la sua ala solo perché era stato suo padre a chiederglielo.   
Katya fece un profondo sospiro e si immerse con la testa sott’acqua, per poi riemergere e uscire dalla vasca. Prese un grande asciugamano bianco e se lo avvolse intorno, per poi fermarlo all’altezza del seno; con un secondo asciugamano, più piccolo, formò un turbante sulla testa. Accarezzò la superficie dello specchio per liberarlo dal vapore, e fissò la sua immagine riflessa.
Ora non aveva più nessuno al mondo, anche suo padre se ne era andato. Non sarebbe potuta vivere per sempre come una parassita, doveva fare qualcosa. Ma cosa? Avrebbe voluto vendicarsi, ma non sapeva neanche di chi..e soprattutto come. Questi pensieri la precipitarono nello sconforto più cupo. Le sue gambe cedettero appena, e finì per inginocchiarsi sul pavimento, le braccia aggrappate al bordo del lavandino, la testa reclinata in avanti, verso il basso: trasse un profondo sospiro, che proruppe poi in un singhiozzo.  
 
Nello stesso tempo, Bruce Wayne si trovava nel preferito fra i numerosi saloni del suo palazzo. Sedeva dinnanzi ad un tavolino, e guardava all’esterno attraverso le grandi vetrate della sala.
“Alfred?”
Esordì, voltandosi indietro.
“Sì, signore?”
Rispose l’altro, avvicinandosi.
“Potrebbe portarmi un..”
“..thè freddo? Vado subito.”
Aggiunse prontamente il maggiordomo, conoscendo ormai a memoria ogni sua abitudine.
“Sì, grazie.”
Replicò Bruce, e tornò a guardare fuori.
Era ormai da una settimana, dalla morte di Peter, che meditava e meditava ancora. Desiderava vendetta, ma non una qualunque vendetta da criminale: la vendetta di Batman. Il caso non era ancora chiuso, avrebbe trovato quei delinquenti e li avrebbe consegnati alla polizia. In quanto al capo, l’autore in prima persona dell’omicidio, prima di consegnarlo ci avrebbe fatto una personale chiacchierata.
Alfred tornò con il suo thè, che andò a poggiare sul tavolino di vetro.
“Non per essere indiscreto, signore..ma come si trova la signorina Katya? Non mi pare di averla vista scendere per colazione stamattina. ”
Domandò il maggiordomo, aggirando il tavolino e fermandosi dinnanzi a Bruce.
“Ah, si..Katya..”
Rispose sovrappensiero, come se avesse dimenticato la presenza della ragazza in casa. Nell’ultimo periodo aveva avuto così tanto a cui pensare che aveva trascurato la sua ospite, gesto che riteneva imperdonabile. Il pensiero ricorrente che aveva occupato e ancora occupava la sua mente era la strategia da mettere in atto per incastrare Eldricht e la sua banda. Avrebbe dovuto dapprima spiarli e seguirli uno per uno, poi interrogarli al modo suo, quindi scoprire il covo del capo..e a quel punto niente avrebbe potuto fermarlo. Inoltre c'era sempre il suo lavoro alla Wayne Enterprises.. Si scosse da queste riflessioni, e rispose:
“ Non l’ho incrociata mai..e ad essere sincero non mi sono neanche premurato di chiederle..”
A questo punto si interruppe, e si alzò dalla sedia.
“ E’ tempo che faccia il mio dovere, finora mi sono dimostrato un pessimo padrone di casa.”
Detto questo, si diresse verso l’uscita del salone.
“ Signore, il thè..”
Alfred allungò una mano come per richiamare l’attenzione, ma Bruce era già sparito nel corridoio.
  
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