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Autore: Mocaccino_    17/01/2012    1 recensioni
Io faccio l’attore, ma nella vita non so fingere, fingere che tutto vada bene, che le decisioni degli altri non mi facciano male, che io non la ami. Un mese e una settimana da quella stupida telefonata che mi costrinse a fingere con l’unica persona con la quale non avrei voluto farlo.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kristen Stewart, Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Finalmente ecco il terzo capitolo, spero non vi deluda, forse questa parte introspettiva risulta un po' noiosa ma il clou della storia deve ancora arrivare. "Love is our resistance" dei Muse lo ha ispirato e vi consiglio di ascoltarla perchè magnifica. Grazie per il supporto ai capitolo precedenti nonostante io sia ancora all'inizio. Buona lettura.


Pov Robert

Love is our resitance
They keep us apart and they won’t stop breaking us down
And hold me, our lips must always be sealed


Quella sera mi resi conto che non avrei potuto continuare a vivere in quel modo: distante da lei, immerso in una finzione che era ancora più straziante di una definitiva separazione.
Il mio amore per lei era il sentimento più importante, complicato, meraviglioso e grande che avessi mai provato e soffocarlo era impossibile, causa di dolori e lacerazioni al petto che non poteva contenere tutto quell’amore. Avevo bisogno di condividerlo con lei e nessun altro, perché quella passione riguardava noi e non le nostre famiglie. Mi sembrava di essere incastrato in qualche romanzo dell’ottocento. Diamine! Ero diventato il ragazzo senza dote che pretendeva di contrarre matrimonio con la bella e ricca figlia di un principe.
Era diventato tutto così complicato, un affetto sporcato da queste inutili complicazioni. Questo amore era naturale come respirare, ma da un po’ eravamo finiti in una gabbia a mille metri di profondità e respirare non era più facile: amarci era difficile, ma non per questo lo avrei reso impossibile.
Risentire la sua voce, lo stupore e la felicità quando le dissi che mi mancava e che il giorno dopo ci saremmo rivisiti, mi aveva fatto comprendere che la distanza non sarebbe servita ad un bel niente. Jules su questo si era sbagliata e forse anche sul nostro rapporto.
Parlarle mi aveva fatto rinascere e quando lei si era addormentata ancora con la chiamata aperta, come spesso accadeva, dopo averle sussurrato “Buonanotte amore mio”, ero rimasto con l’orecchio attaccato alla cornetta solo per sentire il suo respiro. Lo facevo sempre quando eravamo lontani, l’ultimo mese vegliavo a distanza sul suo sonno con malinconia, adesso con una nuova gioia, immaginandomi quel volto, quegli occhi sinceri e quelle labbra che presto avrei rivisto.
Venuto a conoscenza della mia decisione Dean, la mia immancabile guarda del corpo, restò Inizialmente interdetto dall’ improvvisa partenza, preoccupandosi come sempre per la mia sicurezza e la mia tranquillità, che sarebbero state attentate da fan urlanti e paparazzi che, a causa del viaggio così improvviso, era difficile trovare un modo per allontanare, però a me non importava di loro. Anche due ore di quelle grida insensate e strazianti e di obbiettivi puntati negli occhi sarebbero state niente in confronto al tempo che avrei trascorso vicino a lei, anche per sfiorare la sua pelle e affondare nella sua anima per soli due minuti ne sarebbe valsa la pena. Ero proprio il tipico ragazzo innamorato. No, anzi, io non ero il tipico ragazzo e nemmeno il nostro amore era una stupida infatuazione, era qualcosa che non ero in grado di definire, il cui significato era forse nascosto nei nostri sguardi. Certo probabilmente per ogni amante la sua passione è speciale, ma questo non sminuiva l’idea del nostro rapporto che io avevo.
Notandomi sicuro di me e consapevole di ciò che volevo affrontare Dean si limitò ad eseguire le mie richieste, chiamando il taxi e tentando di limitare al minimo gli inseguimenti, nonostante entrambi sapessimo che era inevitabile, quasi obbligatorio che ogni mio spostamento fosse rilevato. Si divertivano tutti a giocare agli agenti della CIA, comprese le mie fans.
Salii in macchina e mi diressi all’aeroporto di Londra da dove avrei preso il primo volo disponibile per la mia promessa.
Arrivato al check in fui circondato da una miriade di accecanti flash, che a loro volta, come una mollica che attira una moltitudine di formiche, richiamarono le mie “adorate” fans urlanti. Ero tentato di fuggire e mandare tutti a quel paese, comprese quelle ragazzine infatuate di me, ma mantenni la calma e rimembrando ciò che mi ero ripromesso, con un sorriso meccanico firmai i vari autografi e posai per qualche fotografia. Vedere tutta quella gente attorno a me, mi avevo ricordato gli ostacoli interposti tra me e la mia vita. Kristen era la mia vita, ma tutto ormai mi impediva di viverla. I fotografi, il gossip, il lavoro, la distanza erano nulla, però, confronto a quello che sua madre aveva cercato volutamente di fare.
Durante il volo tentai di rilassarmi e magari appisolarmi. Permisi alla mia mente, dopo tanto tempo, di essere totalmente obnubilata da Kristen, potevo concedermelo dato che avevo deciso di non voler più essere in grado di vedere nulla nella mia esistenza se non lei.
Desideravo organizzare qualcosa di speciale per cercare di farle comprendere che non avevo mai smesso di amarla, che non avrei mai voluto recitare con lei o decidere della sua vita insieme a sua madre, che ero stato solo un vigliacco. Lei non avrebbe dato importanza a nulla che fosse stato speciale, su questo ci avrei scommesso: avrebbe considerato specialee la mia presenza nonostante dentro di se avesse continuato a pensare che mi stavo pian piano allontanando da lei. Quando l’aereo atterrò fui colto da un’idea che mi parve magnifica, da sdolcinato ma pur sempre splendida. Poi di apparire sdolcinato non mi importava, quindi decisi di seguirla. Mandai Dean da solo al mio albergo ed io salì da solo su un taxi per raggiungerla.


Bussai alla porta di casa sua. Ero imprudente ma sicuro di conoscere le abitudini della sua famiglia. Fortunatamente non mi ero sbagliato. In casa non c’era nessuno, tranne lei, come speravo. Per il momento nessuno aveva udito i miei due colpi secchi contro la porta. Sapevo dov’era la chiave di riserva: tutto giocava a mio vantaggio. Aprì ed entrai di soppiatto in casa, come un ladro venuto a riprendersi ciò che in realtà gli apparteneva.
Salì impaziente la rampa di scale che mi separava da lei, quasi come se avvertissi ad ogni passo di esserle più vicino, di essere in procinto di sfiorarla e racchiuderla tra le mie braccia. Varcai la soglia della sua stanza e come mi aspettavo lei era lì che dormiva, avvolta dal piumone che con mio grande piacere le lasciava scoperto il volto che tanto mi era mancato. In quel momento mi chiesi come fossi stato in grado di starle lontano così a lungo, lasciando quel dolce corpo ma soprattutto quell’anima unica e stupefacente sola e indifesa, distante dall’unica anima in grado di assaporarne ogni sfumatura: la mia.
Quella creatura aveva apportato dei mutamenti in me fin dal primo incontro, non credevo al colpo di fulmine ed ancora desso non ci credo, perché è come se noi ci cocessimo da sempre; alcune volte mi ritrovavo a riflettere come un cretino sulla possibilità che in qualche altra vita ci fossimo incontrati e amati, probabilmente in una vita in cui il verbo amare significava altro che noi avevamo sperimentato. Adesso il destino era stato così magnanimo da permettere ai nostri cammini di intrecciarsi ancora una volta e anche in questa esistenza, che mi appariva fin troppo breve per scoprire tutto ciò che avrei voluto su quell’essere a me affine, stavamo provando ad amarci.
La brama di ascoltare il suono della sue parole, scorgere l’espressione sul suo viso quando mi avrebbe trovato lì, mi rendeva impaziente, ma non avrei disturbato il suo sonno e per ora mi sarei accontentato dei suoi sospiri.
Mi avvicinai e mi distesi al suo fianco, le carezzai delicatamente la guancia e le palpebre addormentate, attendendo ansioso di potermi perdere nel magico infinito che nascondevano. Si sarebbe svegliata e mi avrebbe trovato lì, al suo fianco. Agognavo farle capire, in questa maniera, che non ero mai andato via, che come ora ero lì mentre dormiva e non poteva vedermi così lo ero stato per quell’ostico e buio mese. Improvvisamente un lieve movimento mi distolse dalle mie chimere, si stava muovendo freneticamente in quel piccolo letto, sembrava dimenarsi per uscire da qualcosa, qualcosa che non mi era dato sapere. Quanto avrei voluto aiutarla, evitare che soffrisse seppur solo per un incubo. Avrei dovuto attendere, dopo le avrei chiesto cosa l’avesse spaventata e l’avrei tranquillizzata perché adesso, invece, mi ritrovai ad affogare nei suoi grandi occhioni verdi. Per tanto tempo un oceano mi aveva separato da loro e adesso erano ad un centimetro da me ad ipnotizzarmi come sempre avevano fatto, quand’eravamo insieme e nei miei sogni quand’eravamo distanti.
“Buongiorno amore mio” la salutai labbra contro labbra, davvero come se fossimo sempre restati insieme, avessimo trascorso la giornata e poi la notte assieme e adesso ci stessimo risvegliando ancora insieme.

If we live our life in fear
I’ll wait a thousand years
Just to see you smile again
Quell your prayers for love and peace
  
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