L’intorno non si era incupito. L’intorno aveva ancora un qualcosa di chiaro che lo mostrava agli altri. Guardavo il mondo circolare sparire velocemente dalla mia vista , tutto si muoveva in maniera assolutamente innaturale ed io, io mi muovevo col tutto.
E mi tornava strano in quel momento, perché vi sono istanti in cui davvero credi che il tempo ti aspetti adeguandosi al tuo essere mentre ad adeguarsi al suo scorrere incessante sei tu.Tu cambi forma, tu ampli i tuoi spazi, tu cammini sulla sua strada.
Tu soffri e lui, lui non si volta con l’intento di consolarti; corre, corre solamente e ti lascia in quello stato d’inquietudine perenne che sa solo assillarti.
Questo sentiero- sussurrai. Ed una nota tesa s’inserii cauta nella mia voce.
Mia madre a mia sorella puntarono improvvisamente gli occhi su di me. Non riuscivo a comprendere il motivo per cui ora fossero velati di grigio.
Non mi ci volle molto, però, che mi resi conto dell’ errore commesso. Finì ,così. coll’ arrossire violentemente.
-Ho… Ho… Ho forse sussurrato qualcosa di bizzarro?- chiesi.
Vi fu un breve istante coronato da un inquietante silenzio.
Era come se la malinconia si fosse impossessata delle nostre anime in quell’attimo.
-Sai, tesoro- disse mia madre- Solo ieri eri una bambina spensierata priva di tristezza.
Per molto tempo ho pensato che nessuno mai avrebbe potuto rubare quel sorriso che ti delineava nella tua semplicità; Fin quando non conobbi lui.-
Quel lui spaccò completamente ciò che ne era rimasto del mio cuore, appoggiandomi una sottile lacrima sul viso. Tutto aveva come l’arcobaleno circondato la mia mente. Tutto era vivo nella memoria.
Credevo di riuscirti a persuadere. Di riuscirti a persuadere dal non vederlo per poterti prevenire da un male incurabile che avrebbe annebbiato le tue giornate ma, tu, tu eri così testarda allora, così testarda che il mio piano fallì miseramente. E quando vidi il tuo vaso trafitto dal dolore, frantumarsi mi sentì talmente in colpa che credetti di esplodere da un momento all’altro. Vi fu qualcuno che riuscì ad innescare la bomba in tempo, però. Quel giorno sai…-continuò mia madre.- Quel giorno, quando scappasti senza nemmeno salutarlo lui mi assicurò che per te sarebbe tornato, E…quan…-
Basta.- le dissi con la voce spezzata non permettendole di completare la frase.- Basta così.
-Ma, tes…-
Mia mamma stava cercando di dire qualcosa. Ma io, io non volevo sentire, non volevo.
-Papà, ti prego di farmi scendere.- Dissi d’un fiato- Ho bisogno di fare due passi. Prendere una boccata d’aria.
Non ti preoccupare, proseguirò a piedi fino ai Dupont. Arriverò in tempo per la cena, ma ti prego di farmi scendere.
Mio padre non se lo fece ripetere due volte.
Fermò la macchina.
Aveva capito.
Aprì lo sportello e scesi.
-Ci vediamo fra poco- dissi, lasciando intendere che non avrei replicato in caso vi fosse stata una critica a quella mia affermazione.
Assicuratomi che la macchina fosse ben lontana da me, quindi corsi. Corsi per quelle strade che erano state mie al tempo dei giochi, piangendo.
-Uffa. Ma quanto ci vuole? Io Te l’ho detto che non sarebbe stata una buona idea andare da questa parte.
- Aspetta solo 5 secondi e vedrai la meraviglia con i tuoi occhi. Unknown could be Wonderland, you know*.
Abbracciai il vuoto e chiusi gli occhi.
-Aspetta solo 5 secondi e vedrai la meraviglia con i tuoi occhi. The unknown could be Wonderland, you know*.- ripetei .
Un sorriso sembrò rigare il mio viso. Un sorriso privo di gioia pretese di tratteggiarmi il volto.
Mi lasciai al pianto disperato. Mi lasciai al gelo ed alla neve. Mi lasciai ai suoi occhi color del mare che ora mi fissavano e finalmente lo rividi.
*Lo sconosciuto potrebbe anche rivelarsi un paese delle meraviglie, sai*