A/N:
Facendo un rapido calcolo, secondo il quale l'esame Chuunin inizia il primo
luglio, Sasuke che va via dovrebbe essere inizi di settembre, circa. Almeno, qui
è così u.u Tecnicamente la storia è ambientata alla fine dell'agosto di tre anni
dopo. Viva la matematica >.< [sè u.ù]
La canzone per questo capitolo è "The Ghost of You and Me", di BBMak.
Aveva sempre pensato che
quello sarebbe stato il suo destino, a dire il vero.
Che sarebbe andato tutto come aveva immaginato, che le sue mani sarebbero state
sporche di sangue, il suo sangue, e che lui sarebbe stato finalmente libero,
libero di…
Libero di far cosa? Libero di morire?
La corteccia dell’albero era ruvida contro la sua spalla nuda, ma non gli
importava. Non era neppure tanto sicuro di
sentirla sfregare contro la pelle, non era neppure sicuro di sapere da dove
esattamente venisse tutto quel sangue.
Dato che non sentiva alcun dolore. Non che non vi avesse fatto l’abitudine,
ormai. Non sentiva assolutamente nulla.
Ed era soltanto vagamente consapevole dei capelli che gli ricadevano davanti
agli occhi, dell’erba bagnata sotto di lui.
Anche il suo volto era bagnato, poiché il vento era più gelido del solito.
Sudore? Pioggia? Sangue? Oppure…?
Mentre il respiro si condensava in una nuvola di vapore, prova visibile che era
ancora vivo, pensò semplicemente che il destino è qualcosa che l’uomo ha
inventato per non affrontare un’altra verità, di gran lunga peggiore:
tutto accade in modo totalmente casuale.
E le certezze, oh, le certezze non esistono.
I – The Ghost of You and Me.
Era accaduto tutto in modo
piuttosto casuale.
L’ultimo avvistamento dei membri dell’Akatsuki era stato nella periferia del
Villaggio della Cascata. In quanto membro del Niju Shotai, Asuma Sarutobi era
partito con Kotetsu e Izumo, e trascinando dietro di sé un riluttante Shikamaru,
sorbendosi la solita vecchia dichiarazione: “Sai che voglia.”
Nonostante tutto, il gruppo di Ninja del villaggio della Foglia si era
mobilitato verso il confine del Paese del Fuoco, sotto insistenza della Godaime
stessa. Nessuno sperava di trovare “veramente” alcun membro dell’Akatsuki. Non
ci speravano nemmeno, le voci erano tante, e comunque abbastanza vecchie.
Tuttavia, ogni piccola probabilità non andava sottovaluta.
Il viaggio di per sé era stato tranquillo, una missione di routine. Arrivati nei
pressi del Villaggio della Cascata, si erano divisi: Asuma e Shikamaru avrebbero
sondato la parte ad Est del villaggio; Izumo e Kotetsu la parte ad Ovest.
Come già detto, nessuno si aspettava di trovare nulla.
Tantomeno si aspettavano di trovare il corpo del ninja traditore Sasuke Uchiha,
coperto di sangue – che sarebbe o non sarebbe potuto essere suo.
What am I supposed to do
With all these blues?
Haunting me, everywhere, no matter what I do.
Avrebbero
dovuto immaginarlo.
Era fin troppo intuibile che la stanza fosse sorvegliata dalla squadra di ANBU.
Il consiglio non credeva forse che si trattasse di Orochimaru, uno dei tre
Sannin? Era del tutto giustificabile, era del tutto prevedibile.
Ciò non impediva a Sakura di essere letteralmente furiosa.
Sasuke-kun era Sasuke-kun. Orochimaru era Orochimaru.
La sua mente assonnata s'aggrappava a quell'unica convinzione, senza riuscire a
concepire quasliasi altra verità, se non quella che il suo amore era tornato a
casa, da lei.
Nella sua mente non v'era motivo per gli ANBU di essere lì. Perchè non la
facevano passare?
Rimase ferma, muta, mentre a malapena registrava il fiume di parole che sgorgava
dalle labbra di Naruto, copiose come sangue da una ferita appena riaperta.
Perchè era quello che era, no? Una semplice ferita. Ma se solo avesse potuto
vederlo, se solo avessero potuto...
Categoricamente, non li fecero passare. Stavano zitti, maschere sul volto in
grottesche imitazioni animali, e li fissavano. Non reagivano alle parole di lui,
sembravano non sentirle: ma Sakura non poteva biasimarli. Non le sentiva neanche
lei.
Sarebbe potuto essere tutto come un tempo, pensava. Loro tre nella stanza
dell'ospedale, bianca, asettica, così impersonale. Lui sdraiato nel letto,
Naruto contro il muro, lei che accomodava un fiore in un vaso, perchè non
sopportava quel candore così innaturale. E sapeva che non piaceva neanche a lui.
Una mano le si posò sulla spalla, scuotendola da quei pensieri, solo per
accorgersi che Naruto aveva smesso di parlare, e guardava dietro di lei.
La mano era di Shizune, che la strinse appena, in un gesto quasi
compassionevole. "Non potete stare qui, ora."
Mormorò, poco più d'un sussurro, quel sussurro che si usa per parlare ai
funerali, per non disturbare i morti. Al pensiero la ragazza rabbrividì e scosse
il capo, serrando le labbra. "Certo che possiamo. Lui è qui e probabilmente..."
"Non potete, Sakura. Scendete giù, uscite, riposati un po'. Suppongo ti sia
svegliata abbastanza presto, oggi."
Naruto non si mosse, piuttosto incrociò le braccia al petto, corrucciato,
poggiando la schiena contro la parete opposta alla porta. Non aveva intenzione
di muoversi di lì. Tuttavia, dentro Sakura, le parole di Shizune avevano
risvegliato un diverso filo di pensieri. Pensava ai fiori. Non aveva preso i
fiori, quella mattina. Ma importava poco, ora l'avrebbe visto, sarebbe venuta di
nuovo a trovarlo, e poi... poi glieli avrebbe riportati, e lui si sarebbe
svegliato, e li avrebbe visti, e avrebbe saputo d'essere a casa, l'avrebbe
salutata e poi...
Sentì la mano di Shizune premerle contro la spalla, tirarla via d'un lato,
scostarla. Davanti a lei non c'erano più gli ANBU, ma il viso dell'assistente di
Tsunade-sama. Batté ciglio, corrugò appena la fronte. "Hai bisogno di aria,
Sakura. Sei pallida. Vieni."
Non vide Naruto seguirla con lo sguardo, mentre si lasciava guidare fino alla
sala d'attesa.
Watching
the candle flicker out in the evening glow...
I can't let go.
When will this night be over?
Seduta, si guardava le mani. Quelle mani compitamente giunte in grembo, sulla
stoffa scarlatta. Immobile dove Shizune l'aveva lasciata, sulle sedie della sala
d'attesa, dove le gambe avevano mancato il loro sostegno. Sasuke-kun stava male,
lei poteva farlo stare meglio, perchè non la lasciavano passare?
Tutta la giornata le sembrava così strana, e non sapeva cosa fare. Cosa pensare.
Sollevò lo sguardo quando vide comparire di fronte a lei delle gambe fasciate
sotto un corto tessuto indaco. I suoi occhi verde foglia (quegli occhi che
sanno di casa) incontrarono, senza timore, quelli azzurri dell'amica.
Soffermandosi a metà strada, per un attimo, sulle cosmee che portava strette al
petto.
I fiori. Li aveva lei, e li stringeva quasi rassegnata, espressione comprensiva
sul volto.
Un sorriso distratto affiorò sulle labbra di Sakura, un timido fantasma dei
sorrisi più usuali. Accanto ad Ino, c'era Kakashi-sensei, che le faceva cenno di
alzarsi.
"Non me ne vado di qui, Kakashi-sensei. Devo vederlo. Anche Naruto sta
aspettando, è davanti alla sua porta. Anzi, ecco, devo raggiungerlo. Puoi darmi
quei fiori, Ino? Sai, per la stanza."
"Li ho portati apposta." Fece spallucce lei, consegnandoglieli. Erano pochi, nel
pieno della fioritura, tipici di quel periodo. Sakura li accolse con un sorriso,
prima di lanciar uno sguardo poco lusinghiero verso il suo maestro. "E tu, tu
non hai niente da dire, Kakashi-sensei? Potresti almeno vedere come sta."
Kakashi sospirò, e il suo occhio sorrise. "Ah, cosa posso farci. Così tanta
malafede nei miei confronti. Va' pure, non ti fermerò di certo. Mi era parso di
veder Tsunade andare da quella parte..." Si strinse nelle spalle, prima di
lasciarsi cader seduto su una sedia poco distante sulla sua stessa fila,
sollevando la pupilla al soffitto asettico. E quando la mano andò a frugare
nella tasca, con la solita (ed in questo momento detestabile) nonchalance in
quel gesto così familiare, Sakura gli voltò le spalle. Non si voltò a guardare
Ino, per sapere che non la stava seguendo. La sua amica rimase lì, e si accasciò
con un sospiro rassegnato sulla sedia. Sentì la sua voce rispondere alla domanda
esasperata della voce di Shizune. Non prestò attenzione alle parole scambiate.
Solo allora quell'allusione a Tsunade le parve un indizio buttato lì,
casualmente, dal maestro. La Godaime l'avrebbe lasciata entrare, ecco cosa
significava quell’accenno. Glielo doveva.
I didn't mean to fall in love with you...
Le cosmee non riposavano nel loro vaso, bensì per terra. Per terra ai piedi di
lei, troppo distratta dalla realtà per curarsi di loro.
V'era un che di morboso nel modo in cui i suoi occhi si soffermarono su quel
viso scavato, pallido, ammaccato ma che tuttavia era il viso del suo Sasuke-kun,
con le sopracciglia corrucciate persino nel sonno. Il viso di Sasuke come
l’aveva visto tre anni prima, mentre poneva sulla sua fronte quelle pezze
bagnate, dopo l’incontro che avrebbe sconvolto tutto il loro mondo.
V’era un che di morboso nel modo in cui annotava, quasi inconsciamente, le sue
ferite – il braccio destro è sicuramente rotto, la ferita sulla spalla
sanguina ancora, potrebbe essersi infettata, la gamba deve fargli male, quel
taglio sulla fronte è stato pericoloso, e il braccio sinistro… dio, il braccio
sinistro… - quasi lui fosse un paziente qualunque, e lei un medico
qualunque, come se non fossero Sasuke e Sakura, come se non ne avessero passate
mille insieme e poi…
V’era un qualcosa di morboso nel modo in cui le pupille si dilatarono, posandosi
sul braccio sinistro – completamente bruciato, la pelle bianca bianchissima
consumata fino al muscolo, annerita, lucida come se… - che Tsunade stava
medicando con espressione neutrale, appena contrita, avvolgendolo nelle bende
bianche, asettiche e anonime, spaventose.
Smise di guardare ancora prima di accorgersi che Naruto era accanto all’Hokage,
un’espressione smarrita sul viso abbronzato, e divenuto un po’ più maturo col
passare del tempo. Ma lui si era sicuramente accorto di lei, perché riuscì ad
abbozzare un sorriso affabile, che non si estese agli occhi.
”Vedrai che andrà tutto bene, Sakura-chan.”
Era un sorriso così falso che le faceva venir voglia di piangere.
Si precipitò al fianco del letto, dimentica delle cosmee che giacevano sul
pavimento freddo e pulito. Pensò Naruto a raccoglierle da terra, e sistemarle
nell’apposito vaso, occhi azzurri velati d’una lieve preoccupazione.
Per
Sasuke… o per lei?
And baby
there's a name for what you put me through:
it isn't love, it's robbery.
I’m sleeping with
the ghost of you and me.
Non v’era stato verso di
smuoverla di lì, anche ore dopo. Era lì, seduta sulla sedia che poco prima aveva
occupato Tsunade, mani che si tormentavano fra loro sul grembo, sguardo fisso
sul volto di lui, tentando di ignorare quella paura ancestrale, che la rendeva
così tesa.
Se avesse aperto gli occhi, e quegli occhi fossero stati d’oro, invece dei
soliti pozzi di buio che da piccola l’avevan sempre ammaliata… Se fossero stati
gli occhi del serpente che l’aveva portato via da lei…
Non aveva paura che le potesse far del male. Non era sola in quella stanza, non
era sola con lui. Due ANBU, silenziosi nelle loro maschere, osservavano senza
giudicare ai due lati della porta. Fuori, altri due facevano loro la guardia.
Kakashi-sensei poco prima aveva trascinato via Naruto, non senza una battaglia
che aveva attirato i borbottii esasperati di Shizune.
Il sole era salito, e ora tornava a calare sull’orizzonte. I resti del “pranzo”
– cibo da ospedale, che solitamente mette tristezza solo a guardarlo – erano
lì, dimenticati accanto al vaso di cosmee. Il vassoio l’aveva portato Shizune
stessa, ore prima.
La trattavano tutti con troppa accondiscendenza: non era lei a star male. Era
Sasuke-kun.
Sembravano tutti convinti del contrario.
Sollevò una mano titubante, prima di posarla sulla guancia di lui.
Lui non parve accorgersene, crucciando ancor più le sopracciglia come unico
segnale.
Ricordò il sorriso di Naruto. Si, le veniva da piangere.
Il giorno prima era rassegnata all’idea che Sasuke-kun sarebbe morto, e aveva
difficoltà ad accettarlo. Quella mattina Ino l’aveva illusa dicendo che era
ancora vivo. Sempre quella mattina, Tsunade aveva troncato le speranze sul
nascere.
Quanto può succedere in una manciata di ore.
Sapeva di aver dormito pochissimo. Sapeva di non pensare razionalmente, non ora.
Lo sapeva, mentre lentamente scivolava nel torpore dell’oblio, in un sonno
esausto e privo di sogni.
Seen a lot of broken hearts go sailing by
Phantom ships, lost at sea
And one of them is mine.
Venne
svegliata qualche ora dopo, quando ormai fuori era buio, da passi che non si
curavano troppo d’esser silenziosi.
Sollevò il capo, essendo caduta sul materasso candido davanti a lei, ed incrociò
lo sguardo di Naruto. Lui parve sorpreso, per un attimo, di averla svegliata.
Tuttavia si riprese presto, donandole uno di quei sorrisi un po’ sfacciati, che
spesso per lui sostituivano le scuse. “Scusami, Sakura-chan. Kakashi-sensei mi
ha tenuto fino ad ora per l’ allenamento.”
Si, l’aveva sospettato. Scostò lo sguardo sul suo Sasuke-kun, sul letto, sulle
cosmee che avrebbero dovuto rendere l’atmosfera meno disperata.
”Diceva qualcosa tipo…” e qui abbassò un lembo della fascia di Konoha, come era
solito fare ogni qualvolta s’apprestava a tentare un’imitazione del loro maestro
“Sei arrabbiato, perché volevi riportarcelo tu. Ma non devi reprimere la tua
rabbia, sfogala pure mentre io rimango qui a leggere il mio fidato giornaletto
porno.”
Era un’imitazione pessima, e Sakura era sicura che Kakashi-sensei aveva detto
ben altre parole. Ma non poteva negare che il contenuto era piuttosto
plausibile.
Riuscì ad accennare un sorriso quando Naruto risistemò la fascia sulla fronte, e
si lasciò cadere sul bordo del letto, con uno sbuffo. Per un attimo
l’espressione tornò quella da cucciolo abbandonato, rara, ma che le stringeva il
cuore.
Ma non appena notò che lei lo stava ancora guardando, sollevò lo sguardo, e
ritentò quel sorriso, falso fino al midollo, che avrebbe dovuto consolarla.
Raising my glass, I sing a toast to the midnight sky
I wonder why
The stars don't seem to guide me...
”Ti prego,
smettila.” Mormorò Sakura, riportando lo sguardo sul corpo di Sasuke. Indugiò
sul braccio sinistro – sempre che sia lui, sarà capace di riutilizzarlo
ancora…? – poi sul viso, così rovinato, ma di cui i lineamenti tradivano
ancora l’antica delicatezza che aveva incantato tutte le ragazze del villaggio.
Non eravamo abbastanza per te, vero? Ti davamo solo fastidio.
Un vago senso di amarezza decise di stabilirsi nel petto, all’altezza del
cuore. Sakura deglutì, scostando una ciocca corvina dal viso di Sasuke, con un
lieve sospiro. Si costrinse a distogliere lo sguardo, portandolo sulla piccola
finestra che lasciava filtrare le luce delle stelle fra le nuvole dell’autunno
incombente.
Non ero abbastanza… non lo sono mai stata, vero? Fa nulla. Non importa…
Perché doveva continuare ad amarlo, nonostante tutto? Nonostante Naruto e
Lee le fossero vicini, più di quanto avrebbe mai potuto sperare… perché doveva
continuare ad amarlo? Per lui il suo amore non era mai stato importante.
Naruto parve indovinare il filo dei suoi pensieri, perché prese a raccontare
di un’incursione di Gai durante il suo allenamento con Kakashi. Non voleva
vederla giù. Sakura si costrinse a ridere al momento opportuno.
La notte passò fra falsi sorrisi, per darsi coraggio e consolarsi a vicenda.
I didn't mean to fall in love with you...
And baby there's a name for what you put me through:
It isn't love, it's robbery.
I'm
sleeping with the ghost of you and me.
La mattina
dopo, quando il sole era già alto, Ino la trascinò a casa. Sakura protestò
piuttosto ardentemente, ma l’amica non volle sentire ragioni.
”Avevo promesso a tua madre che ti avrei riportata a casa sana e salva, scema.
Ho cercato di spiegarle la situazione, prima, ma non sembrava capire la
necessità del tuo star via, nonostante non fossi in missione. Si è presa un
bello spavento, sai? Cosa ti è venuto in mente, non tornare a casa, ieri? Avrà
pensato che ti avevo rapito o qualcosa del genere. Non ha più l’età per certe
cose.”
”Non sono affari tuoi, scrofa. Dovevo stargli vicino, ha bisogno di me, e tu lo
sai. Ha bisogno di me, non di…”
”Non di chi? Dei medici? Della Godaime? Di Naruto? Di me?” Ino schioccò
la lingua, finalmente lasciandole andare il polso, per voltarsi a guardarla.
”… già.” Mormorò Sakura di tutta risposta, scostando lo sguardo e superandola.
“In questo momento non puoi far nulla, Sakura. Sta al consiglio decidere. Non a
te. Non a Naruto. Non a me. Al consiglio.”
”Ma lui non ha bisogno di loro. Lui ha bisogno di me, e per l’amor del
cielo, io ho bisogno di lui!” Quant’era vera quella frase. Perché
aveva cercato di convincersi del contrario, in quei tre anni passati? Ammetterlo
le tolse un peso dal cuore, ma la sensazione durò poco. Ino la guardava con un
misto di rimprovero, e di malinconia.
”Avrei preferito che non fosse mai tornato.” La sentì mormorare. Sakura non
replicò, corrugando la fronte. Non erano quelle le parole che s’era aspettata.
“Non farai cambiar tutto di nuovo, vero Sakura? A me lui non interessa più, lo
sai. Lui si interessa solo di sé stesso, ed io almeno l’ho capito. Non devi
pensare che tutto ciò che dico sia per allontanarti da lui.”
Ancora una volta, Sakura rimase in silenzio.
”Non sono più una bambina, Sakura. Sei mia amica, e lo dico per te. Mi preoccupa
vederti così. E’ da ieri che non ragioni più. Hai a malapena mangiato. Ora fammi
un favore e torna a casa. Dormi, dì a tua madre che va tutto bene, mangia come
si deve. Se succederà qualcosa, lo verrai a sapere. Tsunade-sama non vi ha già
dimostrato di tener a mente i vostri sentimenti in quanto squadra? Non c’è
bisogno di reagire così. “
”Scusami. E’ solo che…”
Ino la interruppe, vestendosi d’un sorriso più affabile. “Non ti preoccupare.
Ricordati solo che non devi buttar via tutto quello che hai costruito in questi
tre anni, per lui. Non lo merita. Ora va’ a casa, prima che tua madre decida di
lapidarmi per averti rapita. Su.”
Suo malgrado Sakura ricambiò il sorriso, amarezza che pian piano tornava. Ino
aveva ragione, e forse era maturata molto più di quanto non lo fosse lei. La
loro amicizia aveva piano cominciato a risanarsi con l’assenza di Sasuke,
obiettivo delle loro liti. Ma ciò non significava che, con il suo ritorno, si
dovesse tornare anche ai vecchi tempi. Non significava dover ignorare il fatto
che Naruto le era stato vicino, ignorare ora quel legame più stretto che
permetteva loro di parlare civilmente. Accennò qualche passo, e sentì Ino fare
lo stesso alle sue spalle.
Tuttavia, un pensiero le si affacciò alla mente, e si voltò ancora. “Ino?”
La bionda si fermò allo stesso modo, braccia incrociate dietro la nuca, battendo
ciglio.
”Grazie per le cosmee.”
La vide sorridere.
”Più tardi vedrò di portare anche qualche eupatorio, per la composizione.”
Non poté fare a meno di sorridere a sua volta, con un pizzico di nostalgia.
The ghost of you and me
When will it set me free?
Non parlò
molto con sua madre, si limitò ad assicurarla di star bene, per poi rifugiarsi
nella sua tana, al piano di sopra. Distrattamente si ritrovò a sfogliare tutte
le vecchie foto, soffermandosi su quella più familiare, e probabilmente più
cara, della settima squadra. Era stato un pomeriggio duro, quando l’avevano
scattata, e Naruto e Sasuke non avevano fatto altro che battibeccare per tutto
il tempo. Alla fine, lei aveva “intimato” a Naruto di piantarla di saltare
sempre davanti all’obiettivo, rovinando tutti i tentativi di fotografia.
Naruto aveva cominciato a lamentarsi su quanto ingiustificatamente crudele fosse
Sakura, e Sasuke aveva borbottato un “Piagnucolone” perfettamente udibile.
Il risultato nella foto fu quello di una ragazzina tutta sorridente fra due
ragazzi fin troppo imbronciati. E un Kakashi-sensei stranamente entusiasta.
Lasciò scorrere l’indice sulla superficie lucida della foto, prima di riporla
fra le altre, e chiudere il cassetto.
Non poteva certo illudersi che sarebbe stato tutto come prima. Non era così
infantile. Ma nulla le vietava di sperare, e provare a far diventare quella
speranza realtà.
Nulla glielo vietava, eccetto il Consiglio stesso.
Nulla le aveva impedito di tornare, quel pomeriggio. Nonostante le mille
raccomandazioni di sua madre, una madre preoccupata che neppure comprendeva
quello che era appena cambiato nella vita di sua figlia.
sua madre non aveva mai perso il suo amore. Il suo amore era stato sempre lì, di
fianco a lei.
Per questo le rimproverava la sua smania di stargli vicino. Solo per questo, si
ripeteva Sakura.
Solo per questo.
”Sakura! Sakura, vieni!”
La voce di Ino, allarmata come di rado l’aveva sentita. Lei era lì, aveva appena
svoltato l’angolo della stradina polverosa che portava all’ospedale, e non
appena l’aveva vista il suo volto s’era illuminato. Quasi stesse cercando lei.
Quanto la cercava, ultimamente. Quasi volesse averla sempre sotto controllo.
Tuttavia era affannata. Troppo affannata.
”Che c’è?”
”Lui… lui sta male, Sakura. Molto male.”
Mente di nuovo svuotata, lo stesso fenomeno della sera prima, la kunoichi prese
a correre di fianco all’amica/rivale di una vita. “Si… si è… svegliato?”
Ino scosse il capo, serrando le labbra. Sakura non capiva, ma non aggiunse
altro. Ridusse anche le sue stesse labbra in una linea esangue, labbra tirate… e
continuò a correre.
I hear the voices call
Following footsteps down the hall
Trying to save what's left of my heart and soul
Sapeva che
Tsunade-hime la stava guardando, oh se lo sapeva. Sentiva il suo sguardo bucarle
la schiena, mentre le voltava le spalle, rivolta verso il letto asettico
dell’ospedale. Sapeva che la fissava, come sapeva che non stava cercando di far
nulla.
”Sasuke-kun… Sasuke-kun, svegliati. Io… io ho imparato tanto, lo sai, sono
diventata brava, ti farò stare meglio, te lo prometto, ma tu… tu svegliati
soltanto, apri gli occhi, fai vedere che sei ancora tu , che non… che si
sbagliano, allora sarà tutto più facile, lo sai…”
Sapeva che la fissava, come sapeva che non stava cercando di far nulla.
Il volto pallido davanti a lei era sudato, le sopracciglia corrugate, il respiro
affannato fatto di singhiozzi veloci. Li conosceva, i sintomi, li conosceva,
doveva stare calma, perché non riusciva a pensare.
Serrò gli occhi, lasciando sfuggire l’unica lacrima che si sarebbe concessa
quella sera. E stava per schiudere le labbra di bocciolo, stava per prendere in
mano la situazione, quando…
”Sakura, nella vetrinetta dovrebbero esserci delle erbe, quelle nel barattolo
rosso, a destra. Prendile, e nell’anta in basso c’è il bollitore. Riempilo
d’acqua. Sarà una lunga nottata.”
Tsunade-sama.
Infatti, la notte fu una delle peggiori che Sakura avesse mai affrontato. Se la
sua mente, ancora stanca dagli avvenimenti, none ra riuscita a capire cosa
avesse il ragazzo, la Godaime non aveva avuto dubbi: infezione.
La ferita alla spalla, quella voragine che pareva trapassarlo da una parte
all’altra, si era infettata. Era troppo estesa, e si era infettata.
Ma lei, Sakura, non l’aveva sospettato la prima volta che l’aveva vista? A cosa
stava pensando…?
Mentre Tsunade disinfettava la ferita, e preparava la medicazione – con
un’espressione che a Sakura non piacque affatto, per niente, perché sembrava
dubitare che funzionasse : non lo avrebbe accettato, lei era una dei tre Sannin,
non poteva non funzionare, non glielo avrebbe permesso – Sakura si limitò a
passargli la notte accanto, cambiargli la pezza imbevuta d’acqua sulla fronte,
come tanti anni prima. E pregava ogni divinità che conosceva, nell’ordine in cui
le sovveniva nella mente concitata, pregò la Vita stessa affinché gli desse
l’opportunità di riaprire gli occhi.
Non importa per quanto tempo. Bastava anche un attimo, per quanto egoista
potesse sembrare.
Solo…
Fammi esser certa che sia lui. Che c’è speranza, o che c’è stata. Che il suo
corpo è stato suo fino alla fine. Te ne prego…
Naruto le si avvicinò e le posò una mano sulla spalla, cercando di
confortarla. Suo malgrado, Sakura sorrise.
Dio solo sapeva quanto era costato a Naruto quel sorriso.
Watching the candle flicker out in the evening glow
I can't let go...
When will this night be over?
Sebbene la febbre
si fosse abbastanza, il corpo di Sasuke non aveva smesso un attimo di tremare.
Non un solo istante.
Sakura aveva abbandonato la sedia per sedersi accanto a lui, sul letto stesso.
La mano sinistra teneva la sua, la destra dimenticata sul panno bagnato.
Tsunade-sama aveva asserito che tutto sarebbe stato tranquillo. Lo aveva
promesso. Aveva promesso di parlare con il consiglio… aveva promesso tante cose.
Dal candore del lenzuolo spuntavano le bende avvolte attorno alla spalla e al
collo, già macchiate nuovamente di carminio.
”Sono passati due giorni e già mi sembra una vita. E’ incredibile come riesca a
crear problemi anche quando dorme.” Borbottava Naruto, seduto all’estremità più
bassa del materasso, mani giunte dietro la nuca abbronzata. Sakura alzò lo
sguardo, battendo ciglio. “Oh, non dire così, dai.”
”Ma è vero, dai, lo sai anche tu! Non solo ha il coraggio di farsi trovare mezzo
morto – quando dovevo ridurlo io mezzo morto, e riportarlo a casa a calci
nel…”
”Naruto…”
”…Non solo questo, ma ha pure il coraggio di rischiare di morirci sotto
al naso! Se non è egocentrismo e maleducazione questa…”
”… che paroloni. Il fatto che Jiraiya sia uno scrittore ha i suoi pro, a quanto
pare.”
”Sakura-chaaan~”
A quel tono da cagnolino col coda fra le gambe, Sakura permise ad un sorriso
condiscendente di tornar sulle labbra. Scosse il capo, schioccò la lingua, prima
di riportar l’attenzione sulla stoffa, e tornar ad intingerla nell’acqua.
Sentì Naruto sospirare, e con la coda dell’occhio lo vide sollevare il mento,
quasi l’avesse offeso. “Quell’ero-sennin non mi insegna proprio niente. Scrive
come un bambino, davvero. Sai che una volta ho scritto qualcosa al posto
suo, e non se ne sono neanche accorti? Ecco come scrive, quello lì.” Indignato.
”Tu… hai scritto cosa…?!”
”Oh… Ehm… cioè, non di quel tipo, davvero. Cioè… è noiosa quella
roba… non mi è piaciuta per niente.”
La stava prendendo in giro. Era grata di quei tentativi di tirarla su, davvero.
Lo dimostrò stando al gioco, crucciando le sopracciglia e sporgendosi sul
materasso. Usando la mano sinistra per poggiarsi, e tenersi su, stringendola a
pugno vicino al fianco di Sasuke. Salì con un ginocchio sul letto, l’altra gambe
distesa col piede poggiato per terra, il braccio destro disteso per minacciarlo
con lo straccio grondante acqua. “Sei diventato soltanto un pervertito!”
Lo agitò, gocciolando dappertutto, poi fece per lanciarglielo addosso. In quel
gesto perse l’equilibrio già precario, e cadde sul letto.
Ovviamente, Naruto scansò il proiettile bagnato, e cominciò a ridere. La sua
solita risata chiassosa, e chiaramente stava ridendo di lei. “Oh, la grazia
dell’elefante, lei…”
”Naruto…” un ringhio, niente più. Strinse i pugni, s’allungò appena per
riprendere la pezza… troppo lontana. Fece per schiudere di nuovo le labbra…
Ma fu la mente a fermarsi per prima.
Un gemito, seguito da un sussurro impastato, da una voce irriconoscibile eppure
dalla sfumatura familiare. Rauca, non usata da tempo.
Nonostante la muta protesta, Sakura non si spostò di un millimetro. Voltò solo
il viso, scostò solo lo sguardo verso di lui.
Il cuore le si fermò in gola.
I didn't mean to fall in love with you...
And baby there's a name for what you put me through:
It isn't love, it's robbery.
I'm sleeping with the ghost of you and me.
A/N: Mi sento in dovere di precisare che per qualche arcano motivo odio Sakura, ma adoro scrivere di lei. Per qualche arcano motivo. Comunque sia sono una fan dello yaoi NaruSasu, ma non riuscirei a scriverlo neanche mi pagassero. E scriverlo non mi piace. Mi piace scrivere di Sakura e Sasuke, punto. ò_ò
C'è chi dice che son strana. Non posso dargli torto °.°
Chi è vede Sakura? Chissà ~ °.° Son malefica -.-" Non badate a me, prego. E' stata una pena scrivere sto capitolo, sopratutto l'ultima parte e il discorso fra Ino e Sakura. Suppongo che in tre anni cambino molte cose. Semplicemente le faccio cambiare a modo mio XD
Penso che non avrebbe più modo di litigare con Ino, una volta scomparso il motivo principale della loro lite. E penso che senza Sasuke, andrebbe anche più daccordo con Naruto, che comunque s'è fatto in quattro per lei o.ò Ho odiato Sakura per il modo in cui ha interrotto la sua amicizia con Ino. Suppongo che Ino le fosse davvero affezionata. Mah. E' l'una e dieci, quindi e meglio che vada a riposare. Domani mi attendono le versioni di latino.
P.S. Non riesco a scrivere Kakashi e Tsunade, ma neanche se mi pagano -.- Spero non siano troppo OOC.