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Autore: Eikochan    20/01/2012    8 recensioni
“Hei, Uchiha!” Un ragazzino dai capelli mori raccolti in una coda alta l’aveva chiamata urlando in mezzo al cortile dell’Accademia.
“Ti ho detto di non chiamarmi Uchiha, Takumi!”
“Ma tu sei un’Uchiha.”
“No, io sono una Uzumaki!”
“Ma fammi il piacere.. perché allora avresti lo Sharingan?”
Ma a quella domanda non seppe trovare risposta e con le lacrime di rabbia agli occhi se ne tornò a casa seguita dall’urlo di quel maledetto Takumi che le ronzava nelle orecchie: “Sei un mostro! Proprio come tuo padre.” E intanto si domanda perché diavolo doveva avere quello stramaledetto Sharingan.

Long-fic basata sulla mia one-shot precedente "Il frutto del peccato"; la protagonista è Misaki, figlia di Sasuke e Sakura, che viene abbandonata sull'uscio di casa di Naruto che si prende cura di lei come un padre. Disprezzata e odiata da tutto il villaggio inizierà a odiare sè stessa e i suoi genitori naturali, che non ha mai conosciuto.
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Nuovo Personaggio | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il frutto del peccato.'
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CAPITOLO VI

 

Quella mattina Sakura si era limitata a scaldare del latte e, con immenso stupore della figlia, c’era riuscita perfettamente.
“Tieni, Misaki”.
“Mmm.”
Non si poteva di certo dire che la Uchiha fosse una dal risveglio facile.
In quel momento entrò Hinata, un grembiule allacciato a malapena sull’enorme pancione che sfoggiava. Prese anche lei una tazza di latte e si sedette vicino a Misaki.
“Dopo passa qua Aki.” La mora aveva alzato lo sguardo dal latte e ora fissava la madre.
“Va bene, tesoro. Vedete di non fare troppa confusione però..”
“Tranquilla, mamma.” La tranquillizzò lei. “Dopo andremo insieme a sentire il discorso di papà.”
“No, preferisco che tu vada con Hinata a sentire il discorso.” Naruto era entrato in quel momento e, il capello calato malamente in testa, afferrò il giornale e un biscotto prima di tornare verso l’uscita.
“Ci dobbiamo preoccupare?” domandò Sakura, dando voce anche alle preoccupazioni di Misaki.
“Tranquille, tutto sotto controllo.” Naruto aprì l’uscio di casa per poi urlare: “Non vi fidate, forse, dell’Hokage più figo di tutti i tempi?!” e si richiuse la porta alle spalle, ridendo. Le tre si guardarono sconsolate tra di loro.
“Comunque” prese di nuovo parola Sakura, soffiando distrattamente sul suo latte caldo per farlo raffreddare. “vedo che tu e Aki avete un certo feeling, o sbaglio?”
“Siamo amici!” rispose indignata Misaki, sbattendo il cucchiaino contro la tazza.
“Non devi vergognarti di nulla.” disse Hinata, dando corda all’amica.
“Non mi vergogno di niente! E poi cosa me ne frega di avere un fidanzato..”
“La prima volta che mi sono innamorata avevo la tua età..” tornò a parlare Sakura.
Misaki sentiva chiaramente puzza di ‘racconti dei vecchi tempi andati’ e per un attimo fu tentata di abbandonare velocemente la stanza, ma alla fine si arrese a prestare ascolto, se non altro per sfuggire alle faccende che la aspettavano quel giorno.
“In realtà mi è sempre piaciuto, ma la cotta si è trasformata in amore quando avevo circa dodici anni ed è stato non appena ho iniziato a vedere oltre il suo aspetto fisico”, prese di nuovo parola la donna dopo qualche secondo di silenzio, “Lui mi ha respinto per anni e anni dicendomi che ero noiosa e sciocca.”
“Che stronzo.”
“MISAKI!” la ripresero all’unisono Sakura e Hinata.
“Scusate! Continua pure il racconto..” si scusò infastidita.
“In ogni caso io ho sempre cercato di comprenderlo, l’ho sempre sostenuto. Era simile a un amore unilaterale; ma ho sempre sentito, in fondo al cuore, che anche lui provava qualcosa per me. Questo mi ha permesso di sopravvivere in tutti quegli anni di lontananza, chiamatelo sesto senso o solo stupidità, ma è quello che mi ha dato la forza di andare avanti.”
“Io non avrei mai aspettato anni qualcuno che si è allontanato volontariamente da me.” disse, sovrappensiero, la mora.
“Sono sempre stata una sognatrice, una di quelle che si attaccano ai propri sogni e alle proprie illusioni con le unghie e con i denti. Ad un certo punto però si sono infranti dolorosamente contro un muro d’odio e vendetta. Pensa che Sasuke mi ha quasi ucciso, due volte!”
“Davvero?” Ora Misaki era realmente presa dal racconto. “E tu l’hai perdonato?”
“Si, ho capito che era sotto shock, totalmente spersonalizzato dall’odio. Sembra una persona forte e distaccata, ma in realtà ha un carattere piuttosto fragile ed è facile preda delle emozioni che, anche se non esternate, dominano impulsivamente tutto il suo modo di agire..”
“Sakura.” Sasuke era comparso, le labbra leggermente strette in un’espressione piuttosto indispettita.
“Oh, buongiorno Sas’ke.”
“Evita di raccontare i fatti i miei in giro, altrimenti io potrei dire che ho cercato di ucciderti perché tu per prima hai cercato di farmi fuori.”
“Ma che razza di psicotici siete?”
“Della peggior specie.” sorrise Sakura. “Ma ricordati che hai i geni di entrambi quindi io, se fossi in te, inizierei a preoccuparmi.”
“Divertente.” E detto questo Misaki prese l’ultima fetta biscottata e tornò in camera sua.

 

“MISAKI!”
La voce di Hinata la risvegliò: diavolo, si era addormentata.
“Sì?”
“Vestiti che fra dieci minuti partiamo per andare a sentire il discorso di tuo padre..”
Raccattò la sua maglia preferita e la indossò in un batter d’occhio, prese poi un paio di leggins neri e, dopo essersi data una spazzolata ai capelli, scese al piano di sotto.
Vide che in soggiorno si erano radunati Hinata -avvolta in un vestito color perla che richiamava il colore dei suoi occhi- Sasuke e Sakura coperti, invece, da capo a piedi di un mantello nero con cappuccio: erano praticamente irriconoscibili grazie all’ombra del copricapo che oscurava i loro volti.
“Allora, Misaki, io e te partiamo fra dieci minuti.” esordì Hinata.
“Mentre io e Sasuke partiamo adesso, prima della folla e poi staremo nascosti nel palazzo dell’Hokage.”
“Ok.”

 
Si avviò insieme a Hinata verso la piazza principale, quella di fronte al palazzo. Le strade erano affollate di abitanti che si muovevano tutti, come un fiume in corsa, nella stessa direzione.
A un certo punto incontrarono Temari e Shikamaru.
“Ciao Hinata.” la salutò il Nara.
“Shikamaru, Temari.. che piacere rivedervi!”
“Sai cosa ha in mente Naruto?”
“Ne ho un’idea, ma meglio non esserne troppo sicuri. Se c’è una caratteristica di Naruto quella è l’imprevedibilità.”
“Già. Dato che ci siamo incontrati perché non andiamo insieme a sentire il discorso?” propose Temari, sistemandosi meglio il ventaglio sulla schiena.
“Perfetto. Cosi Misaki e Aki possono stare insieme, sono diventati molto amici, vero?”
“Non parlate di noi come se non vi sentissimo.” si intromise nel discorso Misaki.
“Su, vai a parlare con Aki.” tagliò corto Hinata, dandole un colpettino in avanti e tornando poi a immergersi nelle chiacchiere con gli altri due. Poco dopo, di fronte al negozio Yamanaka, videro Ino e Sai uscire, quest’ultimo mano nella mano con Inojiro Yamanaka, un bambinetto di cinque anni dal colorito pallido che contrastava con i capelli neri e lo sguardo azzurro che colorava il tutto. Com’era prevedibile anche loro si aggiunsero al gruppetto.
Erano arrivati relativamente presto e quindi erano riusciti a prendere posto nella prima fila davanti alla massa di persone che pian piano stava stipando la piazza. Finalmente alle 8 in punto Naruto, con calato in testa il cappello di Hokage e la tunica sopra l’intramontabile tuta arancione, si affacciò al balcone e iniziò il suo discorso.
“Buona sera a tutti voi, abitanti di Konoha. Vi starete domandando come mai io abbia indetto questo discorso; beh, innanzitutto, voglio dirvi che quello che vi dirò oggi non farà piacere a molti di voi. Ne sono a conoscenza da diverso tempo: il fatto che andrò a narrarvi mi è stato raccontato ancora prima della Guerra, ma solamente quando sono stato nominato Hokage ho avuto accesso ai documenti che mi confermavano la versione dei fatti. Ora vi domanderete perché io abbia aspettato tutto questo tempo per informarvi: sono stato bloccato dal rispetto verso un amico, senza la sua autorizzazione non avrei mai rivelato niente.” Si bloccò per un secondo, guardando dietro di sé. “Stasera vi racconterò la verità su Uchiha Itachi. Sono sicuro che tutti voi, sia i più anziani che i più piccoli, sanno di chi sto parlando e cosa successe quella fatidica notte in cui quel tredicenne dai modi gentili e dal talento innato sterminò tutto il suo clan e poi si unì all’Akatsuki. Vi ha inorridito per giorni, mesi.. anni, l’idea di un figlio che senza pietà uccide i suoi genitori, immagino, e non vi do torto. Ma ora siamo qua per fare luce sulla vicenda. Come vi ho già detto quella che vi rivelerò stasera sarà la verita.”
Nella piazza non volava una sola mosca, tutti con lo sguardo puntato in alto ascoltavano diligentemente quello che l’Hokage stava dicendo.
“E se per caso non mi crederete sarò disponibile a rilasciare i documenti che parlano dell’accaduto. Torniamo al dunque, ora. Vi sareste di sicuro domandati il perché di una tale ferocia e crudeltà, vi sarete chiesti cosa ha spinto un ragazzino pacato e tranquillo ad assassinare a sangue freddo un intero clan… Sete di potere? Semplice forza bruta? Un’improvvisa follia? No, mi duole dirvelo, ma la spiegazione è ancora più agghiacciante. La verità è che Itachi Uchiha ha sterminato il suo clan, ha ucciso i suoi genitori, è diventato un traditore, si è unito all’Akatsuki, è vissuto nell’odio ed è stato disprezzato da ogni persona solo per proteggere Konoha…”  
A quella frase la gente incominciò a guardarsi attorno, dubbiosa, riflettendo le domande negli occhi del vicino per poi tornare a osservare l’Hokage che si era fermato osservando il dubbio generale. Poi riprese a parlare, con il solito tono di voce calmo e deciso.

 
La voce di Naruto le arrivava sfalsata, mentre, ad ogni frase che aggiungeva l’Hokage, assumeva un’espressione sempre più allibita. Ascoltò attentamente il racconto di come Itachi aveva sterminato il suo clan per salvare il villaggio della Foglia, di come si era unito all’Akatsuki per monitorare le loro azioni, ma soprattutto di come aveva lasciato in vita Sasuke –suo padre, si costrinse ancora una volta a pensare- e di come lui, una volta scoperto tutto, avesse deciso di vendicare Itachi e sterminare Konoha per tutto il dolore che aveva fatto passare a lui e a suo fratello.
Tutto aveva un senso: piuttosto soggettivo e labile, ma pur sempre un senso che non facesse passare Sasuke per un pazzo furioso e omicida.
Prese, istintivamente, a tremare leggermente schiacciata dal peso delle rivelazioni; si costrinse a smettere e a darsi una inutilmente una calmata. All’improvviso sentì una mano calda, di poco più grande della sua, stringerle il polso accelerato. Si girò impercettibilmente verso la sua sinistra e vide Aki, accanto a lei, guardare intensamente l’Hokage; il tocco caldo sulle sue vene che pulsavano velocemente ebbe il potere di calmarla e in poco tempo smise di tremare.
Misaki non ringraziò, Aki non la guardò e sembrava quasi che non fosse successo assolutamente nulla. La mora tornò a rivolgere l’attenzione al padre adottivo.
“E con questo ho terminato il mio discorso e vi invito a tornare a casa e a mettere a letto i vostri figli pensando a come vi sentireste se esso fosse costretto a uccidervi a sangue freddo, a come vi sentireste nel vedere il vostro gioiello più prezioso sfoderare un kunai e impiantarvelo nel petto.
E poi, prima di addormentarvi provate a immedesimarvi in Mikoto e Fugaku Uchiha e a cercare di capire cosa essi possano aver sentito vedendo il loro amato primogenito ammazzarli senza pietà e senza un’apparente motivo e provate a capire il dolore di un bambino che vede il fratello maggiore cercare di ucciderlo. Per questo io vi invito a smetterla di fare violenza psicologica sugli appartenenti al clan Uchiha”.
A quelle parole Misaki sentì gli sguardi di tutti gli abitanti puntanti sulla sua nuca e percepì aumentare, nello stesso momento, la presa sul suo polso; si tranquillizzò un’altra volta.
“Ah, e un ultima cosa: vi annuncio con estrema gioia il ritorno di Sakura Haruno e Sasuke Uchiha” annunciò Naruto, come se niente fosse, mentre si stagliavano alla luce la figura esile e alta del traditore numero uno di Konoha e quella più bassa ma sempre magra della sua amante.
Ora la piazza era ammutolita, ma non solo si erano tutti fermati immobili e silenziosi, anche gli uccellini che fino a qualche secondo prima cinguettavano sui rami bassi ora non facevano rumore.. addirittura sembrava che pure il Fiume avesse messo di scorrere appena fuori dalle mura.
“Vi invito a essere gentili con loro, ora che sapete tutta la verità.”
La reazione del pubblico fu velocissima, urla e insulti partirono dalla folla agitata; Hinata e Aki si strinsero ancora di più vicino a Misaki, uno alla sua sinistra l’altra alla sua destra, temendo ritorsioni o degeneramenti. Parti chiaro, dalla confusione, la voce, alta, di un uomo non individuato che domandava come l’Hokage potesse permettere a Sasuke Uchiha, che anni prima aveva raso al suolo metà Konoha, di tornare a camminare per quelle vie. La risposta di Naruto non si fece attendere.
“Vedete, cari concittadini, dopo aver saputo della storia di Itachi Uchiha ho provato a immedesimarmi nei panni di un sedicenne che scopre di aver vissuto tutta la sua vita nella menzogna e di avere ucciso il suo amico e famigliare più caro per colpa di ‘Konoha’. Per questo io comprendo ma non approvo il comportamento di Sasuke e per questo non sarà giustiziato come invece prevede la legge. Detto questo vi avviso che non saranno tollerati comportamenti di razzismo e ritorsioni verso la famiglia Uchiha. Grazie per l’attenzione e buonanotte.” E subito Naruto rientrò nell’edificio seguito da Sasuke e Sakura.
Nella piazza intanto si era creato lo scompiglio più totale, tutti si guardavano intorno –chi dubbioso, chi preoccupato, ch indignato, chi triste – e naturalmente intervallavano il tutto guardando insistentemente Misaki.
“Naruto andrà incontro a un bel po’ di guai per questo.” esordì Temari. “lo accuseranno di favoreggiamento e non vedo come potrebbero non farlo.”
“Naruto sa quella che fa e quello a cui va incontro.” la interruppe Shikamaru, non prima di aver gettato una fugace occhiata alla mano di Aki intrecciata al polso di Misaki; il piccolo Nara, notando lo sguardo del padre, la ritrasse subito.
“Bè, noi andiamo a dormire. Domani abbiamo entrambi una missione.” si congedò la Sabaku.
“Allora buonanotte Shikamaru-kun, Temari-san.”
“Buonanotte a te, Hinata.”
“Notte, Aki.” Misaki lo salutò con un lieve sorriso impresso in volto, che il ragazzo prese come segno di riconoscimento.
“Notte, Misaki.”

 

 
SPAZIO AUTRICE:

Ciao a tutti ^^
Perdonatemi la lunga attesa per questo capitolo, ma proprio non voleva saperne di scriversi XD è stato un po’ un parto, sta volta, quindi fatemi sapere se è nato uno sgorbio o qualcosa di carino.. ahah!
Come vedete ho dato un po’ di spazio all’interazione Misaki-Sakura, che prima o poi dovranno anche imparare a comprendersi, e al MisakixAki (quei due mi piacciono troppo insieme, oltre a ispirarmi troppo.. e la mia mente bacata sta già pensando a una mini-long sui due in un futuro prossimo XD)
Spero che il discorso di Naruto sia comprensibile e “da Hokage”, ho tagliato tutta la parte della spiegazione di Itachi –ma penso che nessuno di voi voleva un ripasso sulla questione Uchiha-.
Penso che da questo capitolo gli aggiornamenti inizieranno a essere settimanali ora che gli impegni sono tornati e ho iniziato a covare la passione per i contest anche se con ‘scarsi’ risultati (NB: se volete passare a leggere Tutto per colpa si una sigaretta una Shika/Tema leggera e senza pretese che si è valsa l’ottavo post –hem- e il premio per migliore coppia etero)
Bè, penso di aver detto tutto.. aspetto con ansia le vostre considerazioni!

Un bacio, Eikochan.

   
 
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