Storie originali > Soprannaturale > Vampiri
Segui la storia  |       
Autore: Chia_aihC    22/01/2012    2 recensioni
«Mi ucciderai?» sibilò di nuovo, dopo un lungo silenzio da parte del suo carceriere.
Ancora silenzio.
«Sì, credo di sì.»
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

11.Compagni di viaggio

 
«Perché ti sei fermato?» stava per chiedergli la ragazza, quando il vampiro le mise una mano sulla bocca, stringendola e scrutando le ombre attorno alla cava.
Anghel guardò il volto di Alam, proteso verso l’ingresso del loro rifugio, e vide i suoi occhi brillare nella notte, come quelli di un gatto pronto a saltare al minimo fruscio. Doveva esserci qualcuno nella cava. Lentamente la mano del vampiro lasciò libera la sua bocca e lei stette ben attenta a non produrre il benché minimo rumore mentre pensava al suo Alex, dentro la grotta, e il cuore le martellava eccessivamente forte nel petto. Alam si mosse lento e silenzioso. Se non fosse stato accanto a lei non si sarebbe mai accorta della sua presenza e dei suoi spostamenti. Vide una figura alta e sinuosa uscire dalla cava, movenze delicate contro il chiarore notturno. Una creatura che attrae e respinge per la sua bellezza fredda. Un vampiro, Anghel non ne aveva alcun dubbio. Per quanto lo stretto contatto a cui erano soggetti l’aveva abituata ad Alam, era ben consapevole dell’eleganza intrigante che lui poteva esercitare su di un estraneo. Lo stesso fascino che ora lei sentiva nei confronti della creatura che si stagliava a qualche metro da loro. E il suo cuore prese a battere ancora più forte, diviso tra il desiderio di andare dal vampiro e il naturale terrore che questo ispirava al suo istinto.
Fu un attimo. Non si era nemmeno resa conto di quanto Alam si fosse avvicinato all’altro vampiro. Dall’erba balzò fulmineo e tutto quello che gli occhi di Anghel riuscirono a registrare fu una massa scura che veniva scaraventata violentemente a terra. Senza alcun suono nell’aria. Nulla si mosse per un tempo che alla ragazza parve infinito.
Alam e il vampiro sembravano scomparsi, inghiottiti dalla terra.
E se fosse così?” si ritrovò a pensare lei per pochi istanti, improvvisamente colta dal panico. Lui era l’unico essere col quale avesse ancora un effettivo legame. Se spariva a lei cosa mai restava? Senza pensare, uscì dall’ombra in cui lui l’aveva lasciata e corse nel punto dov’era scomparso. Una facile preda.
 
***
 
Alam stringeva con forza la fragile gola della vampira. Ne aveva sentito l’odore appena in tempo. Era stata molto scaltra... in qualche modo era riuscita a non fare avvertire la sua presenza fino all’ultimo istante. Se lui non fosse stato attento probabilmente li avrebbero sorpresi proprio all’ingresso del loro rifugio, senza lasciargli possibilità di reagire.
«Cosa fai qui.» sibilò, vicinissimo al volto della femmina, tanto da sentire il profumo di erbe aromatiche con le quali doveva lisciarsi i capelli.
Ne era impregnata... come l’aveva eluso? Vento? L’aria non era smossa...
«Elemento vento...» disse ancora, guardando quegli occhi di ghiaccio fissi immobili su di lui.
«Vedo che vi siete ripreso.»
«Alam!» la voce di Anghel dietro di lui risuonò forte in quel silenzio.
Perché si è mossa?” fu il suo primissimo pensiero. Si era esposta! Un attimo di distrazione, sentì la vampira divincolarsi sotto la sua stretta, ma lui fu più rapido. Riuscì a immobilizzarla nuovamente e contemporaneamente alzò la testa. Anghel era a pochi passi da lui ormai, riusciva a vederlo.
«Anghel!» una terza voce, da dentro la cava.
Alam si volse rapido, i muscoli tesi a bloccare la femmina. Cosa fare? Liberare la vampira e prendere Anghel o fermarsi un secondo a capire cosa stava succedendo? Aveva già visto questa donna, ma non era quella che li aveva aggrediti a Padova. Dove allora? Dalla grotta uscì un giovane umano, dai capelli castani quasi biondi. Non era un vampiro, era il ragazzo che aveva visto al suo risveglio a Venezia... allora questa doveva essere la vampira della famiglia. Tornò a guardarla, sempre chino su di lei, bloccandole tutti gli arti e la gola. La bocca rossa della donna, lievemente aperta, mostrava i canini appuntiti, ma non vi era minaccia nel suo sguardo. Qualcos’altro, qualcosa di familiare.
Occhi di ghiaccio, rivestiti di lacrime...” si trovò improvvisamente a pensare, senza motivo, e lasciò istintivamente la presa.
«Bruno!» sentì Anghel dire alle sue spalle, mentre era intento a rialzarsi. «Cosa fai qui?» la voce del suo tamer, lievemente tremula.
Accanto a lui, la vampira si rialzò e si risistemò i vestiti stropicciati. Quasi come rispondendo a un segnale, tutti rientrarono nella cava. I due umani si sedettero per terra, Alam notò che per prima cosa Anghel si accertò della presenza del gatto e, per un qualche strano motivo, anche lui si sentì rassicurato dal notare che era ancora lì e che stava bene. Quindi pensò bene di andare a sedersi accanto a lei, il braccio a contatto con quello del suo tamer, per sentirne la presenza, il flusso del sangue nelle vene sotto la pelle, per controllare che stesse bene e per esser pronto a caricarsela sulle spalle e a correre lontano. Vide che la vampira, dal canto suo, si appoggiava contro la parete della cava, rimanendo in piedi, dietro al giovane. “Vuole bloccarmi la via di fuga?” pensò. Sarebbe riuscito a esser più veloce di lei? Pensava di sì; la muscolatura della femmina era ben sviluppata ma non sufficiente. E sì, lui avrebbe dovuto alzarsi, caricarsi un peso addosso e correre, mentre lei doveva solo preoccuparsi di andare verso l’ingresso della grotta. Ma in quel caso l’avrebbe facilmente spinta via...
«Jahèl... mi spiace per quel che è successo. Alam stava solo cercando di proteggermi.» disse Anghel.
Perché si scusava? Lei si scusava per molte cose e ancora non riusciva a comprenderne il motivo. Ora meno che mai. Loro due erano braccati, chiunque avrebbe agito come aveva fatto lui vedendo un vampiro di fronte alla propria tana. Non aveva senso... le premette il braccio contro il suo.
La vampira tolse per un brevissimo istante lo sguardo da Alam, per rivolgerlo a lei.
«Ha agito con cognizione.» fu tutto ciò che disse e poi tornò a fissarsi su di lui, insistentemente.
«Come siete arrivati sin qui?» fu la seconda domanda di Anghel.
Altrettanto inutile, quasi come le scuse. Era più che ovvio! Erano scappati da Venezia, li dovevano aver seguiti a Padova e, non trovandoli lì, si erano sicuramente diretti nel secondo luogo dov’era più probabile trovarli. Anche per questo lui non era stato sin dall’inizio favorevole per quella meta! Il giovane uomo di nome Bruno, infatti, le spiegò fin nei minimi dettagli la loro ricerca, la preoccupazione del signor Leonardi per la loro scomparsa, il fatto che lo avesse inviato a cercarli scortato da Jahèl.
«Dovete tornare a Venezia. Lì sarete al sicuro!» fu la fine del discorso del giovane.
Al sicuro?” pensò Alam. “Ci hanno già attaccato, lì, sotto la protezione di Leonardi... e poi ha lasciato andare via Jahèl con questa fresca preda? Non hanno un effettivo legame, non ancora almeno. Jahèl non è tenuta a proteggerlo...” guardò la vampira, non fidandosi né di lei né del ragazzo. Iniziò a fremere, impercettibilmente. Ma Anghel doveva essersene accorta, perché spostò improvvisamente il braccio e lo infilò sotto il suo, cercando poi un contatto con la sua mano. Appena sentì le dita del tamer stringere le sue si calmò e riprese il controllo, mantenendo la tonicità sufficiente per scattare via, se necessario. Lo sguardo di Bruno saettò per un secondo appena sulle loro mani intrecciate, un lampo che colse solo lui. “Strano... l’espressione sul suo viso, non la riconosco...”
«Non intendo andare a Venezia.» fu la risposta secca di Anghel.
Finalmente qualcosa di sensato!” pensò il vampiro.
«Bruno, hanno ucciso la mia famiglia. Mio padre e mia madre... e sospetto possano esser stati loro a eliminare anche Alex, mio fratello! Ora rimango solo io. Non ho intenzione di vivere imprigionata a Venezia! Perché quel che è certo è che difficilmente potrò vivere liberamente se rimango stabile in un posto...»
«Ho saputo della tua famiglia... mi spiace...» cercò di dire il ragazzo, il sangue che defluiva sul viso ne scolorava deliziosamente i lineamenti.
Per fortuna che si era già precedentemente nutrito.
«Non dovete preoccuparvi.» disse Anghel, includendo evidentemente anche Jahèl nel suo discorso.
Come se alla vampira importasse qualcosa! Stranamente, invece, la femmina volse ancora una volta gli occhi verso il suo tamer: nessuna minaccia, nessuna fame riflessa in quelle iridi impenetrabili... ancora l’espressione che a lui risultava così familiare.
«E dove pensavate di andare, ora, se non a Venezia?» chiese Bruno, con uno sbuffo.
«Forse è meglio per voi non saperlo...» cercò di dire Anghel.
«Abbiamo preciso ordine di badare alla vostra incolumità. Quindi, ovunque andrete, noi vi seguiremo. E, v’assicuro, sarà difficile seminarmi...» sentenziò Jahèl.
Una sfida?” pensò Alam, convinto che le ultime parole si rivolgessero particolarmente a lui.
«Non intendo mettere altre vite in pericolo!» disse Anghel, fredda.
«Mio zio è convinto che chiunque stia attentando alla tua vita abbia intenzione di prendere il patrocinio di Alam, di diventarne tamer... per dominarlo, testualmente... Alam è ancora facilmente suggestionabile, come vampiro, è giovane e il tamer potrebbe benissimo muoverne le azioni a suo vantaggio.» spiegò Bruno.
«So benissimo perché vogliono Alam: il potere sul fuoco. Mi è già stato spiegato.» mentre diceva questo, strinse ancora più forte la mano del vampiro e anche l’altra, di scatto, andò a serrarsi sul braccio di Alam.
Il vampiro sentì un lieve calore partire da quella stretta e diffondersi poi lungo tutto il braccio. Ma quel che più gli procurò piacere fu la reazione del giovane umano, che si divincolò agitato e, corrugando le sopracciglia e la fronte, diventava sempre più rosso. “Arrabbiato...” pensò Alam, felice per quella reazione.
«Sì, quel che forse ancora non sai è che con un potere come quello di Alam dalla propria parte, difficilmente si perdono le battaglie, o le guerre...» continuò Bruno, dopo aver ripreso il controllo.
«Stai forse cercando di dirmi che...» balbettò lei.
«Che chiunque desideri così tanto Alam al proprio fianco, probabilmente non ha in mente niente di meno che un controllo dell’intero pianeta, sì... capirai che la questione non riguarda affatto solo te.» le parole del giovane caddero sulla cava come pietre.
Alam poteva sentire la tensione di Anghel, ne vedeva persino i muscoli muoversi, tremare, le mani perdere la loro ferma stretta... non avrebbe retto molto altro, non per quella notte. Stava crollando.
«Non possiamo più rimanere in questo luogo. È tempo di andare.» disse allora, categorico.
 
***
 
Anghel si girò a guardarlo.
Non gli aveva mai visto quello sguardo, così serio. Alam non era un vampiro giovane, era qualcosa di ancora più potente di quel che Bruno e il signor Leonardi sospettavano. Non era solo per il potere del fuoco! Un vampiro con oltre mille anni di vita alle spalle, così tanti da poter uscire alla luce del giorno. Inoltre, se i suoi sospetti erano fondati, era rimasto privo di tamer per oltre duecento anni e questo non l’aveva ridotto a una bestia priva d'intelletto. Un vampiro che in sole due settimane aveva imparato quante più cose possibili, troppe... e che si mostrava infastidito con una bravura tale da far sospettare la veridicità di tale emozione. E che, in quel momento, aveva negli occhi una fermezza così forte da far morire in gola qualsiasi forma di protesta che potesse venirle alla mente. Appoggiò remissiva la testa alla sua spalla, improvvisamente felice di poter far affidamento su una creatura come lui.
«D’accordo, allora. Andremo tutti assieme.» disse alzandosi, stanca.
«Noi abbiamo una macchina; i vetri dei sedili posteriori sono oscurati ed è possibile isolare l’ambiente in modo che non filtri la luce. Tu e Alam potrete star lì, dormirete. Noi vi condurremo ovunque vogliate andare.» disse Bruno, la sua voce era gelida, tagliente.
Forse stanco per il viaggio.
«Permetterai, invece, che io mi segga davanti, col guidatore. In modo da esser certa di non finire a Venezia contro la mia volontà.»
«Non ti fidi?» chiese il ragazzo con un sogghigno.
«No.» disse lei, senza scherzare.
Non aveva intenzione di fidarsi di nessuno all’infuori di Alam.
«Come vuoi. Allora, dove andiamo?»
«Parigi.» decretò sicura.
Bruno la guardò a lungo e poi, per un breve istante, guardò Alam. Anghel se ne accorse. Del resto era con lui che aveva parlato dell’unica data di cui il vampiro aveva memoria: la presa della Bastiglia, la rivoluzione francese, Parigi. Il punto d’inizio. Aveva intenzione di andar lì già da qualche giorno, quando erano scappati da Venezia. Bruno doveva aver facilmente capito il collegamento, ma per fortuna non accennò nulla.
In fretta, così in fretta da lasciarla stordita, si ritrovò su una macchina anonima, scura, seduta al fianco di Bruno, una coperta calda vicino alla testa per impedire che la luce del sole arrivasse ai due passeggeri collocati dietro di lei, e il peso di Alex sulle gambe, il respiro scuro e lento del gatto a riportarla alla realtà del mondo.
«Pensavi di fare strade particolari o soste?» chiese Bruno, non appena la macchina imboccò l’autostrada per Firenze.
«Non pensavo niente, Bruno... solo di arrivare a Parigi... se non ci foste stati voi, saremmo andati in treno, o in aereo...»
«Più facilmente rintracciabili.»
«Senza altre alternative!» rispose lei secca, irritata dal tono saccente del ragazzo.
Non avrebbe dovuto essere così acida, però. In effetti Bruno era forse l’unico essere umano, al momento, con cui poteva condividere qualcosa... del resto, presto o tardi anche lui sarebbe stato un tamer. Nonostante questo, ancora non se la sentiva di spartire con lui proprio tutto. Infatti, aveva taciuto sull’età di Alam: nemmeno il vampiro si era scomposto all’idea di viaggiare al buio. Anzi, probabilmente ne era pure contento!
«Scusami... sono impossibile....» sbottò subito dopo, massaggiandosi le tempie con le mani.
«Non importa...» rispose freddo lui.
In quel momento si ricordò che anche Bruno era orfano. E ora lo era anche lei....
Tutto troppo veloce. Due settimane prima era intenta a scrivere la sua tesi e tutto quel che la preoccupava erano i documenti e la burocrazia universitaria. Ora stava andando a Parigi, in compagnia di due vampiri, e non vi era più nessuno al mondo con cui avesse un legame di parentela.
«Bruno... io non ho altri parenti... chi mai...?» provò a chiedere.
«Non hai parenti stretti, ma chissà quante e quali ramificazioni ha preso la tua famiglia in un solo secolo. I tuoi genitori erano figli unici, giusto? E i tuoi nonni sono morti. Ma questi ultimi avranno avuto fratelli? O cugini? E questi, a loro volta, alle spalle hanno un intreccio ancora più complesso. Chissà a che ramo della famiglia sarà destinato Alam, se tu non ti riprodurrai.»
«E’ possibile sapere a priori a chi passerà il ruolo di tamer, anche se il legame parentale non è più così diretto?»
«Certamente. È avvenuto per secoli. Non è facile, questo no, ma non impossibile. Per alcuni vampiri è stato stilato ogni anno l’albero genealogico della famiglia di tamer, in modo da poter facilmente ripercorrerne la storia e collegare direttamente la successione. Un tempo, questo veniva fatto per ogni vampiro conosciuto.» spiegò Bruno.
«E dove sono custoditi? Forse sarà possibile trovare anche quelli di Alam.» pensò lei, già immaginandosi immersa in una biblioteca dalle dimensioni inimmaginabili, intenta a vagliare una montagna di cartigli sperando in un colpo di fortuna.
«Andarono perduti tutti, in un incendio. Solo di recente alcune famiglie di tamer hanno ripreso a stilarli dettagliatamente. Ma non vengono più raccolti assieme, proprio per evitare che ancora una volta vadano distrutti.»
«Quando successe?» domandò ancora, mai sazia di informazioni.
Tutto poteva essere vitale, al momento, fosse anche per distrarla dalla realtà che si era lasciata alle spalle a casa sua.
«Successe esattamente durante la presa della Bastiglia.» il giovane sembrava titubante nel darle quest’informazione, come se una parte di lui non desiderasse altro che cambiar discorso.
«Cosa successe?» non aveva la benché minima intenzione di rimaner esclusa da tali notizie.
Faceva parte del mondo dei tamer, ora! Non vedeva il motivo per cui avrebbe dovuto rimanere all’oscuro di alcuni segreti. Bruno sospirò, quasi rassegnato, Anghel vide la fronte corrucciarsi ed ebbe la sensazione che non le avrebbe rivelato tutto. Ma una parte almeno sì... stava a lei verificarla successivamente.
«Per riuscire a farti capire bisogna partire molto prima. Come mio zio ti ha spiegato, i vampiri vennero usati dai propri tamer come mezzo per raggiungere il potere. Molto presto, però, gli stessi tamer s’accorsero che quel che stavano mettendo in pratica avrebbe presto portato alla completa distruzione non solo della razza umana, ma di tutto il pianeta: vampiri mossi l’uno contro l’altro, nascosti tra gli eserciti. Esseri capaci di distruggere le più numerose armate... senza un adeguato controllo, presto sarebbe stato il caos. Fu così che, appena qualche anno dopo la caduta dell’impero romano d’occidente, alcune tra le più potenti famiglie di tamer, ossia quelle con i vampiri più temibili, si unirono e crearono il concilio dei tamer. Questo funzionava esattamente come una setta segreta, estesa su tutto il globo. Avevano raduni annuali o semestrali, a seconda del periodo storico, e come fondamento base vi era la legge secondo la quale nessun tamer avrebbe mai cercato di prevalere su di un altro; al tamer era impedito di ricoprire alte cariche politiche nel proprio paese, né, di conseguenza, poteva aspirare a governare; compito dei tamer, inoltre, era quello d’impedire che un'unica persona salisse a controllare l’intero mondo.»
«Insomma, rimanevano nell’ombra controllando gli equilibri politici dei vari stati.» concluse Anghel.
«Esattamente. Non vi sono, nella storia dell’uomo, molte famiglie famose di tamer. Ricche sì, senza dubbio. Ma non famose. Come potrai benissimo immaginare, non è stato facile e non son mancati i tamer dissidenti. Ma tutto sommato il concilio, interferendo il minimo con la storia dell’uomo, riusciva a controllare la potenza dei vampiri e a impedirne l’eccesso. Fu dopo l’anno mille che iniziarono a stilare i primi alberi genealogici, per poter controllare meglio le varie famiglie, nessuna esclusa. Non erano rapporti pacifici, ma di pari osservazione: nessuno si fidava ciecamente dell’altro, ma tutti prestavano attenzione affinché l’equilibrio non venisse spezzato.»
«Fino al 1789...»
«Sì. Quel che avvenne durante la rivoluzione francese non è molto chiaro. Si sa per certo che quello fu l’anno dell’ultimo concilio di tamer. Venne letteralmente spazzato via. Si ipotizza che alla base della rivoluzione vi fosse qualche famiglia ribelle di tamer, la quale avrebbe sobillato la folla per spodestare il monarca e salire al potere al suo posto. Per far questo, ovviamente, uno dei primi ostacoli era proprio il concilio. Quante famiglie fossero coinvolte non è chiaro, né se successivamente queste siano state bloccate, né come. Non si sa per certo nemmeno quali vampiri fossero implicati. Tutto quel che è arrivato sino a noi è che quello fu l’ultimo anno del concilio. In una villa, poco fuori Parigi, erano conservati tutti i documenti relativi alle varie famiglie, ai trattati, ai rapporti. Tutta la storia del concilio, per farla breve. Sempre la notte della presa della Bastiglia, quando vennero uccisi molti vampiri, la villa venne rasa al suolo da un incendio, sprigionato proprio in seno alla camera di consiglio che a fece collassare su se stessa. I vampiri sopravvissuti e le loro famiglie, di fronte alla rivoluzione e al disastro in cui essa si stava trasformando, dal momento che pareva ormai priva di guida, furono prostrati per la disfatta del concilio e non si riunirono mai più. Da allora sono riprese le sopraffazioni, non tanto per avere più territorio o per conquistare un dominio mondiale, quanto per eliminare più vampiri possibili. Una sorta di “ti uccido prima che tu tenti di ammazzare me”. Per questo, ora come ora, di vampiri ne son rimasti molto pochi. Durante le due guerre, specialmente nell’ultima, molti tra i più anziani sono stati eliminati e i giovani spesso rimanevano senza tamer e impazzivano in breve. Dopo la seconda guerra mondiale, visto il disastro che si stava profilando davanti, alcune famiglie si sono nuovamente unite, ricreando un nuovo concilio.»
«Mi stai dicendo che al mondo, dopo duecento anni, c’è un nuovo concilio di tamer e nessuno ne sa niente?»
«Bè... per tutta la storia nessuno ha mai saputo niente dei vampiri, perché ora dovrebbe essere diverso? Comunque sì, è da pochi anni che è stato ristabilito, una quarantina circa. Più o meno mantiene le stesse funzioni che aveva il concilio precedente, in più si occupa dei vampiri senza tamer, eliminandoli o cercando di ricostruire, dove possibile, la linea di successione. La maggior parte vengono eliminati.» spiegò Bruno, agitandosi sul sedile, la fronte corrucciata.
Era visibilmente infastidito.
«Tuo zio fa parte del concilio, vero?»
Bruno annuì stanco.
«Jahèl era sulle tracce di Alam, quando lui ti trovò. Solo per questo non venne catturato dal concilio, perché aveva ritrovato un tamer. Inoltre, pare che il tuo vampiro sia molto abile nel far perdere le proprie tracce. In undici anni, nessuno è mai riuscito a prenderlo, pur sapendo perfettamente dove trovarlo... Abbiamo il sospetto che chiunque voglia Alam abbia in mente progetti contrari al codice del concilio. Quindi è nostro compito proteggervi.»
«In pratica sei qui su ordine del concilio...»
«In pratica son qui su ordine di mio zio... sì...» disse, lapidario.
Anghel guardò di sbieco il giovane. Qualcosa non la convinceva molto nel discorso di Bruno. La presa della Bastiglia... il concilio caduto durante il 1789, l’unico anno impresso nella memoria di Alam... doveva sicuramente esserci altro, ma ora era troppo stanca e, non avendo la benché minima intenzione di addormentarsi, si concentrò sulla strada per rilassare la mente, in modo da averla il più possibile lucida.
Passò qualche ora, quasi in silenzio. Si scambiarono poche parole, il necessario. Hai fame, hai sete, vuoi fermarti, ti do il cambio alla guida... cose del genere. Fecero solo una sosta, in tutta la mattinata, per recuperare qualcosa per il pranzo e per sgranchirsi le gambe, oltre ad un ovvia tappa al bagno dell’autogrill. Poi ripresero il viaggio. I loro due compagni silenziosi non fecero mai notare la propria presenza. Per non tradire l’età di Alam, Anghel non scostò mai la tenda, nemmeno una volta. Così ogni tanto si dimenticava di loro e a volte si chiedeva cosa potessero mai fare. “Che razza di pensiero! Dormono, questo è certo... del resto, Alam è abituato da secoli a dormir di giorno. Anche se ha scoperto di poter girare liberamente alla luce del sole, rimane sempre una creatura notturna.”
«Allora, cosa fa il concilio dei tamer, nel dettaglio.» chiese ad un certo punto, sperando che l'umore del giovane fosse più sereno e aperto.
Erano ormai arrivati alla frontiera francese, mancava poco ed era il primo pomeriggio. Bruno stava mangiandosi tranquillamente il panino e quasi gli andò di traverso il boccone, preso alla sprovvista.
«Cosa vuoi sapere, di preciso?» chiese, una volta ripreso il controllo delle sue vie respiratorie.
«Tutto. In fondo, se non ho capito male, Alam era ricercato dal concilio fino a undici anni fa.»
«Non mi sembra che ci sia molto altro da aggiungere a quel che ti ho già detto. Il concilio moderno è ancora molto giovane. Inoltre è fragile. Le famiglie di tamer son rimaste molto poche e di queste, ancora meno sono quelle disposte a mettere nuovamente a repentaglio se stesse e il proprio vampiro. Se consideri che, pochi secoli fa, è bastata una notte per far crollare una delle organizzazioni più estese e solide del mondo... per di più negli anni successivi queste stesse famiglie, che ora cercano di collaborare, si davano battaglia. Diciamo che riguadagnare fiducia nell’istituzione del concilio non è facile. Quindi, uno dei fronti in cui si sta muovendo è questo: ottenere quanti più consensi possibili e l’adesione di tutte le grandi famiglie rimaste. Poi c’è la questione dei vampiri senza tamer, come lo era Alam. Non ne sappiamo il numero esatto, ma ogni tanto ci giunge notizia di un vampiro solo. E questo viene braccato, tenuto sotto controllo e, se possibile, catturato. Si cerca la sua famiglia di tamer, ma per molti è difficile ricollegarli a qualcuno.»
«Così li eliminate...» disse, fredda, lei.
«Non ci sono molte alternative. Tu non hai mai visto un vampiro senza tamer. Un vampiro che non sta a contatto con gli uomini da più di due secoli... non sai cosa diventano...» si difese lui.
«Non fare l’uomo vissuto con me!» sbottò, improvvisamente irritata dal suo tono saccente.
Non che avesse torto, affatto. Bruno era immerso nel mondo dei vampiri da chissà quanto tempo, di cose doveva per forza saperne e averne viste, ma c’era qualcosa nel suo tono, una specie di rimprovero che non poteva tollerare. Per cosa la riprendeva? Per aver detto la verità senza cercare d’abbellirla o di mitigarla? I vampiri senza tamer venivano eliminati, distrutti, uccisi.
«Non è questione di fare l’uomo vissuto o meno. La questione è che sono irrecuperabili, non è umano rimetterli in libertà. Sarebbero capaci di distruggere intere città, se lasciati liberi di agire secondo il proprio istinto. E mantenerli in vita equivale comunque a dar loro del sangue con cui nutrirsi. Da dove pensi che possa essere ricavato il sangue necessario? La fame di un vampiro solo è esponenzialmente più alta di quella di un vampiro con tamer. Non siamo ancora riusciti a capire perché, ma la questione è questa: sfamare un vampiro solo diventa un onere eccessivo. Quindi non rimane che eliminarli.»
«E Alam? Avreste ucciso anche lui?»
«L’ordine era quello di tenerlo sotto controllo. Era evidente che non era ancora ad uno stato irreparabile. Avremmo dovuto anche catturarlo, ma non ci siamo mai riusciti. È stato sempre più furbo di noi...» disse con un sorriso truce.
Anghel rimase immobile, fissando la strada, ma dentro di sé sentì di essere stranamente orgogliosa di lui.
«Poi, quando lui ti trovò, continuammo a mantenere un contatto. Questo perché lui non t’aveva ancora, per ragioni sue, contattata. Inoltre ci accorgemmo di non essere i soli a tenerlo d’occhio. Non abbiamo mai capito chi altri fosse sulle tracce di Alam, anche se, visto quale elemento lui controlla, non ci sfuggiva il motivo.»
«Parli sempre del concilio come se tu ne fossi in mezzo, te ne sei accorto, vero?» gli disse lei a quel punto, sogghignando.
Bruno si volse di scatto a guardarla, ma Anghel non avrebbe potuto dire quale fosse la sua espressione, in ogni caso la inquietò.
«Nel bene e nel male, diventerò il tamer di Jahèl. È una delle vampire più antiche conosciute, sai? La famiglia Leonardi gode di un’ottima posizione nel concilio per questo.» le rispose glaciale.
Stranamente non v’era traccia d’orgoglio nelle sue parole. Più rassegnazione... e tristezza.
«I tuoi genitori... sono stati uccisi per via della successione di Jahèl?» domandò, titubante.
Il silenzio che lasciò la sua domanda la fece arrossire, ma non riuscì nemmeno una volta a distogliere lo sguardo dalla strada per vedere l’espressione del suo compagno di viaggio.
«Scusa... non volevo...» la sua voce le suonò come il rumore inascoltabile delle unghie sulla lavagna.
Ma il silenzio divenne più intollerabile.
«Sono morti... in un incidente d’auto. Ero molto piccolo allora, ho ricordi vaghi e confusi. Zio Samuele mi prese con sé, nella sua casa a Venezia, e da allora io sono a conoscenza dell’esistenza dei vampiri. Non so se mio padre sapesse chi viveva con mio zio, forse sì. Non me ne parlò mai. Ma non credo li abbiano uccisi per la successione: avrebbero dovuto eliminare anche me, ma non sono mai stato vittima di attentati.» la voce fredda, come se elencasse una serie di numeri priva di senso.
«Scusa, veramente...»
«Il fatto che tu sia così indifferente per la sorte della tua famiglia non deve indurti a pensare che per tutti affrontare la morte sia così facile!» le sue parole colpirono lo stomaco di Anghel come una raffica di pugni.
Non che fosse mai stata picchiata, ma la sensazione non doveva esser tanto diversa: il respiro le venne a mancare e sentì le guance bruciare per l’afflusso di sangue.
«Evidentemente star così a stretto contatto con un vampiro ti ha resa più simile a lui.» l’ultimo colpo, in piena faccia.
Anghel rimase in silenzio, immobile, pensando solo a guidare, cercando di concentrarsi su qualsiasi altra cosa, cercando di far svanire l’eco di quelle parole e di non riflettere affatto su di esse.
Ma lui non ebbe pietà:
«Giudichi. Ti permetti di criticare l’operato del concilio senza conoscere le circostanze, senza sapere la verità su come funziona questo mondo. T’intrometti in cose che non ti riguardano minimamente e non sai nemmeno guardare a te stessa. Da meno di ventiquattro ore hai scoperto che la tua famiglia è stata uccisa e sei qui, fresca e tranquilla, a pormi domande del genere come se mi stessi chiedendo quale gusto di gelato preferisco! Così concentrata su quel... mostro! Andiamo a Parigi per lui, non è vero? Non t’importa di tua madre e tuo padre, immagino. Non te ne frega un cazzo! Lo sai che son morti per quel vampiro, vero? E te ne stai qui, tranquilla, a intrometterti in faccende che non ti riguardano! Non provarci mai più! Non ho la minima intenzione di far entrare la tua merda dentro la mia vita! Già son obbligato a farti da balia, contro la mia volontà!»
Anghel era sconvolta: le aveva parlato con tranquillità, come se stesse descrivendo il paesaggio. E l’aveva annientata.
«Se non volevi...» provò a dire.
«Non essere stupida! Ti ho detto che son obbligato! Ho dei doveri, verso il concilio. E se mi vien detto di seguire e proteggere una ragazzina, la seguo e la proteggo. Ma non farmi più domande sulla mia vita!» sibilò alla fine.
Anghel rimase in silenzio, annichilita. Bruno era sempre stato gentile con lei, strano ma gentile. Lo era stato solo per ordine del concilio? Sempre una farsa? Non osò ribattere. Se anche avesse osato aprir bocca e dire qualcosa, sarebbe subito scoppiata in lacrime. E questo proprio non voleva farlo...
 
***
 
Alam passò gran parte del tempo a fingere di dormire. Non c’era un motivo effettivo, non temeva la vampira che gli sedeva accanto. Solo voleva ascoltare quel che veniva detto e non dover intrattenere una conversazione. Si sentiva strano... E lo stomaco continuava a stringersi e a dargli fastidio. Avrebbe tanto voluto prendere quel dannato ragazzino per il collo, sbattergli la testa contro il vetro della macchina e stare a guardare i disegni che il suo sangue avrebbe formato sul cofano. La voce di Anghel tremava sempre di più, la sentiva vicina al pianto, sentiva che si stava facendo del male al suo tamer. Se non ci fosse stata la vampira di nome Jahèl al suo fianco, a controllarlo, non avrebbe esitato nemmeno un istante.
Il concilio dei tamer. Gli avevano dato la caccia... e i loro intenti non erano dei migliori, il suo istinto gliel’aveva suggerito, intimandogli la fuga costante.
Non mosse un muscolo per tutta la giornata, ben attento a non far intendere a Jahèl che fosse sveglio. La vampira aveva eluso la sua presenza, usava il vento a suo vantaggio impedendo che il proprio odore venisse scoperto. Ma anche lui era capace di fingere e celare. Del resto, se aveva ben inteso, anche lei lo aveva braccato in quegli anni. E lui era sempre fuggito.
Il giorno passò relativamente in fretta, nel dormiveglia cullato dal moto della macchina. Anghel non sembrava in imminente pericolo di vita e lui poteva permettersi di abbassare la guarda per pochi istanti.
La macchina si fermò e la coperta davanti a loro venne tolta.
«Bene. Possiamo fare una breve sosta qui. Per rifocillarci un po’!» disse il ragazzo.
Aveva fame... sì... lo trovava decisamente più appetitoso della notte precedente e questo voleva dire che aveva molta fame. Jahèl era accanto a lui. Lo stava forse controllando? Con la coda dell’occhio, però, vide che anche lei doveva essere terribilmente affamata: dell’azzurro del suo sguardo, ormai, non era rimasto più nulla.
«Tu e Jahèl, potete andare...» sentenziò il giovane.
Non aveva intenzione di lasciar decidere a lui. E se doveva proprio mangiare in presenza di qualcuno, non era certo quella vampira la compagnia che avrebbe scelto! Di scatto prese il braccio di Anghel e se la strinse al petto.
«Io mangio col mio tamer. Tu col tuo!» disse rivolto a Jahèl.
«Mi pare giusto...» rispose lei.
«Non essere ridicolo! Dobbiamo rimanere tutti uniti!» disse Bruno, rivolto però solo a lui nonostante anche Jahèl fosse a favore della sua scelta.
«Non andremo da nessuna parte. La macchina ci è molto utile e quindi la sfrutteremo. Se ci tieni tanto a rimaner tutti uniti, vieni a vedermi mangiare anche tu!» sibilò Alam, stringendosi sempre più Anghel, la quale non sapeva cosa dire e rimaneva a bocca aperta guardando prima uno e poi l’altro.
Che sensazione fantastica, la faccia di quel giovane rossa e la bocca storta a mostrare i denti. Voleva intimorirlo con quell’apparato che aveva ormai perso quasi tutto il potenziale pericoloso di un predatore? Era veramente bello! Senza dargli tempo di dire altro, né a lui né tanto meno ad Anghel, si caricò la ragazza sulle spalle come facevano a Venezia e sparì nella notte.

Compagni di viaggio

 
«Perché ti sei fermato?» stava per chiedergli la ragazza, quando il vampiro le mise una mano sulla bocca, stringendola e scrutando le ombre attorno alla cava.
Anghel guardò il volto di Alam, proteso verso l’ingresso del loro rifugio, e vide i suoi occhi brillare nella notte, come quelli di un gatto pronto a saltare al minimo fruscio. Doveva esserci qualcuno nella cava. Lentamente la mano del vampiro lasciò libera la sua bocca e lei stette ben attenta a non produrre il benché minimo rumore mentre pensava al suo Alex, dentro la grotta, e il cuore le martellava eccessivamente forte nel petto. Alam si mosse lento e silenzioso. Se non fosse stato accanto a lei non si sarebbe mai accorta della sua presenza e dei suoi spostamenti. Vide una figura alta e sinuosa uscire dalla cava, movenze delicate contro il chiarore notturno. Una creatura che attrae e respinge per la sua bellezza fredda. Un vampiro, Anghel non ne aveva alcun dubbio. Per quanto lo stretto contatto a cui erano soggetti l’aveva abituata ad Alam, era ben consapevole dell’eleganza intrigante che lui poteva esercitare su di un estraneo. Lo stesso fascino che ora lei sentiva nei confronti della creatura che si stagliava a qualche metro da loro. E il suo cuore prese a battere ancora più forte, diviso tra il desiderio di andare dal vampiro e il naturale terrore che questo ispirava al suo istinto.
Fu un attimo. Non si era nemmeno resa conto di quanto Alam si fosse avvicinato all’altro vampiro. Dall’erba balzò fulmineo e tutto quello che gli occhi di Anghel riuscirono a registrare fu una massa scura che veniva scaraventata violentemente a terra. Senza alcun suono nell’aria. Nulla si mosse per un tempo che alla ragazza parve infinito.
Alam e il vampiro sembravano scomparsi, inghiottiti dalla terra.
E se fosse così?” si ritrovò a pensare lei per pochi istanti, improvvisamente colta dal panico. Lui era l’unico essere col quale avesse ancora un effettivo legame. Se spariva a lei cosa mai restava? Senza pensare, uscì dall’ombra in cui lui l’aveva lasciata e corse nel punto dov’era scomparso. Una facile preda.
 
***
 
Alam stringeva con forza la fragile gola della vampira. Ne aveva sentito l’odore appena in tempo. Era stata molto scaltra... in qualche modo era riuscita a non fare avvertire la sua presenza fino all’ultimo istante. Se lui non fosse stato attento probabilmente li avrebbero sorpresi proprio all’ingresso del loro rifugio, senza lasciargli possibilità di reagire.
«Cosa fai qui.» sibilò, vicinissimo al volto della femmina, tanto da sentire il profumo di erbe aromatiche con le quali doveva lisciarsi i capelli.
Ne era impregnata... come l’aveva eluso? Vento? L’aria non era smossa...
«Elemento vento...» disse ancora, guardando quegli occhi di ghiaccio fissi immobili su di lui.
«Vedo che vi siete ripreso.»
«Alam!» la voce di Anghel dietro di lui risuonò forte in quel silenzio.
Perché si è mossa?” fu il suo primissimo pensiero. Si era esposta! Un attimo di distrazione, sentì la vampira divincolarsi sotto la sua stretta, ma lui fu più rapido. Riuscì a immobilizzarla nuovamente e contemporaneamente alzò la testa. Anghel era a pochi passi da lui ormai, riusciva a vederlo.
«Anghel!» una terza voce, da dentro la cava.
Alam si volse rapido, i muscoli tesi a bloccare la femmina. Cosa fare? Liberare la vampira e prendere Anghel o fermarsi un secondo a capire cosa stava succedendo? Aveva già visto questa donna, ma non era quella che li aveva aggrediti a Padova. Dove allora? Dalla grotta uscì un giovane umano, dai capelli castani quasi biondi. Non era un vampiro, era il ragazzo che aveva visto al suo risveglio a Venezia... allora questa doveva essere la vampira della famiglia. Tornò a guardarla, sempre chino su di lei, bloccandole tutti gli arti e la gola. La bocca rossa della donna, lievemente aperta, mostrava i canini appuntiti, ma non vi era minaccia nel suo sguardo. Qualcos’altro, qualcosa di familiare.
Occhi di ghiaccio, rivestiti di lacrime...” si trovò improvvisamente a pensare, senza motivo, e lasciò istintivamente la presa.
«Bruno!» sentì Anghel dire alle sue spalle, mentre era intento a rialzarsi. «Cosa fai qui?» la voce del suo tamer, lievemente tremula.
Accanto a lui, la vampira si rialzò e si risistemò i vestiti stropicciati. Quasi come rispondendo a un segnale, tutti rientrarono nella cava. I due umani si sedettero per terra, Alam notò che per prima cosa Anghel si accertò della presenza del gatto e, per un qualche strano motivo, anche lui si sentì rassicurato dal notare che era ancora lì e che stava bene. Quindi pensò bene di andare a sedersi accanto a lei, il braccio a contatto con quello del suo tamer, per sentirne la presenza, il flusso del sangue nelle vene sotto la pelle, per controllare che stesse bene e per esser pronto a caricarsela sulle spalle e a correre lontano. Vide che la vampira, dal canto suo, si appoggiava contro la parete della cava, rimanendo in piedi, dietro al giovane. “Vuole bloccarmi la via di fuga?” pensò. Sarebbe riuscito a esser più veloce di lei? Pensava di sì; la muscolatura della femmina era ben sviluppata ma non sufficiente. E sì, lui avrebbe dovuto alzarsi, caricarsi un peso addosso e correre, mentre lei doveva solo preoccuparsi di andare verso l’ingresso della grotta. Ma in quel caso l’avrebbe facilmente spinta via...
«Jahèl... mi spiace per quel che è successo. Alam stava solo cercando di proteggermi.» disse Anghel.
Perché si scusava? Lei si scusava per molte cose e ancora non riusciva a comprenderne il motivo. Ora meno che mai. Loro due erano braccati, chiunque avrebbe agito come aveva fatto lui vedendo un vampiro di fronte alla propria tana. Non aveva senso... le premette il braccio contro il suo.
La vampira tolse per un brevissimo istante lo sguardo da Alam, per rivolgerlo a lei.
«Ha agito con cognizione.» fu tutto ciò che disse e poi tornò a fissarsi su di lui, insistentemente.
«Come siete arrivati sin qui?» fu la seconda domanda di Anghel.
Altrettanto inutile, quasi come le scuse. Era più che ovvio! Erano scappati da Venezia, li dovevano aver seguiti a Padova e, non trovandoli lì, si erano sicuramente diretti nel secondo luogo dov’era più probabile trovarli. Anche per questo lui non era stato sin dall’inizio favorevole per quella meta! Il giovane uomo di nome Bruno, infatti, le spiegò fin nei minimi dettagli la loro ricerca, la preoccupazione del signor Leonardi per la loro scomparsa, il fatto che lo avesse inviato a cercarli scortato da Jahèl.
«Dovete tornare a Venezia. Lì sarete al sicuro!» fu la fine del discorso del giovane.
Al sicuro?” pensò Alam. “Ci hanno già attaccato, lì, sotto la protezione di Leonardi... e poi ha lasciato andare via Jahèl con questa fresca preda? Non hanno un effettivo legame, non ancora almeno. Jahèl non è tenuta a proteggerlo...” guardò la vampira, non fidandosi né di lei né del ragazzo. Iniziò a fremere, impercettibilmente. Ma Anghel doveva essersene accorta, perché spostò improvvisamente il braccio e lo infilò sotto il suo, cercando poi un contatto con la sua mano. Appena sentì le dita del tamer stringere le sue si calmò e riprese il controllo, mantenendo la tonicità sufficiente per scattare via, se necessario. Lo sguardo di Bruno saettò per un secondo appena sulle loro mani intrecciate, un lampo che colse solo lui. “Strano... l’espressione sul suo viso, non la riconosco...”
«Non intendo andare a Venezia.» fu la risposta secca di Anghel.
Finalmente qualcosa di sensato!” pensò il vampiro.
«Bruno, hanno ucciso la mia famiglia. Mio padre e mia madre... e sospetto possano esser stati loro a eliminare anche Alex, mio fratello! Ora rimango solo io. Non ho intenzione di vivere imprigionata a Venezia! Perché quel che è certo è che difficilmente potrò vivere liberamente se rimango stabile in un posto...»
«Ho saputo della tua famiglia... mi spiace...» cercò di dire il ragazzo, il sangue che defluiva sul viso ne scolorava deliziosamente i lineamenti.
Per fortuna che si era già precedentemente nutrito.
«Non dovete preoccuparvi.» disse Anghel, includendo evidentemente anche Jahèl nel suo discorso.
Come se alla vampira importasse qualcosa! Stranamente, invece, la femmina volse ancora una volta gli occhi verso il suo tamer: nessuna minaccia, nessuna fame riflessa in quelle iridi impenetrabili... ancora l’espressione che a lui risultava così familiare.
«E dove pensavate di andare, ora, se non a Venezia?» chiese Bruno, con uno sbuffo.
«Forse è meglio per voi non saperlo...» cercò di dire Anghel.
«Abbiamo preciso ordine di badare alla vostra incolumità. Quindi, ovunque andrete, noi vi seguiremo. E, v’assicuro, sarà difficile seminarmi...» sentenziò Jahèl.
Una sfida?” pensò Alam, convinto che le ultime parole si rivolgessero particolarmente a lui.
«Non intendo mettere altre vite in pericolo!» disse Anghel, fredda.
«Mio zio è convinto che chiunque stia attentando alla tua vita abbia intenzione di prendere il patrocinio di Alam, di diventarne tamer... per dominarlo, testualmente... Alam è ancora facilmente suggestionabile, come vampiro, è giovane e il tamer potrebbe benissimo muoverne le azioni a suo vantaggio.» spiegò Bruno.
«So benissimo perché vogliono Alam: il potere sul fuoco. Mi è già stato spiegato.» mentre diceva questo, strinse ancora più forte la mano del vampiro e anche l’altra, di scatto, andò a serrarsi sul braccio di Alam.
Il vampiro sentì un lieve calore partire da quella stretta e diffondersi poi lungo tutto il braccio. Ma quel che più gli procurò piacere fu la reazione del giovane umano, che si divincolò agitato e, corrugando le sopracciglia e la fronte, diventava sempre più rosso. “Arrabbiato...” pensò Alam, felice per quella reazione.
«Sì, quel che forse ancora non sai è che con un potere come quello di Alam dalla propria parte, difficilmente si perdono le battaglie, o le guerre...» continuò Bruno, dopo aver ripreso il controllo.
«Stai forse cercando di dirmi che...» balbettò lei.
«Che chiunque desideri così tanto Alam al proprio fianco, probabilmente non ha in mente niente di meno che un controllo dell’intero pianeta, sì... capirai che la questione non riguarda affatto solo te.» le parole del giovane caddero sulla cava come pietre.
Alam poteva sentire la tensione di Anghel, ne vedeva persino i muscoli muoversi, tremare, le mani perdere la loro ferma stretta... non avrebbe retto molto altro, non per quella notte. Stava crollando.
«Non possiamo più rimanere in questo luogo. È tempo di andare.» disse allora, categorico.
 
***
 
Anghel si girò a guardarlo.
Non gli aveva mai visto quello sguardo, così serio. Alam non era un vampiro giovane, era qualcosa di ancora più potente di quel che Bruno e il signor Leonardi sospettavano. Non era solo per il potere del fuoco! Un vampiro con oltre mille anni di vita alle spalle, così tanti da poter uscire alla luce del giorno. Inoltre, se i suoi sospetti erano fondati, era rimasto privo di tamer per oltre duecento anni e questo non l’aveva ridotto a una bestia priva d'intelletto. Un vampiro che in sole due settimane aveva imparato quante più cose possibili, troppe... e che si mostrava infastidito con una bravura tale da far sospettare la veridicità di tale emozione. E che, in quel momento, aveva negli occhi una fermezza così forte da far morire in gola qualsiasi forma di protesta che potesse venirle alla mente. Appoggiò remissiva la testa alla sua spalla, improvvisamente felice di poter far affidamento su una creatura come lui.
«D’accordo, allora. Andremo tutti assieme.» disse alzandosi, stanca.
«Noi abbiamo una macchina; i vetri dei sedili posteriori sono oscurati ed è possibile isolare l’ambiente in modo che non filtri la luce. Tu e Alam potrete star lì, dormirete. Noi vi condurremo ovunque vogliate andare.» disse Bruno, la sua voce era gelida, tagliente.
Forse stanco per il viaggio.
«Permetterai, invece, che io mi segga davanti, col guidatore. In modo da esser certa di non finire a Venezia contro la mia volontà.»
«Non ti fidi?» chiese il ragazzo con un sogghigno.
«No.» disse lei, senza scherzare.
Non aveva intenzione di fidarsi di nessuno all’infuori di Alam.
«Come vuoi. Allora, dove andiamo?»
«Parigi.» decretò sicura.
Bruno la guardò a lungo e poi, per un breve istante, guardò Alam. Anghel se ne accorse. Del resto era con lui che aveva parlato dell’unica data di cui il vampiro aveva memoria: la presa della Bastiglia, la rivoluzione francese, Parigi. Il punto d’inizio. Aveva intenzione di andar lì già da qualche giorno, quando erano scappati da Venezia. Bruno doveva aver facilmente capito il collegamento, ma per fortuna non accennò nulla.
In fretta, così in fretta da lasciarla stordita, si ritrovò su una macchina anonima, scura, seduta al fianco di Bruno, una coperta calda vicino alla testa per impedire che la luce del sole arrivasse ai due passeggeri collocati dietro di lei, e il peso di Alex sulle gambe, il respiro scuro e lento del gatto a riportarla alla realtà del mondo.
«Pensavi di fare strade particolari o soste?» chiese Bruno, non appena la macchina imboccò l’autostrada per Firenze.
«Non pensavo niente, Bruno... solo di arrivare a Parigi... se non ci foste stati voi, saremmo andati in treno, o in aereo...»
«Più facilmente rintracciabili.»
«Senza altre alternative!» rispose lei secca, irritata dal tono saccente del ragazzo.
Non avrebbe dovuto essere così acida, però. In effetti Bruno era forse l’unico essere umano, al momento, con cui poteva condividere qualcosa... del resto, presto o tardi anche lui sarebbe stato un tamer. Nonostante questo, ancora non se la sentiva di spartire con lui proprio tutto. Infatti, aveva taciuto sull’età di Alam: nemmeno il vampiro si era scomposto all’idea di viaggiare al buio. Anzi, probabilmente ne era pure contento!
«Scusami... sono impossibile....» sbottò subito dopo, massaggiandosi le tempie con le mani.
«Non importa...» rispose freddo lui.
In quel momento si ricordò che anche Bruno era orfano. E ora lo era anche lei....
Tutto troppo veloce. Due settimane prima era intenta a scrivere la sua tesi e tutto quel che la preoccupava erano i documenti e la burocrazia universitaria. Ora stava andando a Parigi, in compagnia di due vampiri, e non vi era più nessuno al mondo con cui avesse un legame di parentela.
«Bruno... io non ho altri parenti... chi mai...?» provò a chiedere.
«Non hai parenti stretti, ma chissà quante e quali ramificazioni ha preso la tua famiglia in un solo secolo. I tuoi genitori erano figli unici, giusto? E i tuoi nonni sono morti. Ma questi ultimi avranno avuto fratelli? O cugini? E questi, a loro volta, alle spalle hanno un intreccio ancora più complesso. Chissà a che ramo della famiglia sarà destinato Alam, se tu non ti riprodurrai.»
«E’ possibile sapere a priori a chi passerà il ruolo di tamer, anche se il legame parentale non è più così diretto?»
«Certamente. È avvenuto per secoli. Non è facile, questo no, ma non impossibile. Per alcuni vampiri è stato stilato ogni anno l’albero genealogico della famiglia di tamer, in modo da poter facilmente ripercorrerne la storia e collegare direttamente la successione. Un tempo, questo veniva fatto per ogni vampiro conosciuto.» spiegò Bruno.
«E dove sono custoditi? Forse sarà possibile trovare anche quelli di Alam.» pensò lei, già immaginandosi immersa in una biblioteca dalle dimensioni inimmaginabili, intenta a vagliare una montagna di cartigli sperando in un colpo di fortuna.
«Andarono perduti tutti, in un incendio. Solo di recente alcune famiglie di tamer hanno ripreso a stilarli dettagliatamente. Ma non vengono più raccolti assieme, proprio per evitare che ancora una volta vadano distrutti.»
«Quando successe?» domandò ancora, mai sazia di informazioni.
Tutto poteva essere vitale, al momento, fosse anche per distrarla dalla realtà che si era lasciata alle spalle a casa sua.
«Successe esattamente durante la presa della Bastiglia.» il giovane sembrava titubante nel darle quest’informazione, come se una parte di lui non desiderasse altro che cambiar discorso.
«Cosa successe?» non aveva la benché minima intenzione di rimaner esclusa da tali notizie.
Faceva parte del mondo dei tamer, ora! Non vedeva il motivo per cui avrebbe dovuto rimanere all’oscuro di alcuni segreti. Bruno sospirò, quasi rassegnato, Anghel vide la fronte corrucciarsi ed ebbe la sensazione che non le avrebbe rivelato tutto. Ma una parte almeno sì... stava a lei verificarla successivamente.
«Per riuscire a farti capire bisogna partire molto prima. Come mio zio ti ha spiegato, i vampiri vennero usati dai propri tamer come mezzo per raggiungere il potere. Molto presto, però, gli stessi tamer s’accorsero che quel che stavano mettendo in pratica avrebbe presto portato alla completa distruzione non solo della razza umana, ma di tutto il pianeta: vampiri mossi l’uno contro l’altro, nascosti tra gli eserciti. Esseri capaci di distruggere le più numerose armate... senza un adeguato controllo, presto sarebbe stato il caos. Fu così che, appena qualche anno dopo la caduta dell’impero romano d’occidente, alcune tra le più potenti famiglie di tamer, ossia quelle con i vampiri più temibili, si unirono e crearono il concilio dei tamer. Questo funzionava esattamente come una setta segreta, estesa su tutto il globo. Avevano raduni annuali o semestrali, a seconda del periodo storico, e come fondamento base vi era la legge secondo la quale nessun tamer avrebbe mai cercato di prevalere su di un altro; al tamer era impedito di ricoprire alte cariche politiche nel proprio paese, né, di conseguenza, poteva aspirare a governare; compito dei tamer, inoltre, era quello d’impedire che un'unica persona salisse a controllare l’intero mondo.»
«Insomma, rimanevano nell’ombra controllando gli equilibri politici dei vari stati.» concluse Anghel.
«Esattamente. Non vi sono, nella storia dell’uomo, molte famiglie famose di tamer. Ricche sì, senza dubbio. Ma non famose. Come potrai benissimo immaginare, non è stato facile e non son mancati i tamer dissidenti. Ma tutto sommato il concilio, interferendo il minimo con la storia dell’uomo, riusciva a controllare la potenza dei vampiri e a impedirne l’eccesso. Fu dopo l’anno mille che iniziarono a stilare i primi alberi genealogici, per poter controllare meglio le varie famiglie, nessuna esclusa. Non erano rapporti pacifici, ma di pari osservazione: nessuno si fidava ciecamente dell’altro, ma tutti prestavano attenzione affinché l’equilibrio non venisse spezzato.»
«Fino al 1789...»
«Sì. Quel che avvenne durante la rivoluzione francese non è molto chiaro. Si sa per certo che quello fu l’anno dell’ultimo concilio di tamer. Venne letteralmente spazzato via. Si ipotizza che alla base della rivoluzione vi fosse qualche famiglia ribelle di tamer, la quale avrebbe sobillato la folla per spodestare il monarca e salire al potere al suo posto. Per far questo, ovviamente, uno dei primi ostacoli era proprio il concilio. Quante famiglie fossero coinvolte non è chiaro, né se successivamente queste siano state bloccate, né come. Non si sa per certo nemmeno quali vampiri fossero implicati. Tutto quel che è arrivato sino a noi è che quello fu l’ultimo anno del concilio. In una villa, poco fuori Parigi, erano conservati tutti i documenti relativi alle varie famiglie, ai trattati, ai rapporti. Tutta la storia del concilio, per farla breve. Sempre la notte della presa della Bastiglia, quando vennero uccisi molti vampiri, la villa venne rasa al suolo da un incendio, sprigionato proprio in seno alla camera di consiglio che a fece collassare su se stessa. I vampiri sopravvissuti e le loro famiglie, di fronte alla rivoluzione e al disastro in cui essa si stava trasformando, dal momento che pareva ormai priva di guida, furono prostrati per la disfatta del concilio e non si riunirono mai più. Da allora sono riprese le sopraffazioni, non tanto per avere più territorio o per conquistare un dominio mondiale, quanto per eliminare più vampiri possibili. Una sorta di “ti uccido prima che tu tenti di ammazzare me”. Per questo, ora come ora, di vampiri ne son rimasti molto pochi. Durante le due guerre, specialmente nell’ultima, molti tra i più anziani sono stati eliminati e i giovani spesso rimanevano senza tamer e impazzivano in breve. Dopo la seconda guerra mondiale, visto il disastro che si stava profilando davanti, alcune famiglie si sono nuovamente unite, ricreando un nuovo concilio.»
«Mi stai dicendo che al mondo, dopo duecento anni, c’è un nuovo concilio di tamer e nessuno ne sa niente?»
«Bè... per tutta la storia nessuno ha mai saputo niente dei vampiri, perché ora dovrebbe essere diverso? Comunque sì, è da pochi anni che è stato ristabilito, una quarantina circa. Più o meno mantiene le stesse funzioni che aveva il concilio precedente, in più si occupa dei vampiri senza tamer, eliminandoli o cercando di ricostruire, dove possibile, la linea di successione. La maggior parte vengono eliminati.» spiegò Bruno, agitandosi sul sedile, la fronte corrucciata.
Era visibilmente infastidito.
«Tuo zio fa parte del concilio, vero?»
Bruno annuì stanco.
«Jahèl era sulle tracce di Alam, quando lui ti trovò. Solo per questo non venne catturato dal concilio, perché aveva ritrovato un tamer. Inoltre, pare che il tuo vampiro sia molto abile nel far perdere le proprie tracce. In undici anni, nessuno è mai riuscito a prenderlo, pur sapendo perfettamente dove trovarlo... Abbiamo il sospetto che chiunque voglia Alam abbia in mente progetti contrari al codice del concilio. Quindi è nostro compito proteggervi.»
«In pratica sei qui su ordine del concilio...»
«In pratica son qui su ordine di mio zio... sì...» disse, lapidario.
Anghel guardò di sbieco il giovane. Qualcosa non la convinceva molto nel discorso di Bruno. La presa della Bastiglia... il concilio caduto durante il 1789, l’unico anno impresso nella memoria di Alam... doveva sicuramente esserci altro, ma ora era troppo stanca e, non avendo la benché minima intenzione di addormentarsi, si concentrò sulla strada per rilassare la mente, in modo da averla il più possibile lucida.
Passò qualche ora, quasi in silenzio. Si scambiarono poche parole, il necessario. Hai fame, hai sete, vuoi fermarti, ti do il cambio alla guida... cose del genere. Fecero solo una sosta, in tutta la mattinata, per recuperare qualcosa per il pranzo e per sgranchirsi le gambe, oltre ad un ovvia tappa al bagno dell’autogrill. Poi ripresero il viaggio. I loro due compagni silenziosi non fecero mai notare la propria presenza. Per non tradire l’età di Alam, Anghel non scostò mai la tenda, nemmeno una volta. Così ogni tanto si dimenticava di loro e a volte si chiedeva cosa potessero mai fare. “Che razza di pensiero! Dormono, questo è certo... del resto, Alam è abituato da secoli a dormir di giorno. Anche se ha scoperto di poter girare liberamente alla luce del sole, rimane sempre una creatura notturna.”
«Allora, cosa fa il concilio dei tamer, nel dettaglio.» chiese ad un certo punto, sperando che l'umore del giovane fosse più sereno e aperto.
Erano ormai arrivati alla frontiera francese, mancava poco ed era il primo pomeriggio. Bruno stava mangiandosi tranquillamente il panino e quasi gli andò di traverso il boccone, preso alla sprovvista.
«Cosa vuoi sapere, di preciso?» chiese, una volta ripreso il controllo delle sue vie respiratorie.
«Tutto. In fondo, se non ho capito male, Alam era ricercato dal concilio fino a undici anni fa.»
«Non mi sembra che ci sia molto altro da aggiungere a quel che ti ho già detto. Il concilio moderno è ancora molto giovane. Inoltre è fragile. Le famiglie di tamer son rimaste molto poche e di queste, ancora meno sono quelle disposte a mettere nuovamente a repentaglio se stesse e il proprio vampiro. Se consideri che, pochi secoli fa, è bastata una notte per far crollare una delle organizzazioni più estese e solide del mondo... per di più negli anni successivi queste stesse famiglie, che ora cercano di collaborare, si davano battaglia. Diciamo che riguadagnare fiducia nell’istituzione del concilio non è facile. Quindi, uno dei fronti in cui si sta muovendo è questo: ottenere quanti più consensi possibili e l’adesione di tutte le grandi famiglie rimaste. Poi c’è la questione dei vampiri senza tamer, come lo era Alam. Non ne sappiamo il numero esatto, ma ogni tanto ci giunge notizia di un vampiro solo. E questo viene braccato, tenuto sotto controllo e, se possibile, catturato. Si cerca la sua famiglia di tamer, ma per molti è difficile ricollegarli a qualcuno.»
«Così li eliminate...» disse, fredda, lei.
«Non ci sono molte alternative. Tu non hai mai visto un vampiro senza tamer. Un vampiro che non sta a contatto con gli uomini da più di due secoli... non sai cosa diventano...» si difese lui.
«Non fare l’uomo vissuto con me!» sbottò, improvvisamente irritata dal suo tono saccente.
Non che avesse torto, affatto. Bruno era immerso nel mondo dei vampiri da chissà quanto tempo, di cose doveva per forza saperne e averne viste, ma c’era qualcosa nel suo tono, una specie di rimprovero che non poteva tollerare. Per cosa la riprendeva? Per aver detto la verità senza cercare d’abbellirla o di mitigarla? I vampiri senza tamer venivano eliminati, distrutti, uccisi.
«Non è questione di fare l’uomo vissuto o meno. La questione è che sono irrecuperabili, non è umano rimetterli in libertà. Sarebbero capaci di distruggere intere città, se lasciati liberi di agire secondo il proprio istinto. E mantenerli in vita equivale comunque a dar loro del sangue con cui nutrirsi. Da dove pensi che possa essere ricavato il sangue necessario? La fame di un vampiro solo è esponenzialmente più alta di quella di un vampiro con tamer. Non siamo ancora riusciti a capire perché, ma la questione è questa: sfamare un vampiro solo diventa un onere eccessivo. Quindi non rimane che eliminarli.»
«E Alam? Avreste ucciso anche lui?»
«L’ordine era quello di tenerlo sotto controllo. Era evidente che non era ancora ad uno stato irreparabile. Avremmo dovuto anche catturarlo, ma non ci siamo mai riusciti. È stato sempre più furbo di noi...» disse con un sorriso truce.
Anghel rimase immobile, fissando la strada, ma dentro di sé sentì di essere stranamente orgogliosa di lui.
«Poi, quando lui ti trovò, continuammo a mantenere un contatto. Questo perché lui non t’aveva ancora, per ragioni sue, contattata. Inoltre ci accorgemmo di non essere i soli a tenerlo d’occhio. Non abbiamo mai capito chi altri fosse sulle tracce di Alam, anche se, visto quale elemento lui controlla, non ci sfuggiva il motivo.»
«Parli sempre del concilio come se tu ne fossi in mezzo, te ne sei accorto, vero?» gli disse lei a quel punto, sogghignando.
Bruno si volse di scatto a guardarla, ma Anghel non avrebbe potuto dire quale fosse la sua espressione, in ogni caso la inquietò.
«Nel bene e nel male, diventerò il tamer di Jahèl. È una delle vampire più antiche conosciute, sai? La famiglia Leonardi gode di un’ottima posizione nel concilio per questo.» le rispose glaciale.
Stranamente non v’era traccia d’orgoglio nelle sue parole. Più rassegnazione... e tristezza.
«I tuoi genitori... sono stati uccisi per via della successione di Jahèl?» domandò, titubante.
Il silenzio che lasciò la sua domanda la fece arrossire, ma non riuscì nemmeno una volta a distogliere lo sguardo dalla strada per vedere l’espressione del suo compagno di viaggio.
«Scusa... non volevo...» la sua voce le suonò come il rumore inascoltabile delle unghie sulla lavagna.
Ma il silenzio divenne più intollerabile.
«Sono morti... in un incidente d’auto. Ero molto piccolo allora, ho ricordi vaghi e confusi. Zio Samuele mi prese con sé, nella sua casa a Venezia, e da allora io sono a conoscenza dell’esistenza dei vampiri. Non so se mio padre sapesse chi viveva con mio zio, forse sì. Non me ne parlò mai. Ma non credo li abbiano uccisi per la successione: avrebbero dovuto eliminare anche me, ma non sono mai stato vittima di attentati.» la voce fredda, come se elencasse una serie di numeri priva di senso.
«Scusa, veramente...»
«Il fatto che tu sia così indifferente per la sorte della tua famiglia non deve indurti a pensare che per tutti affrontare la morte sia così facile!» le sue parole colpirono lo stomaco di Anghel come una raffica di pugni.
Non che fosse mai stata picchiata, ma la sensazione non doveva esser tanto diversa: il respiro le venne a mancare e sentì le guance bruciare per l’afflusso di sangue.
«Evidentemente star così a stretto contatto con un vampiro ti ha resa più simile a lui.» l’ultimo colpo, in piena faccia.
Anghel rimase in silenzio, immobile, pensando solo a guidare, cercando di concentrarsi su qualsiasi altra cosa, cercando di far svanire l’eco di quelle parole e di non riflettere affatto su di esse.
Ma lui non ebbe pietà:
«Giudichi. Ti permetti di criticare l’operato del concilio senza conoscere le circostanze, senza sapere la verità su come funziona questo mondo. T’intrometti in cose che non ti riguardano minimamente e non sai nemmeno guardare a te stessa. Da meno di ventiquattro ore hai scoperto che la tua famiglia è stata uccisa e sei qui, fresca e tranquilla, a pormi domande del genere come se mi stessi chiedendo quale gusto di gelato preferisco! Così concentrata su quel... mostro! Andiamo a Parigi per lui, non è vero? Non t’importa di tua madre e tuo padre, immagino. Non te ne frega un cazzo! Lo sai che son morti per quel vampiro, vero? E te ne stai qui, tranquilla, a intrometterti in faccende che non ti riguardano! Non provarci mai più! Non ho la minima intenzione di far entrare la tua merda dentro la mia vita! Già son obbligato a farti da balia, contro la mia volontà!»
Anghel era sconvolta: le aveva parlato con tranquillità, come se stesse descrivendo il paesaggio. E l’aveva annientata.
«Se non volevi...» provò a dire.
«Non essere stupida! Ti ho detto che son obbligato! Ho dei doveri, verso il concilio. E se mi vien detto di seguire e proteggere una ragazzina, la seguo e la proteggo. Ma non farmi più domande sulla mia vita!» sibilò alla fine.
Anghel rimase in silenzio, annichilita. Bruno era sempre stato gentile con lei, strano ma gentile. Lo era stato solo per ordine del concilio? Sempre una farsa? Non osò ribattere. Se anche avesse osato aprir bocca e dire qualcosa, sarebbe subito scoppiata in lacrime. E questo proprio non voleva farlo...
 
***
 
Alam passò gran parte del tempo a fingere di dormire. Non c’era un motivo effettivo, non temeva la vampira che gli sedeva accanto. Solo voleva ascoltare quel che veniva detto e non dover intrattenere una conversazione. Si sentiva strano... E lo stomaco continuava a stringersi e a dargli fastidio. Avrebbe tanto voluto prendere quel dannato ragazzino per il collo, sbattergli la testa contro il vetro della macchina e stare a guardare i disegni che il suo sangue avrebbe formato sul cofano. La voce di Anghel tremava sempre di più, la sentiva vicina al pianto, sentiva che si stava facendo del male al suo tamer. Se non ci fosse stata la vampira di nome Jahèl al suo fianco, a controllarlo, non avrebbe esitato nemmeno un istante.
Il concilio dei tamer. Gli avevano dato la caccia... e i loro intenti non erano dei migliori, il suo istinto gliel’aveva suggerito, intimandogli la fuga costante.
Non mosse un muscolo per tutta la giornata, ben attento a non far intendere a Jahèl che fosse sveglio. La vampira aveva eluso la sua presenza, usava il vento a suo vantaggio impedendo che il proprio odore venisse scoperto. Ma anche lui era capace di fingere e celare. Del resto, se aveva ben inteso, anche lei lo aveva braccato in quegli anni. E lui era sempre fuggito.
Il giorno passò relativamente in fretta, nel dormiveglia cullato dal moto della macchina. Anghel non sembrava in imminente pericolo di vita e lui poteva permettersi di abbassare la guarda per pochi istanti.
La macchina si fermò e la coperta davanti a loro venne tolta.
«Bene. Possiamo fare una breve sosta qui. Per rifocillarci un po’!» disse il ragazzo.
Aveva fame... sì... lo trovava decisamente più appetitoso della notte precedente e questo voleva dire che aveva molta fame. Jahèl era accanto a lui. Lo stava forse controllando? Con la coda dell’occhio, però, vide che anche lei doveva essere terribilmente affamata: dell’azzurro del suo sguardo, ormai, non era rimasto più nulla.
«Tu e Jahèl, potete andare...» sentenziò il giovane.
Non aveva intenzione di lasciar decidere a lui. E se doveva proprio mangiare in presenza di qualcuno, non era certo quella vampira la compagnia che avrebbe scelto! Di scatto prese il braccio di Anghel e se la strinse al petto.
«Io mangio col mio tamer. Tu col tuo!» disse rivolto a Jahèl.
«Mi pare giusto...» rispose lei.
«Non essere ridicolo! Dobbiamo rimanere tutti uniti!» disse Bruno, rivolto però solo a lui nonostante anche Jahèl fosse a favore della sua scelta.
«Non andremo da nessuna parte. La macchina ci è molto utile e quindi la sfrutteremo. Se ci tieni tanto a rimaner tutti uniti, vieni a vedermi mangiare anche tu!» sibilò Alam, stringendosi sempre più Anghel, la quale non sapeva cosa dire e rimaneva a bocca aperta guardando prima uno e poi l’altro.
Che sensazione fantastica, la faccia di quel giovane rossa e la bocca storta a mostrare i denti. Voleva intimorirlo con quell’apparato che aveva ormai perso quasi tutto il potenziale pericoloso di un predatore? Era veramente bello! Senza dargli tempo di dire altro, né a lui né tanto meno ad Anghel, si caricò la ragazza sulle spalle come facevano a Venezia e sparì nella notte.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Vampiri / Vai alla pagina dell'autore: Chia_aihC