Guardavo
la scena d'innanzi a me tra un
misto di stupore e rabbia.
Guardavo
il più grande e valoroso
guerriero che la Terra avesse mai conosciuto, salutare i propri cari e
andarsene insieme ad un grande drago dorato, il drago della leggenda,
il drago
delle sette sfere."Ci rivedremo" aveva detto col sorriso sulle labbra
l'anziano bambino, ma avrei dovuto capire subito che quella era una
bugia,
forse l'unica, pronunciata dal Super Saiyan leggendario.
Aprì
gli occhi.
Ero
sola, su una delle più belle radure
dei monti Paoz, il laghetto che avevo di fronte era di uno strano
colore blu
notte. Strano perché ero circondata da tanto di quel verde,
dagli alberi, dai
cespugli selvatici.
Mi
sedetti e mi rialzai subito. Non
potevo stare ferma. Il dolore per l'improvvisa perdita, avvenuta solo
cinque
giorni dopo la partenza del mio nonnino preferito, mi avrebbe assalita
e le
lacrime avrebbero cominciato a rigarmi le guance. No, non lo potevo
permettere.
Cominciai
a pensare a mio nonno.
A
soli tre anni mi aveva abbandonata
preferendo allenare un perfetto sconosciuto lasciando la moglie,
disoccupata,
sola. Aveva lasciato un figlio adolescente.Aveva lasciato un figlio
sposato.
Mio padre.
Un
sorriso amaro m'increspò le labbra.
Se
mio padre era diventato quel che
era, cioè un rispettabilissimo professore universitario, era
solo merito della
nonna.
La
nonna...
Cinque
giorni dopo la partenza di Goku
il suo cuore non era riuscito a sopportare un ennesimo abbandono da
parte del
marito. Se n'era andata in silenzio, sola, nella sua casa dei monti
Paoz.
Lo
zio Goten lavorava quando era
successo. Io mi stavo allenando con mia madre e mio padre stava
preparando un
importante compito in classe per i suoi alunni.
M'inginocchiai
e presi un sasso nelle
mani.
-Tutta
colpa di mio nonno- sussurrai, e
poi urlando -Tutta colpa di mio nonno- scagliai il sasso in alto nel
cielo e i
miei capelli cominciarono a prendere delle spumature d'oro. Cercai di
calmarmi
ma non i riuscì. Gridai al cielo la mia frustrazione mentre
la mia
trasformazione in Super Saiyan cercava di farsi strada. Ormai erano
giorni che
succedeva. Quando perdevo il controllo venivo sempre nei monti Paoz
sicura che
mi sarei potuta sfogare senza che qualcuno mi ponesse domande idiote.
La
trasformazione avveniva a singhiozzi. Non riuscivo a mantenerla per
più di
pochi secondi che i capelli tornavano del loro naturale color corvino.
Un
fremito nell'aria. Qualcuno si stava
avvicinando. Finsi di non accorgermene. I miei sensi erano al massimo
dell'allerta. L'aria si fece pesante. Percepì uno strano
odore nell'aria e
cominciai a respirare faticosamente. Mi misi in ginocchio e poi
crollai. Sentì
solo una flebile voce prima di perdere i sensi -Ne abbiamo trovata
un'altra-
diceva.
Questa
è la mia prima storia. Non siate
buoni, se è scritta da schifo ditelo, se non vi piace la
storia ditelo
ugualmente. Presto arriverà un nuovo capitolo.