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Autore: Mia Swatt    23/01/2012    8 recensioni
« Il mio slancio è infinito come il mare, e non meno profondo è il mio amore;
più te ne dono più ne posseggo, perché entrambi sono infiniti. » William Shakespeare.
Questa storia racconta di una favola magica, indimenticabile e speriensierata. Cosa succede quando il tuo vero amore non fa parte del tuo mondo? Isabella è una sirena, Edward un essere umano. Tratto dall'indimenticabile favola Disney e dall'originale storia di Christian Andersen, ecco a voi una piccola flashfic per farvi tornare un po' bambini.
[ La storia fa parte del ciclo "Once upon a time" ]
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Once upon a time.'
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Buona sera a tutti! Solitamente posto nel primo pomeriggio, ma università e lavoro non sempre mi permettono di adempiere perfettamente a questi impegni. Eccomi, perciò, a pubblicare a quest'ora il terzo capitolo di questa piccola storia!
Spero vi piaccia! Non vi faccio perdere tempo e vi auguro una buona lettura!


3.
Il patto

Quando Edward si svegliò, sotto le calde lenzuola del suo grande letto, aveva un mal di testa tremendo. Non riusciva a togliersi dalla mente il viso di quell’angelo che, prima aveva cantato per lui, e poi gli aveva salvato la vita.
Edward non riusciva a comprendere se tutto quello fosse reale oppure frutto della sua mente fantasiosa. Cosa ci faceva una ragazza – anche nuda, visto che non sembrava portare alcun costume – da sola, di notte, in mezzo all’oceano? E perché, la suddetta ragazza, avrebbe dovuto cantare per lui invece di rispondere alle sue domande? Cantare…, pensò Edward ricordando la sua voce. Era melodiosa.
― Edward, finalmente sei sveglio. ― disse Esme, sua madre, entrando in camera ― Come ti senti?
― Emicrania. ― rispose lui, massaggiandosi le tempie ― Per il resto tutto ok, mamma.
― Ci hai fatto prendere un colpo, figlio mio! Ma cosa ti è saltato in mente?
― Mamma, non mi sono buttato. Sono caduto.
― Come caduto?
― Già. ― rispose il giovane, mandando giù una compressa con un po’ d’acqua fresca ― Mi era sembrato di vedere una cosa e… e mi sono sporto troppo, tutto qui.
― Sei un nuotatore eccellente, Edward. ― sussurrò Esme, accarezzandogli i capelli ― Cos’è successo?
― Credo sia stato lo spavento, non lo so. ― sospirò, sconsolato ― Non ero preparato al tuffo, ed era anche bello alto! I jeans non hanno aiutato e credo di aver perso i sensi. ― tentò di ricordare ― Come avete fatto a trovarmi?
― Eri sulla spiaggia, per fortuna. ― tirò un sospiro di sollievo, la donna ― Credo tu sia riuscito ad arrivare sulle terra ferma e poi hai perso i sensi.
― Cosa? ― domandò stralunato, Edward ― No, è impossibile. Ho perso i sensi dentro l’acqua… C’era una ragazza! È possibile?
― Non ho visto nessuno accanto a te, Edward. ― rispose Esme, sorridendo a suo figlio ― Ora, purtroppo, devo andare. Tu stai qui tranquillo, se non ti senti di andare a lezione non importa. Io e tuo padre rientriamo in serata… Se ti serve qualcosa, rivolgiti ai domestici, tesoro, va bene?
― Come sempre, mamma. ― rispose il giovane. Esme, dal canto suo, si chinò su suo figlio e gli baciò la fronte, dopodiché uscì.
Edward era al secondo anno di medicina, presso l’università più costosa di tutta l’Australia. Sognava di diventare pediatra, cosa che suo padre non vedeva molto di buon occhio. Nonostante tutto, il ragazzo, credeva nei suoi sogni e non si sarebbe lasciato fuorviare da nessuno, tanto meno da suo padre.

Erano passati diversi giorni dall’incidente, ma il viso a cuore della giovane fanciulla non abbandonava mai la mente di Edward. Non riusciva, inoltre, a capire come avesse fatto ad arrivare sulla terra ferma. Ero troppo spaventato per nuotare, pensava, inoltre ho perso i sensi quasi subito… Come ho fatto a tornare sulla spiaggia? Nulla, in tutta quella storia, aveva un briciolo di senso. Forse, arrivò alla conclusione, stava diventando semplicemente pazzo.
― Ehi, Edward! ― lo chiamò Mike, intravedendolo nel corridoio universitario.
― Ciao Mike. ― rispose Edward, con poco entusiasmo.
Michael Newton, detto Mike, era il ragazzo più insopportabile che avesse mai avuto la sfortuna di incontrare. Era il figlio di un Senatore, nonché grande amico di suo padre. Si poteva dire che, Mike ed Edward, fossero cresciuti insieme; non avevano niente in comune, però. Mike era alto, qualche centimetro in meno del giovane Cullen, aveva i capelli biondi – sempre accuratamente pettinati – e gli occhi di un azzurro splendente, da risultare quasi finto. Era altezzoso e arrogante. Si credeva il migliore di tutti, solo perché aveva una sostanziosa fortuna in banca.
― Ho sentito dell’incidente! Come diavolo hai fatto a cadere dal tuo terrazzo? ― domandò, scoppiando a ridere subito dopo.
― Io non sto ridendo, Mike. ― gli fece notare Edward, e subito cessò la sua ilarità.
― Scusa, solo che è strano. ― gli fece notare l’amico ― Come hai fatto a cadere? Per caso te la stavi svignando ed è finita male? C’entra una ragazza? Se è sì, com’è fatta? Voglio i dettagli: fisico, tette e culo!
― Mike! ― lo ammonì Edward ― Possibile che tu non cambi mai?
― E perché dovrei? Comunque non hai risposto, perciò ci ho preso! ― affermò Mike, dando ad Edward una pacca sulle spalle ― Avanti, raccontami tutto, Cullen!
― Non ho nulla da raccontarti, Mike. ― rispose Edward, visibilmente infastidito dal comportamento del suo amico ― Se avessi voluto parlare di lei lo avrei fatto, ma…
― Ah! Vedi? Una lei esiste. ― Edward avrebbe voluto maledirsi per quella innocente confessione, fatta per giunta proprio a Mike, ma aveva bisogno di qualcuno con cui parlarne… Fece un lungo respiro e cominciò a narrare.

***

La strega del mare abitava in una lontana caverna, giù, ancora più in fondo del fondale marino. Bella non si era mai addentrata così in profondità nelle acque… Sapeva, però, che non vi era altro posto per incontrare Tanya, in quanto il Re Tritone – ovvero suo padre – l’aveva esiliata dal Regno di Atlantica.
― La sirenetta ha una faccia così cadaverica… ― sussurrò una delle due murene.
― Forse è spaventata. ― rispose l’altra ― È una principessa, in fondo. Non si addentrerà mai nel profondo di queste acque, così tetre…
― Guardate che ci sento! ― si intromise Bella ― E non ho affatto paura, io.
Le due murene sghignazzarono, ma non aprirono più bocca. Solo dopo pochi minuti si fermarono, annunciando alla sirena che aveva raggiunto la meta.
Il posto era piuttosto squallido e buio. La caverna, inoltre, era in pessime condizioni. Alcune alghe, ormai secche e avvizzite, erano attaccate alle pareti, donando al posto un’aria da film dell’orrore.
― Tanya… ― parlò la seconda murena ― Isabella è arrivata.
Dal profondo della caverna scura, si sentì un fruscio. Man mano il rumore si intensificò, finché davanti a Bella non apparve una donna bellissima.
― Quindi sei tu, Isabella.
― E… e tu devi essere Tanya.
La strega del mare era la creatura più bella che la sirena avesse mai visto. I lunghi capelli neri, lisci, ricadevano su un corpo perfetto. Sulla guancia sinistra, aveva una piccola squama di pesce di uno strano color celeste. Il nero delle labbra, poi, era perfettamente intonato al colore dei suoi occhi.
― Cosa ha portato una giovane sirena come te a seguire il suggerimento di un’esiliata? Se tuo padre lo scoprisse…
― Non mi interessa di mio padre! ― urlò Bella, pervasa da un’improvvisa rabbia ― Lui non capisce! Non capisce me.
― Il Tritone ha sempre avuto una sua visione delle cose. ― rispose Tanya, sedendosi in una larga fessura, che poteva benissimo passare per una comoda poltrona.
― Come hai fatto a chiamarmi? ― chiese Bella, improvvisamente spaventata ― Come hai fatto a raggiungermi mentalmente se sei… qui! Come fai a conoscere mio padre e cos’è che mi nasconde?
― Ehi, ehi, ehi… ― la interruppe la strega ― Calma, ragazzina! Una domanda alla volta, per favore. ― disse e scoppiò in una frizzante risata.
― Oh, scusa…
― Non fa niente, mia piccola sirena. Ti risponderò… ― disse alzandosi e si avvicinò a Isabella ― Ti ho raggiunta perché ho dei poteri, ma questo già lo sai, dico bene? La strega del mare… Non è così che tutti voi mi chiamate? ― domandò, ma Bella non rispose ― Oh, poco importa! Sono una strega, in effetti. E sono anche una creatura marina, perciò mi va bene! Per quanto riguarda il tuo dolce papà… ― iniziò, ma si interruppe.
― Cosa? ― la incitò Bella ― Cosa sai tu di mio padre?
― Non vuoi sapere perché odia così tanto l’oggetto del tuo amore?
― L’oggetto del mio… ― sussurrò Bella, incrociando le due profonde fessure nere della strega ― Amore?
― Non dirmi che non senti il cuore battere quando lo vedi! O quando pensi a lui… ― disse Tanya, ruotando abilmente su se stessa. Aveva un corpo molto snello, totalmente nero – eccezion fatta per il decolté in bella vista, le lunghe braccia, le spalle e la testa – e alla sua estremità vi erano enormi tentacoli di piovra.
― Lo hai toccato, da quello che so. ― affermò Tanya, catturando la completa attenzione di Bella ― Una sirena che salva un essere umano… Non oso immagine neanche lontanamente cosa potrebbe fare Re Tritone se scoprisse che sua figlia ha toccato un mortale!
― Ma tu non glielo dirai! Vero?
― Certo, piccolina. Sarà il nostro segreto. ― concluse facendole un occhiolino ― Perciò il tuo desiderio è quello di essere umana, non è vero?
A quelle parole, Bella si immobilizzò. Non aveva mai pensato ad un’eventualità del genere. Inoltre, era davvero possibile? Lei, una sirena, una creatura leggendaria che viveva nei profondi abissi del mare, poteva realmente diventare umana?
― Certo che sì! ― rispose Tanya, sorridendo ― Io posso farti diventare umana. Ovviamente, a tutto vi è un prezzo.
― Tu mi leggi nella mente?
― Io so fare molte cose, mia piccola Isabella. Ma non stiamo parlando di me, dimmi di te. Sei disposta a diventare umana? ― a quella domanda, la sirena, non sapeva rispondere. Fino a quel momento, non aveva avuto neppure la minima idea di cosa fosse l’amore, quello vero. Secondo Rosalie ci si sposava per interesse, era per questo che adesso si era messa in testa di cercarsi marito; secondo Alice, invece, l’amore non esisteva. Almeno per loro.
― Io non so se lo amo… ― disse Bella, tremando ― Io non so nulla, sono troppo giovane e… e forse è stato un errore venire qui, forse…
― Non credere a ciò che senti, piccina. ― la interruppe la strega ― Non è vero che gli abitanti del mare non possono innamorarsi. Tu sei innamorata di quel ragazzo, lo vedo. Non saresti qui, altrimenti. Tuo padre si è sposato per amore… O mi sbaglio?
― No, mio padre amava molto mia madre.
― Visto? Noi esseri del mare, possiamo amare. ― le disse, accennando un sorriso ― Sei pronta a rischiare per amore, Isabella?
Bella si ritrasse un po’, ripensando a tutto ciò che avrebbe guadagnato e perso. Non avrebbe mai più potuto nuotare con i suoi amici pesci, o passare le notti a dormire sul fondale marino; non avrebbe più rivisto suo padre e le sue sorelle, perché diventando umana sarebbe divenuta l’oggetto del loro odio e disprezzo. Eppure, nonostante tutto, il suo cuore le urlava di accettare.
― Io vorrei… vorrei pensarci.
― No! ― urlò Tanya, trascinando la sirena nella profondità della caverna ― Voglio dire, la mia offerta è unica e irripetibile. Hai due scelte: accettare e diventare umana, oppure rifiutare e tornare a casa. Ma non avrai seconde occasioni.
― Io non so, io… ― Tanya, con un asso nella manica, fece illuminare una sfera celeste davanti al viso di Bella. In essa si alternavano diverse immagine: Edward che giocava con Jacob, il suo cane-lupo; Edward in università, seduto ad un tavolo della biblioteca a studiare; Edward che sorrideva e poi scoppiava a ridere; Edward e…
― Una ragazza? ― domandò Bella, provando l’invidia in un modo che mai prima di allora aveva sentito.
― Quella è Lauren Mallory. ― spiegò Tanya ― I genitori sono molto amici di quelli di Edward. Il padre del tuo amato, un certo Carlisle Cullen, vuole che suo figlio e la giovane signorina si sposino. ― a quelle parole, il cuore di Isabella andò in frantumi.
― Sposarsi!? ― strillò, percependo gli occhi inondarsi di lacrime.
― Sì, piccola Isabella. ― rispose la strega, fingendosi addolorata ― Non volevo dirtelo e, per tutti i tritoni del mare, quanto mi dispiace! Ma se non diventerai umana, beh… Il tuo giovane amante si sposerà con quella ragazza.
Bella la guardò attentamente. Era molto bella: lunghi capelli biondi, occhi chiari. Il corpo era perfetto e le gambe – così aveva scoperto chiamarsi quei lunghi arti che univano il busto ai piedi – erano perfette. La sirena venne ipnotizzata dal quel particolare e non riusciva più a staccargli gli occhi di dosso.
― Tic, tac. Tic, tac… ― sussurrò Tanya all’orecchio di Isabella ― Il tempo scorre… Cosa vuoi fare?
― Accetto. ― si sentì dire, senza rendersi conto delle sue parole.
― Benissimo! ― applaudì la strega del mare ― Ma prima dobbiamo parlare del patto!
― Quale patto?
― Oh, nulla di che. È una sciocchezza, un piccolo particolare… Una clausola superflua, ma necessaria per il compimento del rito!
― Quale clausola? ― domandò Bella, mentre Tanya stava andando su e giù, a destra e a sinistra, per tutta la caverna, rivoltandola come una conchiglia chiusa.
― Io ti trasformo in un essere umano, ma tu devi donarmi qualcosa. Inoltre, hai un tempo specifico per farlo innamorare di te… Ma dove avrò messo quella pozione! Ah, eccola!
― Donarti qualcosa? Cosa? E… tempo? Quanto tempo?
― Tre giorni. ― rispose secca la strega del mare ― Se al sorgere del sole del quarto giorno, il ragazzo, non avrà ancora dichiarato il suo amore, sigillando il suo sentimento con un bacio, tu ti trasformerai in schiuda di mare ed io potrò prendere il tuo posto nelle profondità marine. Come dono, chiedo in cambio la tua voce.
― COSA?! ― urlò Bella, chiedendosi che stesse parlando sul serio.
― Posso trasformarti in una donna mortale, ma non posso invertire il processo. Quando una sirena diventa un essere umano, tutto in lei cambia. Molte sirene sono venute da me, chiedendomi delle gambe, ma mai nessuna fallendo nel suo intendo è tornata una sirena. Questo, purtroppo, non sono io a deciderlo, mia piccola sirena, ma il vostro cuore… ― spiegò, sfiorando il petto di Bella, nel lato sinistro ― Quando il cuore di una sirena, diventata umana, si spezza essa si trasforma in schiuda di mare, a causa del proprio dolore.
― E la mia voce? ― domandò la sirena, confusa da quella rivelazione ― Perché vuoi la mia voce?
― Hai cantato per lui. ― rispose Tanya, come se fosse una cosa ovvia ― Il canto della sirena ammalia, dolcezza. Dovresti saperlo… Non vorrei che mi imbrogliassi e cantassi per lui.
― Non lo farò, lo giuro!
― Non posso rischiare! ― le urlò in risposta, Tanya ― Io ti trasformerò, ma questi sono i patti! Prendere o lasciare, ragazzina!
― Essia. ― disse, ormai senza speranza, la giovane Bella. Non si era accorta, essendo troppo ingenua e ben predisposta a trovare il buono in qualunque cosa, del piano che si celava dietro le false promesse della feroce Tanya. Essa, infatti, non aveva alcuna intenzione di far nascere l’amore tra i due giovani. Al contrario, sapeva benissimo che senza la sua voce, in una vita nuova, inesperta, in un mondo non suo, Bella non sarebbe mai riuscita a conquistare il ragazzo. Avrebbe ottenuto, così, la sua vendetta, tramutando la figlia minore del Re in schiuma di mare.
― Bene allora. Cominciamo!
Per prima cosa, fece firmare alla sirena un patto col suo sangue. Dopodiché cominciò a mescolare varie fiale e ingredienti segreti per donare a Bella un bel paio di gambe.
― Canta! ― urlò a Bella, estraendo una conchiglia che avrebbe avuto lo scopo di catturare al suo interno la sua melodiosa voce ― Adesso canta! ― e la sirena cantò.
Il tutto si svolse molto velocemente: più la sirena cantava, più la sua voce si affievoliva; la coda, poi, cominciò a bruciarle, fino a farle male. Urlò, ma nessun suono uscì dalle sue labbra. Intorno a lei si fece tutto improvvisamente buio. L’ultima cosa che ricordava era la risata malefica della strega del mare.

― Come ha fatto ad arrivare qui? ― domandò una voce.
― Non lo so, ma è uno schianto! ― rispose qualcun altro.
― Ma è… nuda.
― Ma se le tolgo quell’alga da lì?
― Fallo e sei un uomo morto, Mike! ― quella fu l’unica voce che riconobbe. Era la sua voce. Non riusciva ad aprire gli occhi, troppo stanca e intontita per capire quello che stava succedendo.
― Ma… ― sussurrò Edward, a pochi centimetri dal suo viso ― Non è possibile. Allora non me la sono immaginata, era reale.
― Hai detto qualcosa, amico?
― No. Mike, dammi la tua giacca.
― Cosa? E perché?
― Mike, bisogna coprirla! Dammi quella cavolo di giacca! Subito! ― il ragazzo sbuffò, ma fece quello che Edward gli aveva detto.
La sirena, ancora parzialmente priva di sensi, percepì un nuovo calore avvolgerle le gambe e la vita e qualcuno che la solleva da terra.
― Andrà tutto bene. ― le sussurrò Edward, stringendola a sé ― Nessuno ti farà del male, promesso. ― quando Bella aprì leggermente gli occhi si rese conto di trovarsi tra le sue braccia. Tra le braccia del ragazzo che le aveva rapito il cuore. Aveva fatto tutto per lui e, per ora, sembrava essere andato tutto bene.

Quando tentò di parlare, nessun suono uscì dalle sue labbra. Il dolore alle corde vocali fu troppo lacerante da sopportare, così ricadde in un profondo sonno. Consapevole che, al suo risveglio, avrebbe rivisto Edward.

.
Bene, bene, le cose si fanno più interessanti. Isabella ha stretto un patto con Tanya, la strega del mare, che le ha donato le gambe - ovviamente, non senza qualcosa in cambio. Bella, ingenuamente, crede alla maligna strega e accetta. Tutto, però, sembra filare liscio... E' tra le braccia del suo Edward, adesso, ma cosa succederà in futuro?
Per saperlo basta che vi ritroviate a leggere la mia storia, Lunedì prossimo! :) spero che il capitolo vi sia piaciuto e che le piccole aggiunte e modifiche che sto apportando alla storia siano di vostro gradimento. Ringrazio di cuore tutti quelli che mi seguono, soprattutto chi recensisce! Grazie mille!

  
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