Il suo dolore, lo seguirà
Quando lo aveva dato per morto la prima volta aveva riso, ma allora sapeva che nonostante tutto era vivo e vegeto.
Ora si trova a bere whisky su una fottutissima tomba incapace di imprecare, si è fatto portare la poltrona lì da Levi.
Un sottoposto quel giorno aveva spalancato la porta del suo ufficio:-Boss, il comandante Squalo è stato ucciso!- come se questo solo fatto lo autorizzasse a mandare a puttane il suo terrore e a entrare a quel modo.
Dopo Xanxus aveva fatto la sua comparsa sul campo di battaglia macchiato di cenere e di sangue sullo sfondo distrutto di un vecchio casolare e di un tramonto che osava allungare le braccia cremisi su di loro.
Si era abbassato sul suo corpo sollevandolo con insolita delicatezza. Aveva il viso incazzato Squalo e il boss non se ne stupì –era sempre così- e i capelli sporchi di sangue raggrumato che si appiccicavano alle sue mani. Questo non lo poteva tollerare.
-Chi?
Voleva un nome mentre le macchie scure sul suo viso si dilatavano. Come si dilatava una macchia nera al centro del petto nata e cresciuta nello stesso momento –dolore- che era legno sull’ ira.
Poi c’ erano stati il loro terrore e la sua furia, castigo doloroso di un demone che bruciava tra le fiamme di un peccato infernale, tortura dalla mano di un uomo che ha preso a sua volta vite importanti per gli altri.
Lo sanno tutti che l’ ira diventa tanto più cieca se ribolle insieme a un dolore confuso e neonato. Perché i suoi assassini non lo sapevano?
L’ ira ora aveva una nuova sfumatura.
Ed è peggio di prima.
Tira il bicchiere semivuoto sul marmo bianco.
Ma l’ urlo che dovrebbe seguire a questo gesto non accade e resta muto.
E’ irritato, il boss:-Bella promessa. E ora pretendi che ti segua all’ inferno, feccia?