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Autore: shamrock13    25/01/2012    4 recensioni
Gentile signor Harry Potter,
a seguito degli eventi svoltisi presso la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts fino allo scorso giugno, il corpo docenti, il consiglio scolastico e l’Ufficio per l’Istruzione Magica del Ministero della Magia hanno deciso, di comune accordo, di invalidare il passato anno di istruzione impartita agli studenti frequentanti la suddetta scuola.
Tutti gli studenti sono quindi chiamati a ripetere l’anno (o a frequentarlo per la prima volta se precedentemente impossibilitati), al fine di conseguire una istruzione magica solida, completa e giusta.
Lei è quindi atteso, assieme a tutti i suoi colleghi, al binario 9 e 3/4 della stazione di King’s Cross il giorno 1 Settembre alle ore 11 per l’inizio del nuovo anno scolastico ed è pregato di acquistare il materiale che troverà indicato nella pergamena allegata.
Minerva McGranitt, preside.
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La storia inizia due mesi dopo la caduta di Voldemort. Personaggi, luoghi e i rapporti tra i protagonisti sono quelli descritti dalla Rowling, cerco di ricalcarne, per quanto possibile, psicologie e atmosfere generali mentre immagino il 7° anno ad Hogwarts.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Capitolo 3
Incontri (parte I)

 
Gli enormi portoni di quercia all’ingresso del castello erano sui cardini, esattamente al loro posto.
 
Harry se l’aspettava ovviamente, ma vederli lo stupì piacevolmente in ogni caso. L’ultima volta che aveva attraversato quell’entrata le pesanti tavole di legno scuro erano sparse per tutto il cortile; grosse voragini fumanti si aprivano sia sul pavimento che nei muri, lasciando grossi squarci dai quali l’interno era perfettamente visibile. Le finestre erano quasi tutte rotte.
 
Ora invece il castello era tornato all’antico splendore. Tutto era stato riparato e ripulito. Nello spiazzo davanti all’ingresso principale gli studenti si fermarono, chiacchierando eccitati. Harry e gli altri erano giunti tra i primi e trovarono i portoni ancora serrati. Non dovettero attendere a lungo però; dopo un paio di minuti, quando il gruppo in attesa si era fatto più consistente, una lama di luce fuoriuscì dai battenti mentre piano piano i pesanti battenti si aprivano.
 
Seguendo i primi studenti che si mossero verso l’interno Harry varcò le porte. Il cambiamento era notevole anche nell’atrio principale. Le torce accese illuminavano il grande locale e la scalinata che si innalzava sulla parte opposta all’ingresso. La pietra delle pareti era stata ripulita e, alla luce delle torce, riluceva con una sfumatura dorata. I tappeti sul pavimento erano nuovi e le quattro enormi clessidre, contenenti le gemme che simboleggiavano i punti delle varie case, erano state riparate. Durante l’ultima battaglia infatti l’atrio era letteralmente invaso dalle piccole pietre colorate fuoriuscite dalle clessidre distrutte.
 
Al centro dell’atrio inoltre si ergeva un busto in marmo bianco, posato in cima ad un piedistallo dello stesso colore a forma di colonna. La scultura raffigurava Albus Silente. La lunga barba, anch’essa in marmo, debordava dal piedistallo e pendeva fino a terra, scolpita nel marmo della colonna. Harry notò anche una grossa targa di rame, sulla parete opposta a quella su cui si aprivano i portoni della sala grande. Sforzandosi per la distanza lesse l’iscrizione su quella targa:
 

IN MEMORIA DEI CADUTI NELLE BATTAGLIE DI HOGWARTS.
IL VOSTRO SACRIFICIO NON SARA’ DIMENTICATO.

 
Seguiva una lista fin troppo lunga di nomi scritti in piccolo, che Harry non riuscì a leggere.
 
Sentì la piccola mano di Ginny cercare la sua e stringerla mentre anche lei notava la targa. Ron e Hermione si stavano guardando intorno, attenti anche loro ai numerosi piccoli cambiamenti che il castello aveva subito.
 
Seguendo il flusso di studenti i quattro entrarono nella sala comune; lì dentro il contrasto coi loro ricordi era, se possibile, ancora più evidente. Harry poteva ancora vedere i tavoli, ammassati lungo le pareti, riempiti di feriti e di cadaveri durante gli scontri. Ricordava l’ultimo disperato duello che vi era avvenuto e ricordava il corpo di Voldemort adagiato infine su di un tavolo come tutti gli altri; ricordava le finestre esplose, gli arazzi bruciati, il soffitto che era solo un soffitto, gli archi in pietra e le travi in legno visibili per la prima volta quando l’incantesimo che permetteva di vedere il cielo aveva smesso di agire. L’odore che vi aveva respirato era quello di fumo, sudore e sangue.
 
Quello che ora vi regnava era invece il familiare e ottimo profumo del cibo preparato nelle cucine. Mentre entrava nel salone rimesso a nuovo Harry si riempì gli occhi dello spettacolo fornito dalle migliaia di candele fluttuanti sopra i tavoli, che facevano risplendere le stoviglie dorate pronte per il banchetto. Gli arazzi alle pareti erano tornati ai loro posti, più colorati che mai, e anche le vetrate erano state riparate. Alzando gli occhi al soffitto, con un sorriso, Harry vide il cielo sereno trapuntato di stelle che aveva già notato all’esterno.
 
Dietro al tavolo dei professori era appeso un enorme blasone della scuola in legno dipinto, sotto il quale si trovava la grossa sedia intagliata del preside. Da lì la professoressa McGranitt, impeccabile in un abito nero con alamari d’argento, scrutava coi suoi soliti occhi duri (quella sera incredibilmente luminosi) l’ingresso degli studenti, da sotto la tesa del cappello a punta.
 
Ron si sbracciò verso il posto occupato da Hagrid che li vide ed alzò una delle sue enormi mani per salutarli. Harry, Ginny ed Hermione ricambiarono quel saluto con dei gran sorrisi sul viso. Prima di prendere posto Harry fece scorrere lo sguardo sulla tavolata. Accanto ad Hagrid, notò, sedeva una strega abbastanza giovane, intenta a…
 
“Ehi, questa è bella!” disse Harry, dando di gomito a Ginny e indicandole quello che aveva attirato la sua attenzione.
 
“Cosa dici che insegnano quei due?” Domandò intanto Ron a Hermione, anche lui sorridendo e guardando con aria dubbiosa i posti accanto alla giovane strega.
 
Erano occupati da due bambini con i capelli biondi, dello stesso colore di quelli della donna, che non potevano avere più di tre anni. La strega stava aiutando quello più vicino a sé a mangiare, cercando di convincerlo a tenere in mano il cucchiaio. L’altro mangiava pacificamente, portandosi alla bocca la posata con aria solenne ed impegnata, sotto lo sguardo attento di un mago che sedeva al limite sinistro della tavola, quello più vicino alla casata di Grifondoro.
 
Harry non fece tuttavia in tempo a studiarlo meglio, perché tutti stavano prendendo posto e lui non voleva intralciare il corridoio. Si sedette accanto a Ginny, iniziando a salutare i compagni di Grifondoro che si accomodavano attorno a loro.
 
Quando tutti ebbero trovato un posto sulle panche la professoressa McGranitt si alzò in piedi; nella grande sala scese subito il silenzio. La donna però non parlò: fece un cenno con la destra e si sedette nuovamente. Dal portone della Sala Grande la professoressa Sprite guidò una lunga colonna di bambini del primo anno tra i tavoli di Tassorosso e Corvonero, fino a raggiungere lo spazio libero che divideva le tavolate delle Case da quella degli Insegnanti. Nella mano destra portava una lunga pergamena arrotolata, nella sinistra il frusto e rattoppato cappello parlante. Quando si fermò i bambini si raggrupparono attorno a lei, stringendosi tra loro quasi a volersi difendere dal resto della sala.
 
Con un vago sorriso, mentre ascoltava il cappello declamare le qualità delle varie case come suo solito, Harry ricordò a sua volta il terrore che aveva provato in quel momento; la sua mente continuava solamente a ripetere “Non Serpeverde, non Serpeverde, non Serpeverde!”.
 
Quando il cappello tacque la professoressa Sprite fece comparire uno sgabello dal nulla e iniziò l’appello. Mano a mano che gli studenti venivano assegnati alle nuove case i tavoli, come sempre, li salutavano con fragorosi applausi. Harry notò che quell’anno i nuovi erano molti di più. Si interrogò per un po’ su quel fatto, poi lo fece notare ad Hermione.
 
“Stanno smistando nuovamente anche gli studenti dell’anno scorso.” Spiegò Hermione. “Pare che i Carrow avessero stregato il cappello, per far sì che tutti i nuovi studenti finissero a Serpeverde. Non ci sono riusciti completamente, ma il giudizio del cappello era stato offuscato e il primo anno di Serpeverde era decisamente più numeroso di quello delle altre case.”
 
“Come fai a sapere sempre tutto? Anche queste cose stupide, non è possibile…” disse Ron esasperato.
 
“Se sul treno avessi ascoltato le istruzioni che ci hanno dato all’incontro tra prefetti e capiscuola invece che parlare di Quidditch con quel prefetto di Corvonero lo sapresti anche tu, Ron.” Ribattè Hermione scocciata, tutto d’un fiato.
 
Harry perse rapidamente interesse per quello scambio di battute; sperava che Ron e Hermione avrebbero smesso di darsi addosso ora che stavano assieme, ma le cose erano addirittura peggiorate. Certo, ora non si tenevano più il muso per giorni interi ma sembrava che continuare a becchettarsi fosse il loro modo preferito di parlare. La sola differenza era che adesso quelle discussioni finivano con una sonora risata da parte di entrambi, nel momento in cui si accorgevano di essere ridicoli, seguita da un abbraccio e qualche sbaciucchiamento.
 
“Alfred Zikowskij” chiamò la Sprite. Harry sospirò mentre la sua pancia emetteva un gorgoglio piuttosto sonoro. Se non altro erano alla zeta. Ginny allungò una mano e lo pizzicò vicino all’ombelico, facendolo trasalire.
 
“Fame?” domandò, sorridendo con aria innocente.
 
“Un po’…” rispose Harry, combattendo col grido del cappello parlante che assegnava il ragazzino dai capelli castani a Tassorosso.
 
Mentre quello trotterellava verso i suoi nuovi compagni di Casa la McGranitt si alzò in piedi. Con il gesto solito di Silente allargò le braccia, come per abbracciarli tutti quanti. “Benvenuti!”
 
La sua voce era squillante e ferma, il tono era stranamente materno e rassicurante, Harry non ricordava di averla mai sentita parlare con tanta dolcezza. I suoi occhi brillavano; la nuova preside non riuscì a trattenere il sorriso che le sbocciò sul volto. Sembrava essere più giovane di almeno dieci anni. “Benvenuti a tutti voi! Non ci sono parole adatte ad esprimere la gioia che proviamo” disse, indicando gli insegnanti alla sua destra e alla sua sinistra “nell’avervi nuovamente in questa scuola, libera e salva da minacce esterne o interne. Ci si prospetta un anno ricco ed emozionante, ma avremo tutto il tempo di esserne informati quando ci saremo saziati!” concluse, battendo due volte le mani.
 
Un brusio di approvazione risuonò per la sala, assieme a qualche salva di applausi; i più però avevano già le mani occupate dalle posate e dai calici dal momento che il cibo era comparso sulle lunghe tavolate. Harry e Ron erano tra quelli che si gettarono sul cibo come un folletto si getterebbe su una pignatta ricolma di galeoni.
 
Nella prima decina di minuti che seguirono la comparsa delle pietanze Harry era troppo impegnato a riempirsi la pancia per prestare attenzione ad altro. Dopo un po’ però iniziò ad ascoltare le conversazioni che avevano luogo a tavola, attorno a lui. Si concentrò in particolare su Seamus Finnigan, che pareva con tono incredibilmente eccitato. “Vi dico che è lui, in Irlanda è una specie di celebrità!” stava dicendo in modo concitato a Dean e Lavanda.
 
“E ha scritto uno dei nostri libri?” stava chiedendo lei.
 
“Si, quello di Difesa. E’ Ferghal O’Brien ti dico!” rispose Seamus. “Quel tipo ha gli attributi di un gigante! Non pensavo sarebbe finito ad insegnare qui, ma non vedo l’ora di seguire le sue lezioni!”
 
Harry gli attributi di un gigante non li aveva mai visti (e ne era ben felice) ma immaginò che quello di Seamus fosse un complimento. Si voltò e gli chiese “Parli del tipo seduto a sinistra?”
 
Seamus si voltò verso Harry. “Proprio lui! Era il capo della sezione irlandese dell’ufficio Auror fino a qualche anno fa; lasciò quando nacquero i suoi figli. Ha sedato una brutta rivolta di Lepricani una volta e, nel suo ultimo incarico, ha sconfitto praticamente da solo una setta di maghi scissionisti che volevano reinstaurare i riti druidici che prevedevano sacrifici umani durante le notti di plenilunio.” Fece una pausa per picchiettarsi una tempia con un dito. “Sempre in prima linea, mai dietro una scrivania. L’anno scorso ha guidato un gruppo di resistenza contro i Mangiamorte di Voi-Sapete-Chi. Mia mamma dice…”
 
Harry si distrasse e si voltò a fissare O’Brien. Non lo vedeva benissimo da sopra le teste degli altri studenti, ma qualcosa del suo aspetto dava l’idea del guerriero. Le spalle, coperte da una giacchetta in pelle verde scuro, erano larghe mentre il resto del suo corpo sembrava piuttosto snello. Il taglio di capelli, rossicci ma striati di grigio alle tempie, era a spazzola. Sarebbe probabilmente passato per un militare babbano se non fosse stato per il pizzetto che gli circondava la bocca. Era corto e ordinato ma, sul mento, si divideva in due treccioline lunghe almeno tre o quattro pollici. Quel particolare in sé era buffo ma, su quell’uomo, dava un impressione tutt’altro che divertente. Lo faceva sembrare selvaggio e minaccioso.
 
Harry fece vagare lo sguardo sul resto del tavolo e vide che, oltre ad O’Brien e a quelli che aveva intuito essere sua moglie e i suoi figli, un’altra donna sconosciuta sedeva accanto a Lumacorno. Sorrideva cordiale ed aveva un viso magro e simpatico. Era vestita di grigio, la stessa tonalità dei capelli che le cadevano sulla spalla destra, raccolti in una spessa treccia.
 
Davanti a Harry i piatti a base di carne e pesce scomparvero, sostituiti dai dolci. Il banchetto si avviava alla conclusione. Solo qualche minuto più tardi infatti la professoressa McGranitt si alzò nuovamente e chiese il silenzio con un gesto della mano.
 
“Ancora benvenuti. Ora che vi siete saziati vi prego di prestare attenzione a qualche breve comunicazione.” Disse la preside in tono sbrigativo; Harry sorrise: ora sì che la riconosceva. “In primo luogo vi informo che il professor Filius Vitious subentra da oggi a me nel ruolo di Vicepreside.
 
Vi prego poi di salutare la professoressa Geraldine Sandy Woodwotton, che occupa da quest’anno la cattedra di Trasfigurazione.” Gli studenti applaudirono alla strega dalla treccia grigia in modo educato, ma la McGranitt non lasciò loro il tempo di continuare a lungo. “Alla professoressa Alice Brightstone, che insegnerà Babbanologia, e al professor Ferghal Fortius O’Brien, che  sarà il vostro insegnante di Difesa contro le Arti Oscure e ricoprirà il ruolo di direttore della casa di Grifondoro.”
 
Ad alzarsi furono l’uomo e la donna sul lato sinistro del tavolo, seguiti dai due piccoli bambini che li imitarono prontamente. Tutta la sala applaudì ridacchiando, il tavolo di Grifondoro con più convinzione. Harry avrebbe dovuto aspettarsi che la McGranitt rinunciasse a tutti i suoi altri incarichi per poter fare la preside, ma non ci si era mai soffermato, quindi la cosa lo colse di sorpresa. Non riusciva ad immaginarsi una lezione di trasfigurazione senza la severa strega scozzese. Quella nel frattempo aveva alzato una mano per esigere ancora il silenzio.
 
“Come avete letto dalle vostre lettere quest’anno ospiteremo il torneo Tremaghi, importante competizione internazionale tra scuole di magia che si è già svolta quattro anni fa proprio in questa scuola. Dato che accoglieremo i nostri ospiti con il banchetto di Halloween, tra due mesi, non c’è bisogno di perdere tempo adesso con inutili spiegazioni.” Concluse sbrigativa. “L’unica cosa che vi dirò, e che farete bene a stamparvi in testa, è che il torneo è aperto ai maghi e alle streghe maggiorenni.” Sottolineò con tono deciso quell’ultima parola mentre il suo sguardo dardeggiò sui presenti e trovò Harry che, dal suo posto, le sorrise con aria colpevole. Questo avviso fu accolto dallo stesso brusio deluso e rabbioso che aveva riempito la sala quattro anni prima, quando quelle parole le aveva pronunciate Silente.
 
“Inoltre, di comune accordo coi presidi delle scuole di Beauxbatons e di Durmstrang, abbiamo deciso di non sospendere il campionato di Quidditch quest’anno, ma di tramutarlo in un torneo interscolastico.” La sala fu pervasa da un chiacchiericcio eccitato che la preside interruppe con un solo sguardo carico di stizza. “Tuttavia ogni scuola potrà schierare una sola formazione; aspetto domani al termine delle lezioni i capitani delle quattro squadre per delucidazioni. Agli studenti-”
 
“Ci sarà una selezione?.” Chiese Ginny a Harry, non troppo sottovoce. “Immagino di sì, ma non ne sapevo nulla. Nella lettera-” “AGLI STUDENTI DEL SESTO ANNO” disse la McGranitt a voce alta, interrompendo il brusio che la notizia sul campionato di Quidditch aveva suscitato “sono stati consegnati i risultati dei G.U.F.O. riveduti e corretti da professori non alle dipendenze del Signore Oscuro, li troverete nei vostri dormitori assieme agli orari delle lezioni.
 
Il primo weekend a Hogsmeade si terrà il trenta settembre, ricordo agli studenti del terzo anno che avete tempo fino ad allora per consegnare i permessi firmati dai vostri genitori se volete parteciparvi. Signor Corner, smetta immediatamente di fare l’idiota con quel cannolo o la sua Casa inizierà l’anno con un punteggio negativo!”
 
Harry trovò con lo sguardo Michael Corner, al tavolo di Corvonero, in tempo per vederlo sparire, rosso come un peperone, sotto il bordo del tavolo. Tutta la sala sghignazzava sommessamente.
 
“L’accesso alla foresta proibita rimane severamente vietato a tutti gli studenti di Hogwarts. La lista degli oggetti e delle pratiche proibite, che dovrebbero esservi suggerite in ogni caso dal vostro buonsenso, è affissa sulla bacheca di Mastro Gazza. Siete pregati di consultarla.
 
E ora a letto, vi auguro un piacevole inizio d’anno.” Concluse asciutta.
 
Le panche grattarono sul pavimento mentre gli studenti si alzavano.
 
“Ron, io e gli altri capiscuola ci troviamo per il primo turno di ronda. Tu e Alisha dovete occuparvi del primo anno.” Gli ricordò Hermione leggermente agitata.
 
“Lo so, lo so.” Fece Ron, ancora seduto al tavolo mentre finiva una fetta di torta. “Alisha!” Con la bocca piena Ron chiamò una ragazza dell’anno di Ginny che portava sul petto una spilla da prefetto. “Raduna i bambocci!” Ordinò. Quella gli scoccò uno sguardo piuttosto acido in risposta ai suoi modi scortesi, poi si allontanò per riunire i nuovi studenti.
 
“Ci vediamo in dormitorio.” Disse Harry a Ron, avviandosi; Ginny lo trattenne.
 
“La parola d’ordine?” chiese al fratello.
 
Percival Wufric.” Rispose lui, sorridendo. “Con tutti i nomi che aveva Silente credo che potremmo andare avanti con parole d’ordine del genere per tutto l’anno, che dite?”
 
Harry sorrise di rimando. Sorrideva ancora quando, un quarto d’ora dopo, salutata Ginny alla base delle scale era salito fino al suo dormitorio. Aveva trovato, come al solito, il suo baule ad attenderlo, assieme alla gabbia vuota del suo gufo che, con tutta probabilità, era già alla torre della Guferia. Avrebbe dovuto trovargli un nome…
 
Mentre spostava dal letto la busta con l’orario delle lezioni e si infilava il pigiama Harry non poteva fare a meno di sentirsi allegro e spensierato. Sarebbe stato un anno impegnativo, lo aspettavano i M.A.G.O. dopotutto, ma era il primo anno di una nuova vita; nessuna minaccia pendeva più sul suo capo ed era pronto per iniziare la sua esperienza da adulto nel mondo magico. Non sarebbe stata più solo una serie di avventure tra le mura del castello, intervallata dalle noiose estati a Privet Drive. Passato quell’anno avrebbe potuto fare piani a lunga scadenza per la sua vita senza paura di morire un giorno sì e un no.
 
Quella prospettiva lo rendeva vagamente inquieto, come se fosse sull’orlo di un trampolino molto alto ma, a ben pensarci, non vedeva l’ora di tuffarsi.
 
Continuava a sorridere quando si infilò sotto le coperte e poggiò la testa sul cuscino.
 

***

 
Harry respirava a pieni polmoni l’aria fresca del mattino mentre camminava sulla sponda del lago. Aveva fatto colazione in fretta e, prima della lezione di Difesa, aveva un ora buca. Ron dormiva, Ginny era a lezione e Hermione aveva borbottato qualcosa sulla biblioteca che Harry non ritenuto il caso di approfondire, così aveva deciso di andare a salutare Silente.
 
Camminava svelto sull’erba asciutta; in lontananza già vedeva i quattro cipressi che circondavano il sarcofago farsi sempre più grandi man mano che si avvicinava. Quando finalmente l’inclinazione del terreno gli consentì di vedere il blocco di marmo bianco rimase interdetto. Qualcuno era già lì.
 
Nonostante fosse di spalle i capelli biondi chiari gli erano decisamente familiari; non ebbe difficoltà a riconoscere Malfoy. Indeciso sul da farsi Harry si bilanciò per un momento sui talloni, poi decise di proseguire. Draco non si accorse di lui fino a che non fu a solo un paio di passi di distanza.
 
Si girò, sorpreso, e fissò Harry per un paio di secondi. I suoi occhi sembravano tristi ed assenti; l’ostilità che apparve subito dopo parve ad Harry forzata ed innaturale. Anche il tono con cui lo salutò non aveva nulla a che fare con quello sguardo. Era piatto e indifferente. “Potter.”
 
“Malfoy.” Rispose Harry cauto, senza sapere bene cosa fare.
 
Quello gettò un ultimo sguardo alla tomba del preside della scuola, che lui stesso avrebbe dovuto uccidere, poi si voltò e fece per andarsene.
 
“Draco!” lo chiamò Harry, d’impulso. Quello si fermò, senza voltarsi.
 
“Sarebbe morto lo stesso; non è stata colpa tua.” Harry aveva intuito come mai Malfoy si trovasse lì. Ricordava come, quella sera sulla torre di Astronomia, il ragazzo avesse dapprima titubato e infine ceduto alle parole di Silente, quando il preside gli spiegava che avrebbe potuto proteggere sia lui che la sua famiglia. Quando i Mangiamorte guidati da Piton avevano invaso la cima della torre, la bacchetta di Draco non era più puntata sul preside, ma abbassata al suo fianco. Harry mosse un passo verso di lui. “Stava già morendo per una maledizione. Ricordi la sua mano?”
 
Draco si voltò, il suo sguardo ora era carico di tristezza.
 
“E Piton ha solo eseguito un suo ordine. Silente non voleva che fossi tu a macchiarti di un omicidio, ha chiesto a Piton di proteggerti per tutto l’anno e di finirlo al tuo posto.” Harry parlava in fretta, cercando di rassicurare quel ragazzo che per anni non aveva fatto che odiare ma al quale doveva senz’altro la vita.
 
“Che cosa stai dicendo?” gli chiese Malfoy, sussurrando con voce incredula. Non c’era più ostilità nei suoi occhi, solo il desiderio di sapere.
 
Harry fece un altro passo nella sua direzione. “Non hai fatto nulla di male e non hai causato nulla che non fosse già nei suoi piani.” Continuò Harry accennando alla tomba con una mano, sorridendo appena. “Smettila di pensarci.”
 
Malfoy sospirò pesantemente. Un breve lampo di sollievo gli illuminò il viso e una lacrima solitaria gli solcò una guancia. “Non sarebbe stato l’unico ad essersene andato per causa mia.” La sua voce e i suoi occhi erano tornati ad essere terribilmente privi di qualsiasi sentimento.
 
“Lo so, ma è uno in meno.” Disse Harry. “Draco, non ho mai avuto la possibilità di ringraziarti per non avermi consegnato a Bellatrix Lestrange quella notte a casa tua. Né ho mai ringraziato tua madre per non aver detto a Voldemort che ero ancora vivo nella foresta.” Malfoy si ritrasse appena, con fastidio, al nome che Harry aveva pronunciato. “Non ti chiederò perché l’hai fatto, ma se sono riuscito a sconfiggerlo lo devo anche a voi. Tutti quanti vi sono debitori.” Harry allungò la destra verso il ragazzo. “Ti ringrazio.”
 
Malfoy, come incantato, fissò la mano di Harry per qualche secondo. Poi allungò la sua e la strinse, con un gesto secco e rapido e, senza una parola, se ne andò.
 
Rimasto solo Harry si voltò verso la tomba; non sapeva cosa sarebbe nato da quel suo primo gesto gentile rivolto a Malfoy, ma sapeva che aveva fatto la cosa giusta rassicurandolo sulla morte di Silente. Credeva che il vecchio preside, se ne avesse avuto l’occasione, lo avrebbe fatto lui stesso.
 
Mentre l’ultimo suo ricordo di Albus Silente (l’incontro nella bianca e deserta stazione di King’s Cross, mentre non era né vivo né morto) gli tornava alla mente, Harry si mosse verso la bara appoggiandovi poi la mano destra.
 
“Buongiorno, professore.” Salutò a voce bassa. I cipressi, sopra di lui, stormirono in risposta nella brezza del mattino.
 
 
 
 
 
 

NOTE DELL’AUTORE
 
Non avevo in mente di aggiornare così presto ma stasera non ho proprio resistito e mi sono buttato a pesce a scrivere. Ne avevo decisamente voglia, questo capitolo è saltato fuori in un attimo!
 
Eh già, è un altro capitolo diviso in parte I e parte II; non sono molto bravo a prevedere la lunghezza dei vari episodi, lo ammetto. Forse dovrei smettere di pensare ai titoli prima di aver finito di scrivere…
 
Comunque sia, ecco la prima parte. Abbiamo dato un occhiata alle facce nuove del corpo insegnanti di Hogwarts, abbiamo sentito il primo discorso della preside McGranitt (severa e sintetica come sempre) e abbiamo incontrato il nuovo Draco Malfoy. Quando me lo immagino lo vedo sempre così; dalla fine del sesto anno in poi è rimasto invischiato tra i Mangiamorte per paura, compiendo azioni che non avrebbe voluto compiere e cedendo infine ad una coscienza che forse non sapeva di avere. Pochi sono a conoscenza degli atti della sua famiglia nei momenti finali, atti che hanno deciso in parte le sorti della guerra, quindi purtroppo resta un ‘paria’ del mondo magico, assieme ai suoi genitori. Che ve ne pare?
 
Mi spiace un po’ chiudere qui anche perché volevo davvero raccontare la prima lezione di Fortius O’Brien, credo sia il mio personaggio preferito finora. Prometto che lo curerò al meglio per il prossimo capitolo!
 
In ultimo, un enorme e doveroso grazie a tutti quelli che mi seguono e recensiscono; l’entusiasmo che voi mostrate è quello che tiene acceso e vivo il mio interesse nel vedere come la storia potrebbe evolversi, quindi continuate così e lasciatemi qualche parola a fine lettura! ;)
 
Mentre aspettate il prossimo capitolo vi lascio il link di una mia piccola one-shot (per chi non l’ha già letta); è dedicata a chi, come me, sente la mancanza della guida saggia ed eccentrica del mitico Albus Silente!
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=923445&i=1
 
Non smettete di leggere! (e non parlo della mia Fanfic.)
 
N.

  
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