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Autore: Shinalia    26/01/2012    6 recensioni
estratto capitolo
« Sei una vampira, non puoi soffrire di emicranie! » ribattei mesto ed in tono leggermente acido.
Alzò gli occhi al cielo con evidente irritazione « Sembri un animale in gabbia. A casa sono tutti preoccupati … » Annuii distrattamente, non dando realmente peso alle sue parole. Notando la mia disattenzione Alice si indispettì « Bella si è divertita moltissimo a scuola! - squittì
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve. XD
Non sono affondata in un pozzo, anche se forse qualcuno lo ha pensato.
Torno qui, dopo mesi... quasi un anno, tentando di ripostare qualcosa. Un tentativo di scrivere qualcosa di decente... probabilmente vano, perchè ormai è da tempo che mi sembra di scrivere solo cose "vuote". Ammetto che è piuttosto deprimente. Ho riaperto e chiuso word tanto spesso da averne avuto la nausea. XD Eppure il pensiero di queste storie interrotte mi crea un profondo dispiacere, forse perchè nonnostante tutto a me scribacchiare piace.
Bhe, spero che il capitolo non sia tanto penoso. E' il meglio che sono riuscita a fare XD







La furia mi pervase, trascinandomi in quella lotta, senza esclusione di colpi. E mentirei se non ammettessi che, in parte, la gelosia mi rese ancor più violento, mescolata com’era al terrore. Perché la mia Bella aveva ceduto a quel vampiro, che sarebbe stato pronto ad affondare in lei i suoi canini, a strapparle ciò che io avevo protetto, sin dalla sua nascita. Cosa lui poteva avere più di me? Perché quei sorrisi e quella complicità che a me aveva ormai negato, da tempo? Perché lui? Perché non io? Ero incapace di comprenderlo, accecato da quel senso di perdita e sconfitta che, in quell’istante, sfogavo su Matt; godendo di ogni grugnito di dolore che abbandonava le sue labbra, ignorando le grida di Bella, il suo terrore che potevo percepire distintamente nell’aria. Proprio come il mio nemico, distratto dal profumo floreale della mia mezza vampira.
Mia.
Perché Bella lo era sempre stata, malgrado io mi rifiutassi di ammetterlo anche a me stesso. Avevo chiuso gli occhi per non scorgere ciò che era palese a tutti. Avevo disseminato la mia strada di trappole, per impedire a me stesso di avvicinarmi realmente a lei, giustificando la mia folle gelosia; sebbene agli occhi di tutti fosse palese la realtà. Ma lei, cosa aveva potuto pensare?
Aveva scorto in me il noioso fratello maggiore, che tentava di privarla della sua libertà?
Oppure aveva compreso ciò che io avevo tentato di nascondere, goffamente?
Non ne avevo idea ed in quell’istante non me ne curai, affondando i canini nella spalla del vampiro, nel tentativo di stordirlo, privandolo della sua linfa vitale, abbastanza da rallentarlo. Ma non fu necessario. Percepii immediatamente il profumo dolce del sangue saturare l’aria, quando una carcassa di un cervo crollò accanto ai nostri corpi avvinti, costringendo entrambi ad alzare il capo. Pur consci che una qualsiasi distrazione sarebbe stata fatale, inebriati dalla lotta, il sangue ci attirò come delle falene ad una lampada, permettendo a Velia di dirottare la nostra attenzione lontano dallo scontro.
La baruffa continuò, ancora per qualche istante, mentre entrambi tentavamo di allontanarci, aggrappandoci a quell’istinto di sopravvivenza, insito nella nostra razza.
Perché sono un mostro, sempre e solo un mostro. Un mostro che si aggrappa ad una parvenza di civiltà. – mi ripetei, per l’ennesima volta, nuovamente faccia a faccia con quella realtà che tentavo tanto spesso di ignorare.
Perché fingere di non scorgere la verità è molto più semplice che accettare una consapevolezza dolorosa.
O forse io sono semplicemente un vigliacco.
Tornai in me solo dopo essermi nutrito di una creatura dei boschi, sotto lo sguardo colmo di disapprovazione della vampira, assalito dai suoi pensieri confusi. Non la biasimai quando scorsi nella sua mente quello che credeva essere il motivo di quello scontro: Bella, le tue attenzioni, il suo cuore. Non sottolineai quanto fosse in errore, almeno sino a quando non fu un afflitto Matthias a rivelare l’origine dello scontro, con quelle parole cariche di tensione che abbandonarono le sue labbra esangui. Potevo distintamente percepire il disgusto che provava, verso se stesso. La delusione, la sensazione opprimente che comprimeva il suo petto. E rividi attraverso i suoi ricordi il volto cereo di Bella, la paura che trasudava dalle sue parole, il panico e le lacrime che avevano solcato il suo viso delicato. Rivissi tutto, stringendo i pugni, per costringermi a non scagliarmi nuovamente su di lui. Osservai ognuna di quelle immagini, conscio fosse in parte colpa mia. Io l’avevo spinta a fuggire, con il mio atteggiamento oppressivo. Io l’avevo resa incauta.
«E’ stato un incidente.» mormorai, sorprendendo i miei due silenziosi compagni e anche me stesso.
Non avrei voluto dimostrarmi tanto indulgente Una parte di me avrebbe voluto assalirlo, ribadirgli quanto fosse inadatto a Bella, a causa del suo scarso controllo, di quella sua natura che probabilmente non avrebbe mai mutato. Si nutriva di umani, no? Eppure come avrei potuto? Io stesso non avevo indugiato in quel comportamento riprovevole, per anni, prima di accettare di seguire Carlisle? Prima di scorgere il mostro che si celava al di là delle mie apparenti umane fattezze? Fu per tale motivo che non fiatai, aggrappandomi alla consapevolezza che avrei ben presto trascinato Bella lontana da quella casa, da quello sciocco ragazzetto. Sarebbe bastato narrare ciò che era accaduto, per avere il consenso della mia famiglia. Nessuno avrebbe potuto biasimarmi.
Nessuno ad eccezione di Bella.
«Dovremo fare ritorno a casa. Non vorrei si preoccupasse.» commentai atono, conscio di quanto testarda ed ostinata lei potesse essere. Ed infatti, quando avevo recuperato il controllo di me la meraviglia aveva preso il sopravvento, una volta appurata la sua assenza. Si era allontanata, esortata da Velia, forse conscia di essere una tentazione ed uno stimolo a quella lotta, con il delizioso profumo del suo sangue. Ma come avrebbe reagito a tutto ciò?
Avrei tanto desiderato saperlo.
 
 
________________________
Pov Bella
 
Tremante osservavo l’imbocco della foresta, con i palmi sudati e quella sensazione oppressione al petto, che non pareva volermi abbandonare, in alcun modo. Le immagini riecheggiavano nella mia mente, condite da quei ringhi furiosi, dall’eco delle mie stesse urla, dal mio terrore. Un terrore che, anche in quel maledetto istante, non pareva volersi dissipare, malgrado la consapevolezza che Velia avrebbe certamente risolto ogni cosa.
Ero stata così sciocca, così avventata ed anche così dannatamente spaventata.
Non avevo mai pensato alla mia morte, forse conscia dell’immortalità che contraddistingue la mia natura. Protetta dalla mia famiglia avevo sempre dato per certo che nulla avrebbe potuto ferirmi, che loro avrebbero vegliato su di me; che sarebbero sempre accorsi in mio aiuto.
Ed io mi ero aggrappata a quella pretesa di autonomia, senza mai prendere realmente le distanze, affidandomi a loro, come una bambina nel buio, consolata dalla presenza dei suoi genitori, a cui non può fare a meno di tendere la mano, quando la paura si fa largo nella sua mente.
Ero stata così ingenua a credere di bastare a me stessa.
Così infantile.
Se solo…
Alzai il viso di scatto, puntando i miei occhi scuri sulle tre figure che si avvicinavano meste, lasciando scivolare lo sguardo su ognuno di loro, indugiando su Edward e su Matt che, coperti di terra e sangue, apparivano più mal ridotti di quanto non fossero in realtà. Ma non fu questo a turbarmi o a soffocare nella mia gola quel sospiro di sollievo che mi stava sfuggendo. Fu il volto inespressivo di Edward ed il dolore che distorceva i tratti di Matthias. Una delusione per uno, una sofferenza per l’altro.
Bel colpo Bella.
«State… bene?» mormorai, con voce gracchiante, pronunciando quelle parole così vacue e scontate da vergognarmi, mentre tentavo di frenare i miei piedi, per impedirmi di correre loro in contro, tuffandomi nelle braccia di Eddi, inspirando il suo profumo, che avrebbe certamente domato i tremiti nel mio corpo scosso.
Perché per quanto mi sarebbe piaciuto negarlo, quella sarebbe sempre stata la mia reazione.
Il mio sguardo si sarebbe sempre puntato su di lui, anche in una stanza affollata.
I miei occhi lo avrebbero cercato.
Le mie orecchie avrebbero sempre riconosciuto il timbro melodioso della sua voce.
Il suo profumo mi avrebbe sempre guidata verso di lui.
In quel momento mi chiesi se sarei mai riuscita ad allentare la presa che lui aveva su di me. Se mi sarei mai liberata della sua presenza ingombrante che, pur non volendo, era divenuto l’incontrastato possessore del mio cuore.
Perché non era questo ciò che lui desiderava.
Mi volevo bene, certo. Non avevo mai dubitato di questo.
Ma non era quel tipo di affetto che io cercavo. Non era quel tipo di affetto che ottenebrava la mia mente, che mi strappava quelle lacrime versate nel silenzio della mia camera.
«Stanno bene. – confermò Velia, con un sorriso stentato, probabilmente imbarazzata dall’accaduto e preoccupata per Matt, che continuava a fissare il suolo, quasi in attesa di scorgere la voragine che avrebbe potuto inghiottirlo. Eludeva il mio sguardo, ben attento a non incrociare i miei occhi, forse temendo il biasimo che avrebbe potuto leggere in essi. Il terrore. Ed io… bhe, non sapevo cosa provare per lui. Paura? Riluttanza? Comprensione? Dio, non ne avevo la minima idea. – Ci daremo una ripulita in casa e poi discuteremo di tutto questo con calma. Magari davanti ad una tazza di thè caldo. » continuò lei, impacciata, con quell’espressione apprensiva che pareva dubitare della mia stabilità. Che temesse potessi scoppiare in singhiozzi, da un istante ad un altro? O forse uno svenimento? Io avrei scommesso sul secondo, considerando quella sensazione di vuoto, dovuto allo shock, che attanagliava la mia mente.
Ero confusa.
Frastornata.
Scossa.
E desiderosa di un caldo e rassicurante abbraccio.
Sono proprio una bambina. – mi ammonii, mentre il mio sguardo speranzoso scivolava su Edward che, con le labbra serrate, pareva essere sul punto di esplodere.
«Noi torniamo a casa.»
Quelle parole pronunciate improvvisamente riecheggiarono nell’aria, riempiendo l’improvviso silenzio, calato su di noi. Avrei dovuto immaginarlo. – mi dissi, battendo le palpebre, ugualmente sorpresa. Almeno sino a quando il mio cervello non decise di collaborare, riportando a galla quella latente ostilità che, negli ultimi anni, caratterizzava le mie conversazioni con Edward. Quella ostilità alla quale mi aggrappavo, per celare i sentimenti ben diversi che dentro di me si agitavano. Una tattica infantile, forse.  «Come?» gracchiai, assottigliando gli occhi, sfidandolo a ripetersi.
«Io e Bella torniamo a casa. – ribadì, senza alcuna riluttanza, imperturbabile, anche dinanzi all’aria ferita di Matthias o le mie labbra dischiuse in una posa palesemente indignata. Ma non se ne curò, deciso ad ignorarmi, quasi io non fossi altro che un patto da riportare a destinazione. – Inutili salamelecchi non cambieranno nulla. E’ stato un incidente, ciò non toglie che non ho intenzione di assistere a nulla di simile. C’è mancato poco, dannatamente poco.» brontolò cupo, serrando il pugno con forza e mi parve quasi di poter percepire il suo desiderio di voltarsi e sferrare un colpo contro l’albero. O, con maggiori probabilità, contro il mio amico.
Il mio amico.
Matthias. Lui che mi aveva supportata e coccolata.
Lui  che mi aveva sorriso e teso la mano, malgrado le nostre differenze delle nostre nature.
Mi aveva quasi attaccata, stravolto dalla fame.
Aveva aggredito il mio Eddy, in risposta alla sua intrusione.
Aveva perso il controllo.
Eppure, in quell’istante, non mi era mai parso tanto umano, scosso dal rimorso. Bisogno di rassicurazioni che non avrei mai potuto negargli.
Perché l’amicizia è anche questo, sebbene il nostro fosse un caso piuttosto atipico.
Perdonare gli errori.
Comprendere.
Talvolta chiudere gli occhi ed accettare ciò che non si può mutare. E, bhe, io non avrei mai potuto cambiare Matthias o la sua natura. Ma gli avevo sorriso, la prima volta, ben conscia di cosa vi fosse al di là di quell’espressione allegra. Quella creatura ferina che era presente anche in me, sebbene solo in parte.
Che era presente in tutte le persone che amavo, compreso l’uomo che avrei desiderato al mio fianco per l’eternità.
Perché per i vampiri l’amore è eterno.
Il fulcro della loro lunga esistenza. Quella mano tesa, sempre.
Quella passione bruciante.
Quella presenza costante.
Ciò al quale io tendevo, invano. – rimuginai, ignorando il groppo nella mia gola, consapevole fosse inutile indugiare in simili pensieri, soprattutto in quell’istante.
Forse non avrei mai potuto ottenere da Edward ciò di cui avevo bisogno.
Forse avrei dovuto rinunciare a lui e alla sua presenza, che avrebbe inesplicabilmente portato a galla quei sentimenti.
O forse un giorno mi sarei presentata alla sua porta, vestita solo della mia pelle, per costringerlo ad accettare che, dinanzi a sé, non aveva più una ragazzina.
Molti forse, poche certezze.
Ma di una cosa ero più che sicura. Non gli avrei permesso di allontanarmi da Matthias o infangare la nostra amicizia.
«Edward, non essere infantile. Non intendo scappare come una bambina, scattando al tuo ordine.»
«Avrei dovuto immaginarlo. – sibilò a mezza bocca, rivolgendomi un’occhiata truce, che mi permise di comprendere che mi avrebbe trascinata via anche con la forza, se necessario. – Ma i tuoi genitori credo non sarebbero felici di saperti qui. Dopo ciò che è accaduto.» concluse, sorridendo stranamente perfido, compiaciuto delle sue certezze.
Troppo compiaciuto per i miei gusti.
Fu quella sua espressione ghignante ad istigare quella parte di me tutt’altro che matura.
E fu quello a strapparmi quelle parole che, in altra occasione, non avrei mai pronunciato.
Fu il mio desiderio di pareggiare i conti, da sciocca bambina vendicativa quale ero, ad alimentare quei dubbi che costantemente lo affiggevano.
 «Se mi fossi ferita, in un bosco, cacciando insieme a te… anche tu mi avresti aggredita.»
Fu la mia stupidità ad allontanare Edward, per quello che mi parve un tempo infinito…


   
 
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