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Autore: merryluna    07/09/2006    4 recensioni
Se cercate le battaglie sciamaniche... spiacente: non le troverete qui! In compenso vedremo come si muovono i nostri eroi dentro e fuori una stazione di polizia...
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Anna Kyoyama, Manta Oyamada, Ren Tao, Yoh Asakura
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: Incompiuta
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UNO DI FAMIGLIA
-Capitolo 1°-


Notte. A cosa vi fa pensare questa parola? Al buio. Ad un cielo oscuro rischiarato qua e là da qualche bottone luminoso. Ed ad una luna rotonda che domina la città addormentata. Ma non tutti in questa notte stanno dormendo. I panifici lavorano a pieno ritmo, un ubriaco farfuglia parole senza senso seduto su una panchina in attesa di un treno, i gatti ed i barboni rovistano tra i rifiuti di un ristorante, mentre un topo particolarmente grosso scappa via tra le loro gambe. Qualcun altro invece, si dedica all’attività fisica: il fresco della notte dev’esser l’ideale per farsi una corsetta su un tetto...

“Fermati! Ormai non hai più via di scampo!” gridò un uomo dall’aria decisamente affaticata.
Per tutta risposta, il piccoletto che stava inseguendo, aumentò il ritmo: da dove accidenti prendeva tutta quella forza? Era poco più che un ragazzino con sulle spalle un sacco piuttosto pesante, pieno di gingilli d’oro, e nonostante questo resisteva a quell’inseguimento che durava da quella che sembrava un’eternità. Il poliziotto dal canto suo, benchè si allenasse ogni giorno in vista di situazioni come quella, iniziava a dare i primi segni di cedimento. Ma forse quella era la sua notte fortunata: una civetta svolazzò via improvvisamente da un punto del tetto, lanciando un grido di stizza per essere stata disturbata e questo prese completamente alla provvista il bambino, che esitò per un attimo di troppo. Attimo che permise al poliziotto di avvicinarsi pericolosamente a lui e tirare fuori la pistola. Poté quasi sentire il sangue nelle vene del piccolo raggelarsi, al suono inconfondibile del colpo che viene posizionato in canna.
“Fermo o sparo” sbiascicò l’uomo. Dopo tutte le settimane spese a dare la caccia a quel ladro, non si faceva più lo scrupolo che aveva a che fare con un bambino. “Ora voltati lentamente e posa il sacco a terra...cioè, sì...sul tetto”. Ma cosa diavolo stava dicendo? Quello doveva essere il momento che avrebbe cambiato la sua vita, che avrebbe potuto dare una svolta alla sua carriera nella polizia e si era messo a fare battute di spirito? Sicuramente avrebbe omesso questo particolare dal verbale ufficiale.
Il ragazzino si voltò e fece come ordinato.
“Togliti la maschera, adesso: voglio guardarti in faccia prima di ammanettarti” disse facendo per avvicinarsi ancora di più. Ma non appena che il bambino ebbe messo una mano sulla maschera nera che gli copriva gli occhi e gran parte del viso, soggiunse un elemento inaspettato, che in un istante cancellò i sogni di gloria del poliziotto: il freddo ferro della canna di una pistola puntata contro la sua tempia. “Avevo ragione nel dire che aveva un complice!” pensò esultante prima di inquadrare bene la situazione. Santo cielo! Aveva una pistola puntata alla tempia! E le cose, se possibile, peggiorarono ancora di più quando il complice gli sfilò la pistola di mano lanciandola al suo compagno. Ora aveva due pistole puntate contro: la mattina dopo non sarebbe stato necessario pensare a cosa omettere dal rapporto. Probabilmente, non avrebbe neanche avuto la scocciatura di doverne scrivere uno.
Respirò a fondo per ritrovare il suo equilibrio interiore: non doveva permettersi di perdere la calma. Un dolce profumo di rosa si insinuò nel suo naso mentre una mano si infilò lentamente dentro alla sua giacca, in cerca di qualcosa. Il poliziotto fu scosso da un brivido e non potè fare a meno di pensare a quanto quella cosa, in un’altra occasione, sarebbe stata eccitante. Perchè quella alle sue spalle doveva essere una donna: il profumo della sua pelle, il suo respiro lento e delicato, la dolcezza del suo corpo poggiato contro di lui...non poteva non trattarsi di una bella donna. Perchè bella? Stava per morire, aveva anche il diritto di concedersi qualche pensiero positivo!
A quel punto la mano fermò il suo vagare, mentre la pistola finì per lo spingersi ancora di più contro la sua tempia, e con una velocità quasi impressionante tirò fuori il suo distintivo dalla tasca interna della giacca. Ma se era quello che stava cercando, perchè mai aveva cercato anche sotto la camicia? “È una bella donna” affermò convinto nella sua mente, prima di sentir venir meno la spinta della pistola e ritrovarsi completamente solo sul tetto, la sua pistola a terra accanto a lui e senza distintivo.
“Capo dove sei?” gracchiò una ricetrasmittente da una tasca della giacca. “L’hai preso?”
“No.” ammise tristemente. “È scappato con il suo complice”
 “Complice??? Accidenti, a quanto pare ti devo un doppio cheeseburger!” esclamò l’uomo dall’altra parte della comunicazione.
“Pensa all’agente Diethel che mi deve pagare da bere per un mese intero, allora!” ridacchiò senz’allegria: aveva fatto un buco nell’acqua e questo Yoh Asakura non poteva permetterselo.

“Yoh Asakura” mormorò una ragazza sfiorando con un dito la foto di un distintivo.
“Perchè mai gli hai preso quel coso?” s’informò un uomo dall’aspetto bizzarro: il corpo era quello di un bambino, ma la sua voce ed il suo viso appartenevano senz’altro ad un adulto.
“Per...per umiliarlo. Perchè sennò?”
“Un poliziotto che si lascia rubare il distintivo...sì, hai ragione: è una gran bella umiliazione!” sorrise soddisfatto. “Ma tu guarda! Abbiamo la stessa età!”
“Già” concordò lei osservando la sua data di nascita. “E fra una settimana è il suo compleanno...”
“Che c’è, vuoi fargli un regalino?” chiese il piccoletto scoppiando in una grossa risata. “Ormai sono quasi sei mesi che si occupa del nostro caso...sta quasi diventando uno di famiglia!”
“Se stasera non fossi arrivata in tempo, non ci sarebbe stata più alcuna famiglia: accidenti a te ed a quella civetta!”
“Può succedere a tutti di farsi trovare per un attimo impreparati...” si scusò quello facendosi piccolo piccolo. Sempre che gli fosse possibile farsi ancora più piccolo.
“Non a noi due” gli ricordò la ragazza. “Non a noi due...”


Mi avevano avvisato che era un rischio che avrei potuto correre: iniziare una nuova storia mentre l’altra è ancora in cantiere...ho cercato di evitare questa eventualità come la peste, ma a quanto pare non ci sono riuscita...E così ecco quest’altra fanfic in cui di nuovo non troverete neanche una briciola di potere sciamanico (in realtà, ne ho in mente un’altra in cui ci saranno gli sciamani, com’è giusto che sia, ma per il momento è ancora da mettere per iscritto...). Avete capito chi sono i personaggi, vero? Be’, non è stato così difficile...
Mi raccomando: fatemi sapere cosa ve ne pare! Commentate, commentate e commentate!
Un bacione,
Merryluna
  
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