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Autore: Shade Owl    28/01/2012    2 recensioni
Altri sei mesi sono ormai passati dal giorno in cui Timothy Anderson ha scelto di mantenere i propri poteri demoniaci. Ora però le cose sembrano farsi di nuovo complicate, e ancora una volta l'Alleanza delle Ombre è coinvolta. Un nuovo potere, dormiente da millenni, si è improvvisamente ridestato. La battaglia finale con l'Alleanza sembra imminente. Ma è davvero così, o siamo solo all'inizio di qualcosa di più grande?
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Sangue di demone'
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Mentre tornava al nascondiglio del Tredicesimo Membro, Marcus calcolò di aver guadagnato poco meno di un’ora con il suo stratagemma, considerando che i loro avversari avrebbero dovuto cancellare la memoria a tutti i testimoni e all’intero ufficio dello sceriffo di quella città. Troppo poco perché lo stregone potesse dirsi seriamente soddisfatto. Di certo, lui non si sentiva così.
Quando lo raggiunse, l’Elfo lo accolse con un breve cenno del capo, senza staccarsi dal libro.
- Com’è andata?- chiese.
- Né bene né male.- rispose - Li ho rallentati solo per poco, un’ora al massimo. Ho sottovalutato gli incantesimi che sono capaci di lanciare. Non pensavo che potessero eseguirne uno di memoria… di certo, non uno sufficiente ad oscurare i ricordi di tutta la gente che ho coinvolto.-
- Ci sono stati morti?-
- Un ferito, nient’altro.-
- Peccato.- disse il Tredicesimo Membro - Se fosse morto, Timothy Anderson si sarebbe preoccupato di trovare una spiegazione per il decesso, e per quella non è sufficiente un incantesimo della memoria da solo.- sollevò finalmente lo sguardo su di lui - Cos’altro pensi di fare?-
- Ammetto di non avere grandi idee.- rispose il mercenario - Non sono molto bravo in queste cose. Ho bisogno di un suo consiglio.-
Lo stregone annuì e si passò una mano sul mento, pensieroso.
- Mmmh… forse so quale genere di ostacolo puoi usare.- disse - L’ideale sarebbe qualche creatura… dei mostri resistenti come gli Umaracnidi di qualche tempo fa. Ma loro sono rinchiusi in un mondo oscuro e inesplorato, non è facile raggiungerli… l’ultima volta che sono usciti erano nel Deserto dell’Astio, ma li hanno scacciati da lì.-
- Quindi devo usare altro.-
- Ci sarebbero gli Erranti, naturalmente, ma anche loro sono rari, e i Cancelli del Male non possono essere aperti. Quando ci provarono i Precustodi, il demone che vi è rinchiuso si rivelò un alleato inaffidabile e incontrollabile.-
Passò le dita su un oggetto di forma concava che aveva lì accanto, simile ad un bacile pieno di petrolio. Il liquido vorticò un istante e poi si condensò in qualcosa che Marcus non riuscì a vedere.
- Sì…- disse lentamente - Questi vanno bene…- riportò l’occhio buono su Marcus - Vai a Los Angeles, sulla Terra. Lì potresti trovare ciò che ti serve, ma stai attento a non farti prendere. Potresti incontrare il Sommo Concilio.-
Lui annuì.
- Farò prima possibile.-
- Ottimo.- gli tese una bisaccia piena di ampolle. Ne udì il tintinnio attraverso la stoffa - Usa la pozione per catturarli e le fiale vuote per trasportarli. Stai attento, sono molto feroci.-

Trys si asciugò il sudore dalla fronte, sedendosi sul bordo del tetto dell’edificio su cui si trovava: Los Angeles era stata presa di mira da alcuni esseri usciti da una breccia, e si erano dimostrati tanto forti e tanto numerosi da costringere il Sommo Concilio ad evacuare la città.
Per il momento, la situazione era sotto controllo, e di quelle cose ne erano rimaste pochissime, ma si trattava comunque di avversari piuttosto resistenti.
Skin, che insieme a lui comandava il piccolo drappello con cui si erano messi a dar loro la caccia, si lasciò cadere accanto all’amico, evidentemente sfinito a propria volta.
- Sono davvero esausto.- sbuffò - Hai idea di quanti altri ce ne siano?-
- Sette, credo.- rispose, guardando il gruppo formato da due apprendisti e quattro Cacciademoni che cercava di riprendersi - Mi sa che ci metteremo tutto il pomeriggio.-
- Eh, credo anch’io.- sospirò lui, prendendo la borraccia - E di Timmi e Raven sai nulla?- aggiunse, prima di bere.
- No, ma di certo se la passano meglio di noi, visto che devono solo seguire le indicazioni della sirena.-
- Certi hanno tutte le fortune…- disse Skin, passandogli la borraccia.
- Eh, mica lo so…- sogghignò Trys - Lui non la sopporta, la sirena… che poi è strano, a me è simpatica…-
- Bhè, un minimo di giustizia c’è sempre, direi…- ridacchiò il Fantasma, ignorando l’ultima frase.
- Già…- annuì il Folletto - Poi lui… chi accidenti l’ammazza?-
- Senti chi parla…- sbuffò l’amico - Chi è che si fa vanto di essere il più vecchio di tutti per appena tre mesi di differenza? Per non parlare della sua mania di ricordare a Darth come ha salvato lui, Lara e gli altri dal Fiume di Anime quando…-
- Quello non è Marcus?- lo interruppe Trys all’improvviso, indicando il tetto di un grattacielo dall’altra parte della strada.
Skin alzò lo sguardo verso l’edificio, più alto del loro di almeno tre piani. In cima, nonostante la differenza di altezza, era abbastanza facile scorgere un uomo che scrutava la strada sottostante, sporgendosi leggermente dal cornicione. Non sembrava averli notati, o forse non gl’importava.
- Io non l’ho mai visto, Trys.- gli ricordò - Dovresti saperlo tu, no?-
Lui annuì e si alzò.
- Raggiungiamolo.- propose - Devo capire cosa combina. Voi restate pure qui.- aggiunse, vedendo che tutti gli altri si stavano muovendo per seguirli - Facciamo da soli.-
Si proiettarono alle spalle di Marcus, che si stava voltando in quel momento. Nel vederli, sussultò dalla sorpresa.
- Ehi!- esclamò - Guarda chi c’è… il Folletto …- guardò Skin - E tu? Sei il Fantasma, forse?-
- Bingo.- annuì lui - Cosa fai qui?-
Il mercenario si strinse nelle spalle.
- Lavoricchio un po’.- rispose evasivo.
- E che genere di lavoro sarebbe?-
- Uno che richiede talenti particolari.-
- Che tu non hai.- osservò Trys - Qui ci sono bestie piuttosto pericolose, credimi. Non che mi interessi granché, ma rischi di rimetterci la pelle se non te ne vai subito.-
- A dire il vero, è proprio per le bestie che mi trovo nella città degli angeli.- ridacchiò - Sapete dirmi niente di loro? Io ho solo sentito dire che ce n’erano un po’, qui.-
I due compagni si scambiarono un’occhiata leggermente stupita, poi riportarono lo sguardo su Marcus: non avevano alcun motivo per non rispondere, con l’Alleanza distrutta, ma come richiesta era un po’ strana.
- Bhè, hai presente degli scorpioni?- chiese Trys - Questi sono più o meno simili, anche se non hanno le chele. Potremmo definirli un po’ dei ciclopi, perché hanno un solo occhio… e poi boh… non è che ci sia molto da dire, sugli Scorpionoidi.-
- Sì, infa… Scorpioche?- sbottò Skin.
- I cugini degli Aracnoidi.- spiegò il Folletto.
Il mercenario aggrottò la fronte.
- Detto così è un po’ vago. E poi, non mi sembrano tanto pericolosi.-
- Bhè, perché non li hai visti.- obbiettò Skin - E comunque, ora puoi anche levarti dai piedi. Non sperare di incontrarne uno, è troppo pericoloso. E noi siamo obbligati a salvare anche i vermi come te, in queste situazioni.-
Marcus aprì la bocca per ribattere, ma un attimo dopo sbiancò e la richiuse, fissando un punto dietro di loro.
- Che c’è?- chiese Trys.
Lui indicò dietro di loro.
- C’è quello.-
I due si guardarono istintivamente alle spalle, giusto in tempo per rotolare via e non farsi schiacciare dalla mole di uno di quei mostri, balzato dal tetto di fronte.

Come aveva detto il Folletto, si trattava di un essere simile ad uno scorpione privo di chele e, come gli Aracnoidi, aveva sei zampe lunghe e sottili, sulle quali si tendeva una pelle piuttosto ruvida e scura. Il corpo principale, piuttosto lungo e interamente ricoperto di folta peluria blu scuro, terminava in una lunghissima coda dotata di pungiglione.
Sulla parte anteriore invece c’era un solo, gigantesco bulbo oculare dalla pupilla arancione, più grande di una palla da basket. La sua bocca altro non era che una sorta di foro circolare sull’addome, poco distante dall’occhio.
- Bah…- sbuffò Trys - Dannato coso… la prossima volta porto l’insetticida, giuro…-
- Portane parecchio, allora, perché ne sono arrivati altri due!- esclamò Skin, facendo uscire di scatto le lame dai bracciali.
Il Folletto si voltò di scatto, mentre gli Scorpionoidi si arrampicavano sul tetto. Mentre Skin, Trys e Marcus si prepararono ad affrontare i nemici, il resto del gruppo rimasto a riposarsi prese a muoversi, con l’intenzione di portare aiuto.
- Direi che questa volta siamo tutti dalla stessa parte.- osservò Skin.
- Se intendi dire che cerchiamo tutti di sopravvivere, concordo appieno.- disse il mercenario - Anche se io forse non nel senso che dici tu.-
In effetti non era nelle sue intenzioni restare lì troppo a lungo: doveva svolgere un compito, e preferiva farlo subito piuttosto che aspettare. Il tempo, per lui, era molto prezioso.
Fu dunque con estremo piacere che, non appena uno degli Scorpionoidi cercò di colpirlo con il pungiglione, lui usò la Proiezione per scappare.
- Ehi!- esclamò Trys, indispettito.
- Lascia stare, occupiamoci di loro!- sbottò Skin, bloccando l’assalto di un mostro.

Nonostante li avesse abbandonati, Marcus non si era allontanato poi di tanto: in realtà, si era limitato a spostarsi sul cornicione dell’edificio su cui loro si trovavano, ma di cinque piani più in basso. Il suo scopo era di rintracciare altri mostri.
Come i loro cugini Umaracnidi, i mostri scorpione dovevano essere certamente intelligenti o non avrebbero ridotto due dei membri del Pentacolo in uno stato di tale stanchezza così facilmente, né sarebbero rimasti vivi tanto a lungo.
Infatti, gli bastò cercarli dal lato opposto del palazzo per riuscire a scovarli: si stavano arrampicando lungo la parete, affondando gli artigli nel muro per strisciare alle spalle di Skin e Trys mentre loro erano distratti dagli altri.
Ce n’erano quattro, in tutto, e si fermarono tutti per un secondo quando lo videro, apparentemente sorpresi di trovarsi di fronte un succulento umano tutto per loro. Passato il momentaneo stupore ripresero l’ascesa, senza staccare i giganteschi occhi arancioni da lui.
Senza esitare (il Tredicesimo Membro l’aveva avvertito che potevano essere pericolosi, dopotutto) prese dalla borsa una boccetta piena di brillante liquido giallastro e fece cadere quattro gocce su di loro, una per ciascuno. Non conoscendone l’effetto i mostri non tentarono di spostarsi, e quindi vennero tutti colpiti dalla pozione. Nel giro di pochi istanti essa li rimpicciolì fino a ridurli alle dimensioni di un insetto normale.
Soddisfatto, Marcus scese in volo per recuperarli, costringendoli tramite la magia (erano assai meno forti, ora) all’interno di quattro fiale di vetro, dentro le quali sarebbero rimasti in attesa dell’antidoto capace di riportarli alle dimensioni originali.
Fatto ciò, lasciò Los Angeles.

- Che cavolo faceva qui, secondo te?- chiese Skin, pulendo la lama del braccio sinistro con un panno - Dubito che cercasse questi cosi solo per aiutarci o per fare … “bugwathcing”.-
Trys, che stava tentando con la punta di un piede uno Scorpionoide, non rispose subito.
- Boh.- disse - Ma speriamo che non combini guai. Insomma, se li combina lui io cosa faccio?-
- Signori?- chiamò un giovane apprendista, un ventenne dai capelli ricci - Se parlate dell’uomo che era qui prima, l’ho visto io.-
- L’abbiamo visto tutti, giovane.- ridacchiò il Folletto, incrociando le braccia ed assumendo un’espressione furba.
- Intendo dire che era qui sotto.- spiegò, mentre alcuni suoi compagni ridacchiavano - Stava rimpicciolendo e catturando alcuni di questi mostri con non so che pozione.-
Skin aggrottò un sopracciglio.
- Quanti?- chiese.
- Gli ultimi quattro.-
Guardò Trys, che sospirò.
- Ecco.- disse lui - Questo è il genere di guai di cui parlavo poco fa. Insomma… se i casini li fanno gli altri, a me cosa rimane?-

***

Dopo aver lasciato la città in cui erano sfuggiti alla strana rapina Timmi, la sirena e Raven si erano diretti ancora più ad ovest, lungo un’autostrada poco trafficata e relativamente tranquilla, seguendo le indicazioni date dall’empatica che li guidava.
Durante le prime ore di viaggio Nadine aveva ovviamente chiamato per sapere come stavano, e lui aveva dovuto fare le acrobazie verbali per non raccontarle di quanto era accaduto: per un istante gli scappò detto una cosa tipo “stiamo benissimo nonostante tutto”, e questo l’aveva ovviamente insospettita.
Tuttavia, subito dopo fu lui a insospettirsi, poiché al telefono Nadine gli parve ancora preoccupata per qualcosa.
- Sei sicura che vada tutto bene?- le aveva chiesto.
- Sì… sì, tutto bene.- aveva risposto lei - Ma devo parlarti di una… una cosa. Quando pensi di… di tornare?-
- Non lo so. Entro il quindici. Bel San Valentino, eh?- aveva ridacchiato.
Ma Nadine non sembrava aver coglito la battuta, riattaccando dopo un rapido saluto. Dopodiché, per il resto del viaggio non successe niente di particolare: siccome il serbatoio era ancora pieno e siccome tutta la roba che la sirena si era procurata durante la prima sosta non era ancora esaurita, continuarono ad andare senza mai fermarsi un attimo. Il risultato fu che macinarono chilometri ma anche che, alla fine, vennero i crampi a tutti (Timmi soprattutto) per la prolungata immobilità.
Fu dunque un sollievo quello di potersi sgranchire un po’ nel parcheggio dell’autogrill che incontrarono lungo la strada.
- Siamo partiti ieri, giusto?- disse lentamente Raven, seduta di fronte a Timmi a un tavolo vicino al finestrone, mentre mangiavano qualcosa di caldo - Quindi ci rimangono ancora cinque giorni prima della Convergenza.- constatò pianissimo, così che i clienti non la sentissero.
- Vero.- annuì Timmi - Ma non so se basteranno. Dipende dalla lontananza del nostro obbiettivo, qualunque esso sia. Avrebbero dovuto assegnarmi questo incarico un po’ prima.-
La Valchiria annuì senza aggiungere niente: come lui, si rendeva conto che quella era la missione più importante in cui si erano mai imbarcati, pur non presentando dei reali pericoli. Avevano una scadenza pressante, al termine della quale non ci sarebbero state seconde occasioni, né tantomeno una possibilità di rimediare. Se avessero tardato sarebbe stato Game Over, senza se e senza ma.
La sirena, seduta accanto a Timmi, non prese parte alla conversazione: le avevano detto di avvertirli quando fossero stati vicini alla meta, e di non fiatare se non avesse avuto informazioni vitali da riferire. Di conseguenza, si limitò a canticchiare “Radio” a bocca chiusa come se niente fosse, giocherellando distrattamente con la tazza e il cucchiaino, sorridendo sognante. Timmi e Raven la guardarono un momento, poi riportarono lo sguardo all’esterno.
- La rapina dell’albergo ad ore non era normale.- disse il mezzodemone.
- Certo che non lo era.- annuì la Valchiria - Secondo te cosa vuol dire?-
- Non lo so.- ammise - Potrebbero essere stati solo tre idioti che hanno avuto la sfortuna di trovare noi. In fondo, non ho visto nessuno con cui abbiamo motivi di contrasto nei paraggi, e loro non avevano alcun tipo di potere magico che potesse tradire un sabotatore. E l’Alleanza delle Ombre, che è sempre stata la nostra principale fonte di problemi, è sparita da un pezzo.-
- Pensi che sia stato un caso?-
- Può darsi.- rispose - Il nostro lavoro può rendere paranoici, sai… però mi preoccupa.-
Raven non rispose e tornò al proprio panino da autogrill, senza fare commenti.
- Come vogliamo organizzarci per la notte?- chiese invece - Qui non ci sono posti letto.-
- Dormirete in macchina.- rispose Timmi - Io continuerò a guidare fino al prossimo svincolo e…-
- Dovrai aspettare molto di più del prossimo svincolo…- ridacchiò la sirena.
- … continuerò a guidare fino a che non comincio a vedere i pinguini che fanno l’autostop, per guadagnare tempo e strada.- brontolò.
- Senza riposare?-
- Non è il momento di dormire.- sbuffò - Se fossi un mago farei in modo che la macchina si muova da sola, ma non ne sono capace.-
All’improvviso la sirena gli afferrò il polso sgranando gli occhi, fissi nel vuoto.
- Che c’è?- chiese - Guarda che non ti porto in bagno!-
- Zampe, denti e coda ritorte.- cantilenò in un sussurro - Pungon, lacerano e sarà la tua morte.-
Raven aggrottò la fronte.
- Che sta dicendo?- chiese, voltandosi verso Timmi.
Ma il mezzodemone era improvvisamente impallidito, e fissava la sirena anche lui ad occhi spalancati. Si rivolse alla Valchiria, che lo guardava senza capire.
- Demoni…- borbottò.
Un attimo dopo, la vetrata andò in frantumi.

Timmi e la sirena vennero scaraventati a terra mentre Raven, più lontana dal finestrone, riuscì a chinarsi per evitare i vetri. Intanto, un gigantesco mostro simile a uno scorpione a sei zampe faceva irruzione nella stanza, terrorizzando i clienti e il personale.
La Valchiria si rialzò immediatamente, prendendo i due stiletti che nascondeva negli stivali (i machete, troppo vistosi, erano rimasti in macchina) ed attaccò la creatura, la quale però riuscì a costringerla ad indietreggiare fendendo l’aria con la coda.
Timmi nel frattempo si stava rialzando in piedi, Fiaccola in mano, ma un secondo mostro fece la propria comparsa sfondando la porta con una forza micidiale, colpendo immediatamente il mezzodemone così forte da farlo volare oltre il bancone ed urtare pesantemente il muro dall’altra parte, mentre la Fiaccola spariva chissà dove. La sirena, stando bassa per non essere colpita dai pungiglioni degli scorpioni, strisciò via in fretta.
Raven si ritrovò sola contro le due creature che si avvicinarono lentamente a lei, emettendo rauchi versi di astio. La più vicina (quella entrata dalla finestra) attentò ad un suo occhio col pungiglione, e lei lo parò formando una sorta di tenaglia con gli stiletti, costringendo il mostro a deviare. Poi tirò con forza, cercando di tagliarglielo, ma la lama dell’arma che teneva nella destra si infranse con un lieve scoppio di scintille. Lei indietreggiò, leggermente stupita per la resistenza che avevano quei pungiglioni.
- Timmi!- chiamò.
Lui si stava alzando in quel momento, cercando di allontanare da sé la sirena.
- No… no, niente empatia… mi servi sveglia, maledizione!-
Scavalcò con un balzo il bancone, lanciando una sfera di fiamme nere al mostro entrato dalla porta, che non fu sufficientemente rapido e venne preso nell’occhio, così che indietreggiò urlando dal dolore. Subito dopo, il mezzodemone recuperò la Fiaccola con la magia e ne accese la lama.
- Metti via quegli stuzzicadenti e vai a prendere la tua roba!- esclamò, incalzando l’altro mostro - Qui ci sto io! E per staccargli il pungiglione devi tagliargli la coda!-
Mentre Raven correva via, Timmi si chinava per evitare un colpo diretto alla testa. Nel frattempo altri due mostri fecero la loro entrata: uno piovve dall’ampio lucernaio, che andò in frantumi, mentre il quarto arrivò dalla finestra già rotta.
- Merda…- bofonchiò il mezzodemone.
Rotolò sotto un pungiglione per evitare di essere infilzato e si riparò dietro il bancone, accanto alla sirena, rannicchiata lì. Guardandola bene, Timmi notò con sommo orrore che sanguinava: aveva le gambe ed i piedi pieni di schegge di vetro.
- Cazzo!- sbottò - Tu e la tua mania di girare scalza…-
Lei non sembrava farci caso, e lui non aveva il tempo per preoccuparsene, in quel preciso momento. Piuttosto, lanciò un’altra sfera infuocata alla cieca per assicurarsi che i nemici restassero a debita distanza e si rivolse nuovamente alla sirena.
- Senti, mi serve il tuo aiuto.- disse rapidamente, mettendole una mano sulla spalla - Devi dirmi quanti ce ne sono. Puoi farlo?-
Lei annuì e chiuse gli occhi, cominciando a cantare con lo stesso tono di quando stavano inseguendo gli Aracnoidi:
- Uno, due, tre e quattro… non ce n’è da nessun anfratto.
Uno, due, tre e quattro… mostri di tenebra, voglion sangue scarlatto…
-
Timmi immaginò che non avesse trovato una rima migliore. Poi si chiese perché se ne stava preoccupando in quel momento.
Ma perché mi faccio domande idiote in momenti simili?
 Comunque, si rallegrò di quanto gli aveva detto: perlomeno, i mostri erano tutti lì.
Balzò fuori dal nascondiglio per riprendere la lotta proprio mentre uno di quei giganteschi scorpioni si avvicinava, e gli arrivò a cavalcioni sulla schiena, conficcando la Fiaccola a fondo sopra il suo occhio.
La bestia gemette e si agitò, mentre lui indietreggiava spingendo con le cosce, trascinandosi dietro l’arma e aprendo un profondo squarcio nel suo corpo, uccidendolo come aveva ucciso tempo prima un Aracnoide.
Frattanto, gli altri tre si erano avvicinati rapidamente, troppo perché lui potesse sorprenderli in quel modo un’altra volta. Stavano per attaccarlo tutti insieme con i loro pungiglioni quando Raven intervenne, sbucando da chissà dove, machete in pugno: ferì uno dei tre scorpioni al fianco, costringendolo a voltarsi per affrontarla, ma lei si era già allontanata con una piccola acrobazia, raggiungendo un secondo scorpione e tagliandogli la coda alla base. Quella cadde a terra, dove si agitò debolmente qualche istante.
Mentre la Valchiria scivolava sotto il corpo del bestione per ripararsi dall’attacco del mostro ferito e contemporaneamente finire quello amputato Timmi si lanciò di corsa contro l’ultimo, affondando perpendicolarmente la Fiaccola nella pupilla arancione e strappandogli un gemito di dolore. Quello si agitò, così che la lama infuocata gli squarciò un fianco mentre usciva, ma non parve accusare particolarmente il colpo: il suo pungiglione scattò in avanti alla cieca, costringendo comunque il mezzodemone ad indietreggiare fino alla seconda creatura, che lo colpì con una testata (dopo aver chiuso la palpebra) tanto forte da mandarlo a ridosso di un tavolo.
Alzò il pungiglione e lo fece scattare verso di lui, ma Raven riuscì a raggiungerlo in tempo e lo bloccò in una morsa con i machete, consentendogli di rialzarsi e raggiungere quello cieco, che a furia di barcollare si stava avvicinando troppo alla sirena, la quale cercava di strisciare via dalla battaglia.
La creatura prese ad agitarsi furiosa nel tentativo di liberare il pungiglione, e Raven gli piantò un calcio nell’occhio che gli procurò un tale spasmo da fargli uscire la coda dalla sua presa.
Quella scattò rapidamente indietro, colpendo Timmi a un fianco con il dorso mentre lui estraeva la Fiaccola dal corpo della creatura accecata, ormai morta. L’urto lo sollevò, facendolo poi ricadere sul pavimento.
Raven si chinò per schivare il colpo furioso del mostro, parzialmente accecato dal suo calcio, poi piantò un machete nella sua bocca tanto a fondo che la punta gli forò la schiena. Subito dopo affondò il secondo nell’occhio e fece una piroetta, squarciandolo. Infine, mentre l’essere agonizzava, agguantò il manico dell’altra arma e tirò, uccidendolo definitivamente.
Superata la carcassa si diresse verso Timmi, il quale ancora non si era rialzato. Anzi, la sirena si era affrettata a raggiungerlo e a girarlo su un fianco.
Con orrore Raven vide che, nella caduta, era finito sopra il pungiglione amputato, nel quale era certamente rimasto un po’ di veleno. Ed era stato punto alla schiena.

Ringrazio come sempre i miei lettori Ely79, _Arse_, NemoTheNameless, RahizelRahtalos e Fantasy_40, che seguono e/o recensiscono questa storia.

   
 
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