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Autore: Pinca    28/01/2012    2 recensioni
Se Goten fosse nato femmina e non maschio, con l'aspetto e il temperamento del piccolo Kakaroth. Una Goten diversa dalla sua controparte maschile, col sangue che ribolle dal desiderio di combattere e diventare sempre più forte. Una Goten che, a dispetto del Goten spensierato che conosciamo, è frustrata da quella che sembra essere una incapacità legata al genere di riuscire a superare il limite che permettere ad altri saiyan, come suo padre e il suo maestro, di raggiungere il livello del super saiyan.
speriamo bene! :P
dal capitolo 5:“Scordatelo! Chiedilo a tuo figlio di fare da bambinaia!”
“Gohan deve studiare!” poi l’aveva incastrato con un’azione subdola come solo le femmine potevano fare, e si era rivolta ai tre marmocchi. “ Bambini, non siete contenti? Vegeta giocherà con vuoi tutto il tempo!” Neanche il tempo di poter ribattere e negare categoricamente che gli erano già addosso, o almeno, l’entusiasmo di Trunks era bastato per tutti e tre, e questo lo fece desistere quanto bastava per permettere a quell’infida femmina di incastrarlo definitivamente!
Genere: Avventura, Comico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gohan, Goten, Un po' tutti, Vegeta
Note: What if? | Avvertimenti: Gender Bender
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Mezzosangue
 
 
Un dono del Cielo… ma anche no!
 
Un dono del Cielo si ripeteva in continuazione Chichi, le stesse esatte parole che si era detta quando aveva scoperto di essere incinta e quella volta a stento, per la gioia, era riuscita a trattenere le lacrime. Quella stupenda notizia, quel dono del cielo, aveva suscitato talmente tanto entusiasmo in Gohan da riuscire a spazzare via la malinconia che il sacrificio di suo padre aveva insediato nel suo cuore.
Per non parlare poi della felicità nello scoprire che sarebbe stata una femminuccia o quando nel vederla per la prima volta avevano constato la disarmante somiglianza col padre.
No, Chichi non avrebbe potuto chiedere di più, il suo adorato Goku prima di andarsene le aveva lasciato una dolce e tenera bambina da crescere, una piccola principessina da viziare con l’amore suo, del suo fratellone e del nonno.
Eppure, ad un anno dalla nascita di quel dono che il Cielo aveva fatto al di sotto del Cielo*, Goten, le lacrime che Chichi quella volta era riuscita a stento a trattenere erano di natura ben diverse da quelle che ora ricacciava indietro per non abbandonarsi alla disperazione e allo sconforto. Ma soprattutto non poteva permettersi di piangere perché sarebbe stato un vergognosissimo segno di ingratitudine.
Gohan l’aveva notato, era grande abbastanza oramai per comprendere i segni della stanchezza sulla madre. Gli occhi spenti segnati da pesanti occhiaie scure, le spalle spioventi, la voce graffiata per le troppe parole che cercava di darsi un tono e i numerosi acciacchi e lividi a causa dell’irrequietezza di quella che avrebbe dovuto essere la sua piccola e dolce sorellina, da coccolare e vestire come una bambolina, che avrebbe dovuto portare in giro con vanto. Lui stesso era ricoperto di morsi, ma non poteva fare altro, doveva aiutare sua madre, nonostante le continue ammonizioni che gli rivolgeva.
“Tu devi preoccuparti solo di studiare!” era la seconda frase che Chichi oramai ripeteva con più frequenza, dopo ovviamente “è un dono del Cielo” che diceva a se stessa per ricordarsi di non perdere la pazienza o forse era solo per convincersene oramai.
Goten era semplicemente indomabile, e Chichi, nonostante la forza fisica fuori dal comune, sapeva che presto sarebbe arrivato il giorno in cui non sarebbe riuscita a trattenerla in alcun modo. No, il suo piccolo e dolce Gohan non era stato così! Lui era così buono quando era piccolo.
Graffiava, mordeva, spingeva e distruggeva tutto ciò che si trovava davanti, senza alcun motivo apparente. Casa sua era stata svuotata e vi era rimasto solo l’essenziale da quando Goten aveva preso a camminare, per di più molto prima del previsto, e non aveva risparmiato niente sulla sua strada.   
Chichi era avvilita, non era semplicemente indomabile Goten, non era una vivacità normale per un bambino. Era stata tentata addirittura alle volte di chiamare la strega Baba per chiederle se la sua bambina avesse qualche strano demone dentro che la faceva agire così, finendo sempre col rimproverarsi da sola per un pensiero così meschino. Ma prima o poi avrebbe dovuto fare qualcosa, la sua bambina sembrava essere guidata solo da una irrazionale volontà di distruggere e aggredire, e nonostante avesse imparato a camminare e a mangiare da sola precocemente, non aveva ancora imparato a parlare. L’unica parola tra un ringhio e un morso che le avevano mai sentito dire era “giù” quando veniva presa in braccio. Non diceva nemmeno di avere fame perché se lo procurava da sola con la forza, arrampicandosi fino a su negli sportelli della credenza o del frigorifero.
L’unico momento di calma potevano averlo solo quando la bambina si addormentava.  E fu in una di quelle occasioni che arrivò quella goccia che fece traboccare il vaso, anche se, più che goccia, si sarebbe potuto benissimo definirla diluvio.
Infatti un giorno Gohan, dopo aver studiato serenamente per cinque ore di fila, aveva deciso di sbirciare nella stanzetta della sorellina, sorpreso per la prolungata calma.
Ma quando aprì la porta della stanza e si trovò davanti solo la finestra spalancata e il lettino sfatto, il sangue gli si gelò nelle vene. Corso dalla madre e trovato il coraggio di svegliarla visto che non le capitava oramai da quasi due anni di dormire per così tanto tempo, la avvertì che Goten non si trovava.
Chichi non la prese bene affatto. Da madre quale era, il terrore che alla sua piccola bambina potesse accadere qualcosa non la fece ragionare, immaginandosi inverosimili pericoli in ogni dove in quel mondo pieno di briganti e mostri, mentre Gohan, che ragionava fin troppo bene, sapeva benissimo che non le sarebbe potuto accadere niente di brutto, ma temeva per quello che avrebbe potuto combinare.
Fu solo dopo due giorni di incessanti ricerche che per caso Gohan giunse in un villaggio a trenta chilometri da casa che sembrava essere stato devastato dalla guerra. I paesani si erano tutti rifugiati ai margini della foresta e gli avevano spiegato che un piccolo demonietto con la coda li aveva costretti a scappare.
Per quanto Gohan potesse sperare in un equivoco, il fatto che avessero specificato il particolare della coda non lasciava margini di dubbio, e mogio e mortificato aveva attraversato il paese deserto per poi andare a recuperare Goten dentro una bottega impegnata ad ingozzarsi di dolci.
Presa in spalla, oramai rassegnato, prese il volo ignorando le sue proteste, i calci, i morsi e le urla. Non aveva avuto neanche il coraggio di dire a quella gente che si trattava semplicemente della sua sorellina di poco più di un anno e mezzo.
A quel punto Chichi non poteva più ignorare i fatti, la situazione di Goten era preoccupante, e anche suo padre, Giumaho, era pienamente d’accordo che si doveva provvedere.
Col dispiacere Chichi fece quella telefonata a casa Brief. Bulma avrebbe sicuramente potuto aiutarla, indicarle qualcuno in città che sapesse come fare con la sua bambina, magari qualche dottore, anche se già solo l’idea la faceva stare male.
Bulma si era messa subito a disposizione, e si sarebbero visti il giorno dopo per andare insieme da un suo collega dottore. Le parole di Chichi l’avevano preoccupata non poco, tanto che addirittura il marito con un tono scocciato le aveva chiesto che cavolo le era preso.
“Chichi ha detto che Goten non ha ancora imparato a parlare e che è fin troppo irrequieta. Vuole portarla da un dottore…” gli aveva spiegato.
“E chi diavolo sarebbe Goten?” fu la sprezzante risposta di Vegeta che, inoltre, non era poi tanto sicuro di ricordare se Chichi fosse la moglie di quel terza classe di Kakaroth.
“Come chi è! È la figlia di Goku, ha quasi due anni santo cielo Vegeta, come fai a non ricordartela!”
“Tsk, a quelli come Kakaroth dovrebbero impedire di riprodursi, un figlio idiota dopo l’altro!”
Bulma non rispose a quella pessima battuta, ma si limitò ad invitarlo a ritirarsi nella sua stupida gravity room invece di dare aria alla bocca.
 
 
 
 
 

 

 

Beh, che dire? Avevo pensato questa storia già anni fa, ma non la scrissi per mancanza di tempo. Ora però che sono bloccata su tutti i fronti la scarsa ispirazione ha deciso di soffiare in questa direzione invece di gonfiare un po’ le vele delle altre fan fiction che ho lasciato in sospeso. So che ci sono un sacco di “e se goku avesse una femmina dopo, prima, durante gohan o goten” e che sembra poco originale se ora mi ci metto anche io ma spero di fare comunque qualcosa di nuovo. Forse questa è la prima volta che non creo di sana pianta un nuovo personaggio per una storia lunga, cmq mi sono data al gender bender e la mia vittima è proprio Goten signori! Il nome non l’ho voluto cambiare perché mi piace, significa parte al di sotto del cielo (e qui torna * che c’è nel capitolo, giochetto di parole :P) e non ha genere, quindi perché cambiare un nome già così bello se il personaggio è lo stesso?
Qui la piccola Goten è uguale nell’aspetto e nel carattere a Kakaroth prima che diventasse Goku, il che ha anche più senso visto che Goku nasce in un modo e diventa in un altro quindi Goten per somigliargli avrebbe dovuto essere una piccola peste (mi sarebbe piaciuto vederlo versione chibi saiyajin *_*). Inoltre mi entusiasma l’idea di sperimentare i caratteri opposti della stessa persona, il maschile e il femminile, la luce e la tenebra, la bontà e la malvagità, comunque unite in un’unica passione per il combattimento e la forza. vedremo cosa combinerò!
Chi mi conosce sa che scrivo soprattutto di amicizie, combattimenti e situazioni strane, ambigue e di tutti i generi ma che per l’amore faccio stirare il collo a personaggi e lettori (che mi sono appena giocata con questo avviso).
Penso di aver detto tutto.
Sinceramente non so cosa ho scritto, è abbastanza intricato non so manco io perché ho scritto così… avrò sbagliato tutti i tempi che casino! Vabbè vado a studiare! Speriamo bene!
Ps: si nota che non sapevo che titolo dare, vero :D? lasciate un piccolo commentuccio anche per dire che non si capisce niente o per consigliarmi di ritirarmi in qualche convento.
 
 
   
 
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