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Autore: LadySparrow    28/01/2012    3 recensioni
Uno sguardo nelle paure del giovane Dottor Reid.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Morgan, Spencer Reid
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fragile
Morgan non capiva: perché Spencer continuava a respingerlo?
Inizialmente si era mostrato un po’ troppo aggressivo, lo ammetteva, ma, in fondo, il solo scopo per cui era giunto fino a casa sua, era quello di offrirgli aiuto. Ma Spencer lo aveva allontanato, sottraendosi da qualsiasi possibilità di premura… e Morgan non si aspettava una tale veemenza nel rifiutarlo.
In realtà, era sempre stato restio nel chiedere aiuto, ma i suoi grandi occhi, trasmettevano, quasi costantemente, un essenziale bisogno di conforto; quegli occhi esternavano una timida richiesta di aiuto ancora prima delle parole, le quali, una volta preso il sopravvento, lasciavano agli occhi una malinconica luce di voglia di tenerezza.

Improvvisamente, un ricordo, come un lampo, balenò nella mente di Morgan e fu come riviverlo completamente e nuovamente, per pochi secondi: Spencer stava in piedi, fermo, di fronte a lui, appoggiato al mobile retrostante e lui, Morgan, si trovò a guardarlo con un’espressione preoccupata. Si concentrò in particolar modo sul volto: il ragazzo non lo stava guardando, ma teneva lo sguardo basso, fisso su una tazza fumante.- Non ricordava cosa ci fosse nella tazza, se cioccolata oppure caffè… comunque, poco importava.- “ Ti capita mai di avere degli incubi?” gli aveva chiesto Spencer a bassa voce.
Morgan, fissando la porta del suo appartamento, venne sorpreso da un fremito di tristezza, quasi di malinconia: poteva rivedere tutta la scena in modo spaventosamente nitido, come fosse reale.
Morgan era rimasto lievemente colpito, non tanto dalla domanda, quanto da chi l’aveva posta. Quella era una domanda semplice, tale da risultare quasi banale: il fatto che una persona, specialmente se appartenente al loro campo, avesse degli incubi, era talmente comune da sfiorare l’ordinario.
Vide Spencer alzare lo sguardo ed incontrare istantaneamente i suoi occhi e subito pensò, allora come nel momento in cui rievocava il ricordo, che quello era lo sguardo più dolce e malinconico che avesse mai visto, tanto bisognoso quanto lo era il disagio che trasmetteva. Erano gli occhi di un ragazzino che esprimevano un orgoglio infantile ma, al contempo, dichiaravano le paure di un ragazzo costretto a crescere troppo in fretta. La paura genera sempre la necessità di un bisogno, di qualsiasi natura esso sia, ma è quando si diventa riluttanti nel chiedere aiuto che il timore stesso diventa paralizzante. Allora Morgan, ancora prima di parlare, gli regalò un lieve sorriso, comprensivo e sicuro e Spencer distolse immediatamente lo sguardo dal suo, corrugando la fronte, con espressione seria, tentando di reprimere il disagio, concentrandosi su ciò che l’altro stava per rispondere: era quello, pensò Morgan, era stato quel semplice gesto a confermare tutte le sue riflessioni.
Spencer infatti non era solito guardare le persone negli occhi ed anche quando si rivolgeva ad i suoi colleghi non tendeva a guardarli direttamente ma alzava lo sguardo di rado, facendosi scudo con la velocità con cui pronunciava le frasi e con la danza frenetica delle mani che, abitualmente, accompagnava le sue parole. Anche la sua prassi di parlare con un tono freddo, distaccato, tipicamente scientifico, costituiva, in qualche modo, un muro invisibile con ciò che lo circondava. Il mondo delle statistiche era il mondo ideale, il suo mondo, logico, schematico, una barriera perfetta attraverso la quale poteva osservare ciò che stava accadendo intorno a sé, senza venirne toccato: si sentiva al sicuro nel suo mondo.

Morgan tornò improvvisamente alla realtà, come destatosi di colpo da un incantesimo. Smise di fissare la porta e lentamente cominciò a scendere le scale.
Spencer era cresciuto negli ultimi anni, era diventato un ragazzo che tentava in tutti i modi di fronteggiare le difficoltà a testa alta; ma i suoi timori più forti, i suoi fantasmi, scaturiti da situazioni dolorose, continuavano a traboccare, come acqua putrida, dal profondo pozzo del suo inconscio, rischiando di affogarlo, e fu proprio nel momento in cui richiuse la porta per poi accasciarsi, stremato, su di essa, che non seppe più come respirare.

Quel giorno Morgan uscì dal portone del palazzo con la consapevolezza che, per la prima volta, Spencer lo aveva respinto veramente e completamente; angosciato,pensò che, dal momento in cui erano diventati colleghi ed amici, probabilmente, non lo aveva mai visto così fragile.




Lo so, è da tempo interminabile che non posto… il fatto è che non sono mai soddisfatta di quello che scrivo, lo modifico in continuazione, per questo ci metto molto per aggiornare la storia. Comunque, alla fine eccomi qui! Spero che vi piaccia anche questo capitolo e prometto di postare gli ultimi 3 capitoli il più in fretta possibile. Vi ringrazio tantissimo per i commenti.:)
  
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