Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: Annabelle_    29/01/2012    2 recensioni
E' la storia di una vita che va come dovrebbe. E' la storia della mia vita, che probabilmente sarebbe perfetta se davvero rispecchiasse in ogni minimo dettaglio quello che questo racconto sta per svelarvi. E' amore, amicizia, sogni, passione, scuola. Quando qualcosa non va come dovrebbe, scrivo e questo è quello che sono riuscita a fare fino ad oggi.
Spero davvero vi piaccia e spero commentiate, adoro ricevere consigli. Voglio che tutto sia perfetto, ve ne accorgerete sin da subito!
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Fredda domenica mattina come tante, già sveglia alle 8, pronta per la mia dietetica colazione e per la tempesta di compiti per il lunedì. Pronta per tutto questo, come tutti i giorni. Sono sempre pronta, pronta a tutto. Ho paura di una cosa, più di tutto, e questa cosa è l’amore. Fa stare bene, ma fa stare troppo male. Vedo le mie compagne di classe, ogni giorno, in preda a cambiamenti continui d’umore. ‘Mi fa stare, troppo bene, domani sono 3 mesi’, ‘Quando fa così non lo sopporto, ieri non si è fatto sentire per niente’, ‘oh, ma lui è il mio amorino. Oggi viene a prendermi fuori scuola’, ‘ieri mi ha dato buca, quel deficiente’, ‘lo amo’, ‘io non riesco più a vivere, mi ha lasciata ieri, davanti al portone di casa’. Tutte frasi sentite e risentite, ed io ormai non ce la faccio più. Vedono l’amore come qualcosa di passabile, di scambiabile, come le carte dei Pokemon o come le figurine dei calciatori Panini. Io credo invece che l’amore sia l’arma migliore per distruggere la monotonia e che sia una specie di tatuaggio, per tutta la vita. Altrimenti non può definirsi amore, non vale la parola ‘amo’ nella frase ‘ti amo’. Se abbia mai incontrato l’amore? No, neanche in cartolina. Non l’amore di una ragazzo, no. Ho paura di amare, per paura di non essere perfettamente in grado di farlo. Di essere una schiappa, altro che una cacciatrice. Diana, non farti troppi problemi, a tutto il suo tempo. Mangio, è l’una. Mia madre è a lavoro, mio padre cucina. Mio padre ama cucinare, lo fa bene, meglio di mia madre. Questa è la mia famiglia, una famiglia di gente che lavora, che si guadagna la pagnotta con il sudore della fronte, che si ama ma difficilmente lo dimostra. Siamo in tre, siamo pochi, ma riusciamo a sentirci in tanti, troppi ogni volta che qualche risata ci trascina via, ci diverte. Ho anche un cane, un cane piccolo piccolo. L’ho chiamato Pixel (date le sue nanoscopiche dimensioni) ed ha 5 anni. La domenica resto sempre a casa, rimango a casa a studiare, non esco mai. Amo il calore domenicale della mia casa e la domenica sento il bisogno fisico e psicologico di riposare, di staccare la spina con il mondo. Com’è che si chiamava? Ah, si Matteo, il tizio del sabato sera, questo il suo epiteto. Achille piè veloce e Matteo il tizio del sabato sera. Chissà se lo rincontrerò mai, per qualche viuzza o magari tra i suggerimenti di facebook. Mi piace, è bello, bellissimo e poi è arrivato insieme ad una battaglia ormonale. Caro Matteo, ho intenzione di cercarti su facebook. Eppure tu, mi hai già cercata, hai cercato Diana Migni, prima che io cercassi te. Hai richiesto la mia amicizia e magari sei li che l’aspetti con ansia. E magari hai aquistato altri 100 punti, Matteo Vair.
Avevo fatto colpo, si avevo fatto colpo. Non nego che lui abbia fatto colpo su di me, 10 volte di più di quanto io possa aver fatto su di lui.
La domenica scappa e scivola via tra le dita, ed anche quella domenica volava via. Ma poi il lunedi non è tanto male come tanti dicono, si riinizia la vita, quella di tutti i giorni ed io la preferisco all’ozio domenicale, troppo. Sveglia record alle 7:00, subito pronta, colazione gia nello stomaco e tracolla sulla spalla. Mio padre come tutte le mattine, mi avrebbe accompagnata a casa di Micaela e poi, da lì a piedi saremo andate a scuola. Micaela abita a pochi Kilometri da scuola, e qualche passo fa sempre bene, soprattutto di prima mattina. Micaela è mia da sempre. Dagli anni 2000, in prima elementare ad oggi. Il nostro, però, è un rapporto strano, non quello che tutti possono pensare, non il rapporto che due amiche di vecchia data hanno. Insieme ridiamo, anche troppo, viviamo ma tra noi c’è un muretto, un piccolo ostacolo di cemento che non siamo mai riuscite a superare, neanche crescendo. La mia scuola, la discarica (come di solito viene chiamata), è il punto di ritrovo delle disgrazie. Nella mia scuola però, l’unico liceo in città, non ci sono scale gerarchiche o cose del genere, siamo effettivamente tutti sullo stesso piano. Ogni mattina ogni singolo studente trasporta l’altro, nello sciame di persone, fino alla propria classe, puntualmente vuota. I professori, quelli, non mi hanno mai fatto tanta paura, sono una che va bene in quasi tutte le materie. Il motivo mi è ancora oscuro. Ok, la verità è che a me piace studiare, adoro la sensazione che si prova dopo esser riusciti a completare una versione di latino senza l’aiuto di siti internet, adoro la filosofia e i mille problemi che si pone, almeno non sono l’unica a porsi domande di quel genere e adoro la matematica, l’ho sempre amata come d’altronde ho sempre amato l’inglese. Sono una a cui è difficile tener testa, così tutti scappano impauriti come conigli e rimangono le persone che veramente tengono a me. Non so se vi ricordate Emanuele, quello della prima sera, il mio migliore amico. Io e lui insieme, ne abbiamo passate delle belle. Ci conosciamo da una decina d’anni, e nessuno dei due ha mai mostrato il desiderio di allontanarsi dall’altro. Neanche quello di avvicinarsi, di più. Tutti infatti, credono che tra noi due ci sia molto di più di una semplice amicizia. Così non è. Noi ci amiamo, come solo due amici riescono a fare. Interrogazione di matematica, otto. Sono soddisfazioni. Torno a casa, sempre scortata da una punto bianca, quella di mio padre. Oggi sul foglio della dieta c’è scritto: Pranzo, pasta al sugo, petto di pollo, insalata. Che felicità gente! Devo dimagrire, devo perdere quei chiletti in più, per la prova costume. Come ogni lunedi, ho il mio umile allenamento di pallavolo. Gioco a pallavolo da circa una vita. Avevo 6 anni quando mi venne la brillante idea di buttarmi in questo labirinto senza fine. Io amo questo sport, non tanto per lo scopo in se della pallavolo, ma per le grandiose persone che mi ha dato l’opportunità di conoscere. Anna, Marina, Alessandra, Marta e così via, tante altre. Sono loro, quelle che mi seguono sempre e se nei momenti di difficoltà non ho avuto il coraggio di lasciare ma solo quello per continuare è grazie a loro. Beh, ragazze, se mai leggerete queste poche righe, grazie. Marta, lei ha sedici anni. Io e Marta non ci conosciamo da tantissimo tempo, ma la pallavolo brucia le tappe e tre volte alla settimana ti da la possibilità di guardare dentro a chi gioca nella tua stessa squadra, difende, attacca, palleggia, recupera i tuoi errori, ti abbraccia se fai punto, ti sprona per fare di più. Io voglio bene a Marta, come una degna compagna di squadra può e deve fare. Fuori da quella dannata palestra, io e lei, non ci vediamo, ma ci sentiamo e con lei condivido le mie passioni più alte. Come scrivere, lei lo sta leggendo, lo ha letto prima di tutti voi questo disastro. Si deve essere complici in questa vita per sopravvivere, non ricordo chi lo diceva ma aveva ragione, ho i giusti complici per quest’omicidio di passioni che è la mia vita.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Annabelle_